Anteprima Fût de Chêne: arriva l’MV09!
Chi segue questo sito sa bene quanto tenga in considerazione Claude Giraud, la sua maison (Henri Giraud) e il suo Fût de Chêne, uno degli champagne più interessanti degli ultimi vent’anni. Nato come millesimato nel 1990, questo champagne è rimasto tale fino al 2000, successivamente, in occasione della grande annata 2002, si è trasformato, o meglio, si è evoluto, dando origine a due nuovi champagne: l’Argonne, una sorta di sua estremizzazione, e il Multivintage, in teoria un non millesimato, in realtà qualcosa di più sofisticato. Va precisato che il primo Fût de Chêne del nuovo corso è nato solo nel 2005 (annata base, più vini di riserva del 2004, 2002 e 2000) ed è solo con la seconda uscita (base 2007) che ha guadagnato in etichetta la dicitura MV07, a indicare tanto la sua natura di MultiVintage quanto l’annata preponderante nell’assemblaggio (la 2007, appunto). Annata, questa, che pesa per il 60%, mentre le precedenti (2000-2006) sono frutto di un sofisticato assemblaggio secondo il Metodo Solera. A ogni modo, il Fût de Chêne MV07 lo trovate recensito in Grandi Champagne 2016-17.
Ma Claude Giraud è un vulcano e così, tra nuove annate e uscite inedite, non si ferma mai: a breve vi racconterò di un inedito, squisito rosé, mentre in questa occasione vi presento il nuovo Fût de Chêne MV09. È strano come Claude sembri dar vita a questo champagne solo in occasione delle annate di secondo piano (2005, 2007 e ora 2009), ma la sua abilità riesce alla fine non solo a far quadrare il cerchio, ma addirittura a plasmare vini notevoli. Il primo Fût de Chêne MV era ottimo, l’MV07 eccellente e l’MV09? Lo andremo a scoprire subito, perché ho avuto modo di assaggiarlo più di una volta durante lo scorso ProWein grazie a Julien Girard, braccio destro di Claude. In quest’occasione, come nel 2007 d’altronde, l’annata base è salita al 70%, ma i vins de réserve contano vendemmie quali la 2000, la 2002, la 2004, la 2006 e la 2008, sempre conservate con il Metodo Solera. Ovviamente, tutti i vini sono fermentati e maturati in barrique di Argonne, dopo il tiraggio le bottiglie riposano in cantina per sei anni e, alla fine, il dosaggio è di 8 g/l.
Fût de Chêne MV09
70% Pinot Noir, 30% Chardonnay
Se il buongiorno si vede dal mattino… Ancora una volta, il naso di questo champagne intriga, cattura, soprattutto per il suo saper essere tanto ricco e complesso, quanto piacevole; l’aspetto più clamoroso, però, è la grande freschezza di questo, per buona pace dell’annata mediamente calda. Ha un gran bel frutto, polposo e giustamente dolce, un tocco di agrumi, una soffusa speziatura e un’ombra di legno che finisce per rendere ancora più appagante l’insieme. La grande freschezza riscontrata al naso si traduce in bocca in un ottimale supporto acido che rende il vino snello e dinamico, brillante e teso nonostante l’oggettiva grassezza, mentre il finale, profondo più che meramente lungo e pervaso da note fruttate, sfodera una gustosità al limite dell’irresistibile. Notevole.
Voto: 95/100
Accidenti, questo MV09 riesce a ‘battere’ il summenzionato, eccellente MV07 proprio grazie a una piacevolezza e a una bevibilità straordinarie. L’obiettivo non dichiarato di Claude Giraud e del suo staff con l’MV era proprio rendere questo champagne più ‘facile’ e maggiormente alla portata dei più, lasciando invece l’Argonne ai fan incalliti del Fût de Chêne millesimato e dei grandi appassionati. Ebbene, giunti alla terza edizione del multimillesimato posso dire che l’obiettivo è stato perfettamente centrato! Ce n’eravamo accorti già con l’MV07, ma questo MV09 ne è la conferma definitiva, per non parlare della costante e trionfale crescita di questa etichetta… Chapeau!
Gli champagne Henri Giraud sono distribuiti da:
Ghilardi Selezioni – www.ghilardiselezioni.com
Bevuta tutta la gamma in cantina da loro, che sono stati gentilissimi nell’accoglienza.
Devo dire però di aver trovato dei prodotti davvero troppo marcati dal legno. Del resto la dichiarazione d’intenti è già nel nome, però uno champagne per me non può essere così pesante, grasso, opulento, debordante…
Beh, così era il millesimato e, in parte, l’Argonne oggi. Il MultiVintage, invece, trovo sia stato nettamente “alleggerito”…
Sono felice di sentirlo. Lo proverò a riassaggiare alla prima occasione!
Grazie
Claudio
Mi faccia sapere…
bevuto ieri MV10 e l’ho trovato ottimo con una facilità di beva impressionante ma sempre una cuvee di spessore.
Annata diversa, meno calda, quindi il tipico ‘spessore’ dell’etichetta si abbina a una beva ancora più coinvolgente…