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La 742 ‘certifica’ la costante crescita di Jacquesson

Non ci sono dubbi: per l’appassionato Jacquesson rappresenta un nome mitico. Ciò nonostante, credo che soltanto negli ultimi anni sia del tutto venuta fuori la bravura dei due...
di Alberto Lupetti

Champagne Jacquesson Cuvée 742

Non ci sono dubbi: per l’appassionato Jacquesson rappresenta un nome mitico. Ciò nonostante, credo che soltanto negli ultimi anni sia del tutto venuta fuori la bravura dei due fratelli, Jean-Hervé e Laurent Chiquet, che, di fatto, costituiscono oggi Jacquesson in tutto e per tutto. Oddio, non che diversi loro champagne del passato rappresentino meno di un capolavoro (mi vengono in mente alcune annate dell’Avize, per esempio…), però credo che prima con i Lieux-Dits e poi definitivamente con la Cuvée 740 i due abbiano cambiato passo. E sono sicuro che chi conosce Jacquesson e ha avuto modo di assaggiare costantemente negli anni questi champagne converrà con la mia affermazione. D’altronde, quando Jean-Hervé e Laurent nel 1988 ricevettero il timone di Jacquesson dal papà Jean, avevano l’ambizioso obiettivo di fare il miglior vino del mondo, un iter che richiede tempo e che ancora non si è concluso, ma i due sono certamente sulla buona strada! E ce lo conferma il ‘Grand Vin de Champagne’ appena uscito dalle cantine di Dizy…

Jean-Hervé Chiquet
Jean-Hervé Chiquet è in tutto e per tutto Jacquesson insieme al fratello Laurent, invero più defilato dal punto di vista della visibilità pubblica.

Tralasciando per ora i Lieux-Dits (ci tornerò presto), concentriamoci sulla Cuvée 700 e, nello specifico, sulla nuovissima 742. Il tiraggio del 2001 rappresentò il momento della definitiva transizione tra il Brut Perfection e la Cuvée 700, dando così il via a una piccola rivoluzione che ha visto questo champagne diventare il più importante per Jacquesson, il miglior assemblaggio possibile con ogni vendemmia, la priorità dei due fratelli. Questo ha ovviamente comportato una continua evoluzione che è iniziata con la fermentazione in botte, poi è stata la volta dell’abbandono del Pinot Noir della parte nord della Montagne de Reims, quindi del completo passaggio alla coltivazione organica (ma razionale, priva di ossessioni, una sorta di ‘viticoltura by Jacquesson’), del coraggio di ridurre la produzione di circa il 20% in favore della massima qualità, dei dosaggi sempre più bassi, con il definitivo cambio di nome da ‘brut’ e ‘extra-brut’ in etichetta con la 736… Ma, soprattutto, la svolta è arrivata con il drastico cambio nei vins de réserve, non più conservati in acciaio e, parallelamente, passati progressivamente dai classici vini di varie annate e Cru diversi a assemblaggi precedenti di ciascuna Cuvée 700, a partire dalla 733, tutti conservati singolarmente in tonneaux. Dalla 734, quindi, la componente di vins de réserve di ciascun assemblaggio ha via via visto crescere la presenza delle precedenti Cuvée 700 e ridursi quella dei singoli vini, fino alla 739, composta unicamente da assemblaggi passati. Era il primo champagne Jacquesson con questa ‘formula’ e non fu capito da molti, ma diede il via alla nuova filosofia della piccola maison, poi rivelatasi (e finalmente apprezzata…) definitivamente con la successiva 740. Tra l’altro, con quest’ultima Cuvée i due fratelli hanno smesso di dichiarare l’assemblaggio in termini di percentuali e varietà, ma hanno iniziato solo a parlare di Cru e di “quelques vins de réserve”. Così, della Cuvée 742 sappiamo che è fatta con uve di Aÿ, Dizy, Hautvillers per il 59%, Avize e Oiry per il 41%, oltre, appunto, “qualche vino di riserva”, tre anni sui lieviti e un dosaggio di 1,5 g/l. Invece, io sono riuscito a estorcere l’assemblaggio esatto ai fratelli Chiquet (è quello che leggete…), così come la parte di vini di riserva, pari al 21%, ovviamente di soli assemblaggi precedenti.

Botte 743
Ecco i nuovi vini di riserva per la Cuvée 700: assemblaggi delle varie Cuvée, a partire dalla 733, conservati singolarmente in tonneaux.
controletichetta Jacquesson 742
La controletichetta ha cambiato il modo di informare gli appassionati: meno dettagli, ma più savoir-faire. Ah, si noti in basso la bassissima quantità di solfiti aggiunti…

Cuvée 742

Bottiglia Jacquesson Cuvée 74230% Pinot Noir, 50% Chardonnay, 20% Meunier
dég. giu. 2018 – Naso bello, avvincente, attraente perché… immediatamente ed evidentemente piacevole. È sottile e spesso allo stesso tempo, esprime profumi rinfrescanti di erbe, quindi agrumi, fiori bianchi dolci come il mughetto, l’iris, il glicine, seguito da tutta la solarità dei campi di grano d’estate, la mimosa, la ginestra, la polpa della frutta e, infine, la pietra e gli spunti marini. Solitamente i Jacquesson hanno bisogno di un po’ di tempo prima di arrivare a esprimersi con ricchezza, con compiutezza, invece l’olfatto di questa 742 denota una prontezza spiazzante che cattura. Al palato sorprende immediatamente l’impronta agrumata, vivida e squillante, con una bellissima gustativa che si articola sapida, levigata e ricca di materia, finanche solida. Il timbro stilistico è riconoscibile, ma è anche avvincente per come si concede senza reticenze, conquistando così con la sua vitalità, con una progressione dinamica e succosa. Uno champagne di sostanza e temperamento, che sa conquistare ora, così come saprà invecchiare benissimo. Non è poco.
Voto: 92/100

(ha collaborato alla degustazione Vania Valentini)

Insomma, Jacquesson si è definitivamente evoluta. In meglio. Molto in meglio. Ora i suoi champagne sono molto più trasversali e apprezzabili già al debutto, fermo restando la complessità e la capacità di invecchiamento. Pertanto, dopo una 740 di ricchezza e complessità, una 741 di una gustosità irresistibile, arriva una 742 sorprendente, per immediatezza e piacevolezza, come abbiamo visto. Confermando quel definitivo salto di qualità compiuto dalla maison negli ultimi anni e che ci regalerà prossimamente champagne sempre più coinvolgenti. Sono pronto a scommetterci!

Il ‘Programma 2019’ di Jacquesson è completato dai tre Lieux-Dits 2008, attesissimi. Li ho visti nascere, ho fisicamente assistito al loro dégorgement e ora inizio a presentarli, quindi nella prossima puntata vedremo il Corne Bautray 2008, forse il più ‘difficile’ dei tre, ma certamente il più importante dei tre…

Gli champagne Jacquesson sono distribuiti in esclusiva da:
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net

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14 risposte a “La 742 ‘certifica’ la costante crescita di Jacquesson”

  1. Salve Alberto. Complimenti per la sua competenza sullo champagne,per la passione che mette e che ci trasmette. Ho 740 e 741 in cantina,mi consiglia di aspettare a berli? E se si quanto? un anno,due,tre? Infine quale dei due prima? Grazie

  2. Buongiorno, ogni anno acquisto un cartone di Jacquesson della serie Cuvee 700, e tengo sempre da parte una bottiglia che lascio nella mia cantina (frigo vino con umidità e temperature controllate).

    Ora ho 739, 740, 741, 742 e appena arrivata 743 (devo ancora provarlo).
    Mi chiedevo se posso continuare a “collezionare” le varie serie o mi conviene iniziare a bere quache bottiglia?

    • Complimenti!
      I Jacquesson invecchiano mediamente molto bene, anche se quelli basati su annate importanti (740 senza dubbio, direi pure la 741, mentre la 743 ha il ‘problema’ di non essere dosata, il che ne limita l’invecchiamento…) hanno maggiore potenziale. Aprire o non aprire è un problema personale, però e a mio avviso, legato ai gusti (più o meno inclini al maturo) e al desiderio del momento. Però, avendone 6 per tipo, ci si può divertire…

  3. Buonasera Alberto, volevo chiederle come mai il non dosare limiti l’invecchiamento rispetto a champagne dosati.
    Buona serata e grazie
    Simone

    • Oramai è certo che un non-dosato ha dei limiti di invecchiamento rispetto ai dosati. Il problema è che, sull’argomento, i pareri sono discordanti in termini di tempo… Il limite, comunque, si attesterebbe sui 10 anni. Perché questa differenza? Perché lo zucchero fa da protettore, quindi limita l’ossidazione.
      Ovviamente, questo vale per vini da invecchiamento, nel senso che un vino mediocre non potrà sfidare il tempo soltanto se vi aggiungo lo zucchero…

  4. Grazie della risposta, quindi anche i famosi lieux-dits se non dosati hanno limiti di invecchiamento nonostante siano da considerarsi vini da lunga vita?

    • In teoria sì. L’invecchiamento dei non dosati è un aspetto che gli champenois ancora non padroneggiano, è una novità, quindi lo scopriremo insieme a loro nei prossimi anni…

  5. Ben felice di scoprirlo….ne ho fatto un po’ di scorta di lieux-dits. Non voglio tediarla oltre ma per quanto ne so il corne bautray 2002 l’ho trovato semplicemente fantastico, anche se atipico… aperto poco tempo fa.Grazie come sempre della disponibilità

    • Grande champagne che conferma l’eccellenza di Jacquesson. Non oso immaginare la sua soddisfazione quando assaggerà un 2008, un 2009 o uno a venire, che beneficiano tutti del tiraggio ‘boccon liège’…

  6. Ciao, qundi quanti anni dai alla 743 più o meno, volevo comprarne un po’ ma se dici che non è atta all’invecchiamento, magari cambio i piani

    • Beh, dipende. E il dipende è legato al fatto: 1) quanto vorresti invecchiarla? 2) perché? Se posso chiedere, visto che si tratta pur sempre di non millesimato.
      Ciò premesso, le Cuvée 700 invecchiano sempre bene e la 743, essendo figlia di un’annata di grande maturità, è candita a invecchiare pure meglio. L’unico problema è che non è dosata e questo potrebbe limitare il potenziale d’invecchiamento a 10, massimo 12 anni…

    • Un anno è il minimo sindacale, poi sta a lei… Dipende dai gusti personali dalla capacità di resistere (a non aprire la bottiglia)…

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