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Millésime

La stella dei fratelli Bérêche è più brillante che mai

Dopo anni che abbiamo camminato paralleli, il sottoscritto e i fratelli Bérêche si sono finalmente trovati e così la maison sarà presente in Grandi Champagne 2022-23. Nell’attesa che...
di Alberto Lupetti

Dopo anni che abbiamo camminato paralleli, il sottoscritto e i fratelli Bérêche si sono finalmente trovati e così la maison sarà presente in Grandi Champagne 2022-23. Nell’attesa che la guida esca (i primi giorni di dicembre, massimo la seconda settimana del mese, spediremo la Limited Edition a tutti quanto ci hanno dato fiducia anticipatamente e, al tempo stesso, la guida in versione ‘tradizionale’ sarà altresì reperibile attraverso diversi canali), tuttavia, vorrei fare una piccola presentazione della filosofia dei Bérêche, che poi si traduce in una gamma di champagne tra l’ottimo e l’eccellente.

Nata nel 1847, la Bérêche è attualmente guidata dalla quinta generazione, Rahpaël e suo fratello Vincent. I due fratelli sono perfettamente complementari: Vincent è l’uomo delle vigne, Raphaël il regista della cantina e l’uomo immagine. 

Raphaël e Vincent Bérêche
Raphaël e Vincent Bérêche, quinta generazione di questa famiglia di vigneron.

La sede si trova poco fuori il villaggio di Ludes, più esattamente a Craon de Ludes, sulla salita che arriva, in mezzo alla foresta, sulla sommità (!) della Montagne de Reims, prima di scendere sul versante sud verso Louvois. È una zona molto fredda ma, proprio per questo, i due possono tuttora seguire la più autentica tradizione champenoise: “la nostra cantina è al livello della strada, diversamente da quanto avviene in Borgogna, perché non serve cercare temperatura più basse nel sottosuolo, l’inverno fa naturalmente freddo. Così, proprio durante l’inverno, non tocchiamo i vini e lavoriamo in vigna, mentre in primavera imbottigliamo, che è esattamente quanto si faceva una volta…” e aggiunge, importantissimo: “non è necessario fare dei lungi élevage. Abbiamo fatto prove anche noi, ma siamo contrari al tiraggio tardivo come fanno moltissimi altri oggi in quanto i vini ci sembrano stanchi. Di più: mancano di energia e sono troppo marcati dal legno. Invece, lo champagne è caratterizzato da finezza, delicatezza, ridotto tenore alcolico, freschezza”.

Raphaël nella cantina di vinificazione
Raphaël nella cantina di vinificazione, che si trova al livello della strada. Il legno non è più acquistato usato in Borgogna, ma nuovo, rodato il primo anno e poi impiegato regolarmente dal secondo.

I Bérêche possiedono 11 ettari di vigne (a Ludes, Rilly, Mailly, Trépail, Ormes, Mareuil-le-Port e Aÿ) ripartiti su parcelle piuttosto estese per la media champenoise e acquistano anche l’equivalente di altri 3 ettari (ad Ambonnay e Cramant, dove lavorano il suolo per conto dei proprietari): da questi vigneti i due fratelli fanno “vins de terroir”. Infatti, a eccezione dei due non millesimati Brut Réserve e il prezioso Reflet d’Antan, la gamma Bérêche è composta unicamente da millesimati mono-Cru, se non proprio parcellari, tutti imbottigliati sous liège. Ribadisce Raphaël: “da noi non si degusta una marca, ma si assaggiano dei territori”. Va da sé che la viticoltura dei Bérêche è estremamente rigorosa, finanche esigente, ispirata tanto dalla biodinamica quanto dal biologico, ma lontana da regole e certificazioni, ovviamente lontanissima da insetticidi e altri prodotti chimici (hanno dismesso gli erbicidi dal 2000), con un “lavoro del suolo integrale”. Una viticoltura figlia della natura, focalizzata sul suolo più che sulla pianta, sì da poter poi esprimere in bottiglia ogni differenza, ogni sfumatura. Il modo di lavorare le vigne, inoltre, permette loro di avere pH più bassi e meno alcol, che è la cosa più importante. Raphaël, infine, sogna una champagne votata alla massima qualità e per lui le famigerate ‘Vignes Semi Larges’ (VSL) sono state un colpo al cuore. Ma questa è un’altra storia…

Champagne Bérêche in cantina
Una delle caratteristiche dei Bérêche è il tiraggio di tutti gli champagne (a eccezione del Brut Réserve nel classico formato da 75 cc) con il tappo di sughero.

Dal 2013 i Bérêche sono passati da RM (quali sono tuttora di fatto) a NM, soprattutto per confrontarsi con le uve di amici nei due suddetti villaggi Grand Cru.

In cantina, dopo la pressa a piatto inclinato, la vinificazione è estremamente semplice, in piccole cuve da 50 hl e in legno con lieviti indigeni, cosa che faceva già il padre di Raphaël e Vincent. I due perseguono fermentazioni lente e lunghe a fronte di pH bassi (meno di 3,00), con élevage sulle fecce fino all’inizio della primavera, non oltre. Per quanto riguarda il legno, fino al 2014 utilizzavano barrique di Borgogna usate (perfino della Romanée-Conti), ma poi si son resi conto che questi legni usati marcavano troppo il vino di Champagne con il carattere dei vini che vi erano stati in precedenza, ben diversi. Hanno così iniziato ad acquistare fût nuovi che rodano il primo anno con taille di Chardonnay. I Bérêche non fanno mai bâtonnage per non “stancare” il vino e non svolgono per tradizione la malolattica. Attenzione, non la bloccano, perché non aggiungono solfiti, ma non la svolgono in maniera naturale, questo grazie ai pH bassi che vengono dal lavoro del suolo. Voilà. Ah, dal 2017 hanno iniziato a sperimentare le fermentazioni in ‘globi’ di vetro da 300 litri.

A eccezione del Brut Réserve in bottiglia da 75 cc, tutti gli champagne sono ‘tirati’ senza filtrazione e con il tappo di sughero, come detto, che secondo i Bérêche rende la bollicina più cremosa, l’espressione del territorio nettamente migliore e immunizza il vino dall’ossidazione. Il remuage è manuale, così come il dégorgement, ovviamente.

Gli champagne Bérêche hanno un perfetto punto di equilibrio tra vinosità e vivacità, tra cremosità e leggerezza, con una bollicina fine e ben integrata, rivelandosi identitari più che legati da un vero e proprio stile.

La produzione si attesta sulle 120.000 bottiglie annue.

Ecco Bérêche in estrema sintesi. Nella prossima edizione della guida, per ovvi problemi di spazio, abbiamo dovuto fare una selezione tra gli champagne assaggiati, quindi ne troverete pubblicati cinque, tuttavia altri due sono nel Club (Brut Réserve e Ambonnay), mentre l’ottimo Rilly-la-Montagne, frutto del Cru storico all’interno del patrimonio vitato della famiglia e, guarda caso, adiacente a Ludes, lo raccontiamo qui. In realtà, non è un mono-Cru, ma proprio un parcellare, visto che le uve sono del solo lieu-dit ‘Les Sablons’, piantato 37 anni or sono su suolo poco profondo, fatto di sabbia e calcare. Le 40 are dei Bérêche sono in forte pendenza (22%) a 178 m slm. Dopo la pressatura, i mosti sono stati lentamente fermentati in legno con affinamento di neanche 6 mesi, poi sono state ‘tirate’ 2.621 bottiglie per il millesimo 2016. A quel punto, circa tre anni sui lieviti e dosaggio a 3 g/l. 

Rilly-la-Montagne 2016

Bottiglia Bérêche Rilly-la-Montagne 2016100% Pinot Noir
dég. gen. 2020 – Naso nobile, fitto, molto elegante nella sua evidente mineralità pietrosa. Via via si articola su un tocco floreale, un frutto netto di susina e mela rossa, anche sfumature di sottobosco. Non è, comunque, un naso d’impatto, anzi è quasi riservato, però sa essere insinuante. Bocca fresca e asciutta, attacca fruttata in ampiezza poi si impernia sempre più sulla mineralità pietrosa (che poi è proprio il marcatore del Cru). Ha solidità senza essere pesante e, anche per la sua intensa vena minerale, la definiremmo… rocciosa. Appunto. Progressione più in ampiezza che in profondità e chiusura non tanto lunga, ma certamente persistente. Un bel Pinot Noir, molto buono, lontano dalle concentrazioni fruttate e per questo estremamente gradevole sorso dopo sorso.
Voto: 93(94)/100

Gran bello champagne di una gran bella annata, con un notevole potenziale di evoluzione. Uno champagne capace di esprimere tutta la finezza del Pinot Noir e mai la potenza, questo perché i fratelli Bérêche hanno abilmente ‘estratto’ la tipica mineralità del villaggio per farne l’impalcatura di uno champagne che esalta la nobile uva nera senza forzarla. Bravi.

Degustazione champagne Bérêche
La gamma Bérêche, composta in gran parte da mono-Cru/parcellari millesimati.

Come detto, abbiamo dato ampio spazio ai Bérêche in Grandi Champagne 2022-23, che sarà disponibile entro la metà di dicembre. Proprio in questi giorni, però, la guida festeggia i 10 anni di vita, un traguardo importante che siamo riusciti a raggiungere grazie a tutti voi che ci avere dato fiducia. Per questo, ci sembra doveroso ringraziarvi tutti quanti con un promozione sull’edizione tradizionale (la Limited era un’iniziativa a tempo e quella versione è oramai esaurita in prevendita), ma… solo per pochi giorni! Ancora pochissimo e sveleremo la promo…

www.bereche.com

Suggerimenti a tema:

6 risposte a “La stella dei fratelli Bérêche è più brillante che mai”

  1. Buonasera,
    I Bereche sono in grande ascesa ormai da diversi anni. Una delle visite più interessanti fatte, avendo assaggiato vins clair e vedendo un degorgement all’antica. Volevo farle una domanda, ha conoscenza della maison Dehours & Fils? Proprio ieri ho assaggiato Lieu-dit Brisefer Réserve Perpétuelle uscito in maggio 2021 (produzione circa 2000 bottiglie).
    Cordiali saluti,
    Andrea

    • Bravo vigneron (Dehours) e molto simpatico, i vini sono invece ancora un po’ troppo marcati dal legno e della matura concentrazione. Peccato la rappresentazione in Italia sia… beh, meglio cavarsela con un no comment.
      Con i fratelli Bereche siamo invece ad altissimo livello: alcuni dei loro champagne sono veramente notevoli.

      • Ingeneroso con i vini di Jerome, gran professionista, non ci ritrovo quanto scrive, lo dico da amante tradito (impazzivo e impazzisco per il Trio S che nun ce sta piú). Mentre per “rappresentazione” cosa intende? Non capisco

        • Premesso che non sono il depositario della varietà, quelle 2-3 volte che li ho assaggiato non mi hanno colpito. Recentemente, poi, mi dicono in Champagne che sono diventati troppo legnosi. Ma se le piacciono… alzo le mano, ci mancherebbe!
          Con ‘rappresentazione’ intendo la distribuzione in Italia, sulla quale stendo un velo pietoso.

  2. Buongiorno Dottor Lupetti,
    Sono intento nella lettura del suo splendido libro e colgo l’occasione per farle i complimenti. Con l’avvento le festività ho notato prezzi bassissimi per champagne direi “commerciali”.. le volevo chiedere secondo lei a parità di prezzo (circa 25 euro a bottiglia) ed in ordine decrescente quali di questi champagne reputa migliore e per quale motivo? Moet imperial, mumm cordon rouge, pommery brut, veuve clicquot yellow label e piper heidsieck brut… grazie mille per il suo tempo e per la cortese risposta.

    • Alla lice della crescita con l’ultimo tiraggio (base 2017, ma sta già arrivando il base 2018) direi senza alcuna esitazione Piper! Veramente accattivante e con buona complessità. In guida ha preso il ‘coup de coeur’…
      A seguire direi Pommery. Molto rappresentativo dello stile della maison, molto ben fatto, senza dubbio piacevole. E invecchia pure bene.
      Poi metterei Clicquot, una certezza. Stilisticamente molto solido e pure ‘lui’ invecchia bene.
      Chiudono la fila Mumm (a meno che lei non intenda il Grand Cordonassero, che tutt’altro cosa) e Moët, dalla fattura ineccepibile e migliore dopo un anno/un anno e mezzo di dégorgement.
      Voilà!

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