Dom Pérignon Œnothèque 1970: l’ennesimo capolavoro
Viste le numerose recensioni su questo sito, confesso per l’ennesima volta la mia predilezione per gli champagne Dom Pérignon Œnothèque. Spesso mi si chiede quale sia il migliore champagne in assoluto o il mio preferito, ebbene rispondo invariabilmente che è impossibile dirne soltanto uno (ci sono le variabili dell’annata e del dégorgement), però posso affermare che due su cinque dei migliori in assoluto mai bevuti sono certamente Dom Pérignon Œnothèque.
Però, dovendo mettere sul gradino più alto del podio una sola linea di champagne, beh, credo proprio che siano questi benedetti Œnothèque di DP. Soprattutto nelle versione troisième plenitude (detta anche “Commande Spéciale”), ovvero quelli che hanno passato non meno di 20 anni sui lieviti, ma con punte di 30 e più. Si riconosce dall’Œnothèque diciamo ‘normale’ per l’etichetta: nera con fregi oro.
Su questo sito ho raccontato degli straordinari Œnothèque 1990 e Œnothèque 1969, ora torno sull’argomento con un altro Œnothèque 3ème plenitude figlio di un’annata singola, poco millesimata in Champagne, la 1970.
A memoria ricordo soltanto Moët, Laurent-Perrier, Taittinger (sia con il Millésime sia con il Comtes), Delamotte con il Blanc de blancs, i Vintage di Roededer e di Veuve Clicquot e, appunto, Dom Pérignon, anche se non escludo qualche piccolo RM che ora mi sfugge. Fu comunque un’annata molto buona la 1970, anche se è più ricordata per l’eccezionale raccolto (ben 13.800 Kg/ettaro) che per la qualità assoluta; la vendemmia iniziò il 27 settembre.
Ma andiamo a scoprire questo champagne Dom Pérignon, gentilissimo e non meno gradito omaggio del grande Richard Geoffroy per brindare alla nuova edizione (2014-15) della guida Grandi Champagne.
L’ho assaggiato, anzi, l’ho goduto pochi giorni fa insieme agli amici Federico Angelini e Daniele Tagliaferri; purtroppo mancavano Luca Boccoli, per via di un imprevisto dell’ultimo minuto (peccato, era proprio la “sua” annata…) e Alessandro Scorsone, ancore fermo per un problema di salute (auguroni Ale, torna presto più in forma di prima!).
Dom Pérignon Œnothèque 1970
67% Chardonnay, 33% Pinot Noir; dosage 5 g/l
Accidentaccio che gran bel naso, tipicissimo dei DP invecchiati, ma soprattutto opulento, avvolgente, denso. Sfodera con eleganza dolcezze di torroncino, sfumature di polvere di caffè e di cioccolato bianco, oltre a un’intensa espressione fungina e terra di sottobosco. Che complessità!
Il palato stupisce innanzitutto per l’eccezionale freschezza, impensabile per un vino di 44 anni. Ripropone fedelmente i riconoscimenti olfattivi, ma quasi in secondo piano dietro un agrume vivace e un miele di castagno che dà appena una sfumatura amaricante a centro bocca.
Poi, sullo slancio della mineralità e di un’acidità praticamente perfetta, questo vino si distende in profondità per chiudere sempre freschissimo, ancora agrumato, ma pure sapido.
Alla fine risulta perfino troppo giovane, al punto che forse avremmo dovuto aspettarlo… Wow.
Voto: 98/100
Una vera sorpresa questo Œnothèque 1970, o avrei dovuto dire che me lo aspettavo? Sì, forse me lo aspettavo, è vero, ma confesso che non me lo aspettavo così buono e, soprattutto, così fresco! Non conosco la data del dégorgement perché non è più scritta in chiaro come prima, bensì come codice (LAHJL) e ho pure dimenticato di chiederlo a Richard, accidenti! Ma lo vedrò giusto mercoledi prossimo, quindi ve lo farò sapere al più presto, anche se penso si tratti di un degorgio piuttosto recente, vista l’eccezionale freschezza del vino. Per Federico anche troppo e trova “troppo” perfino lo stesso vino, nel senso di concentrazione, di abbondanza di materia. Al punto che preferisce il Vintage 1980 che abbiamo degustato a seguire, una vecchia bottiglia proveniente direttamente dalla cantina dell’Enoteca al Parlamento: ma di questa parlerò una prossima volta… Personalmente – e com’è facile intuire… – preferisco di gran lunga l’Œnothèque e ritengo sia un vino immediatamente e straordinariamente piacevole per chiunque. Certo, è molto concentrato e quest’abbondanza potrà essere capita, apprezzata fino in fondo solo dai palati più navigati, però è uno champagne da sogno punto e basta.
Grazie ancora, caro Richard!
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Pongo un piccolo quesito.
Quali sarebbero le giuste aspettative per un DP vintage 1970?
Essendo, codesto, un ottimo millessimo, cosa di diverso potrebbe esprime rispetto al suo fratello maggiore in veste OE?!
La sboccatura del vintage, essendo meno recente di quella in veste OE, quali sorprese potrebbe rivelare una volta nel bicchiere!?
Grazie anticipatamente.
Francesco R.
Mi sta chiedendo la differenza nel bicchiere tra Vintage ed OEnothèque (ora P3) di DP, giusto? Beh, il primo è più evoluto, articolato, affascinante, il secondo straordinariamente fresco, teso, seducente. Nel caso dell’annata 1970, se la versione OE è piena di energia e talmente fresca da chiedere a ancora un po’ du tempo, la Vintage la metterà di fronte a un bicchiere maturo ma assolutamente vivo, con la bollicina che si è fatta sottilissima e una complessità profonda e articolata, da scoprire piano piano. Non dimentichiamo, infatti, che champagne così vecchi si evolvono nel bicchiere nell’arco di una decina di minuti, quindi bisogna avere la pazienza di scoprirli sorso dopo sorso.
A occhio e croce, infine, il dégorgement del Vintage 1970 dovrebbe risalire al 1978, mentre l’OE varia, a seconda del lotto, tra il 2012 e il 2014.
Perdoni la doppia “S” in millesimo.
Esatto.
Sono curioso di capire come avvenga l’evoluzione in bottiglia post dégorgement e quanto quest’ultima possa durare.
Colgo l’occasione per complimentarmi con Lei per il metodo con il quale affronta ogni singola degustazione e la passione profonda che si legge perfettamente fra le parole con le quali ci guida in questo interessantissimo mondo.
Francesco R.
Il discorso è piuttosto lungo, comunque, dopo che lo champagne ha subito lo shock del dégorgement e si è legato alla liqueur, inizia a maturare come un vino, ma molto più lentamente, per una serie di motivi tra cui anche la sovrimpressione interna. Quanto dura questa maturazione? Dipende dalla cuvée e dalla conservazione, comunque tra i 5-10 anni e i 100 e più. I Perrier-Jouët, ad esempio, sono tutti degorgiati e conservati nella vinothèque della maison con la propria liqueur e le più vecchie risalgono al 1825!
Buongiorno Sig.Lupetti gradirei ricevere una sua quotazione per il vintage 1970 senza scatola originale.
Grazie
Se la bottiglia è ben conservata, direi almeno 350 euro.
Buongiorno! Ho una champagne cuvee dom perignon vintage del 1970 in ottime condizioni e vorrei venderla.. Potresti spiegarmi come funziona.?
Grazie, Buona Giornata.
Buongiorno a lei!
Ovviamente stiamo parlando di un DP Vintage e non di un’OE, giusto? Bene, visto che parla di condizioni perfette e visto ce si tratta di un’eccellente annata per DP, direi che oggi siamo sui 400-450 euro.
Saluti
Buongiorno, scusi se le rispondo in ritardo…
Bene, vorrei venderla come funziona?
Dipende… Di solito le vecchie bottiglie si vendono con il passaparola tra appassionati o attraverso case d’asta specializzate. Oppure, anche per emzzod egli annunci di vendita online…
Lei non le acquista?
Perché avrei urgenza di venderla..
No, mi spiace
E dove potrei rivolgermi?