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Sans Année

Non solo Pinot Noir per il bravo Benoît Lahaye…

Nonostante sia un produttore piccolino, Benoît Lahaye ha saputo imporsi all’attenzione degli appassionati. Non solo di quelli fortemente inclini agli champagne cosiddetti ‘bio’, ma di tutti. Infatti, nonostante...
di Alberto Lupetti

Recensione Benoît Lahaye Blanc de Blancs

Nonostante sia un produttore piccolino, Benoît Lahaye ha saputo imporsi all’attenzione degli appassionati. Non solo di quelli fortemente inclini agli champagne cosiddetti ‘bio’, ma di tutti. Infatti, nonostante venga fatto passare come una sorta di totem del ‘bio’, Benoît può vantare una gamma di champagne bellissimi, caratterizzati da energia, tensione, lodevole equilibrio e, soprattutto, mai rustici o improbabili. Ancor meglio la definizione dell’amico appassionato Marcello Bergonzini, che trova gli champagne di Lahaye “sani”: meglio di così! Personalmente, credo che il suo Blanc de Noirs sia tra i migliori Pinot Noir in purezza di Champagne. In assoluto.

Benoît Lahaye ha sede a Bouzy, villaggio Grand Cru della parte meridionale della Montagne de Reims, confinante (e storicamente rivale…) di Ambonnay. Non a caso, i suoi vigneti si trovano anche in quest’ultimo villaggio e non solo lì. Benoît è prima di tutto, o forse soprattutto, un vigneron, al punto che definisce la vigna “il quinto componente della mia famiglia” (sono in quattro) e la sua viticoltura è rigorosamente biologica e certificata. Per Benoît, non si tratta di una moda o di seguire dei dogmi, ma è una questione di etica e, ancor più, di oggettiva qualità delle uve, al punto da ritenere l’agricoltura biologica la pratica migliore in termini di risultato di vino. Ha fatto diverse prove, ovvero degustazioni comparative tra vini da viticoltura tradizionale, biologica e biodinamica, ed è arrivato ad affermare che se gli ultimi si riconoscono immediatamente per le loro forti (a volte eccessive) ‘caratterizzazioni’, i secondi sono invece quelli che inevitabilmente risultano i più armonici, i più buoni. E, sempre a proposito del dilemma biologico-biodinamico, fa anche notare che alla biodinamica è necessario stare dietro tutti i giorni, in vigna come in cantina, mentre con il biologico, quando hai lavorato in vigna, che è la parte più importante, il più è fatto, nel senso che poi è molto facile fare il vino. Un punto di vista molto interessante, che dovrebbe far riflettere. Da Benoît Lahaye le vinificazioni avvengono poi in larga parte in barrique (ci sono alcune anfore di terracotta toscana), mentre i vins de réserve sono in botte. Oggi Benoît svolge la malolattica, ma si tratta di un punto di arrivo al quale è giunto nel 2006, perché prima non la faceva. Ritiene che la malolattica dia vini più complessi e, a chi lamenta minore acidità, risponde che non è questa a dare la freschezza, ma la mineralità, frutto del grande lavoro in vigna. Che poi è esattamente la filosofia di un produttore più a sud, ad Avize, il grande Erick De Sousa…

Benoît Lahaye
Benoît Lahaye nella sua cantina a Bouzy. Viticoltre attento e appassionato, ha dimostrato, a differenza di molti altri, di non ‘perdersi’ poi proprio in cantina…

A proposito di blanc de blancs… La gamma di Benoît Lahaye è, come facilmente intuibile, fortemente legata al Pinot Noir, ma quest’anno si è arricchita di uno Chardonnay in purezza da un vigneto che il vigneron possiede nella Côte des Blancs. Si tratta di una parcella di soli 0,12 ettari sul Monts Ferrés, nel poco noto villaggio di Voipreux, classificato però Premier Cru al 95%. Siamo a est di Vertus, in una zona pianeggiante che è di fatto il naturale prolungamento dei vigneti di quest’ultimo, una piccola (tutto il Cru conta poco più di 41 ettari) enclave dello Chardonnay. Ebbene, utilizzate precedentemente in assemblaggio, nel 2016 Benoît ha deciso di imbottigliare queste uve in solitaria, unendo insieme le annate 2014 et 2015, vinificate e poi maturate in barrique rispettivamente per uno e due anni. Non solo. Si tratta di vini senza aggiunta SO2 e, al termine di rifermentazione e poco meno di due anni di maturazione sui lieviti, lo champagne non è dosato.

Controetichetta dello champagne Blanc de Blancs
Controetichetta pulita, essenziale, ma ricca di informazioni utili per l’appassionato.

Blanc de Blancs

Bottiglia di Benoît Lahaye Blanc de Blancs.100% Chardonnay
Non sono facili i vini senza solfiti e, in effetti, il naso sembrerebbe ancora legato alla vinificazione in barrique, con aromi di legno fresco e, soprattutto, di banana, rendendo così l’espressione olfattiva non facile da mettere a fuoco. Ma con questi vini ci vuole un minimo di pazienza, così l’attesa nel bicchiere rivela man mano l’oggettiva ricchezza della materia e si delinea su un bouquet tropicale più ampio e con la nota boisé a virare verso i legnetti pregiati e le spezie. Ben diversa la bocca, secca ma grassa allo stesso tempo, levigata per via del bel supporto acido, con uno sviluppo legato a doppio filo alla craie. Ha un carattere vinoso ma molto asciutto allo stesso tempo, con nuovamente questa sensazione di tanta materia, però senza scadere mai nell’eccesso di opulenza per via della bella tensione. Più che avere personalità, questo champagne appare molto caratterizzato e questo potrebbe renderlo non per tutti, nel senso che chi si aspetta un classico champagne rimane un po’ spiazzato. È più un vino di Champagne e per questo si indirizza a una specifica categoria di appassionati. Che rimarrà inevitabilmente conquistata dal suo fascino…
Voto: 92/100

Tappo del Benoît Lahaye Blanc de Blancs in degustazione

Dicevo all’inizio che gli champagne di Benoît non sono mai improbabili. Vero, neanche nel caso di champagne come il Violaine, che è senza dubbio estremo, ma non ostico. E neanche elitario. È particolare, molto caratterizzato, pertanto, come detto, da grandi appassionati. Non i cosiddetti ‘talebani’, però, bensì quanti hanno imparato ad apprezzare un po’ tutta la Champagne, dalle espressioni più tipiche proprie delle grandi maison, fino a quelle più estrose di alcuni piccoli. Ecco, questo Blanc de Blancs segue la falsariga del Violaine in tal senso, ma, a differenza di quest’ultimo, a mio avviso ha un passo diverso. Ti spiazza inizialmente, ma poi non ti lascia spiazzato, no, anzi ti conquista già al secondo sorso, finendo per piacerti con la sua schiettezza, la sua interpretazione unica del grande Chardonnay della Côte des Blancs. Solo dopo ti ricorda non tanto che è pure ‘bio’, ma che è senza solfiti. Allora fai i complimenti al buon Benoît…

Gli champagne Benoît Lahaye sono distribuiti in esclusiva da:
Teatro del Vino – tel. 055/8811394 – www.teatrodelvino.it

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9 risposte a “Non solo Pinot Noir per il bravo Benoît Lahaye…”

  1. Alberto, da grande estimatore di Benoît Lahaye quale sono, Le chiederei un parere sul Millesime D.T. 2008, di cui ne ho sentito parlare un gran bene, ma sul quale non si è mai espresso ne ha mai fatto alcun riferimento… Grazie

  2. Buongiorno Alberto, so che è stato molto impegnato in questo periodo, ma mi può far sapere qualcosa sul Millesime D.T. 2008? Se invece è inserito nella guida (che peraltro ho già prenotato) attenderò che esca…

    • Buongiorno Antonio.. ne ho aperta una lo scorso fine settimana:
      ottima, stile Lahaye, ossidazioni più pronunciate del millesimo classico ma controllate, una bellissima solida struttura che lo sorregge. Piaciuto molto, non so se grazie al millesimo o all’affinamento maggiore sui lieviti ma preciso e pulito.
      Vale la spesa? A mio parere siamo fuori di una ventina/trentina di euro.. (nature e bdn mi sembrano più “onesti” confrontati col prezzo) e guardando al mio portafoglio devo purtroppo rinunciare in favore di altro e per il piacere della scoperta.
      Costasse sui 50, è vino da mettere in cantina in quantità. Se il problema non è la spesa allora, avanti con l’acquisto.

      • Alla fine la valutazione del rapporto qualità/prezzo è sempre una valutazione molto personale, dettata dalla soddisfazione ovviamente. Tra gli champagne di Lahaye è senza dubbio il più estremo e pure il più raro (il che incide sul prezzo), quindi ci sta la sua valutazione…

        • Condivido.
          Non vorrei neanche creare equivoci:
          è vino da prendere e assaggiare almeno una volta nella vita.
          Confrontarlo con una grande année o la grande recolte di paillard ha senso?
          Mi è sembrato che non raggiunga la complessità ed equilibrio della GA ma in compenso sopravanzi, anche se di poco, la grande recolte pari annata

    • Vista l’annata, la permanenza sui lieviti e la mano del produttore, è senza dubbio un ottimo champagne, sebbene personalmente trovo l’ottimo Benoit più a suo agio con altre etichette. E sono proprio queste altre a essere presenti nella prossima edizione della guida…

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