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Rosé

Nicolas Feuillatte Cuvée 225 Rosé: ancora dubbi sulla (grande) cooperativa?

Avevo un po’ trascurato (o addirittura ignorato?) Nicolas Feuillatte, da un bel po’, lo ammetto, sia perché ero rimasto con l’idea tutt’altro che incoraggiante del loro classico brut...
di Alberto Lupetti

Cuvée 225 Rosé 2008

Avevo un po’ trascurato (o addirittura ignorato?) Nicolas Feuillatte, da un bel po’, lo ammetto, sia perché ero rimasto con l’idea tutt’altro che incoraggiante del loro classico brut sans année di qualche anno fa, sia perché, come quasi tutti gli italiani, quando sento la parola cooperativa non penso istintivamente a nulla di buono. Nonostante in Champagne ci siano esempi validi in tal senso, beninteso, anche se poi le dimensioni gigantesche di Nicolas Feuillatte avevano finito per rafforzare il pregiudizio. Finché, grazie alla loro PR italiana, riallacciamo i contatti e il primo step è provare il Blanc de Blancs Grand Cru 2008.  L’ottimo assaggio mi convince che forse qualcosa è cambiato ed è pertanto tempo di un aggiornamento in sede, così restiamo in contatto per una visita one-to-one, che viene organizzata il 5 e il 6 di questo mese…

Guillaume Roffiaen
Dal 2014, lo chef de cave di Nicolas Feuillatte è questo signore qua, Guillaume Roffiaen, simpatico, preparato, addirittura vulcanico. Una delle figure chiave per il salto qualitativo della cooperativa…

Appena rientrato dalla Champagne, dunque, posso dire di essere rimasto molto sorpreso, dalle dimensioni di Nicolas Feuillatte, certo (un dato su tutti: 4.500 soci, quindi quasi un terzo di tutti i vigneron della Champagne!), ma soprattutto dagli innegabili passi in avanti fatti sul profilo qualitativo. Sanno di essere un produttore giovane (la maison è nata soltanto nel 1986 a seguito dell’accodo tra Monsieur Nicolas Feuillatte e l’unione di cooperative che rispondeva al nome di Centre Viticole Chouilly) e sanno benissimo anche loro che “se nel vino i tempi sono lunghi, figuriamoci nello champagne!”, pertanto sono consci di essere solo all’inizio di un lungo cammino. Ciò nonostante, importanti investimenti e soprattutto l’arrivo da pochi anni di due figure del calibro di Laurent Panigai (ex CIVC, soprattutto un’enciclopedia vivente sullo champagne, la Champagne e la sua viticoltura) come Directeur Général Adjoint e di Guillaume Roffiaen (ex Drappier) come chef de cave stanno anticipando quel sensibile cambio di passo sul piano qualitativo che, in tutta onestà, mancava. Avremo tempo e modo di approfondire l’argomento, anche perché dovrò raccontare più avanti la mini-verticale di Palmes d’Or in magnum, però intanto devo dire con la massima onestà di essere rimasto molto piacevolmente colpito dai due sans année alto di gamma, quindi le Réserve Exclusive Brut e Rosé. Dimenticate il vecchio non millesimato della cooperativa per scoprire uno champagne davvero molto ben fatto, che nel suo essere necessariamente universale non punta ovviamente alla complessità, ma alla piacevolezza sì. Per tutti, quindi, anche per chi è abituato a champagne di un certo livello: provare per credere.

Botti in cantina
Lo spazio in cantina dedicato alle barrique, sia per i vini bianchi, sia per i rossi, giusto di fronte a un altro spazio dove le piccole cuve sono invece riservate alla Palmes d’Or.

Avendo detto che parlerò in un altro momento della Palmes d’Or ed essendo ancora troppo giovane il Blanc de Blancs Grand Cru 2012, vado a raccontare l’altra etichetta che mi è sembrata emergere molto nettamente all’interno dell’ampia gamma, la Cuvée 225. Lanciata prima in bianco (Millésimé 1997) e qualche anno più tardi anche come rosé (Millésimé 2004) vuole materializzare l’esperienza di Nicolas Feuillatte con il legno, con le barrique segnatamente (da cui il nome…), ma, curiosamente e contrariamente alle abitudini champenoise, il legno è usato soltanto per l’élevage (di 10 mesi), ma non per la fermentazione e questo, nel caso del Rosé, vale tanto per i vini bianchi, quanto per il vino rosso. Fermo restando che questo uso del legno non vale per tutti i vini, ma solo per il 40% dell’assemblaggio. Le uve provengono dai più importanti villaggi della Marne (Verzenay, Bouzy, Louvois e Aÿ per il Pinot Noir, Chouilly, Avize, Cuis e Cramant per lo Chardonnay), ma non manca un tocco Côte des Bar, cosa peraltro comune a un po’ tutta la gamma. La maturazione sui lieviti è cresciuta di cuvée in cuvée, passando dai quattro anni della prima uscita agli oltre sette dell’attuale, mentre il dosaggio… beh, non c’è stato verso di estrorcerlo allo chef de cave, per nessuno degli champagne assaggiati. Ma non posso biasimare Guillaume Roffiaen, perché ha parlato a lungo di zucchero e liqueur ed è stato un discorso estremamente interessante, addirittura illuminante, che però approfondirò nel libroLa Mia Champagne’; intanto posso dire che in Feuillatte non esiste una formula, ma ogni singola liqueur d’éxpedition varia in funzione dell’annata, dell’assemblaggio specifico e dell’evoluzione del singolo champagne, come è peraltro giusto che sia…

Cuvée 225 Rosé 2008

Bottiglia di Cuvée 225 Rosé 2008 Nicolas Feuillatte55% Pinot Noir, di cui il 16% in rosso, 45% Chardonnay
Piace subito il naso di questo champagne, che si discosta dal classico rosato non perché marchi poco il carattere, ma, all’opposto, proprio perché ha quelle note da vino rosso che lo identificano senza dubbio e intensamente come rosé di carattere. Il naso, evidentemente fresco e teso, è quindi fatto di frutti rossi mai troppo maturi, di speziature, di note fumé, di spunti sottobosco e, in questo contesto, il legno appare molto ben gestito, addirittura meglio del fratello bianco. Ancora più convincente la bocca, succosa all’attacco, poi fruttata ma sempre asciutta, quindi, a seguire, tesissima fino alla chiusura come in una sorta di staffetta. Finale asciutto, più naturalmente tale che per via del tannino. È uno champagne verticale, molto, quasi sottile (ma in realtà la materia c’è, eccome!), finanche travolgente nella piacevolezza di beva, ottimo da solo, perfetto nell’abbinamento. Io lo sdoganerei con un haché di manzo (magari quello che fanno Al Gatto Nero di Torino, buonissimo!) o addirittura un cheesburger da manuale (quindi Ris Cafè o Morrison’s Pub a Roma): champagne è anche – o soprattutto? – questo.
Voto: 92/100

Champagne con tre pepi
Lo chef de cave ha ideato un simpatico esercizio che mira ad accostare tre tipi di pepe ad altrettanti champagne: Blanc de Blancs Grand Cru, Cuvée 225 Rosé e Graphic Eye.

Un gran bello champagne, un ottimo rosé, dove l’annata ha detto certamente la sua, ma anche il savoir-faire della cooperativa ha oramai il suo peso nella riuscita di questo champagne. D’altronde, se nel mondo si stappa una bottiglia di Nicolas Feuillatte ogni tre secondi (!!!) ci sarà pure un motivo, no?

Infine, vorrei ricordare che sto portando a termine il libro ‘La Mia Champagne’… Chi volesse essere informato sulla sua uscita può compilare il form qui sotto. Anche se avesse qualche consiglio o suggerimento, anzi, meglio ancora… Grazie!

Gli champagne Nicolas Feuillatte sono distribuiti in esclusiva da:
Valdo Spumanti – tel. 0423/9090 – www.valdo.com

 

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