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Verticale

Viaggio nel tempo in rosa con Gosset

Questa piccola maison è molto nota e apprezzata tra gli appassionati. E, tra l’altro, incarna lo spirito originario della maison de champagne, nel senso che non possiede vigneti,...
di Alberto Lupetti

Verticale champagne Gosset

Questa piccola maison è molto nota e apprezzata tra gli appassionati. E, tra l’altro, incarna lo spirito originario della maison de champagne, nel senso che non possiede vigneti, ma acquista tutte le uve e lo fa grazie agli ottimi rapporti che intrattiene tradizionalmente con i vigneron. Soprattutto l’attuale chef de cave, lo champenois Odilon de Varine, persona tanto simpatica quanto competente. Attualmente, Gosset ha due rosati in gamma, il gustoso Grand Rosé, non millesimato, e il nobile (e raro, visto che è stato prodotto soltanto quattro volte: 1998, 2003, 2007 e il recentissimo 2008, che trovate in Grandi Champagne 2022-23) Célébris Rosé, quindi la declinazione in rosa della cuvée de prestige. Quest’ultimo champagne, però, raccoglie l’eredità di un altro rosé, anch’esso millesimato, che ha rappresentato una sorta di meteora da Gosset, ma deve aver costituito una sorta di banco di prova, visto che il successo e la bontà di quegli champagne ha poi convinto la maison a rilanciare con i rosé. Vorrei solo ricordare che, all’alba degli anni ‘80, i rosati in Champagne ancora risentivano di un’immagine non proprio esaltante e sul mercato pesavano sì e no il 2% della produzione totale di champagne.

La mattina del 15 marzo sono da Gosset per portare la nuova edizione della guida. Mi ricevono Nathalie Dufour (Hospitality Manager e relazioni clienti), Thibaut le Mailloux (già direttore della comunicazione del CIVC e da tre anni al vertice delle PR e del marketing di Gosset) e, naturalmente, Odilon de Varine. Sapevo che mi avevano preparato una degustazione interessante, ma non mi aspettavo tanto: una verticale di tutti i rosé millesimati fatti. Dal 1990 al 1982, con il raro 1985 che fu prodotto in edizione limitata e celebrativa con il nome Cuvée Suzanne. Oltre a essere uno champagne celebrativo, quel millesimo portò in forte evidenza lo Chardonnay, cosa inusuale in un rosato, ma che da Gosset si ripeté nelle due annate successive.

Suzanne Gosset
Suzanne Gosset ha guidato la maison per un decennio (1955-1965), tra la morte del marito e la presidenza del figlio. Nel 1990, in occasione del centenario della nascita, fu lanciato uno champagne (il Grand Rosé Millésime 1985 in versione celebrativa, ribattezzato Cuvée Suzanne 1985) per onorarla.

Suzanne Gosset, nata Paillard, vede la luce a Bouzy nel 1890 e sposa a 23 anni André Gosset, 12° generazione di questa antichissima famiglia legata al vino in Champagne. Alla morte del marito nel 1955 è eletta presidente della maison e mantiene questa carica fino al 1965, quando la cede a suo figlio Claude. Il fratello di quest’ultimo, Albert, che gli succede più tardi, vuole omaggiare la mamma nel centenario della sua nascita con uno champagne celebrativo, il Grand Millésime Rosé 1985, con nome diverso e habillage speciale (invece quello assaggiato in degustazione si chiamava sì Cuvée Suzanne, ma con etichetta ‘tradizionale’). Ed è sempre Albert Gosset a ricordare che fu proprio sua madre, nel 1947, a convincere la famiglia a creare il Brut Rosé, in bottiglia trasparente e a prevalenza di Chardonnay, la cui eredità è stata oggi raccolta dal Grand Rosé.

Odilon de Varine
Odilon de Varine, chef de cave di Gosset, durante la degustazione. Occasioni, queste, che con la sua esperienza e la sua simpatia, diventano bellissime esperienze.

Gosset Grand Millésime Rosé 1990

Grand Millésime Rosé 1990

20% Pinot Noir, di cui l’11% come Bouzy Rouge, 80% Chardonnay
Naso legato innanzitutto alla mineralità scura agli e agrumi canditi. Emerge, mano a mano, una nota ematico/metallica, però, nel complesso, c’è tanta freschezza. Bocca tesa e succosa, molto asciutta. Sviluppo succoso e sapido, con chiusura addirittura salata. Non eccelle in complessità, ma è godibilissimo e in forma strepitosa. Un 1990 materico e maturo? Proprio no, incredibile…
Voto: 95(95)/100

Faccio notare a Odilon l’atipicità di questo 1990, in positivo, ovviamente, e mi risponde come la 1990 sia stata un’annata cardine in Champagne, l’annata del cambiamento tra rapporto maturità/acidità, con la seconda superiore alla prima negli ‘80 e il contrario proprio dal 1990 in poi. E oggi abbiamo definitivamente capito quanto la maturità sia importante in Champagne…

Gosset Grand Millésime Rosé 1988

Grand Millésime Rosé 1988

18% Pinot Noir, di cui il 12% come Bouzy Rouge, 82% Chardonnay
Naso leggermente velato dal tappo, quindi interamente legato a richiami al sottobosco. Bocca, invece, tipicamente da 1988: energica, autorevole, spinta da una bellissima acidità che non ne limita affatto l’ampiezza. È uno champagne di freschezza e finezza, con grande verticalità e una bellissima trama agrumata. Lungo finale di eleganza.
Voto: 95(97)/100

Gosset Brut Rosé 1986

Brut Rosé 1986

Assemblaggio non disponibile; all’epoca lo stesso vino era proposto con due bottiglie diverse: la trasparente per le enoteche e la storica per la ristorazione
L’approccio olfattivo fa pensare a una sorta di via di mezzo tra i due champagne precedenti. Il naso, infatti, richiama tanto gli agrumi, quanto la corteccia, con l’aggiunta di un tocco di cioccolato. Bocca setosa e molto asciutta. Ancora agrumata, con una bella nota amaricante/tannica pulente sul finale. Considerando l’annata (molto fredda e millesimata da pochissimi), una sorpresa, anche se è un po’ piatto nel complesso.
Voto: 92(92)/100

Gosset Cuvée Suzanne 1985

Cuvée Suzanne 1985

18% Pinot Noir, di cui l’11% come Bouzy e Aÿ Rouge, 82% Chardonnay
Naso molto complesso che cambia parecchio nel bicchiere. Passa dalla maturità al sottobosco, poi esprime ricordi da vecchio legno dei mobili, con l’agrume in secondo piano e una certa dolcezza quasi che riporta al sidro. Bocca molto tipica dell’annata: sembra sottile, leggera, invece è affusolata e molto, molto sapida, tanto da non finire mai. Non c’è assolutamente ossidazione e ha una secchezza spiazzante, quasi tannica, tanto che Odilon dice che avrebbero dovuto dosarlo con 1 g/l di più.
Voto: 94(96)/100

Gosset Grand Millésime Rosé 1982

Grand Millésime Rosé 1982

40% Pinot Noir, di cui l’8% come Bouzy e Rouge, 60% Chardonnay
Il miglior naso della batteria. Ricco, raffinato, perfettamente evoluto, quindi senza la benché minima traccia di ossidazione, tra note vivaci di agrumi e golose di pasticceria alla fragola. È un naso che dà una netta sensazione di vitalità, di freschezza di origine minerale, nonché di eleganza… Bocca anch’essa notevole, avvolgente e tesa, equilibrata tra materia e spalla acida, con una bellissima progressione salina e lunghissimo finale. Champagne soave e autorevole, di altissimo livello.
Voto: 97(98)/100

Tutti gli champagne avevano il dégorgement originale, con dosaggi a 11 g/l tranne il 1990, a 10 g/l. Da Gosset si conservano anche bottiglie sur pointe per la memoria storica della maison, ma la maggior parte degli champagne è già ‘degorgiata’. Che poi è un po’ la nuova tendenza della Champagne: basta improbabili invecchiamenti sui lieviti e, invece, largo alla maturazione del vino senza lieviti e con la propria liqueur, quindi in una situazione reale, quella dell’acquirente. È in questa situazione che lo champagne si evolve e compie il suo naturale percorso, con fascino, come fanno i grandi vini. Il discorso è lungo e complesso quindi lo rimando ad altre sede, nel frattempo posso concludere dicendo che ogni champagne ha mostrato un’evoluzione perfetta e nessuno ha denotato forme di ossidazione. Anche a fronte di annate inusuali, la qualità l’ho trovata mediamente elevata e costante, quindi senza un ‘mostro’ da un lato e una delusione all’opposto, e sono rimasto sorpreso dal colore, sempre regolarissimo. Si dice che il rosé non sia uno champagne da lungo invecchiamento… beh, ecco la dimostrazione del contrario!

Gli champagne Gosset sono distribuiti in esclusiva da:
Gaja Distribuzione – Tel. 0173/635255 – www.gajadistribuzione.it

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