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Degustazioni

Una maison, un Grand Cru, un uomo: ecco la perfetta sintesi di Lallier

Aÿ è considerato, fin dall’antichità, uno dei villaggi più stimati di tutta la Champagne. Già ben prima della nascita dello champagne, infatti, si parlava dei ‘Vins d’ Aÿ’...
di Vania Valentini

Champagne Lallier

Aÿ è considerato, fin dall’antichità, uno dei villaggi più stimati di tutta la Champagne. Già ben prima della nascita dello champagne, infatti, si parlava dei ‘Vins d’ Aÿ’ quando ci si voleva riferire ai vini più prestigiosi e interessanti di questa Regione. Non è un caso che sia stato immediatamente incluso nella famosa ‘Echelle des Crus’ del 1911, la scala che sanciva i migliori villaggi per qualità e valore delle uve. Era, inoltre, il villaggio preferito dal Papa Urbano II, il Re Enrico IV di Francia e il Re Enrico VIII di Inghilterra, proprio per l’eccezionale qualità dei suoi vini. Infine, è il villaggio che onora il Pinot Noir, qui coltivato quasi per il 90% della superficie vitata e considerato uno dei migliori della Regione, capace di donare un prezioso contributo agli Champagne di assemblaggio. Ed è proprio nel cuore di Aÿ che si trova Lallier, piccola maison le cui prime bottiglie risalgono al 1906, anno in cui René Lallier (1861-1938), marito dell’erede di un’importante famiglia della Champagne (Deutz), fonda la maison omonima. La svolta, tuttavia, arriva solo nel 1996, quando René-James Lallier, nipote del fondatore, decide di dare nuovo impulso alla maison e ristruttura così le grandi e affascinanti cantine sotterranee avviandone i lavori di modernizzazione, alla ricerca dell’eccellenza qualitativa. Ad affiancarlo ci sono il fratello e Francis Tribaut, già consulente in altre importanti maison, ed è proprio a Francis che, nel 2004, René-James decide di cedere la sua azienda, dato il rapporto di fiducia instauratosi tra di loro e il desiderio comune di perseguire gli sforzi iniziati.

Francis Tribaut
Francis Tribaut è la vera anima di Lallier, essendone il responsabile dei vigneti, lo chef de cave e pure il proprietario.

Francis Tribaut, oltre a lavorare in piena autonomia ed essendo, oggi, l’unico proprietario, è anche il responsabile dei vigneti del ‘Domaine Lallier’, 15 ettari, per la maggior parte classificati Grand Cru e tutti entro i confini di Aÿ. Sempre Francis, gestisce personalmente il rimanente 40% dell’approvvigionamento totale delle uve, proveniente da viticoltori con i quali collabora da anni e, anche qui, solo da vigneti Grand Cru, in particolare nella Côte de Blancs. Importante notare che da Lallier si utilizzano solo ed esclusivamente i due vitigni più nobili: Chardonnay e Pinot Noir. Inoltre, si pratica la ‘viticoltura ragionata’: Francis gestisce con estremo rigore e attenzione il vigneto, supervisiona personalmente la selezione delle uve e, sempre nel rispetto dell’ambiente, adotta la confusione sessuale in vigna che gli permette di non usare insetticidi.

Le cantine di produzione, ‘Le Cellier d’Oger’, si trovano nel Grand Cru della Côte des Blancs: l’edificio è stato progettato personalmente da Francis Tribaut in modo sequenziale per ottimizzare il lavoro dell’uomo in ogni sua fase: vinificazione, tiraggio, remuage, dégorgement e dosaggio, tappatura, finitura. Dal 2007, in cantina si utilizzano solo lieviti autoctoni, provenienti dai lieviti naturalmente presenti sulle uve Chardonnay della parcella ‘Loridon’ ad Aÿ, la migliore dei vigneti Lallier; dopo anni di pratica, la maison oggi usa esclusivamente questo metodo per le sue fermentazioni. Corretto, a mio avviso, anche la gestione della malolattica; Francis decide di anno in anno su quali cuvée non farla, al fine di ottenere champagne più freschi e con maggiore potere di evoluzione.

Stessa filosofia nell’utilizzo dei vins de réserve, usati con parsimonia (circa il 20%) così da garantire il gusto Lallier: cremoso, gustoso e intenso senza mai mettere in ombra quella che è la freschezza e la nitidezza insita in questi vini. La liqueur de dosage, infine, è ottenuta a partire dai vini base destinati alla produzione dei due prodotti emblematici della maison: il Blanc de Blancs e l’Ouvrage Grand Cru. L’aggiunta di liqueur dopo la sboccatura è quindi ridotta al minimo per lasciar esprimere il terroir e preservare la complessità aromatica originale in ogni cuvée.

La produzione, per scelta, è di sole 400.000 bottiglie, anche qui al fine di puntare più sulla qualità che sulla quantità.

Jean Lemaignen e Vania Valentini
L’autrice dell’articolo con Jean Lemaignen, ‘ambassadeur’ Lallier, presso il ristorante Stella d’oro di Soragna.

Non conoscevo questa maison, sono dunque stata felice quando Jean Lemaignen, ‘Brand Ambassador Lallier’, mi ha gentilmente proposto di presentarsi e farmi conoscere i loro vini. Per l’occasione ci siamo trovati alla Stella d’Oro di Soragna, ristorante in cui, quando si tratta di degustare, mi sento a mio agio più di qualsiasi altro luogo. Ho potuto così approfittare anche del supporto e del contributo di Marco Dallabona, fedele amico, collega e appassionato (nonché grande palato).

Non ho assaggiato tutte le loro referenze, per questo ci siamo riservati di aspettare Alberto e di andare a visitare la maison direttamente ad Aÿ, ma posso dire di aver trovato gli champagne Lallier puliti, nitidi, precisi e di grande bevibilità, nonché gastronomici, come giustamente mi ha fatto notare Marco. Sono certa, inoltre, che siano champagne di estrema longevità. Vini che non puntano sulla materia e sull’opulenza, bensì sulla trama delicata ma solida, nerboruta e sottile, sul gusto leggero ma profondo, ampio e persistente. Vini raffinati e di evidente longevità, che rientreranno certamente nella prossima edizione della guida Grandi Champagne.

degustazione Lallier
I tre assaggi nei rispettivi calici sul tavolo della Stella d’Oro. Alla degustazione ha partecipato anche Marco Dallabona, patròn del ristorante della Bassa Parmense.

Millésime Grand Cru 2010

Champagne Lallier 201055% Pinot Noir, 45% Chardonnay
(dég. feb. 2018, dosage 7 g/l)
Trama odorosa dalla tessitura dei profumi raffinata e ampia, fiori, agrumi e, con l’evoluzione, note avvincenti di spezie, pepe bianco, zenzero, tostature, nocciolina, e mandorla fresca. Al gusto si offre pieno, elegante nei movimenti, il palato vive di una cremosità agile e sfumata: è fresco, succoso, dal centro bocca delicato, salino e ampio. Conserva brio fino alla chiusura, allungando nel finale con note agrumate piacevolissime che invitano a un nuovo assaggio.
Voto: 90/100

Champagne Lallier R.014

R.014

56% Pinot Noir, 44% Chardonnay
(80% vendemmia 2014, dég. gen. 2018, dosage 5 g/l)
Naso ricco e gratificante, suadente nelle sue note floreali, con il caprifoglio, poi il cedro, le spezie, il muschio bianco, la nocciolina e, infine, tabacco. Evolve, con l’ossigeno, su intriganti ricordi balsamici, di eucalipto e mentolo. Soffice, succoso e realmente salino nella distribuzione al palato, al centro bocca è pieno ma affusolato, con la bollicina che solleva e muove, fine e cremosa. Una gradualità gustativa fresca e slanciata, senza mai cedimenti, che ripropone nel finale gli agrumi, la freschezza citrina e il sale.
Voto: 89/100

Champagne Lallier Grand Rosé

Grand Rosé

65% Pinot Noir, 35% Chardonnay
(8% vins de reserve, dég. feb. 2018, dosage 8 g/l)
Rosé maturo nel frutto, dove al naso emergono l’arancia amara, il karkadé, il cassis, la gelatina di fragola e note rinfrescanti iodate, di sottobosco, siepe di agrumi e rugiada. Attraente anche nell’esibizione al palato: il sorso è energico, fresco, avvolgente e sapido, dalla trama succosa e agrumata, dalla bella gradualità espressiva. Anche qui bollicina elaborata con rigore e un dosaggio che, per quanto generoso, non penalizza la beva bensì la distende e la sostiene.
Voto: 89/100

Controetichette lallier
Le controetichette descrivono lo champagne, ma ci informano anche di assemblaggio, dégorgement e dosaggio.

Gli champagne Lallier sono distribuiti in esclusiva da:
Michele Chiarlo – tel. 0141/769030 – www.michelechiarlo.it

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