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Rosé

Lenoble e il secondo rosé della serie ‘Mag’

Molti appassionati avranno senza dubbio sentito parlare del nuovo assetto societario della AR Lenoble. Dopo essere stata di proprietà (e guidata) per trent’anni dalla quarta generazione della famiglia...
di Alberto Lupetti

Rosé Terroirs Mag15

Molti appassionati avranno senza dubbio sentito parlare del nuovo assetto societario della AR Lenoble. Dopo essere stata di proprietà (e guidata) per trent’anni dalla quarta generazione della famiglia del fondatore, i fratelli Antoine e Anne Malassagne, dalla primavera del 2023 la maison di Damery ha aperto a un socio. O meglio: Anne Malassagne, che di Lenoble ha guidato la comunicazione e il marketing, voleva ritirarsi definitivamente e ha così chiesto al fratello di essere liquidata. Avendo Lenoble un valore non trascurabile (anche grazie al patrimonio vitato, 18 ettari, di cui 6 a Chouilly, 7 a Bisseuil e 5 a Damery), Antoine Malassagne ha deciso di aprire a un socio investitore, individuato nella FG Bros, che fa capo alla Albert Frère ed è già comproprietaria di Cheval Blanc a Bordeaux. Alla fine, la FG Bros ha rilevato una quota di capitale maggioritaria, tuttavia Antoine Malassagne ha conservato il ruolo di chef de cave e responsabile dei vigneti, quindi dal punto di vista stilistico non dovrebbe cambiare nulla.

Precedente versione del rosé di Lenoble
La precedente versione del rosé di Lenoble era sempre legata al nome Terroirs sì da indicare l’unione di due territori.

Ciò doverosamente premesso, nella nuova edizione della guida Grandi Champagne troviamo, per quanto riguarda AR Lenoble, l’Intense Mag19 e il nuovo (tre annate, non più due) parcellare Les Aventures, mentre in questa sede vorrei parlare del rosé. La maison ne produce uno solo e per la sua composizione Antoine Malassagne ha scelto di aggiungere del Pinot Noir (di Bisseuil) in rosso a una base blanc de blancs (Chardonnay Grand Cru di Chouilly), da cui il nome Terroirs, che vuole sottolineare proprio la sua natura di assemblaggio di due territori, più che meramente di vini. Nel frattempo, con i tiraggi del 2015 Antoine Malassagne aveva introdotto la ‘formula Mag’ in tutti i non millesimati. Significa che i vins de réserve (come perpétuelle di assemblaggi precedenti, una ciascuna per ogni sans année) dal 2010 non sono più conservati soltanto in grandi botti da 50 hl e in cuve, ma pure in magnum (25.000 ogni anno) tappate con il sughero, con i vini sulle proprie fecce. Quindi, dopo la fermentazione dei vini dell’annata, parte in acciaio e parte in barrique (la percentuale dell’uno o dell’altro dipende dall’andamento della stessa annata secondo la sensibilità di Malassagne), sempre con la malolattica parziale, vengono selezionati dallo chef de cave per lo specifico assemblaggio e poi uniti alle riserve, nelle quali i vini in magnum (che, ovviamente, vanno stappate a una a una) pesano per circa un terzo del volume delle riserve. Ebbene, dalla vendemmia 2014 questo vale anche per il Rosé Terroirs, che andiamo a conoscere nella sua seconda uscita Mag15, dopo 72 mesi di sosta sui lieviti e dosaggio a 3 g/l. Nello specifico, le riserve quotano il 40% dell’assemblaggio, con la parte in magnum indietro fino al 2010 e quella in botte/tino fino al 2000.

Magnum champagne rosé AR Lenoble in cantina
Con la vendemmia 2010, Antoine Malassagne ha iniziato a conservare parte delle tre ‘réserve perpétuelle’ in magnum, a leggera sovrapressione e ‘sous liège’. Ogni magnum è impiegata dopo almeno quattro anni di invecchiamento in cantina.
Antoine Malassagne
Antoine Malassagne, quarta generazione della famiglia del fondatore, spiega orgoglioso la sua innovazione del ‘Mag’.

Rosé Terroirs Mag15

Bottiglia AR Lenoble Rosé Terroirs Mag158% Pinot Noir in rosso, 92% Chardonnay
dég. feb. 2023 – La sola declinazione in rosa di Lenoble dimostrò di aver compiuto un salto di qualità già con il primo Mag14 e ora conferma la positiva impressione anche con questo Mag15, seconda uscita dopo l’adozione della ‘formula Mag’. A dispetto dell’essere un blanc de blancs con un tocco di vino rosso aggiunto, l’olfatto è evidente sui toni del rosso, soprattutto frutti come il ribes, la mora, ma anche gli agrumi scuri, mentre la mineralità è tendenzialmente pietrosa. Il summenzionato Chardonnay è invece avvertibile quasi esclusivamente attraverso una tenue grassezza. La bocca è asciutta e netta, legata a doppio filo alla mineralità scura, con i ritorni di agrume (arancia e chinotto), ma in buccia, che donano quella piacevole nota amaricante in chiusura, sempre al fianco della mineralità, vera anima gustativa di questo rosé. Nonostante l’elevata componente di vini di riserva, l’annata alla fin fine ha la sua influenza, in questo momento limitando in parte la distensione della gustativa, ma dando allo stesso tempo la netta sensazione di poter regalare belle sorprese con il passare tempo.
Voto: 90(92)/100

Al di là di ogni considerazione (la riuscita formula del blanc de blancs aggiunto di vino rosso e l’oggettivo salto di qualità a seguito dell’adizione del Mag), l’asso nella manica di questo champagne è la bellissima bevibilità. Che lascia senza dubbio il segno…

Gli champagne AR Lenoble sono distribuiti da:
Champagne Lenoble Italia – Tel. 366/1380521 – champagnelenoble@gmail.com

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4 risposte a “Lenoble e il secondo rosé della serie ‘Mag’”

  1. Buongiorno Signor Lupetti, é da un po’ che non leggo più recensioni riguardanti gli champagnes di Fabrice Gass (Alexandre Filaine), sempre ottimi? Mi scuso in quanto la mia richiesta non c’entra niente con la maison Lenoble. Grazie

    • Nessun problema. Beh, direi che il buon Fabrice è riuscito addirittura a migliorarsi, anche grazie a dosaggi più bassi. Poiché sono costantemente in guida, non ne parlo qui, ma cercherò di rimediare…

  2. Buonasera, la seguo da tempo e mi scuso se utilizzo questa sede per un motivo che non attiene al post. Ho comprato la sua guida in data 25 novembre e ad oggi non è arrivata. L’ordine è il numero 20993. Ho scritto a amministrazione champagne ecc ancora il primo gennaio ma senza ottenere risposta. Se può gentilmente fare qualcosa la ringrazio. Tommaso Zamò

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