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Millésime

Con la 2012 Bollinger esalta una… ‘grande année’!

Bollinger non ha una cuvée de prestige come siamo abituati a considerarla comunemente. No. D’altronde, il Vieilles Vignes Françaises è uno champagne unico, che fa storia sé, oltre...
di Alberto Lupetti

Bollinger La Grande Année 2012

Bollinger non ha una cuvée de prestige come siamo abituati a considerarla comunemente. No. D’altronde, il Vieilles Vignes Françaises è uno champagne unico, che fa storia sé, oltre a essere uno storico parcellare. Poi c’è l’R.D. che è di fatto uno champagne già presente in gamma solo che è tenuto più a lungo sui lieviti. Ecco, quello champagne della gamma è in realtà la cuvée de prestige di Bollinger, il suo “grande champagne”. In passato, la mitica maison di Aÿ produceva soltanto due etichette, la Special Cuvée e il Bollinger Vintage, che nel 1976 venne ribattezzato Grande Année. Diventa La Grande Année come la conosciamo ora soltanto 1997, ma oggi come allora il vino è sempre stato legato ad alcuni punti imprescindibili:

  • Prodotto solo nelle annate ‘grandi’ per Bollinger
  • Uve Grand e Premier Cru soprattutto di proprietà
  • Fermentazione in legno
  • Tiraggio bouchon liège

Le uniche innovazioni arrivate con il tempo sono state il cambio di bottiglia, che con i tiraggi del 2009 è passata alla oramai nota ‘bouteille 1846’, e il dégorgement con il sistema jetting. Ma come, chiederà qualcuno, La Grande Année non è degorgiata a mano? Sì, lo è, solo che, dopo la rimozione manuale di tappo e lieviti, le bottiglie passano per il jetting, il che permette a La Grande Année (e a tutti gli altri champagne Bollinger) di essere senza solfiti aggiunti in fase di dégorgement. Mi ha spiegato Denis Bunner, chef de cave adjoint della maison, che loro aggiungono solfiti al mosto per non aggiungerne più successivamente ed è lo stesso abile e giovane enologo a ricordare come la vinificazione in pièce immunizzi letteralmente il vino dall’ossidazione, per questo nel corso del processo produttivo non sono più necessari i solfiti.

Denis Buner
Denis Buner, chef de cave adjoint di Bollinger al fianco del grande Gilles Descôtes. A dispetto della sua giovane età, vanta un’esperienza notevole, essendosi formato nel reparto tecnico del CIVC prima di entrare in Bollinger.

Tra l’altro, Denis mi ha chiarito una volta per tutte il concetto di ‘grande année’: cosa significa ‘grande annata’ per Bollinger? È l’unione perfetta tra lo stile Bollinger e il millesimo. Quindi è necessario trovare la vendemmia giusta perché ciò si realizzi e questo è successo senza dubbio nel 2012, mentre nel 2008 c’è oggettivamente stata una preponderanza del carattere dell’annata, però tollerabile perché il tempo riequilibrerà tutto. Per l’ennesima volta, la 2012 non è stata un’annata facile, anzi tutt’altro, ma alla fine si è collocata su un livello di eccellenza, sebbene la quantità di uve sia stata contenuta per via della gelata primaverile. I primi champagne del 2012 che hanno debuttato sul mercato avevano un po’ spiazzato, denotando disparità qualitative, ma si trattava in parte di una difficoltà di interpretazione (perché, al contrario, chi l’ha letta per bene la 2012 ha fatto degli champagne straordinari), e in parte, anzi soprattutto, di mancanza di tempo. Da Bollinger, dove non hanno affatto fretta e il savoir-faire è di prim’ordine, l’annata 2012 ha avuto il tempo di rivelare il suo valore, quindi La Grande Année 2012 è senza dubbio tra i migliori champagne in assoluto dell’annata. Sebbene alcuni ‘colossi’ debbano ancora uscire, certo, però sono convinto che il Bollinger saprà farsi valere. Sarà una bella battaglia, della quale cercherò di raccontarvi come una sorta di ‘inviato di guerra’….

controetichetta
Piuttosto essenziale la controetichetta, come d’abitudine, ma la data di dégorgement non manca mai.

Comunque, l’eccellenza de La Grande Année 2012 è sottolineata già dalle uve che le hanno dato vita: con una classificazione media del 99,27% nella Echelle des Crus rappresentano un vero record! Solitamente, La Grande Année è una composizione di 13-20 Cru a seconda della vendemmia, ma con la 2012 siamo a 21 e quelle pochissime Premier Cru in assemblaggio sono di Cuis (Chardonnay) e Tauxières (Pinot), mentre il grosso (ben il 40%) è targato Aÿ e Verzenay. La fermentazione, come detto, avviene esclusivamente in legno, la malolattica è svolta, dopo l’assemblaggio lo champagne matura a lungo sui lieviti (6 anni abbondanti in questo caso), è poi remuato e degorgiato a mano, infine dosato da brut, 8 g/l per questo 2012. Da ricordare che ogni champagne Bollinger riposa inderogabilmente almeno 6 mesi dopo l’aggiunta della liqueur.

La Grande Année 2012

Bollinger La Grande Année 201265% Pinot Noir, 35% Chardonnay
dég. ago. 2019 – Come al solito, quando ci si approccia a uno champagne del 2012 che segue il gemello del 2008, la degustazione non è facile. Il valore assoluto, l’esposizione mediatica, la potenza dei vini del 2008 hanno colpito a tal punto da condizionare, portando, anche involontariamente, a un confronto tra le due annate. Ebbene, cercate di non farlo il temibile paragone, sebbene non sia facile. Io c’ho provato, ho dimenticato La Grande Année 2008 e mi sono immerso nel calice della 2012, trovando innanzitutto un Bollinger. Un grande Bollinger. Al naso dà una nettissima sensazione di ricchezza ed eleganza allo stesso tempo, anzi soprattutto di eleganza, ed è per questo che può dare la sensazione di essere meno concentrato del solito. Ed è anche molto fresco e agrumato (in scorza, uno dei tratti stilistici di Bollinger), nonché armonico, perché c’è l’annata al fianco della personalità Bollinger, c’è la densità ma mai la pesantezza. Se vogliamo dirla tutta, però, in questo momento si avverte il legno un po’ più del solito, il che limita il dettaglio dell’espressione olfattiva. Anzi, personalmente non ricordavo un Bollinger così legnoso al debutto. Un po’ confuso passo all’assaggio e… rivelazione! Bollicina magnifica e gustativa cremosa, di grandissima eleganza, setosa, intensa. Non è fatta di stadi ben distinti (attacco, centro bocca, finale) uno dietro l’altro in progressione, ma è ben fusa, armonica come detto. Ed è ancora più netta quella sensazione di densità-non-concentrata, tanto che si può quasi parlare di delicatezza. La definizione di “complexité fondue” del comitato di degustazione della maison appare a mio avviso centratissima, mentre agli amanti dei dettagli posso aggiungere che tornano gli agrumi, ci sono note di frutta secca e di cereali, la mineralità che accompagna tutta la gustativa, il frutto perfettamente maturo, la sapidità che si fa sempre più intensa e, infine, la chiusura ancora minerale e molto asciutta. Il tutto si traduce in una piacevolezza travolgente che proprio non ti aspettavi dopo il naso. E che eleganza! Merita l’applauso…
Voto: 97-98/100

Doppio punteggio? Lupetti (il critico) è per il 97/100, Alberto (l’appassionato) è per il 98/100. Mi spiego: il naso avrebbe dovuto farmi abbassare il punteggio di un punto, ma l’incredibile piacevolezza di beva ha rimesso le cose a posto e portato questa La Grande Année 2012 molto, molto in alto. Ecco, a questo punto posso dirlo: con il tempo la 2008 passerà in vantaggio, ma oggi trovo che la 2012 abbia una piacevolezza superiore, quasi di stampo gourmand, accompagnata da un’eleganza straordinaria. Mi sbilancio: La Grande Année 2012 è tra i vini in assoluto più eleganti mai fatti da Bollinger! Per chi non riesce proprio a rinunciare al paragone tra le due La Grande Année, dico una volta per tutte che si tratta delle due facce della stessa medaglia. Cosa di cui ho già parlato in altro confronto simile, ovvero quello dei due Cristal 2008-2012 in Grandi Champagne 2020-21. Tanto la cuvée de prestige di Louis Roederer quanto La Grande Année di Bollinger dimostrano inequivocabilmente come le due annate si equivalgano in termini assoluti, ma con due caratteri diversi, uno votato a sfidare il tempo, l’altro con una piacevolezza immediata che conquista, addirittura una bevibilità premiante. Personalmente, oggi finirei in un lampo la bottiglia di La Grande Année 2012, a dispetto del naso legnoso, e questo vale più di mille parole. Il resto, a cominciare dal confronto 2008-2012, sono chiacchiere da bar… ops, da wine bar.

Andiamo avanti. Nel 2008 da Bollinger non c’è stato il rosato (ma ci sarà il VVF, però solo dopo il lancio di 2010 e, a seguire, di 2009) per via di un Pinot non all’altezza degli standard del Côte aux Enfants, ma nel 2012 sì, quindi ecco La Grande Année Rosé 2012. Ancora una volta fatta aggiungendo quel mitico vino rosso a La Grande Année. Ma le cose in futuro cambieranno: mi ha rivelato Denis che dal 2015 le uve del vigneto omonimo di Aÿ prenderanno due strade diverse, diversamente da quanto accade oggi: una parte darà vita al Coteaux Champenois Rouge, con un terzo delle uve macerate come grappoli interi, l’altra sarà finalizzata a fare del vino rosso specificamente per l’assemblaggio del rosé. Ho già avuto modo di assaggiare il Côte aux Enfants 2015 e devo ammettere che c’è stata un’evoluzione decisamente apprezzabile, capace di far perdere concentrazione e irruenza per guadagnare in finezza e dettaglio. E se tanto mi dà tanto, il vino che sarà fatto in esclusiva per le future La Grande Année Rosé ci consegnerà dei rosati ancora più fini e precisi. Vedremo. Nel frattempo, andiamo a scoprire questa 2012, fedele a quella tradizione iniziata soltanto nel 1974 (sebbene la prima annata commercializzata sia stata poi la 1979, lanciata nel 1984) e da allora rigorosamente immutata.

Degustazione
L’annata 2015 ha portato con sé una rivoluzione nel celebre rosso Côte aux Enfants, che cambia modalità di vinificazione e pure tappo: questa rivoluzione si rifletterà anche ne La Grande Année Rosé…
controetichetta rosé
Oltre alla data di dégorgement, la controetichetta ricorda che La Grande Année Rosé è fatta con vino rosso proveniente dal mitico vigneto La Côte aux Enfants.

La Grande Année Rosé 2012

Bollinger La Grande Année 2012 rosé67% Pinot Noir, di cui il 5% in rosso, 33% Chardonnay
L’approccio olfattivo denota immediatamente maggiore densità, accompagnata, ovviamente, da un tratto fruttato più netto e definito, insieme alle note di agrumi rossi e spezie. Curiosamente, il naso si propone molto meno legnoso ed è fitto e profondo, ma anche rigoroso, quasi serioso. È un naso che definirei di ‘complessità fruttata’, che forse dà una sensazione di minore freschezza rispetto al bianco, ma – incredibile! – di maggiore eleganza. È, però e senza dubbio, un naso ancora serrato, che deve completarsi nella sua espressività. È per questo motivo che, a seguire, l’assaggio spiazza un po’: non sembra un rosé, o meglio, non è uno champagne scontatamente rosé. È, se preferite, uno di quegli champagne che chiamo ‘rosé-non-rosé’… La gustativa è precisa e sottile, ha un evidente carattere gourmand ma si mantiene sempre raffinata. Così ti mette di fronte a una gustosa e sottile distensione, di rimarchevole lunghezza. Chiude leggermente asciutta sul tannino. È un gran bel rosé, che trovo legato a una ‘fine complessità’, però, come al solito, La Grande Année Rosé ha bisogno di più tempo rispetto alla sorella bianca, pertanto il punteggio non va ancora visto in prospettiva, ma solo come ‘foto’ di queste primissime degustazioni. Ci tornerò, dunque, magari tra un annetto, dopo nuovi (ri)assaggi…
Voto: 95/100

Niente da fare, il numero 16 di rue Jules Lobet ad Aÿ è e rimane uno degli indirizzi più affascinanti della Champagne e, alla luce degli assaggi degli ultimi 7-8 anni, posso affermare serenamente che il cambio generazionale della maison, coincidente con la sua riorganizzazione tecnica e commerciale, si è ben completato e ha perfino portato a un livello qualitativo superiore rispetto al passato. Bollinger si è evoluta e lo ha fatto senza tentennamenti né rinnegarsi un solo istante, in questo dimostrandosi unica nel panorama champenois, non avendo sofferto di quelle incertezze dimostrate da altri. Bravi!

Chiudo questa presentazione delle due La Grande Année, basata su assaggi attenti e approfonditi, non certo fatti nella confusione di eventi mondani, con un sentito ringraziamento a Denis Bunner per il tempo che mi ha dedicato in esclusiva e i ‘segreti’ che mi ha rivelato: merci!

Gli champagne Bollinger sono distribuiti in esclusiva da:
Meregalli – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it

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19 risposte a “Con la 2012 Bollinger esalta una… ‘grande année’!”

  1. Alberto buonasera.
    In primis un plauso per questo bellissimo articolo, letto tutto d’un fiato, di due champagne straordinari.
    Davvero bravo!
    Proprio qualche giorno fa avevo visto in una enoteca il Ga 2012 e mi ero stupito che non ci fosse in guida. Per fortuna è arrivata la sua recensione….
    Per quel che può valere credo che Bollinger stia vivendo un momento di gloria.
    Ho recentemente bevuto la special Cuvèe e l’ho trovata buonissima, finita in un amen.
    Finite anche le bottiglie che avevo di Ga 2007, delle quali ho uno splendido ricordo, forse uno dei migliori 2007 bevuti, mentre le 2008 aspetto ancora un po’ (se riesco)….
    Da quanto capisco questa Ga 2012 sembra, nel complesso, superiore alla 2007, benché le due annate non siano state ‘facili’ da interpretare, conferma?
    Chiudo con una domanda: quale sarà, e quando uscirà, il prossimo Rd? Sarà il 2007?
    Grazie mille.

    Gabriele

    • Accidenti, che complimenti! Grazie.
      Venendo alle domande, sì, per quanto ottima, la GA 2007 deve cedere il passo alla 2012, che, come detto, insidia perfino la 2008!
      E poi, sì, il prossimo R.D. sarà il 2007, ma non prima del 2021.
      Saluti

  2. Alberto be ritrovato e grazie per la recensione di uno champagne che ho nel cuore dal…1997!
    A proposito di annate non capite/non facili, le vorrei ancora chiedere del 95 vintage di krug. Perché avrei la possibilità di avere sia 95 che 96 a prezzi interessanti… A quanto pare sulla distanza sta uscendo meglio il primo. Un po’ come è stato per Dom: inizialmente 96, ma poi è emerso il 95.

    • Allora, in linea generale sono convinto che la 1995 si sia alla fine rivelata ‘migliore’ della 1996, però ci sono alcuni casi in cui la lotta è veramente serrata. Sia filo di lana, il DP P2 1995 brucia il 1996, ma con Krug non saprei dire. Siamo lì lì. Almeno finora… Devo dire che nel 1996 Henri Krug ha veramente fatto qualcosa di straordinario!

  3. Ciao Alberto,
    grazie mille per la diretta di ieri sera è stata davvero utile ed interessante e poi è sempre bello sentirti parlare del nostro amato champagne, ancora di più in questi tristi giorni.
    Domanda: potresti darmi delle delucidazioni sulla tecnica del “jetting” perché, ho cercato un po’ in giro ma non ho trovato un gran che.
    Buona giornata!

    • È difficile rispondere alla domanda “quando bere uno champagne”… dipende dai propri gusti. Se si predilige la freschezza, uno champagne come LGA 2012 andrebbe bevuto tra uno e due anni dal dégorgement, se si amano champagne più maturi si può andare avanti con l’invecchiamento, cinque, anche dieci e più anni. In questo, però, è fondamentale la conservazione: 10-11°C costanti, buio, umidità di almeno l’80% (magari protegga l’etichetta con la pellicola) e bottiglia coricata.

  4. Buongiorno e scusi il disturbo. Desideravo chiederLe un parere. Negli ultimi giorni ho acquistato Cristal 2008 e DomPerignon 2008 (anche ai fini di un investimento), ma leggendo il suo ultimo post Le chiedo se consiglia l acquista anche dell annata 2012. Grazie. Cordiali saluti

    • Sono due annate eccezionali. A mio avviso del medesimo valore, ma diverse. Però, al momento, esposizione mediatica della 2008 è nettamente superiore a quella della 2012, sebbene molti grandi champagne di quest’ultima debbano ancora uscita.
      Diciamo che la 2008 ha fatto riempire la bocca a tutti, spesso anche a sproposito, la 2012 è un po’ più da amatori, da chi conosce lo champagne…

  5. Dopo la 08 (immensa) , la 12 (equilibratissima) non avrei MAI MAI MAI pensato che la 14 potesse essere tanto buona! Molto teso, spinge in verticalità (come piace a me) più che ampiezza questo champagne. Bellissimo risultato da una annata che non ho trovato in generale entusiasmante.
    Anche se si dice che Cristal 14…..
    Mi sbilancio e dico che la preferisco alla 12 e solo a un’ncollatura (facciamo due…) dalla 08

    • Sono sorpreso di sentore questi, ma mi fa piacere in quanto conferma quanto nel vino ciascuno abbia i propri gusti, le proprie preferenze.
      LGA 14 è molto particolare e va un po’ fuori dal solco della tradizione, proprio per via di questa verticalità, di questa freschezza. I vecchi appassionati come me rimangono spiazzati, i nuovi la preferiscono addirittura: sarà un segno dei tempi?
      Vedremo cosa succederà con la prossima, intanto mi sono promesso di riassaggiarla a distanza di almeno 6-8 mesi…

  6. buonasera,
    tra LGA Bollinger, Grand Siecle di Laurent-Perrier e Belle Epoque di Perrier Jouet, visto che si attestano tutte sui € 150, quale consiglierebbe?
    quale la più buona?
    quale il miglior investimento a lungo termine?
    grazie

    • Una risposta assoluta a una domanda del genere è impossibile, perché le diverse annate portano a preferire uno piuttosto che un altro a seconda dei casi.
      Non solo. Gli champagne ‘da investimento’ sono altri. E sempre gli stessi: DP, Krug, Cristal. Recentemente anche Selosse, a patto di acquistarlo bene.
      Quindi scelga quello che le piace di più!

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