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Un’esperienza indimenticabile: Dom Pérignon in verticale 2002-1947 e i piatti del ventennale di Heinz Beck

(II PARTE) Continua il racconto della spettacolare verticale messa su da cinque amici per condividere la grande passione per lo champagne. Non è una cosa che capita tutti...
di Alberto Lupetti

verticale champagne dom perignon

(II PARTE)

Continua il racconto della spettacolare verticale messa su da cinque amici per condividere la grande passione per lo champagne. Non è una cosa che capita tutti i giorni, per carità, ma è per certi versi l’estremizzazione del desiderio di condividere grandi bottiglie e, magari, affiancarle a piatti d’autore…

piatto heinz beck

Nel Menu dei 20 Anni non poteva mancare il piatto-mito: “Fagottelli La Pergola”. Buoni, buonissimi, da chiedere il bis. Piatto fuori concorso, ovvero oltre il podio per via del suo essere senza tempo e puntualmente irresistibile anche dopo averlo già provato diverse volte…

 

Fiore di zucca in pastella con caviale su fondo di crostacei e zafferano

Nell’ipotetico podio, invece, questa creazione di Heinz Beck conquisterebbe il secondo gradino: “Fiore di zucca in pastella con caviale su fondo di crostacei e zafferano”.

 

Dom Pérignon Rosé 1996

Prima dell’ultima batteria, un piacevole intermezzo: Dom Pérignon Rosé 1996. Naso minerale e carnoso, freschissimo, con note di thè e spezie in un contesto di grande finezza. Bocca elegantissima, quasi leggera, di immediata piacevolezza in un quadro di dolce pienezza. Francamente mi aspettavo qualcosa in più, ma forse il vino è in questo momento fuori dalla sua plénitude. Da riprovare, anche se si attesta comunque sui 95/100

 

Merluzzo (nero) con salsa di sedano e crosta al curry

Un grande classico di Heinz Beck: “Merluzzo (nero) con salsa di sedano e crosta al curry”.

 

Œnothèque 1973 dom perignon

Nel frattempo parte la terza batteria con il 1973, forse uno dei più grandi Dom Pérignon di sempre, soprattutto in versione Œnothèque (questa bottiglia è una delle primissime uscite del ‘programma’). Naso di torrefazione con una freschezza che sembra naturalmente insita nel vino, addirittura incapsulata, oltre a note, anch’esse rinfrescanti, di erbe aromatiche. La bocca apre con una bollicina finissima sulla quale poggiano idealmente un gran bel frutto e un’accattivante cremosità, ma lo sviluppo è nettamente verticale fino alla lunghissima chiusura sapida e asciutta. Vino potente e di grandissima stoffa. Voto: 99/100

 

piatto sotto bosco heinz beck

Il piatto capolavoro, quello idealmente sul gradino più alto dell’ipotetico podio: “Sottobosco…”. Alla fine non abbiamo resistito al bis, anche perché l’accostamento con il Vintage 1973 si è rivelato semplicemente ideale.

 

Dom Pérignon Vintage 1969

Ancora un Dom Pérignon Vintage d’eccezione, il 1969. Bottiglia in forma stratosferica per uno champagne mondiale! Naso singolare ma affascinante, giocato tra note di buccia di mela e arancia scura, soprattutto teso, vivace, ricchissimo. Bocca di eccezionale freschezza, con una bollicina fine ma ben presente: il vino è cremoso e avvolgente, in forma straordinaria e con un finale magnifico che richiama evidentemente l’uva. Un altro mostro, veramente a un filo dalla perfezione.
Voto: 99,5/100

 

Assenza di ossobuco

Piatto complesso, sofisticato, di grande fascino: “Assenza di ossobuco”.

 

beck: Agnello su salsa di pomodoro, ricotta salata e basilico

Il terzo gradino del podio, almeno a mio avviso: “Agnello su salsa di pomodoro, ricotta salata e basilico”.

 

trio di dom perignon

Dopo la perfezione dell’Œnothèque 3ème 1990, altri due capolavori di Dom Pérignon: 1973 (Œnothèque 2ème plénitude) e 1969 (Vintage), uno a un soffio dall’altro. Un trio memorabile dell’art champenoise

 

dessert heinz beck: sole

Il menu volge al termine, è l’ora dei dessert: “Sole…”.

 

marco reitano

Il momento clou della serata: Marco Reitano è pronto a dedicarsi con la massima cura all’apertura e al servizio del Vintage 1947

 

Sfera ghiacciata ai frutti rossi su crema al tè con lamponi cristallizzati

Nel frattempo arriva l’ultima portata, il secondo dessert: “Sfera ghiacciata ai frutti rossi su crema al tè con lamponi cristallizzati”.

 

Heinz Beck e Vintage 1947

Al termine arriva al nostro tavolo lo chef Heinz Beck e assaggia il Vintage 1947

 

dom perignon Vintage 1947?

Va bene, ma com’è questo benedetto Vintage 1947? Il livello della bottiglia era un po’ basso, mancavano quasi 4 dita sul collo, ma il naso si presenta alla grande: sottobosco, freschezze al limite del balsamico, sfumature di cioccolato… L’ossidazione c’è, ma il vino è tutt’altro che morto. Bocca sontuosa, sostenuta quasi unicamente dall’acidità (ricordo che all’epoca la resa per ettaro fu di soli 4.100 Kg/ha, la fermentazione avveniva in barrique e i vini non svolgevano la malolattica…), con sfumature di miele scuro e ginger, oltre a una eco di legni pregiati: che fascino! E quanto si beve bene. Però, credetemi, è veramente difficile dargli un voto: il fascino di una simile bottiglia sovrasta l’aspetto critico… S.V.

 

spaghetti cacio e pepe con gamberi marinati al lime

Teoricamente eravamo arrivati alla fine, ma Orazio ha avuto un’idea che qualcuno potrebbe prendere per bizzarra, ma che invece si è rivelata geniale: chiudere con un altro cheval de bataille di Heinz Beck: “Spaghetti cacio e pepe con gamberi marinati al lime”. Non potevamo terminare in maniera megliore…

 

targa ricordo

Alla fine della cena, ciascuno di noi ha ricevuto una targa ricordo del “Menu dei 20 Anni”. Il sottoscritto ha avuto l’onore di degustare il n.804 sui 999 totali previsti dallo chef.

 

Stefano, Roberto, Marco, Alberto (il sottoscritto) e Orazio.

Eccoli i cinque amici che hanno avuto il piacere, l’onore di vivere questa esperienza unica e indimenticabile: Stefano, Roberto, Marco, Alberto (il sottoscritto) e Orazio.

Suggerimenti a tema:

16 risposte a “Un’esperienza indimenticabile: Dom Pérignon in verticale 2002-1947 e i piatti del ventennale di Heinz Beck”

  1. Puro spettacolo.

    Grazie di aver condiviso con noi lettori questa esperienza.

    Solo una curiosità, a quanto si aggira il prezzo di questo Œnothèque 1990 a cui ha dato 100/100?

    • Grazie a voi di averla apprezzata e, spero, in piccola parte rivissuta!
      Il DP OE 3ème plénitude (che si chiamerà P3) 1990 non è mai arrivato in Italia, almeno non ancora. Per darle un’idea, però, altre annate di questo champagne si collocano ben al di sopra dei 1.800 euro.

  2. Illustre Alberto immagino che questi capolavori non siano champagne facili; ma, almeno qualcuno, per palati “allenati”….

    • Sì e no. Mi spiego, i DP OE sono apprezzabili, anche se probabilmente non in tutte le loro sfumature, da tutti; semmai sono le vecchie annate di Vintage a richiedere un palato più allenato. Tutto qua. D’altronde, non dimentichiamo che, prima di tutto, lo champagne è piacere!

  3. Gentile Alberto,

    Prima di tutto complimenti per il sito (l’ho scoperto da poco più di un mese!) e per raccontare esperienze come quella da Beck che fanno sognare e avvicinano a vini incredibili! La sua pacatezza, gentilezza e passione nello scrivere sono doti rare ultimamente.

    Mi sto avvicinando al mondo delle bollicine francesi con molta curiosità, non sono affatto un intenditore ma un semplice appassionato: diciamo che cerco di sperimentare quanto più possibile per capire cosa mi piace e cosa no.
    Sono rimasto piacevolmente sorpreso da una bottiglia pagata circa 35€ di Andre Clouet Silver Pas Dosé, un pinot noir 100%. Che ne pensa di questa maison?

    Una domanda sugli abbinamenti, anche per capire bene le classificazioni della guida: solitamente è bene “eseguire” dei contrasti?
    Mi spiego: se volessi un giorno provare l’accoppiata Fiorentina-Champagne, che tipo di Champagne dovrei abbinare? Visto che il sangue della bistecca porta già un sapore dolciastro, va contrastato con qualcosa di secco? Oppure va assecondato? La scala della guida che va da “fresco” a “maturo” può essere intesa alla stessa maniera ad esempio dei vini rossi? Quindi maggior complessità e struttura vs. un vino “amabile”? E in questo caso su un piatto di carne rossa appunto andrebbe abbinato una bollicina matura?

    Mi scusi per le mille domande ma la curiosità e la voglia di imparare è tanta!

    Magari una volta le chiederò come abbinare il peposo all’imprunetina con una bollicina francese 🙂

    Grazie e complimenti ancora!

    Giovanni

    • Grazie di cuore per le sue bellissime parole! Innanzitutto.
      Dei due Closet di Bouzy, André è sicuramente il più interessante e, anzi, è un produttore di altissimo valore. La cuvée de lei indicata, a memoria, ha una buona concentrazione, un frutto tendente al maturo, una mineralità invece piuttosto leggera, ma una bella precisione. Lo trovo uno champagne da aperitivo o, al limite, per accompagnare frutti di mare crudi o salmone affumicato.
      Con la Fiorentina, invece, servono champagne di grande struttura e una certa maturità. Mi viene in mentre l’RD di Bollinger (minimo il 1999 o più vecchio), ma anche il Sir Winston di Pol Roger (2000 o più vecchio), oppure, volendo esagerare, il Rosé 1979 della linea Cave Prive di Veuve Clicquot. Quindi, struttura, maturità, ma anche sostegno acido pulente.
      In linea di massima, preferisco gli abbinamenti per contrasto piuttosto che per concordanza, in questo questi ultimi possono risultare stucchevoli, almeno quando ci si muove sul fronte della tendenza dolce.
      Pertanto, eviterei note “amabili”, o meglio, evidenti dolcezze fruttate tipiche di alcuni rosé. Se volesse un rosé più semplice, comunque vinoso me non dolce, anzi decisamente asciutto, può provare con quello di Ulisse Collin del quale ho parlato qui sul sito un mesto e mezzo fa.
      Con Peposo, invece, serve uno champagne potente e sempre molto legato al Pinot. Come un William Deutz o anche un “Les Crayères” di Egly-Ouriet.
      Spero di aver soddisfatto la sua curiosità di appassionato.
      Mi faccia sapere…

  4. Alberto buonasera, ma Dom Perignon è diventata maison a tutti gli effetti, quindi non più cuvee di prestigio di moet?

    • Buonasera,
      diciamo di sì. Anche se DP è fatto in Moet con le uve di Moet, è di fatto una maison a sé con il proprio chef de cave (il grande Richard Geoffroy). Non a caso, la dicitura Moet non è più in etichetta…

  5. Buongiorno Sig Lupetti,
    ho acquistato in questi giorni un DP Vintage 2002,con relativo cofanetto.
    Vorrei chiederle un consiglio su quando degustarla per assaporare al meglio tutte le sue sfumature : aprirla per le imminenti festività oppure lasciarla riposare ancora qualche anno in cantina?
    Grazie Mille
    Alessandro

    • Fosse stato il 2004 o il 2006 le avrei detto “se lo goda!”, ma, in tutta onestà°, con il 2002 aspetterei qualche annetto.
      Mi space, non vorrei averle rovinato le Feste…

      • Assolutamente no…anzi,grazie del consiglio!
        Vorrà dire che dovrò attingere dagli acquisti precedenti e aprire un 2004…il che non mi sembra assolutamente una brutta cosa!
        Buone feste anche a lei e complimenti per la Guida,veramente ben scritta e curata!
        Saluti

  6. Gentile Alberto, la settimana prossima organizzerò una cena tra amici e per l’occasione vorrei aprire una bottiglia di dom perignon vintage 1993, vorrei da lei un consiglio sull’abbinamento con il cibo.
    Da ultimo vorrei chiederle se all’ inizio del nuovo anno ha già in programma qualche degustazione a Milano.
    La ringrazio anticipatamente e colgo l’occasione per augurarle buone feste.

    • Non l’assaggio d aun po’ e l’ultima versione fu pre in versione OEnothèque… Comunque, tutti i 1993 tendono oggi a essere un po’ sul maturo, pertanto abbinerei questo champagne a carni bianche arrosto…

  7. Gentile Sig Lupetti,
    Ho la possibilità di acquistare un dom perignon 1992 in magnum a circa 400 euro. Me lo consiglia o è meglio indirizzarsi verso altre mete per questo prezzo? Grazie per l’attenzione e complimenti per le sempre perfette parole che ci dona.

    • Beh, il prezzo è allettante, per non dire competitivo. Bisogna capire lo stato di conservazione e tenere conto del fatto che non è stata un’annata propriamente eccezionale…
      Grazie del complimenti!

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