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Nel calice di Vania

Giulio Ferrari, Riserva del Fondatore 2009

Il primo e unico grande Blanc de blancs della storia italiana, Giulio Ferrari, qui nella sua ultima annata in commercio, la 2009. In una fase ancora non perfettamente...
di Vania Valentini
bottiglia e calice di Giulio Ferrari

Il primo e unico grande Blanc de blancs della storia italiana, Giulio Ferrari, qui nella sua ultima annata in commercio, la 2009. In una fase ancora non perfettamente leggibile, è un Giulio che non tradisce affatto le aspettative degli appassionati, di chi lo conosce bene. Questo perché, a fronte di una fisonomia olfattiva ancora rigida e che al momento si esprime su timide note di fiori, scorza di limone, nocciola ed effluvi balsamici con l’evoluzione, spiazza con una bocca che è perentoriamenta solida, monolitica, salina (quasi salata) e freschissima, dal finale intriso di agrumi e acqua marina a richiamare tutte le qualità del suo terroir e del suo prodigioso vitigno. Ricorda un giovane Meursault. È solo all’inizio di un lungo viaggio, ma già si percepiscono la grandezza, il peso, le componenti perfettamente fuse tra di loro. Diventerà un gigante.

Ruben racconta l’annata 2009:

“La stagione è partita in ritardo di circa 10 gg rispetto alle medie stagionali, questo ritardo è stato però subito recuperato grazie ad una primavera molto calda. L’ estate è stata poi soleggiata con temperature sopra le medie stagionali, con buone escursioni termiche soprattutto nei vigneti più in quota come Pianizza (tra i 500 e i 600 metri s.l.m.); ciò ci ha permesso di arrivare alla vendemmia con uve perfettamente sane.

La vendemmia si è svolta tra l’ 8 e il 15 settembre e, il fatto di non aver avuto fretta di raccogliere l’uva nonostante i continui e pericolosi sbalzi termici, ci ha dato la possibilità di raggiungere il miglior grado di maturazione con un grado alcolico naturale delle uve di 11.30° e 11 g/l di acidità totale. 

Tutto questo. ha facilitato tutte le operazioni di vinificazione mettendo le basi per una grande annata di Giulio Ferrari.”

In cantina:
Le vinificazioni si sono svolte in parte, in botti da 40 hl di diverso passaggio perché, come spiega Ruben, “non cerchiamo mai la nota legnosa ma quel leggero tannino e quella apertura aromatica che permettono di avere completezza al centro bocca e più espressività olfattiva nella fase finale di assemblaggio”. A seguire, un lungo periodo di maturazione sul lievito del vino base con costanti battonage, al fine di favorire una fermentazione malolattica molto lenta e dall’ottimo risultato organolettico. 

Nell’ assemblaggio finale sono state utilizzate una decina di vinificazioni diverse con circa un 15 % di vino base maturato in botte grande e circa un 15 % di vino che non ha svolto la malolattica, questo per preservare la nota varietale dello chardonnay, qui particolarmente spiccata.

Il tiraggio di Giulio Ferrari 2009 è stato effettuato nel 2010, ha passato 10 anni sui lieviti e, in fase di sboccatura, al vino è stato apportato un dosaggio di 2,7 g/l.

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