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Verticale

Il mito Salon in verticale!

Lo champagne Salon è a dir poco un mito e lo dimostrano non tanto i prezzi delle bottiglie d’antan nel mercato del collezionismo (chiamiamolo così…), quanto l’interesse sempre...
di Alberto Lupetti

Salon, mitica verticale con Alberto Lupetti

Lo champagne Salon è a dir poco un mito e lo dimostrano non tanto i prezzi delle bottiglie d’antan nel mercato del collezionismo (chiamiamolo così…), quanto l’interesse sempre più forte da parte degli appassionati, anche di quelli non proprio navigati. Riuscire ad avere una bottiglia di Salon, o meglio, di Cuvée S, è quasi un terno al lotto e perfino aggiudicarsi l’ultima annata sul mercato non è per niente facile. Bene, perché siamo arrivati a tanto?

La Cuvée S di Salon è senza dubbio uno champagne raro. Innanzitutto, è stato il primo blanc de blancs millesimato (e mono-Cru), ma è anche l’unico champagne della maison omonima. Già, Salon sin dalla sua fondazione non ha fatto altro, solo quella che oggi conosciamo come Cuvée S. A tal proposito, è interessante scoprire una cosa: secondo l’attuale disciplinare dello champagne, è vietato per un produttore fare soltanto champagne millesimati. Allora? Beh, Salon non è una maison in senso assoluto, però lo è Salon-Delamotte e, poiché la seconda produce anche dei sans année, ecco aggirato l’ostacolo. Nel 1988 Bernard de Nonancourt, già proprietario di Delamotte (e di L-P), acquistò Salon, che era incidentalmente vicina di Delamotte, allora pensò bene di fondere le due maison e integrarle nel Groupe L-P. Oggi è ancora così e le due, pur essendo sulla carta un’unica realtà, in realtà sono due maison sorelle e non subordinate (il Millésime di Delamotte non è il secondo vino di Salon), come dimostrano anche i due stili completamente diversi (Delamotte svolge la malolattica, Salon no). Unico punto in comune lo chef de cave (Michel Fauconnet di L-P) e, ancor di più, Didier Depond, che guida con passione e inusitata abilità le due maison dal 1997 per volere proprio di ‘le grand Bernard’. Ed è stato proprio Didier ad aver costruito il mito di Salon…

Alberto Lupetti e Didier Depond durante la verticale Salon
Il sottoscritto e Didier Depond, da esattamente un quarto di secolo abilissima guida di Salon-Delamotte.

La Cuvée S di Salon nasce da sole 19 parcelle (fino al 1971 erano 20 perché c’era pure il Clos Tarin, oggi Clos du Mesnil…) di Chardonnay, sempre le stesse, per un totale di circa 15 ettari da 19 conferitori storici che lavorano in esclusiva. Tra questi 15 ettari, uno è di proprietà, il celebre ‘Le Jardin Salon’, proprio dietro la maison. Tutte le uve, comunque, sono rigorosamente di Le-Mesnil, con piante vecchie almeno 40 anni, i cui mosti, dopo un’attenta selezione, sono fermentati dal 1970 in acciaio, sempre senza svolgere la malolattica. Dopo il tiraggio, la maturazione sui lieviti si protrae per non meno di 10 anni e i dosaggi sono sempre molto bassi. Per Didier Depond il dosaggio è un po’ come il trucco della donna: un leggerissimo filo ne esalta la bellezza, uno eccessivamente elaborato ne appesantisce i tratti…

Vigneto Jardin Salon
Il celebre ‘Jardin Salon’, il vigneto di proprietà che si estende per un ettaro proprio dietro la maison e che fa sempre parte dell’assemblaggio della Cuvée S.

La produzione di Cuvée S si attesta intorno alle 60.000 bottiglie, in media 4 volte ogni decade (con dégorgement ogni 6 mesi di lotti di 10.000 bottiglie), unica eccezione il 2008, prodotto soltanto in 8.000 magnum. La 2008 non è stata un’annata eccezionale per gli standard di Salon e fino all’ultimo Didier Depond e Michel Fauconnet erano indecisi sul da farsi, anche alla luce della ridotta quantità di uve. Alla fine, nel corso di una telefonata notturna, la decisione: “va bene, lo facciamo, ma solo in magnum, per sottolinearne l’eccezionalità”. A proposito, fino a oggi, lo champagne è stato prodotto soltanto 43 volte: 1905, 1909, 1911, 1914, 1921 (primo commercializzato), 1925, 1928, 1934, 1937, 1942, 1943, 1946, 1947, 1948, 1949, 1951, 1953, 1955, 1956, 1959, 1961, 1964, 1966, 1969, 1971, 1973, 1976, 1979, 1982, 1983, 1985, 1988, 1990, 1995, 1996, 1997, 1999, 2002, 2004, 2006, 2007 e 2008 e 2012.

Veniamo alla verticale. A marzo del 2021 passo da Salon-Delamotte per un saluto e chiacchierando con Didier Depond gli faccio: “è passato un secolo dall’ultima verticale fatta, dovremmo rifarne una, che ne dici?”. Vista la rarità di Salon mi aspettavo che il buon Didier tergiversasse, invece: “sì, perché no? Potremmo farla il 23 giugno…”. Quasi non potevo crederci! All’appuntamento mi presento con Federico Angelini e Daniele Agosti per quanto riguarda il panel di degustazione di Grandi Champagne, oltre all’amico Gennaro Iorio (chef caviste dell’Hotel de Paris a Montecarlo), ovviamente non mancano Giacolino Gillardi di Ceretto con due ospiti; oltre a tutti questi amici, Didier aveva invitato Nicole Snozzi, mitica colonna di L-P, e la vulcanica giornalista champenoise Sophie Claeys. La verticale ha inizio con i Blanc de Blancs e i Millésime 2014 e 2008 di Delamotte (più Collection 1970 in magnum a pranzo…) prima di passare a Salon…

Salon verticale

Cuvée S

100% Chardonnay

2012

Un Salon eccezionale, a mio avviso tra i migliori di sempre. L’abbiamo assaggiato sia con dosaggio, sia ‘degorgiato’ à la volée, ma per questo champagne, se permettete, vi rimando a Grandi Champagne 2022-23

2008

Capisco i dubbi che avevano Didier e Michel all’epoca. Non solo. Dopo aver denotato una certa affabilità al debutto (anteprima a Parigi il 3 luglio 2019), lo champagne si è arroccato sulla sua acidità. È un vero prototipo di Le-Mesnil com’è nell’immaginario collettivo, quindi tanta mineralità e un’acidità pazzesca. Molto acutamente, Daniele Agosti lo trova “una spada”…
Voto: 94(98)/100

Salon 2008

2007

Uno splendido Salon che si conferma. È molto 2007, con la sottile maturità al naso e la bocca invece fresca ed elegante, scorrevolissima. Attrae l’olfatto, intenso ma non pesante, conquista la gustativa, dinamica, energica, di bellissima distensione, con una stuzzicante piccantezza di zenzero in chiusura, al fianco dell’asciuttezza di craie e una persistenza infinita. Il filo conduttore, comunque, sono gli agrumi e la mineralità iodata, con eleganza e una forte identità Salon. Intrigante.
Voto: 96(98)/100

2006

Come è tipico il 2007, così lo è anche il 2006. Purtroppo, con la 2006, tipicità significa il più delle volte eccesso di maturità al limite della pesantezza. Non è propriamente il caso di Salon, ma è evidente come l’annata non vada proprio d’accordo con lo stile dell’etichetta. Un Salon atipico, dunque, che si salva in minima parte in bocca grazie alla mineralità, che ribalta un olfatto veramente troppo gourmand.
Voto: 92(94)/100

2004

Il primissimo approccio evidenzia una concentrazione, una densità, inusuali per un 2004. Nel dettaglio, il naso è ‘caldo’, con la giusta maturità e una bellissima articolazione che spazia dalla scorza d’agrumi alle spezie, dalla pasticceria da frolla alle grassezze, senza mancare gli agrumi (foglia di bergamotto). Bocca di grandissima finezza e scorrevolezza che rispecchia l’annata, ma a fronte di una densità sorprendente. Torna la giusta maturità, ma poi il vino si distende fine sulla mineralità, fino alla chiusura, asciutta, stuzzicante di pepe e di notevole persistenza. Champagne profondo e intenso che non solo conferma, ma rilancia addirittura il valore di quest’annata fin troppo sottovalutata. Non a caso, Didier afferma che è il prototipo di Salon…
Voto: 97(98)/100

2002

Probabilmente ha ragione Didier: al netto dell’evoluzione, il Salon 2002 ha delle similitudini con il 2012… L’olfatto ha la pasticceria, le erbe officinali, il frutto (pesca), pure la macchia, certamente gli agrumi e la mineralità. Bocca sorprendente per freschezza, tanto da essere anni luce lontana dalla media dei 2002. È cremosa perché ha tanta materia, ma ce l’ha con finezza e uno sviluppo minerale che la porta a chiudere asciutta e lunghissima sui ritorni agrumati. Sembra uno champagne sottile, invece è concentrato e ampio. Più che altro è notevole perché poco o niente 2002, ossia di grande equilibrio e freschezza spiazzante. Per me è la rivincita dell’annata, ma anche il perfetto esempio di come questo champagne abbia bisogno di tempo, visto che all’anagrafe siamo a 21 anni… Didier lo trova sia un grande bianco di Borgogna, sia, allo stesso tempo, l’esempio evidente di come lo champagne significhi piacere. Amen.
Voto: 96(97)/100

1985

Salto di diverse annate per approdare a una delle più fredde della storia della Champagne. Che ha dato un Salon oggi caratterizzato da un naso piuttosto maturo tra note di frutta secca, miele, prugna disidratata… tuttavia, ha solidità, più di quanto l’annata freddissima potrebbe far pensare (solitamente gli champagne del 1985 sono molto sottili). L’attesa lo arricchisce di florealità (magnolia) e legno di sandalo. Bocca spiazzante perché tesa, dritta, asciutta, con una bellissima bollicina. Torna la maturità (ora con spunti di pain d’épices e frutta in confettura), sebbene meno evidente, la gustativa è più ampia che profonda, ha certamente fascino, tuttavia il vino sembra essere giunto al suo picco… La lunga attesa nel calice gli permette di ‘aprirsi’ e migliora, facendosi perfino goloso, ma resta uno champagne da appassionati. Sembra che non possa invecchiare ulteriormente ed è strano, ma ci viene in soccorso Didier affermando che non si tratta di una bottiglia non propriamente perfetta, soprattutto per il netto stacco naso-bocca. Meno male…
(nella cantina della maison al momento restano ancora due bottiglie e una magnum… accidenti!)
Voto: 95(95)/100

1976

Olfatto di notevole complessità e articolazione, che evolve in maniera incredibile nel calice tra note di fungo e sottobosco, anche la corteccia bagnata, poi il tabacco biondo, la scorza d’agrume candita, una punta di miele e perfino la papaya matura, oltre a un ricordo di legno di cedro e le tostature. Ha ricchezza non opulenza, è denso ma fitto, pertanto è intenso e profondo, tremendamente affascinante…. Bocca pazzesca, vivida, tonica, succosa, asciutta, intensa. È molto fresca ma con la giusta maturità, quest’ultima plausibile, ancorché mai protagonista. La sua forza è la gustativa animata da un’acidità minerale che richiama continuamente la beva, rendendo il vino spesso ma ‘leggero’, complesso ma facile. Gustosissima chiusura sulla sapidità salina e richiami alla polvere di caffè. Grande champagne, perfettamente integro. Superbo.
Voto: 98(99)/100

1976

1966

(all’epoca ancora fermentato in legno e tirato ‘sous liège’ e con le uve del Clos Tarin, quindi tutte e 20 le parcelle originarie)

Caspita! Naso integro e ‘sferico’ che ricorda la caramella d’orzo, la pasta di mandorla, il miele di corbezzolo, il pepe bianco. Detta così sembrerebbe evoluto, invece ha fascino e una complessità pazzesca. La bocca è tonica, con una sua, certa freschezza e una finissima bollicina che ne sottolineano l’anima delicata, raffinata. Ma è anche succosa e solida, fresca di craie, sapida in chiusura… Comunque, non è facile confrontarsi con un simile champagne, perché è un mondo che continua a cambiare, tanto che a un certo punto lo trovi solido, addirittura monolitico nella mineralità, intenso ma con finezza, perfino di una scorrevolezza inaspettata anche per via dell’acidità presente senza essere tagliente. A tratti sembra un grandissimo Meursault… Champagne elegante e sofisticato, di una persistenza infinita (5 minuti…). Federico lo trova “un anziano molto agile”…
Voto: 99(99)/100

Verticale Salon appena terminata

Grande champagne, il Salon, ci mancherebbe, ma ha bisogno di tempo, di tanto tempo. Da giovane è fin troppo serioso, se non proprio austero, ma con il passare degli anni rivela sempre più la sua complessità, con la mineralità di craie – pilastro, anzi, tratto caratteriale di questo vino – che si arricchisce via via di nuovi elementi terziari. Bevendolo con meno di una quindicina d’anni si fa un torto a ‘lui’, al vino, e a noi stessi, ma la fama di questo champagne, ora più che mai, porta spesso a veri e propri ‘massacri’ solo per poi dire “ho bevuto Salon”. C’est la vie…

Grazie di cuore, caro Didier! Una bellissima esperienza che… dovremmo ripetere presto.

Gli champagne Salon sono distribuiti in esclusiva da:
Ceretto-Terroirs – tel. 0173/282582 – www.ceretto.com

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6 risposte a “Il mito Salon in verticale!”

  1. Salve Alberto,
    Sei Unico!!!
    Vorrei chiederle un consiglio.
    Ho una magnum di Salon 1999 ben conservata.
    Non so molto dell’annata.
    E’ pronta per essere degustata dopo 23 anni o posso aspettare ancora?
    Grazie

    • Troppo buono…
      Accidenti, un piccolo tesoro! Considerando il formato e il fatto che Salon va goduto non prima di 10 anni dal dégorgement, direi che si può stappare così come aspettare, a dispetto dell’annata calda. Il problema è… resistere ancora dopo la lunga attesa…
      Fammi sapere!

  2. una curiosità: le uve dei 19 conferenti di salon negli anni in cui non viene fatta la cuvée S, vengono usate per fare il millesimato di delamotte o vengono vendute altrove?

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