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Millésime

Le conferme del millesimato di Doyard

Vertus, l’ultimo villaggio della Côte des Blancs, vanta un’invidiabile densità di produttori di livello, dalla grande maison (Duval-Leroy) a diversi vigneron e, per non farsi mancare nulla, pure...
di Alberto Lupetti

Doyard blanc de blancs 2012

Vertus, l’ultimo villaggio della Côte des Blancs, vanta un’invidiabile densità di produttori di livello, dalla grande maison (Duval-Leroy) a diversi vigneron e, per non farsi mancare nulla, pure la locale cooperativa è particolarmente valida (La Goutte d’Or, cui, tra l’altro, fanno riferimento i marchi Paul Goerg e Napoléon, oltre a produrre per conto terzi). Tra i vigneron ricordo i fratelli Fourny, Larmandier-Bernier, il giovane Guillaume Gallois e i Doyard, presenti addirittura con tre rami della famiglia, cui fanno capo altrettanti marchi diversi. Oggi parlo di quello che coincide semplicemente con il nome della stessa famiglia e che discende direttamente da quel Maurice cofondatore del CIVC.

Champagne Doyard è una realtà RM guidata da Yannick e suo figlio Guillaume. La sede, subito all’ingresso del villaggio venendo da nord, è molto graziosa e curata, vanta la presenza di un piccolo clos adiacente (dal quale si produce lo champagne omonimo Clos de l’Abbaye) e offre pure alcune chambre d’hôtes per rispondere a quell’enoturismo che in Champagne non è più un fenomeno, ma un successo oramai consolidato. Ai Doyard, poi, fanno capo quasi 11 ettari di vigneti dei quali soltanto il clos è a Vertus, quindi Premier Cru, mentre gli altri sono tutti Grand Cru in villaggi di prestigio: Cramant, Avize, Oger e Le-Mesnil, più 60 are ad Aÿ. La produzione, però, non raggiunge mai le 50.000 bottiglie in quanto parte delle uve è comunque conferita ai négociant. Le migliori uve, però, restano in casa e seguono un ciclo produttivo che media bene con i migliori elementi della tradizione champenoise di ieri e di oggi: due presse Coquard a piatto inclinato, niente chaptalisation, fermentazione per parcelle in buona parte in legno, malolattica parziale, lunghe maturazioni sui lieviti, dosaggi da extra-brut. Nel 1970, a soli 20 anni, Yannick ha costruito lo stile degli champagne insieme a suo fratello Pascal, ma dopo la separazione da questi nel 2004, è andato avanti per la sua strada coadiuvato dai figli Charles e Guillaume. Anzi, sono loro ad aver evoluto lo stile Doyard, ma, dopo la tragica e prematura scomparsa di Charles nel 2017, la maison Doyard è guidata da Guillaume, con Yannick che si tiene più defilato. È simpatico Guillaume, sembra quasi disincantato nel ruolo che riveste, invece scopri che è fiero della tradizione della famiglia ora nelle sue mani, è attentissimo nella gestione di ogni aspetto produttivo e commerciale, estremamente generoso nell’accoglienza, orgoglioso di farti assaggiare i frutti del loro lavoro. Che si traducono in una gamma composta unicamente da blanc de blancs se si eccettua uno champagne leggermente ambrato che non è proprio un rosé, bensì un Œil de Perdrix.

Guillaume Doyard
Guillaume Doyard, attuale anima della maison di famiglia, e suo padre Yannick, che ha iniziato a plasmarla dal 1970.

Ecco, in sintesi, Champagne Doyard, entrata in punta di piedi in Grandi Champagne 2018-19, poi consolidatasi in Grandi Champagne 2018-19 (entrambe ora disponibili sulla inedita piattaforma ‘Club LeMieBollicine’) e, ne sono certo, capace di consacrarsi nella prossima edizione, l’anno venturo. Nel frattempo, posso dire che il loro eccellente non dosato Révolution è uno champagne che non manco mai di scegliere quando lo trovo in carta, mentre il Blanc de Blancs Millésime è un gioiellino che non so spiegarmi perché non sia importato in Italia. Ed è proprio di questo che vorrei parlare, visto che ho avuto modo di assaggiare l’attesissimo 2012 ben due volte in anteprima, a giugno con padre e figlio, con la bottiglia ancora senza habillage, e a luglio con il solo Guillaume e la bottiglia in veste definitiva. E se il summenzionato Révolution è, a mio avviso, lo champagne rivelatore del savoir-faire dei Doyard (non è affatto facile fare un blanc de blancs senza malolattica e pure senza dosaggio tanto coinvolgente!), invece trovo il Blanc de Blancs Millésime il più identitario, nel senso che è quello che lega maggiormente la famiglia alla migliore tradizione della Champagne: vinificazione interamente in legno della sola tête de cuvée con lungo (11 mesi) élevage, niente malolattica, altrettanto lunga maturazione sui lieviti (7-9 anni a seconda dell’annata) e dosaggio sempre molto contenuto. Ma, essendo uno champagne di selezione, e fatto soltanto nelle annata ‘giuste’, la produzione è purtroppo limitata a 4.000 bottiglie. 

La ‘vinothèque’ di Doyard
La ‘vinothèque’ di Doyard, dove riposano le bottiglie storiche della maison, tra le quali anche le precedenti annate del millesimato, a cominciare dal 2004.

Lo champagne nasce nel 2004 quale evoluzione del precedente millesimato (seguito da 2007, 2009 e 2008, in quest’ordine) e si caratterizza per la bottiglia ‘speciale’ tipica delle cuvée top de gamme di Doyard. È un Grand Cru che vede tradizionalmente le uve di Avize preponderanti (70%), con le altre (Cramant, Oger e Le-Mesnil) ad arricchire l’assemblaggio e renderlo tremendamente espressivo della migliore Côte des Blancs. Nel caso del 2012, la maturazione sui lieviti è stata pari a 7 anni e il dosaggio a 2 g/l.

Controetichetta Doyard Blanc de Blancs 2012
Più che una mera controetichetta, una vera e propria carta d’identità del vino…

Blanc de Blancs 2012

Bottiglia Doyard Blanc de Blancs 2012100% Chardonnay
L’approccio olfattivo di questo champagne sa sempre esprimere di primo acchito la ricchezza e la verticalità dello stile Doyard con l’impronta dell’annata. Così, l’energia del precedente 2008 qui lascia il posto a un’elegante piacevolezza che bendispone. In questo momento, oltre ai richiami al frutto tropicale fresco e agli agrumi, il naso appare ancora chiuso nell’espressività, bisognoso di tempo post dégorgement, ma è già fin troppo facile prevederne una bellissima evoluzione. Molto più coinvolgente la bocca: ha struttura ed eleganza, materia e tonicità, è grassa ma gustosamente agrumata, con una fine ma decisa progressione sulla mineralità che porta a un finale sapido, molto sapido. Un confronto con il 2008 è imprescindibile, anche perché la battaglia 2008-2012 sarà il tema degli appassionati nei prossimi anni: più sottile e teso il 2008, più rotondo e succulento il 2012, che per ora pareggia l’illustre predecessore, ma con il tempo…
Voto: 93/100

Tappo degustazione Doyard Blanc de Blancs 2012

A mio avviso, il millesimato non ha la raffinatezza del Clos de l’Abbaye, ma, d’altro canto, è più coerente con i due sans année, rappresentandone la naturale trasposizione dello stile secondo una sola annata. E il Blanc de Blancs Millésime di Doyard ha saputo sempre per fotografare il millesimo, con il risultato che questo 2012 esprime benissimo tutte le caratteristiche dell’annata: ha una certa reticenza a rivelarsi da giovane, sebbene sia già estremamente piacevole, stupisce per l’equilibrio prossimo alla perfezione pur senza mancare di una potenzialità di evoluzione che stupirà i più.

Gli champagne Doyard sono distribuiti da:
Bere e Passione Tel. 0445/697426 – www.bereepassione.it

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4 risposte a “Le conferme del millesimato di Doyard”

      • Buongiorno Lupetti
        Mi ha fatto venire voglia di berli.
        Cosa ne pensa dell’oeil de perdrix?
        Stiamo organizzando una degustazione con il substance e il millesimato 2005 2007 e 2009. Sono già in cantina. Le farò sapere..

        • Molto interessante, particolare senza essere spiazzante, insomma ottimo, anche perché non è un rosé. Se non lo ha mai provato lo faccia, sebbene ritenga che i Doyard diano il loro meglio con i blanc de blancs.

          Ah, però, un bel viaggio nel mondo di Selosse!

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