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Champagne, tre consigli per l’autunno dal prezzo contenuto

Envie de bulles – Chiara Giovoni Prefazione Come annunciato in occasione della sua conquista del titolo di Ambasciatrice dello Champagne per l’Italia, inizia la collaborazione di Chiara Giovoni con questo...
di Chiara Giovoni

Envie de bulles  Chiara Giovoni

Prefazione

Come annunciato in occasione della sua conquista del titolo di Ambasciatrice dello Champagne per l’Italia, inizia la collaborazione di Chiara Giovoni con questo sito, contraddistinta dall’occhiello “envie de bulles”. Una collaborazione fortemente cercata da entrambi e impostata alla massima libertà: Chiara sceglie di cosa parlare e assegna i suoi punteggi. Semmai, nello spazio commenti, dirò la mia su questi qualora ci dovesse essere discrepanza tra i suoi e i miei, ma credo proprio si tratterà di casi rari. Insomma, benvenuta Chiara, buon lavoro e, a questo punto, ti lascio la parola!

Alberto Lupetti

foto di villaggio nella champagne

L’estate è finita e ieri è iniziato ufficialmente l’autunno. Allora è tempo del classico cambio di stagione in ogni guardaroba che si rispetti. Cambio degli armadi anche per le bollicine dunque, ma quale champagne scegliere per la prossima stagione se l’estate ha lasciato dietro di se, insieme ai meravigliosi ricordi dei tramonti sul mare con aperitivo in spiaggia, un salvadanaio semivuoto? Semplice, basta seguire tre piccole regole di base per poter scegliere tra le proposte d’Oltralpe senza dar fondo a tutti i risparmi (a Capodanno… potrebbero farvi comodo!).

bottiglia di champagne Henri Goutorbe Cuvee Tradition Brut

Regola No. 1: superate i luoghi comuni. Non pensate allo champagne solamente come a un vino per occasioni celebrative. Si tratta indubbiamente di un prodotto unico ma prima di acquistare una bottiglia fatevi questa domanda: quanto sarei disposto a spendere per un vino molto buono che possa accompagnare una cena? Se la risposta plausibile si aggira attorno ai 35 euro possiamo procedere con la seconda regola.

Henri Goutorbe Cuvée Tradition Brut
70% Pinot Noir, 25% Chardonnay, 5% Pinot Meunier
Uno champagne senza spigoli, ma dotato di una cura che dona piacevolezza appagante: note avvolgenti leggermente evolute di mele mature ma succose, scorze di arancia candita e fichi disidratati, che si accompagnano al gusto con leggere tostature di nocciole e un finale delicatamente fresco. Ideale per i piatti più difficili da abbinare, come i semplici spaghetti al pomodoro, vi darà soddisfazioni con un carpaccio di tonno, arance e finocchi. Del resto, vi manca la Sicilia!
Voto: 83/100

bottiglia di champagne Aubry Premier Cru Brut Classique

Regola No. 2: le bollicine sono un passepartout. Sia che abbiate in mente un aperitivo tra amici o una cena romantica, la bottiglia di champagne vi risolverà la serata, e se organizzate una cena, abbandonate gli abbinamenti al calice, perché dai gamberi ai funghi e dal salmone al pollo lo champagne accompagnerà senza indugi tutti i piatti (o quasi) per la gioia dei vostri ospiti. Fate solo attenzione alle caratteristiche dell’assemblaggio e al dosaggio: preferite tendenzialmente lo Chardonnay per la sua eleganza e il Pinot Noir per la sua struttura, e scegliete le versioni brut per andare incontro ai gusti anche dei meno temerari.

Aubry Premier Cru Brut Classique
20% Pinot Noir, 20% Chardonnay, 60% Pinot Meunier
Uno dei classici tra i migliori rapporti qualità/prezzo in Champagne: reso particolare nelle sue note elegantemente fruttate, grazie alla spiccata e insolita presenza del Pinot Meunier, è una bollicina dal corpo quasi masticabile che seduce qualsiasi palato. Oro brillante e perlage fine, ha note di agrumi e mela cotogna, con punte di ribes bianco e rosso e suggestioni di grafite. Il sorso è agile e minerale, con una buona persistenza gustativa e una freschezza sostenuta anche dal basso dosage, quasi da extra brut. Per un aperitivo con affettati e patè di campagna, sorprendente con la soppressata, da testare su una cena orientale, magari home-made.
Voto: 83/100

Benoît Lahaye Brut EssentielRegola No. 3: siate sperimentatori. Non sempre la marca più nota sarà quella che vi darà più soddisfazione e non sempre un prezzo inferiore sarà sinonimo di scarsa qualità. Leggete le etichette e provate ad assaggiare anche gli champagne di piccoli récoltant (RM), magari preferendoli agli imbottigliatori o ai distributori, o provate le etichette delle cooperative: spesso il rapporto prezzo-felicità sarà sorprendente.

Benoît Lahaye Brut Essentiel
90% Pinot Noir, 10% Chardonnay
Dal piccolo récoltant-manipulant biodinamico di Bouzy un calice che rappresenta l’essenza del Pinot Noir nei suoi tratti più serrati, anche per via del dosaggio bassissimo della liquer, reso armonioso da una buona percentuale di vini di riserva. Un naso dominato dalle note floreali con una fitta trama iodata, che al sorso si trasforma in una mineralità quasi salmastra, ad accompagnare sui toni affilati la verve citrina, e una bella sfumatura di crosta di pane. Decisamente da pasto, sarà perfetto sui piatti succulenti del primo freddo, ma anche sull’ultimo ricordo d’estate come un cacciucco alla livornese.
Voto: 82/100

Questi i primi champagne scelti per voi per questo inizio d’autunno, che non vuole lasciare andare il tepore e la luce brillante della stagione estiva, almeno nel calice! Ah, dimenticavo! La buona notizia è che nessuno di loro arriva ai 50 euro a scaffale in enoteca.

Chi li distribuisce:
Henri Goutorbe: www.sarziamade.it
Aubry: www.moonimport.it
Benoît Lahaye: www.teatrodelvino.it

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9 risposte a “Champagne, tre consigli per l’autunno dal prezzo contenuto”

  1. Domanda da bevitore basilarmente alfanumerico: perché dovrei comprare un prodotto di quasi 50 euro che, ai punti, arriva a “miseri” 82/83?
    Riformulo: quel punteggio indica vini mediamente buoni e interessanti ma a quel prezzo non mi sembrano un grande affare. Sbaglio?

    Carine le regole ;-).

    • Caro Alessandro,
      il tuo commento è un’ottima occasione per chiarire la questione dei punteggi sin dal mio primo contributo a questo sito, quindi prima di tutto grazie! La modalità di attribuzione dei punteggi su queste pagine si conforma alla “filosofia” di Alberto Lupetti, che è da sempre stata Assoluta, e di conseguenza prevede una forbice molto ampia (alfanumericamente parlando). Lui attribuisce un punteggio dal 90 in su ad un vino memorabile, sia esso un Meursault Les Rougeots di Coche Dury che un Barolo Brunate-Le Coste di Rinaldi, o un Cristal di Roederer. Lo Champagne non fa categoria a se ma viene trattato in maniera assoluta. Per questo le etichette presentate hanno un punteggio di 82/83, perchè il 90 potrebbe già essere un Dom Perignon. Diciamo che il range utilizzatonon parte da 80 punti come nelle normali “sufficienze” AIS ma da almeno 75-76. Gli champagne proposti sono in enoteca attorno ai 39€, hanno un lungo affinamento sui lieviti e uve grand cru, ma non sono vette produttive rispetto al panorama assoluto del vino. prova ad immaginare il punteggio in decimi, 8+ sarebbe stato un voto comunque piuttosto alto a scuola, e oltre il 9 se lo giocavano i genietti..ed ecco spiegata la scala assoluta “Lupettiana” con cui ho attribuito i punteggi.

      • Questione interessante. La scala centesimale nasce e (non) morirà assoluta, è solo il contesto a relativizzarla. Un Lambrusco da 90 punti nella scala dei lambruschi ma da 80 in assoluto non esiste. Un Lambrusco da 80 punti è un gran bel vino da merenda, costa 8-10 euro e mi ci tuffo dentro. Nel range 75-99, 82 non mi fa saltare di gioia ma pur magari non eccellendo in profondità, quei vini son ben fatti + grand cru + lungo affinamento = sei stata di manica stretta? Però prometti di non sbirciare mai i numeri che ha dato Lupetti nel libro, mi raccomando ;-).

        Per questo ho avuto la sensazione che, anche in assoluto, il rapporto costi-benefici finisca per non risultare positivo come invece credo sia, anche seguendo il testo. Comunque ci sta, chiaro il ragionamento.

        • Infatti contestualizzo e mi “dilungo” un po’ nella descrizione per facilitare la comprensione della tipologia di bottiglia. Mi attengo alla logica di punteggio di Lupetti solo per non snaturare le regole esistenti a beneficio di chi è abituato a leggere qui.
          ps. Prometto di non sbirciare nella Guida! 😉

        • Ciao Alessandro,
          nonostante la spiegazione di Chiara sia esemplare, mi inserisco anch’io e cerco di metterla in termini ancora più basilari.
          Nella scala relativa, invero utilizzata dai più, un vino di una categoria mettiamo prenda 90/100 relativamente ai suoi simili. Poi, nella degustazione di un’altra tipologia, magari completamente diversa, ipotizziamo che questo secondo vino prenda 88/100, sempre relativamente alla sua tipologia. Chi conosce questa maniera di attribuire punteggi rapporterà questi voti ai vini simili e basta, tracciando una classifica di categoria in quanto per certi versi rappresentativa di una realtà ben distinta. Invece, il grande pubblico dirà banalmente: questo vale 88, quest’altro 90, quindi quest’ultimo è meglio.
          Per questo ritengo che sia necessario dare un punteggio assoluto. Un 90/100 vale 90/00 sempre e comunque, non è relativo e ritengo non possa esserlo. Il vino è uno, ancorché nelle sue nomerose sfaccettature.
          Poi, come dici giustamente tu, un 75/100 non fa certo saltare di gioia, però forse in passato siamo stati troppo generosi con i punteggi senza dare mai i 55, i 62, ecc. Come, invece, fa Richard Juhlin nella sua Champagne Guide, dove assegna i 100/100, ma anche i 52/100…

          Lo so, è un argomento complesso e spinoso, ne ho parlato spesso con il buon Andrea (Gori), che però è un fauture dei punteggi relativi.

          Last but not least, con Chiara ci confrontiamo con i punteggi (ma lei è libera nelle sue valutazioni, beninteso) e siamo stati sempre molto vicini. Con questi tre champagne, ad esempio, io avrei assegnato un punto in meno al Goutorbe (come è stato in guida) e forse uno in meno al Lahaye.

          A presto

    • Anche secondo me se si parla di avvicinarsi ai 50 euro vorrei avere qualcosa più vicino ai 90 invece che agli 80 punti. Di politiche commerciali nel mondo del vino si potrebbe discutere per ore…
      Io sto invece ragionando su un sistema di punteggi differente, con punteggi differenti a seconda degli aspetti considerati (es: complessità aromatica, adatto all’aperitivo, al pesce, al dolce, etc.). Forse risulta più leggibile al neofita anche se impegnativo da compilare.

      • Ciao Vittorio,
        scusa, ma se già la scale relativa creano confusione, mettendo sullo stesso piano vini che in realtà non lo sono, con il tuo medoto la cosa si fa ancora più complessa…
        Tra i 35 e i 40 euro (perché è di questa fascia di prezzo che stiamo parlando) un punteggio tra gli 82 e gli 85 punti ci sta. Soprattutto se si considera che, nella scala di punteggi assoluta (beninteso) a questo prezzo c’è tantissima roba da 65-70 punti…

  2. Da bravo fan, non potevo non in-seguirti anche qui… Se anche fossi ambasciatrice del chinotto, o santa patrona dell’acqua del rubinetto, ci sarei… Anche perché – come qui – al di là delle note tecniche, che per me equivalgono come comprensibilità a un eserciziario di astrofisica (ok, esagero…), c’è sempre uno spunto, un qualcosa di più… qui, ad es, alcuni suggerimenti (forse senza rendermene conto sono davvero uno da caso 1…), e alcuni abbinamenti…

    • Felice di servirvi, messer Bonati! E grazie! Troverai spunti molto pratici anche nelle prossime puntate. E’ un po’ il mio ruolo qui..

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