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Cuvée de Prestige

Il Pinot Noir del ‘Clos des Goisses’ in doppia versione, una inedita…

Del Clos des Goisses e della sua storia non credo ci sia altro da aggiungere (comunque nel libro La Mia Champagne troverete dei dettagli storico/tecnici veramente inediti), se...
di Alberto Lupetti

Bottiglia champagne Philipponnat

Del Clos des Goisses e della sua storia non credo ci sia altro da aggiungere (comunque nel libro La Mia Champagne troverete dei dettagli storico/tecnici veramente inediti), se non ricordare che il 2010 in Grandi Champagne 2020-21 ci ha letteralmente stupito per la sua piacevolezza e anticipare che il prossimo 2012, presumibilmente nella prossima edizione della guida, potrebbe aspirare al titolo di migliore di sempre. Nel frattempo? Beh, c’è il 2011, non certo inatteso dopo alcune annate del passato che, più che essere bizzarre, sono state vere e proprie sfide. Infatti, il Clos des Goisses ha visto la luce anche in annate difficili, se non addirittura impossibili, mettendo in campo prestazioni spesso e volentieri maiuscole.

Charles Philipponnat
Il grande Charles Philipponnat, alla guida della maison da aprile 2000. Pian piano – e facendo sempre centro – ha rivoluzionato la gamma, eliminando alcune etichette e inserendone tante di inedite. Fino alla sfida di rivoluzionare il Clos des Goisses nel 2011… In foto mi sta disegnando la struttura del ‘Clos des Goisses’, i cui segreti troverete svelati nel libro La Mia Champagne.

Quindi, ammesso che questa nuova annata sia risultata tutto sommato attesa, devo confessare che, quando mi è arrivata la bottiglia di Clos des Goisses 2011 (insieme agli altri due ‘fratelli, che vedremo a seguire: grazie Nicoletta!), ho guardato la controetichetta e ho pensato ci fosse un errore. Infatti, leggevo ‘Chardonnay 0%’, quindi solo Pinot Noir. “Si saranno sbagliati con la controetichetta di Les Cintres” (che è 100% Pinot Noir), ho pensato, ma la quantità di bottiglie prodotte, seppure inferiori al solito (12.020) non mi sembrava compatibile con ‘il centro’ del mitico vigneto. Allora ho esaminato i dettagli del vino e ho scopeto l’arcano: vista l’annata molto difficile, Charles Philipponnat e il suo staff hanno fatto una cosa mai fatta prima, selezionare le uve del clos con tale ferocia da ritrovarsi con il solo Pinot Noir. Già, delle 14 parcelle totali in cui è diviso il ‘Clos des Goisses’, hanno immediatamente scartato tutte le cinque a Chardonnay, mentre tra le nove a Pinot Noir, alla fine solo quattro sembravano adatte a essere assemblate e imbottigliate (‘Le Collet’, ‘Les Valofroys Noirs’ ‘Le Chalet’ e ‘Montin’). Che fare, a quel punto? Charles ha osato e fatto una cosa mai successa dal 1935, ovvero da quando esiste il Clos des Goisses: declinarlo come blanc de noirs. Cosa in realtà già fatta dal 2006 con Les Cintres, ma in misura parziale, ovvero con sole due parcelle (omonime) del vigneto. È così nato un Clos des Goisses inedito, con i vini di queste quattro parcelle, peraltro vinificati quasi totalmente (80%) in legno senza malolattica, che hanno permesso di tirare poco più di 12.000 bottiglie, poi rimaste sui lieviti 8 anni. Alla fine, ‘solito’ dosaggio a 4,25 g/l.

Controetichetta del Clos de Goisses 2011
La controetichetta del Clos de Goisses 2011: a parte le solite, utili informazioni, spiazza vedere quella voce ‘Chardonnay: 0%’…

Clos des Goisses 2011

Bottiglia di champagne Philipponnat Clos des Goisses 2011100% Pinot Noir
dég. mar. 2020 – L’olfatto spiazza… Fatichi, infatti, a ritrovare i cardini del Clos des Goisses, ciò nonostante capisci di essere di fronte a uno champagne dalla intrigante personalità. Il cui naso è denso ma fresco, lontano dagli eccessi fruttati, anzi molto minerale. Evidenzia delle tostature che richiamano il legno, ma sembra nel complesso fin troppo austero. Solo con l’attesa emerge il carattere del Pinot Noir prima sulla florealità (rosa e viola) e a seguire sul frutto, che però resta costantemente in secondo piano. Non ha nulla a che vedere con Les Cintres, neanche richiama la medesima annata del Blanc de Noirs di casa e, anzi, sembra che il tratto caratteriale si sia spostato un po’ più a nord, visto che l’espressione olfattiva richiama parecchio quella di due importanti vigneron di Ambonnay. In un contesto delicato più che propriamente elegante. La bocca attacca leggera, senza dubbio gradevole, gustosamente fruttata sul tropicale, con una vena di erbe aromatiche e ancora le tostature. Peccato per la nota amara sul finale, oltre al tannino asciugante, invero più da thè nero che banalmente da legno, comunque presente. Champagne difficile, non in sé, ma da capire. Forse è per questo che dà chiaramente l’idea di essere nato da una sfida, non tanto per l’annata, quanto per l’assemblaggio…
Voto: 91/100

Dopo aver espresso il punteggio, sono andato a vedere quanto attribuito a suo tempo al Clos des Goisses 2001 e mi sono reso conto che fu quasi lo stesso: soltanto un’unità di differenza. Dunque i due champagne sono simili? No. O meglio, non proprio (la vena amaricante sul finale c’era pure nel 2001, strano, no? E torna pure l’annata con l’1…). Il problema è un altro: non sembra un Clos des Goisses. Almeno non ora. È vero che con il tempo i Clos des Goisses cambiano faccia, portano in secondo piano l’annata (inizialmente molto presente, come conferma anche questa bottiglia) per dare poi spazio alla personalità tipica dello champagne, ma le sole quattro parcelle a Pinot Noir stavolta temo che abbiano eccessivamente mischiato le carte in tavola. Va comunque plaudito il coraggio di Charles Philipponnat di aver fatto una vera e propria rivoluzione.

Al fianco del Clos des Goisses 2011, il Pinot Noir in purezza torna con il già summenzionato Les Cintres 2010, che rappresenta la quarta edizione di questo champagne della linea ‘Les Parcellaires’ dopo 2006, 2008 e 2009. Con questa etichetta Charles ha voluto esprimere la più intensa essenza del ‘Clos des Goisses’, le due parcelle centrali, battezzate non a caso ‘Les Grands Cintres’ e ‘Les Petits Cintres’, ripiantate settant’anni fa e, ovviamente, a Pinot Noir, site nel cuore del clos, giusto prima che inizi la parte piantata a Chardonnay. Anche nel caso di questo 2010 possiamo parlare di sfida, per via dell’andamento dell’annata molto difficoltoso, durante la quale il Pinot Noir ha sofferto molto in Champagne e per questo più da uva bianca. In questo caso, i mosti sono stati interamente fermentati in legno senza malolattica, seguiti, dopo il tiraggio, da ben nove anni sui lieviti e, infine, dal consueto dosaggio a 4,25 g/l. Ah, non ci sarà mai un Les Cintres 2011, ma si passerà direttamente al 2012

Controetichetta di Les Cintres 2010
La controetichetta di Les Cintres 2010: oltre la perfetta illustrazione del vino, colpisce il ridottissimo numero di bottiglie prodotte.

Les Cintres 2010

Bottiglia di champagne Philipponnat Les Cintres 2010100% Pinot Noir
dég. mar. 2020 – Difficile resistere al non paragonarlo al Clos 2011, però poi pensi che l’annata è diversa e pure la composizione di uve (2 parcelle particolari contro 4), quindi ti concentri e… Beh, è uno champagne ben diverso, soprattutto denota immediatamente maggiore complessità rispetto al seppur nobile progenitore. Il naso, infatti, ha un gran carattere, ma in questo momento è frenato in quanto tradisce evidentemente la fermentazione interamente in legno, non tanto sulle note boisé, quanto, piuttosto, sulle tostature e gli spunti fumé. A seguire, rivela una netta mineralità di idrocarburi e solo con l’attesa emerge il frutto tropicale oltre, via via, anche all’agrume scuro (arancia rossa). Continui a cercare di evitare il paragone, però torna inevitabilmente: al netto dell’annata e delle parcelle, questo rispetto al Clos ha densità, profondità, nobiltà. La bocca è levigata e verticale, con una trama solida ma fine che fa la staffetta tra il frutto (prugna e pera Williams) e l’agrume (pompelmo). La finezza segna pure il finale e, quando saresti tentato di notare l’eccessiva secchezza tannica da legno, ecco venir fuori un’inaspettata sapidità, più persistente che lunga. Altra sfida, come detto, ma meglio riuscita, perché è senza dubbio uno champagne potente e raffinato. E da cantina, perché ha bisogno di tempo, di tanto tempo. Allora si sarà equilibrato, avrà ‘digerito’ tutto il legno e rivelerà tutta la grandezza del Pinot Noir su un grande territorio, anche in un’annata… non da Pinot Noir!
Voto: 95/100

Che dire? Les Cintres ha confermato la sua eccellenza e, da gran vino qual è, con il tempo darà grandi soddisfazioni che esalteranno la rarità (il tiraggio è limitato a 1.391 bottiglie) e, magari, metteranno un po’ in secondo piano il prezzo giustamente elevato. Invece, il Clos des Goisses è talmente rivoluzionario da spiazzare e ancora non so dire se Charles abbia osato eccessivamente oppure se abbia talmente alzato la posta da sbancare. A me, alla fine, non è dispiaciuto, ma mi aspettavo di più, ecco il vero problema. Forse avrei dovuto assaggiare i due champagne in due giorni diversi, per evitare parallelismi, ma alla fine la tentazione era troppa. Tra l’altro, l’assaggio ha visto in campo ben tre declinazioni del mitico vigneto di Mareuil, visto che la degustazione era completata dalla versione in rosa di un’annata ancora diversa: Clos des Goisses Juste Rosé 2009. Però, la scheda di quest’ultimo la riserviamo agli abbonati del ‘Club LeMieBollicine’, se permettete…

Gli champagne Philipponnat sono distribuiti in esclusiva da:
Moonimport – tel. 010/314250 – www.moonimport.it

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6 risposte a “Il Pinot Noir del ‘Clos des Goisses’ in doppia versione, una inedita…”

  1. Ciao Alberto e ciao a tutti gli amanti delle bolle. Volevo chiederti se hai avuto modo di assaggiare il 2008 di fleury? Dev’essere uscito da poco, ne sono molto curioso. Grazie mille e complimenti per questo sito e per la tua guida che continuo a leggere appassionatamente
    Marco

    • No, non ancora. Vediamo se farne un’anteprima a inizio anno prossimo oppure… metterla direttamente nella prossima edizione della guida!

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