Una Champagne più grande? Sì. No. Forse…
Dopo il caso di Fontaine-sur-Aÿ (vedasi il libro La Mia Champagne) e il caos che ne è seguito, l’SGV (Syndicat Général des Vignerons de la Champagne, unico organo ad avere potere decisionale sui vigneti e sull’area della AOC Champagne) ha iniziato a chiedersi se non fosse il caso di rivedere la delimitazione della Champagne, ferma alla legge del 1927. In poche parole, ci si è resi conto che bisognava pensare se fosse il caso di allargare la superficie vitata della AOC.
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E qui è necessaria una premessa, perché è pieno di ‘espertoni’ (presunti tali, naturalmente) che hanno iniziato a gridare allo scandalo, vedendo una Champagne più estesa come la voglia di vendere sempre di più. Invece, questi ‘espertoni’ dimenticano, anzi ignorano che nel XIX la Champagne era molto più grande dell’attuale, praticamente il doppio. La Champagne a 34.000 ettari nata con la legge del 1927 era figlia di una visione piuttosto pessimistica del futuro, dopo la Fillossera, la guerra e una viticoltura vista come un’attività poco remunerativa. Anzi, diciamo pure che le vigne non valevano niente. Pertanto, un’eventuale estensione della AOC Champagne non sarebbe altro se non un ritorno (parziale, peraltro), al passato.
Ciò premesso, vediamo cosa è successo.
Nel 2003 l’SGV propone all’INAO la revisione della AOC sulla base di criteri non più basati unicamente ‘sull’anteriorità’ (quindi com’era la Champagne prima del 1927), ma di nuovi, più restrittivi. Questi criteri vengono stabiliti tre anni più tardi:
- l’integrazione di un villaggio nella zona di elaborazione è soggetta a una tradizione di vinificazione, ovvero questo deve far parte storicamente della Champagne e provare la sua vocazione vinicola;
- i principi di delimitazione dell’area vitata fanno riferimento all’attitudine dell’ambiente naturale, che deve essere tecnicamente favorevole alla produzione di uve di qualità (suolo, esposizione, ecc…)
Nel 2007, la commissione (composta da sette esperti di storia, geologia, clima e agronomia) delibera di allargare la zona di elaborazione (la vinificazione e la successiva produzione di champagne) da 635 a 675 villaggi e quella viticola (le vigne) di 38 nuovi villaggi aggiunti a fronte dell’eliminazione di 2, il che porterebbe la Champagne a 357 villaggi dai 319 attuali. Per evitare fenomeni speculativi (immaginate un ettaro di terreno che passa improvvisamente da 2.000 a più di 800.000 euro di valore…) è fatto divieto di vendere i terreni interessati dalla revisione prima dell’entrata in vigore dell’eventuale, nuova AOC.
A marzo del 2008 l’INAO valida il rapporto e lo presenta al Consiglio di Stato. Da quel momento, però, la revisione della Champagne viene messa in pausa…
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