Ca’ del Bosco e le due diverse espressioni a… zero
Come consuetudine, l’anno si chiude con le nuove annate del Vintage Collection (tecnicamente dei Franciacorta Riserva) di Ca’ del Bosco. Stavolta, però, vorrei affiancare idealmente i due non dosati della cantina di Erbusco, che significa il classico non dosato della suddetta linea e l’ultimo nato in seno alla ‘collezione’, quindi il Noir. Non vuole essere un paragone, per carità, ma solo l’occasione di raccontare due diverse espressioni di Ca’ del Bosco come pas dosé.
Il classico Dosage Zéro è targato 2011 e in questo caso è frutto di una selezione di 20 parcelle vendemmiate nella seconda decade di agosto con una resa di 8.600 Kg/ha (e successiva resa in vino pari al 43%). Non appena arrivano in cantina, le uve vengono trattate con l’esclusivo sistema di lavaggio e ‘idromassaggio’ di Ca’ de Bosco e poi fermentate in barrique, dove i vini maturano per cinque mesi. Il tiraggio è avvenuto ad aprile del 2012, la maturazione sui lieviti si è protratta per 48 mesi e, dopo il dégorgement (in assenza di ossigeno con sistema brevettato Ca’ del Bosco) non è stata aggiunta alcuna liqueur.
Dosage Zéro 2011
22% Pinot Noir, 65% Chardonnay, 13% Pinot Bianco
Naso non molto intenso, ma pulito e fresco, nettamente agrumato a rasentare le canditure e, soprattutto, caratterizzato da una netta sensazione di densità, oltre a un accenno di panificazione. Palato rotondo e succoso, ancora evidentemente giocato sugli agrumi e sapido, morbido tanto per la rotondità della suddetta, abbondante materia, quanto per la bollicina molto fine.
Lascia una bella bocca, nonostante l’agrume tenda timidamente all’amaricante, però, in tutta onestà, mi aspettavo maggiore profondità, maggiore persistenza… Con la medesima onestà, però, devo anche concludere che si tratta di un bel Franciacorta che sembra non aver naturalmente bisogno di dosaggio e sembra pure ‘meglio riuscito’ in quest’annata.
Voto: 86/100
Non mi ha mai convinto del tutto questa etichetta, nonostante la naturale propensione della Franciacorta a non dosare in quanto si tratta di un territorio ‘caldo’. Però, in quest’annata il Dosage Zéro mi ha non solo convinto, ma mi è anche piaciuto per via dell’ottimale equilibrio generale e di un’innegabile bevibilità.
Più sofisticato già sulla carta, invece, l’omologo frutto del solo Pinot Noir, che avevamo visto debuttare con le annate 2001, 2004 e 2005 e che ora si presenta con la nuova annata 2006. Che, con la vendemmia iniziata il 5 settembre, ci riporta a valori più consoni per un vino spumante. Ma sono questi tre vigneti particolari la forza di di Ca’ del Bosco e di questo blanc de noir: siti a picco sul lago a ben 466 m slm. La resa è stata particolarmente bassa, solo 6.200 Kg/ha (e 50% in vino, quindi 31 hl) e le uve attentamente selezionate sono state poi pressate a bassissima pressione onde evitare indesiderate cessioni di colore dalla buccia. Segue una vinificazione analoga al precedente, ma, dopo il tiraggio (30 marzo 2007), la maturazione sui lieviti si è protratta per quasi nove anni!
Dosage Zéro Noir 2006
100% Pinot Noir
Naso compatto e profondo, forse non così immediatamente ed evidentemente espressivo, ma non mancano frutti scuri, spezie dolci, note orientaleggianti, frutta secca, perfino una scia salina… Insomma, ha complessità, seppure mai gridata. Palato rotondo e avvolgente, ma soprattutto succoso, gustoso, sapido.
Ha un bellissimo frutto che si espande in larghezza, si distende in profondità e, pur senza picchi che ti fanno sobbalzare, non ti molla più. Così, quasi senza accorgertene, ti trovi a fronteggiare con piacere una persistenza veramente notevole e solo allora ti accorgi che il vino è perfetto così, nel senso che il dosaggio non serve proprio. Proprio buono, un sorso tira l’altro, ma non banalmente, perché questa lunghezza ti porta a distanziarli per goderti il vino fino alla fine.
Voto: 90/100
Il Dosage Zéro Noir si conferma una delle migliori etichette di Ca’ del Bosco, capace di ‘dare fastidio’ addirittura all’Annamaria Clementi in termini di autorevolezza, complessità, piacevolezza. E quest’annata, quarta uscita delle serie, non delude affatto le aspettative. Anzi. Soprattutto se si considera che siamo al debutto, a pochi mesi dal dégorgement.
Penso ci sia un refuso relativamente all’affinamento sur lie del Dosaggio Zero 2011: aprile 2012 più 48 mesi fa…aprile 2016!
Giustissima osservazione e l’ho riportata dalla scheda ufficiale quasi senza pensare… Accidenti!
Beh, le ipotesi sono due: trattandosi di campioni in anteprima, può darsi che alcuni pezzi siano stati degorgiati appositamente, mentre le bottiglie ‘definitive’, quando saranno commercializzate, magari avranno effettivamente fatto 48 mesi. Oppure, si tratta di un errore e i mesi sui lieviti sono 38-40…
Grazie della segnalazione. È fine anno anche per me…
Sicuramente è possibile che siano previste più campagne di sboccatura, e che la scheda tecnica non le “segua” tutte in maniera precisa.
Mi scuso per la pedanteria, e complimentandomi per il tuo lavoro, ti auguro un felice anno nuovo.
Per carità, hai fatto benissimo a farmelo notare!
Buongiorno,
Ho acquistato a fine novembre entrambe le bottiglie, in più anche il Brut 2011, ma sono ancora in cantina a riposare.
Secondo il mio punto di vista , entrambe le bottiglie per esprimere al meglio il loro potenziale e tirare fuori tutti gli aromi e odori presenti dovrebbero avere almeno tre/quattro annetti sulle spalle. Qualche anno in più per il Noir, sicuramente più complesso.
Quando le aprirò confronterò questa recensione con il mio “umile” assaggio.
Buon Fine e inizio Anno.
Saluti
In tutta onestà, con i Franciacorta “moderni” non andrei troppo in là con l’attesa post-dégorgement: uno, massimo due anni.
Salvo poi i suoi assaggi mi smentiscano clamorosamente…
Buon Anno!
Buonasera Alberto,
devo dire che la seguo sempre con piacere, cercando di apprendere quanto più possibile sugli Champagne dai suoi suggerimenti e dalla sua ottima guida del 2016-17.
Mi permetta però di darle una bonaria smentita dicendole che sabato sera, a cena, ho aperto una magnum di Dosage Zéro 2009 di Ca’ del Bosco (di cui, per la verità, non sono per nulla un fan accanito), con sboccatura 2013, trovandola di incredibile freschezza e finezza.
Avendo letto le sue opinioni sul vino, l’annata e il tempo di conservazione, non nutrivo troppe aspettative sulla bontà della bottiglia. Devo dire, invece, che è stata una delle rare volte in cui mi sono trovato in disaccordo con i suoi punteggi e recensioni, ma, le confesso che la cosa non mi è dispiaciuta affatto, anzi!
Ho un’altra magnum uguale e la conserverò ancora un po’ per vedere se il vino evolverà ulteriormente, così come ha fatto sinora.
Posso dire che è la bottiglia di Ca’ del Bosco che più ho apprezzato sinora, tra tutte quelle assaggiate della ditta, nonchè indubbiamente una delle migliori tra i Franciacorta bevuti ad oggi e, mi creda, non sono certo pochi!
La saluto cordialmente
Grazie!
Beh… mi fa piacere. D’altronde non sono certo il depositario della verità assoluta! Ci mancherebbe.
Non so come ci rapportiamo io e lei con i punteggi, però posso dirle che quei due anni in più di maturazione (il mio era un assaggio in anteprima, il che potrebbe aver giocato a sfavore) e, soprattutto, il formato magnum, hanno nettamente favorito l’espressività di questo Franciacorta.
Contraccambio i saluti