Delamotte, tradizione d’eccellenza
Le degustazioni dei lettori
Con l’esordio de ‘Le Degustazioni dei Lettori’, avevo invitato chi segue questo sito a inviare i propri appunti con foto delle proprie degustazioni, ma nessuno si è fatto avanti dopo la prima esperienza, con il Dom Pérignon Vintage 1978, del lettore Rossano Moretto. Rilancio l’invito ma, nel frattempo, il buon Rossano Moretto si è rifatto vivo con un nuovo articolo che pubblico volentieri. Come nel caso del Dom Pérignon Vintage 1978, si tratta di un lavoro ben fatto che sprizza passione – e competenza – da tutti i pori. L’obiettivo è puntato sul Blanc de Blancs 1999 di Delamotte, l’ultimo del XX secolo che in Grandi Champagne 2016-17 abbiamo visto come Collection, mentre qui è in versione ‘originale’.
Non mi resta, allora, che ringraziare il sig. Moretto e augurare a tutti buona lettura!
Alberto Lupetti
Delamotte Blanc de Blancs 1999
Varietà: 100% Chardonnay Grand Cru
Villaggi: Le-Mesnil-sur-Oger, Avize, Oger
Vendemmia: 1999
Permanenza sui lieviti: dichiarati non meno di 60 mesi
Sboccatura: presumibilmente tra il 2005 e il 2006
Dosaggio: basso nello stile della maison dai 5 ai 7 g/l
Affinamento in bottiglia: circa 10 anni
Premessa
Capita a volte di assaggiare un prodotto per la prima volta, magari su consiglio di qualche enotecario esperto, e trovarlo incredibilmente delizioso da subito, intuendone però tutto il potenziale evolutivo. Fu così che una sera d’agosto nel 2010 mi ritrovai tra le mani un calice di questo millesimato, degustato nella solita enoteca con il solito gruppo di estimatori del brioso nettare d’Oltralpe. Rimasi stregato dalla “elegante” piacevolezza che quel calice sprigionava così, dopo un rapido consulto con gli altri compagni degustatori, concordammo di recuperare altre bottiglie per poterne apprezzare l’evoluzione nel tempo. Così fu e gli assaggi successivi (agosto 2012 e aprile 2013) non hanno mai deluso le aspettative confermando, con il crescendo della complessità, le qualità intrinseche della materia prima. L’ultima bottiglia rimasta meritava però un trattamento speciale e quindi una degustazione più attenta e scrupolosa che riporto di seguito…
Preparativi
La bottiglia è stata conservata per 6 anni nelle migliori condizioni possibili: considerato che, ahimè, non dispongo di una vera cantina, mi sono affidato alla classica cantinetta refrigerata. Prima dell’apertura la bottiglia è rimasta un giorno in posizione verticale e portata a temperatura nel classico secchiello con ghiaccio solo pochi minuti prima della degustazione, facendo in modo di raggiungere nel bicchiere non meno di 8°C per non penalizzare troppo il bouquet. La stappatura non ha riscontrato problemi; il tappo perfetto e integro ha lavorato correttamente e il “soffio” rilasciato uscendo dal collo ha fugato qualsiasi dubbio sulla sua tenuta, come pure all’olfatto ha scongiurato il temuto TCA.
Note di degustazione
Il colore oro verde non lascia minimamente sospettare i diciassette anni dalla vendemmia! Che gioia vedere la lenta risalita di microscopiche bollicine, pronte a regalare bagliori e brillantezza alla veste già di per sé vivace. Avvicini il naso al bevante e un sorriso ti si stampa sul viso… che bella espressione di Chardonnay maturo, caspita! Nessun segno di ossidazione, ma un ventaglio di sensazioni che aprono con intriganti grassezze burrose, la nocciolina tostata a primeggiare sui ricordi di frutta secca, rincorrono poi le dolcezze di pasticceria (praline) in un quadro elegante e mai pesante che riporta alla mente qualche sontuoso Borgogna. Col passare del tempo, le tonalità si fanno più agrumate, con note di cedro candito e crema al limone, ad emergere da un quadro di mineralità iodata e soffuse tostature fumé. Al palato è sferico, di grande raffinatezza nonostante lo spessore della materia; la bollicina finissima e carezzevole risulta perfettamente integrata con l’acidità ancora vibrante per un mirabile assetto gustativo. La sensazione di cremosità che ne scaturisce lo rende, se possibile, ancor più piacevole e irresistibile, con gli spunti di cioccolato bianco, ravvivati da soffi boschivi, a coronare la trionfale chiusura.
Commento finale
Dagli specialisti del blanc de blancs non puoi aspettarti che certe perle. Se poi, con la giusta pazienza, si lasciano maturare a dovere, eccole trasformarsi in veri e propri capolavori. L’annata (valutata 4 stelle su 5) ha fatto sicuramente la sua parte e quando ho visto che è uscita la versione Collection 1999 mi sono deciso a mettere nero su bianco queste impressioni.
Non da ultimo, una nota sul rapporto qualità/prezzo, che oserei definire imbarazzante considerata la cifra pagata all’epoca… meno di 50 euro!
Punteggio personale: 93/100
Solesino, agosto 2016
Rossano Moretto
Gli champagne Delamotte sono distribuiti in esclusiva da:
Ceretto-Terroirs – tel. 0173/282582 – www.ceretto.com
Ciao Alberto, volevo farti una domanda riguardo il blanc de blancs 2008, lo hai riassaggiato dopo la recensione in grandi champagne? Com’è l’evoluzione? Anche se credo strepitosa…io ho ancora 2 bottiglie di 2007 e mi appresto ad acquistare anche il 2008
Buona serata
Marco
Visto che il 1998 è straordinario dopo esattamente 20 anni, con il 2008 (che non assaggio da un po’…) aspetterei. Considerando anche l’annata. Il Blanc de Blancs di Roederer è uno champagne che migliora drammaticamente con il tempo. Lo so, il problema è aspettare ed è dura…
Ah scusami Alberto, mi sono accorto di non avere specificato, il blanc de blancs che intendo io è Delamotte, al quale in guida hai dato 94
Grazie mille
Marco
Buongiorno Alberto,
sabato scorso ho avuto l’occasione per bere un Delamotte blanc de blancs 2012 con degorgement 2° trimestre 2019, che ho acquistato seguendo le sue indicazioni tra i migliori blanc de blancs e devo dire che ne sono rimasto entusiasta.
Al naso un bouquet fantastico, non mi era mai capitato di soffermarmi così a lungo ad apprezzare i profumi, sicuramente merito anche del calice Jamesse grand champagne.
Con l’occasione ho voluto provare le differenze olfattive con un classico flute e con un calice da chardonnay e ammetto di essere rimasto davvero colpito dalle enormi differenze tra i calici.
Nel Jamesse lo champagne si esalta, è stata una degustazione davvero appagante.
Al palato ho trovato una evoluzione stupenda, dalle note tostate alla frutta secca, dalle note di agrumi alla mineralità, cremosità e notevole persistenza, una bollicina magistrale.
Volevo chiederle se attendendo ancora un anno o due questo champagne potesse esprimersi ancora meglio.
Grazie ancora per i preziosi consigli che trovo nei suoi articoli.
Alessandro.
Il millesimato di Delamotte trovo sia notevolmente cresciuto dal 2007 in poi, infatti…
Beh, la 2012 è un’annata da invecchiamento, quindi lo champagne può dare certamente ancora e di più. ma dipende dalla propria capacità di ‘resistenza’ e dai propri gusti!
Prego…