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Bollinger rilancia il ‘suo’ Pinot Noir…

…facendo una piccola rivoluzione. L’inedito PN VZ15, infatti, non è semplicemente il nuovo blanc de noirs di Bollinger, ma “il Pinot Noir di Bollinger”. La cosa sorprende fino...
di Alberto Lupetti

Recensione Champagne Bollinger PN VZ15

…facendo una piccola rivoluzione. L’inedito PN VZ15, infatti, non è semplicemente il nuovo blanc de noirs di Bollinger, ma “il Pinot Noir di Bollinger”. La cosa sorprende fino a un certo punto, visto che in maison si definiscono “pazzi per il Pinot Noir”, al punto che la nobile uva nera è presente in ogni assemblaggio con almeno il 60%. Non solo, nel patrimonio vitato della maison (oggi 178 ettari), il Pinot Noir copre la bellezza di 104 ettari, tutti in villaggi della Vallée de la Marne e della Montagne de Reims classificati Grand e Premier Cru. Ciò nonostante, se si eccettua l’edizione limitata Bollinger 007 2011 (recensita in anteprima in Grandi Champagne 2020-21), il Pinot Noir in solitaria era finora rappresentato soltanto dal raro e prezioso Vieilles Vignes Françaises. Non solo: era dal 2008 (con il Bollinger Rosé) che la maison di Aÿ non presentava un nuovo champagne, eccezion fatta per le edizioni speciali ‘007’, ovviamente. Bene, ma qual è stata la genesi del PN VZ15? E perché è rivoluzionario?

Mercoledì scorso, Bollinger ha lanciato virtualmente in tutto il mondo il PN VZ15, con un ‘live’ che ha visto fianco a fianco il Directeur Général Charles-Armand de Belenet e lo chef de cave adjoint Denis Bunner. Nel frattempo, la maison aveva provveduto a far pervenire a ciascuno degli invitati virtuali una bottiglia del nuovo champagne e tre bottiglie etichettate semplicemente 1, 2 e 3 (che contenevano vins clairs e vins de réserve da Pinot Noir). Purtroppo, pur avendo ricevuto il ‘kit’, non ho potuto partecipare a causa di impegni pregressi e improrogabili, tuttavia da Bollinger, oltre che considerarmi un amico, evidentemente hanno stima di me, perché mi hanno organizzato per il venerdì seguente un ‘one-to-one’ con Denis (grazie di cuore!), il che mi ha permesso di approfondire ulteriormente la genesi di questo champagne e il perché è rivoluzionario.

Mappa proprietà vigneti Bollinger
Il Pinot Noir di proprietà di Bollinger è tutto nel cuore della Marne (niente Aube…), in pregiati villaggi della Montagne nord e sud, nonché nella Vallée. Occupa quasi il 60% della superficie vitata della maison.

Tutto ha inizio nel 2015, quando la dirigenza Bollinger chiede allo chef de cave Gilles Descôtes di creare un nuovo champagne fatto di solo Pinot Noir. Tra l’altro, questo champagne non dovrà essere un’edizione limitata, ma dovrà entrare stabilmente in gamma come sans année. Una scelta logica, se ci si pensa: vista l’importanza del Pinot Noir, il nuovo champagne affiancherà una pietra miliare come la Special Cuvée e una novità storica come il Bollinger Rosé. Che strada seguire, però? Virare verso il ‘nero’ la già collaudata formula della Special Cuvée? Oppure?

Gilles la sa lunga ed è molto intelligente, perché decide di fare una mossa rivoluzionarie: il nuovo champagne non sarà assemblato dallo chef de cave nella solitudine della sua sala di degustazione, ma sarà un lavoro di gruppo, ovvero sarà frutto di un progetto umano. Chiama così i suoi collaboratori più stretti, il suo vice, il summenzionato Denis, lo storico responsabile delle vinificazioni Patrick Laforest e il giovane enologo Guillaume Gallois, in Bollinger dal 2013 e già nel Comitato di Degustazione. A inizio 2016, Gilles espone loro le sue idee e la finalità del progetto (espressione ultima del Pinot Noir sulla base di un’annata preponderante ma non esclusiva) e chiede a ciascuno di loro di preparare un assemblaggio che abbia come caratteristica “intensità, frutto croccante, salinità in chiusura”, aggiungendo di lavorare sui Cru storici del Pinot Noir di Bollinger. Per il resto il tema è libero, tra combinazione di Cru, legno, acciaio, riserve.

Staff Bollinger
I creatori del PN VZ15, ovvero i protagonisti del ‘progetto umano’: da sinistra, il coordinatore, lo chef de cave cave Gilles Descôtes, e gli enologi Denis Bunner, Guillaume Gallois, Patrick Laforest.

Un giorno i quattro enologi champenois si ritrovano e degustano alla cieca i quattro assemblaggi, poi discutono e alla fine decidono: all’unanimità vince l’assemblaggio che, lo si saprà solo in seguito, è quello preparato da Gilles. Che, essendo l’annata base (la 2015) molto calda, si è concentrato sul Grand Cru di Verzenay, per via della sua collocazione ‘nordica’ e della sua finezza.

Lo chef de cave ha dunque sviluppato un Pinot Noir in purezza per la metà del 2015 e per la metà fatto di vins de réserve. Non solo. I vini d’annata sono per il 50% di Verzenay, da cui il nome in etichetta, il resto di Aÿ (noblesse oblige), Bouzy, Louvois e Tauxières. Ancora, metà di tutti questi vini è fermentata in cuve, l’altra metà in legno. Non è finita: per quanto riguarda le riserve, il 27% dell’assemblaggio complessivo è targato Verzenay 2014 vinificato in acciaio, l’altro 23% è fatto di magnum (le famose ‘bombe aromatiche’) del 2010 e del 2009. E attenzione perché ora viene il bello: questo assemblaggio non è una ricetta per il futuro, anzi cambierà di volta in volta, magari portando in quota maggioritaria un altro di questi villaggi appena citati (più Avenay-Val-d’Or, stavolta non utilizzato) e i vins de réserve hanno avuto e avranno un ruolo diverso dai classici sans année: il loro impiego non è finalizzato a ricercare la costanza di gusto di anno in anno, bensì deve estremizzare l’espressività del Cru maggioritario in assemblaggio, poi dichiarato in etichetta (stavolta abbiamo VZ, che è la sigla di Verzenay). Va da sé che questo nuovo PN di Bollinger sarà d’ora in poi una perla della gamma, ma sarà sempre diverso, una libera interpretazione del terroir ‘nero’ di Bollinger.

craie sottosuolo champagne
Il perno di questo nuovo champagne è la mineralità, la craie, che donano al Pinot Noir in tutte le sue forme (vini dell’annata e di riserva) un carattere salino gustosamente vincente.

Ultime note: le uve sono per l’80% di proprietà e per la restante parte di vigneron storici conferitori di Bollinger. Lo champagne è stato tirato nella ‘Bouteille 1846’ ma di colore diverso. Questa bottiglia, definita ‘Bouteille Antique’, sarà estesa anche al VVF proprio per evidenziare anche a livello visivo il Pinot Noir. Infine, il PN VZ15 ha maturato tre anni e mezzo sui lieviti (la data di dégorgement è riportata in controetichetta) ed è stato poi dosato a 7 g/l.

controetichetta Bollinger PN VZ 15
La controetichetta è più ricca di informazioni rispetto alla media Bollinger e reca la data di dégorgement.

PN VZ15

Bottiglia Bollinger PN VZ15100% Pinot Noir
dég. nov. 2019 – Il naso riporta senza dubbio alla nobile varietà nera, ma non con il carattere scuro e la densità di frutto che ti aspetteresti. No, qui ci sono prima di tutto eleganza e tanta freschezza, c’è spessore ma non grassezza, ci sono solidità e vivacità al tempo stesso, soprattutto è ‘profumato’ sui toni esotici, a ricordare quasi i fiori di arancio. Ma questo naso profondo e di grande complessità si lega sempre di più al frutto rosso (mela rossa e ciliegia) con sfumature di spezie, di agrumi scuri, di frutta secca. Bocca tonica e scattante, ancora molto fresca, anzi incredibilmente fresca, addirittura sottile, con il frutto rosso fattosi croccante, una crescita mineral/salina di grande finezza e un finale sapido che non ti vuole proprio mollare, accompagnato da una sensazione balsamica proprio rinfrescante. Più d’ogni altra cosa, piace, ti invita a berlo e riberlo ancora, perché è Bollinger, ma è un Bollinger non potente o denso, bensì raffinato e seducente, con una fresca leggiadria tanto inaspettata quanto benvenuta. Complimenti.
Voto: 94/100

Un plauso a Gilles e a tutto lo staff degli enologi per aver saputo gestire alla perfezione i vins de réserve in magnum. Sono vini sofisticati e complessi, da usare veramente con parsimonia, come il sale e il pepe in cucina, per non ‘appesantire’ l’assemblaggio. Ebbene, sebbene siano qui presenti con ben il 23% (contro solo il 5% della Special Cuvée!), Gilles e i suoi ne hanno abilmente esaltato l’intensità, con un risultato sorprendente per eleganza e salinità sulla fine della bocca nell’equilibrio complessivo dell’assemblaggio.

Collocherei questo champagne a metà strada tra la Special Cuvée e La Grande Année in termini di valori assoluti (e, guarda caso, lo sarà anche per il prezzo). Soprattutto, devo plaudire la maison per aver saputo interpretare il Pinot Noir sul fronte dell’eleganza, lontano da vinosità, eccessi di frutto, maturità. Già, non dimentichiamo che qui c’è tanta 2015 (annata calda e secca) e ci sono non meno riserve di altre due annate calde, ma alla fine è poi la freschezza a salire in cattedra. Senza contare che il legno, al 50% dell’assemblaggio, è stato perfettamente gestito, forse addirittura meglio della LGA. E, non me ne voglia Monsieur Charles-Armand de Belenet, ma non trovo affatto il PN VZ15il fratello minore del VVF”, bensì uno champagne ben diverso, direi complementare al pregiato VVF. È più gustoso, meno impegnativo, forse anche più ‘moderno’ se mi si passa il termine. Gli unici punti di contatto tra i due ritengo che siano il Pinot Noir e il savoir-faire di Bollinger. Stop.

Chiudo con un pensiero personale rivolto a Gilles: ha fatto una gran cosa con questo champagne e spero di rivederlo presto in maison. Brindo pertanto con un calice di PN VZ15 alla sua bravura, alla sua grande idea di aver voluto fare un lavoro di gruppo, al suo rientro al più presto al suo posto da Bollinger!

Tappo Bollinger PN VZ15

Gli champagne Bollinger sono distribuiti in esclusiva da:
Gruppo Meregalli – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it

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8 risposte a “Bollinger rilancia il ‘suo’ Pinot Noir…”

  1. Peccato che Bollinger non abbia voluto puntare sul Rosè millesimato, assaggiato il 2006 in un paio di occasioni e l’ho trovato veramente notevole, questo PN VZ15 è da assaggiare ma secondo me con qualche dubbio di “collocazione” nasce! 🙂

    • Beh, il Rosé millesimo c’è, è La Grande Année Rosé. Il 2006 era talmente particolare che decisero di non etichettarlo come LGA ma come una cosa diversa, un po’ come fecero con il 2003 bianco…
      Ora, come LGA Rosé c’è la 2012…
      Invece, cosa intende per ‘dubbio di collocazione’?

  2. Buongiorno Alberto
    Approfitto di questo articolo per scrivere non un commento ma per avere un parere un consiglio. ho recentemente acquistato 8 bottiglie per fare due serate degustazione con i miei amici a casa mia. Vorrei sapere da lei come è meglio suddividere le bottiglie e la sequenza di apertura.

    Jacquesson 737 DT
    Veuve Clicquot 2012
    Fleury extra brut 2004
    Fresnet-Juillet special club 2015
    Vintage Louis Roederer 2012
    Vintage Pol Roger 2012
    Charles Heidsieck 2006
    Thienot 2007

    In caso di ospite in più aggiungerei anche il Laurent Perrier 2008.
    Mi farebbe anche piacere avere un parere sul Thienot che non ho trovato nella guida.

    • Ah, mica facile! Vediamo un po’…

      Prima degustazione, che chiamerei ‘Degustazione Grandes Marques’ e che farei così:
      – VCP
      – Pol
      – Roederer
      – Charles

      Seconda degustazione, che chiamerei ‘Curiosità tra grandi e piccoli’:
      – Thienot
      – Fresnet
      – Jacquesson
      – Fleury

      L’eventuale LP lo inserirei nella prima dopo Roederer, mentre il Millésime di Thienot non l’ho mai messo in guida in quanto… non mi ha mai convinto.
      Buon divertimento

  3. Che magnifico champagne hanno fatto! Contiene gli stilemi della maison rileggendoli in chiave moderna. Anche la classica albicocca, si fa intuire e non lo appesantisce. Legno impercettibile, ammorbidisce ma non ingrassa il sorso. E 2 parole sul nuovo stile dell’ habillage: trovo questa una tra le bottiglie più belle in commercio. Subito riconoscibile e lontana la effettini discoteca francamente imbarazzanti.
    A questo punto… credo me ne dovrebbero mandare un cartone a casa per quanto lo sto spoilerando :~)

    • Molto buono, nulla da dire. Soprattutto il VZ16. E quanto migliora se lo si lascia riposare un po’ in cantina…

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