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L’annata 2019 e… ‘le miracle champenois’

Si dice che nei momenti difficili vengano fuori i grandi. Così, quando l’annata 2019 sembrava destinata al disastro, ecco le caratteristiche uniche della Champagne venire fuori e farne...
di Alberto Lupetti

Vendemmia uva in Champagne

Si dice che nei momenti difficili vengano fuori i grandi. Così, quando l’annata 2019 sembrava destinata al disastro, ecco le caratteristiche uniche della Champagne venire fuori e farne un’annata eccellente. Anzi eccezionale. Già, perché dopo gli strombazzamenti della 2018, permettetemi di dire che sarebbe giusto rivedere al ribasso quest’ultima e, al contrario, portare sugli scudi la 2019, che si collocherà senza dubbio tra le migliori in assoluto della decade e forse anche del ventennio. E pensare, invece, che in estate si parlava di un’annata media… Vediamo.

L’autunno del 2018 non ha portato quel clima fresco e piovoso che si attendeva, così l’inverno del nuovo anno non è stato tale, tanto che il solo gennaio 2019 è rientrato nella norma. Il successivo febbraio, infatti, ha fatto registrare diversi record. Negativi, purtroppo: svariate giornate a 20°C nella prima decade, addirittura a 23°C la seconda. Il freddo è arrivato, ma quando non doveva: a marzo e, ancor peggio, ad aprile, quando le gelate del 4 e del 5 hanno messo a dura prova le vigne, soprattutto nella Côte des Blancs. Il freddo è continuato per tutto il mese (si è arrivati quasi a -8°C) e, ancor peggio, sono tornate le gelate, addirittura tra il 5 e il 7 maggio. Risultato: 3% dei vigneti persi, pari a circa 1.000 ettari. A soffrire maggiormente è stato lo Chardonnay. Il bilancio idrico, però, è stato più che buono per via delle piogge, che non sono mancate, anzi, l’acqua era quasi eccedente: questa, raccolta dalla craie, ha poi contribuito al miracolo.

grappoli uva rovinati dal sole
Il caldo pazzesco dell’estate del 2019 è arrivato addirittura a ‘bruciare’ i grappoli. Questo ha fatto perdere ben l’11% del raccolto.

Già, perché arriviamo all’estate, sintetizzabile come ‘caldo torrido e lunga siccità’. Mai, nella storia della Champagne, il 25 luglio si erano registrati 42,9°C e il dato, già clamoroso di suo, appare ancora più clamoroso se si ricorda che nel 2003 la temperatura massima fu di 42°C! A peggiorare le cose, mettiamoci pure che dal 20 giugno al 20 luglio non s’è vista una goccia d’acqua. Così, le riserve immagazzinate nella craie hanno iniziato pericolosamente a esaurirsi e non pochi grappoli si sono letteralmente ‘bruciati’ per via del gran caldo, il che ha poi inciso sulla vendemmia, con un -11% da sommarsi a quello delle gelate. Per fortuna… la fine del mese e l’inizio di agosto hanno portato le piogge, più che mai benvenute. Lo stesso agosto e settembre sono stati soleggiati, ma con notti fresche, ed è in questo periodo che è successa una cosa mai vista in Champagne: l’uva ha maturato con una rapidità fuori dalla norma, mantenendo al tempo stesso un’acidità elevata: il 26 agosto, l’alcol potenziale era pari a 7,9° e l’acidità a 13,7 g/l! La maturazione stava crescendo al ritmo di 2,1° a settimana (!!!) e l’acidità stava diminuendo, ma non crollando (chiuderà a 7,3 g/l). Incredibile…

Così la vendemmia, la cui data è stata man mano anticipata, fino a fissare il debutto al 3-5 settembre, con una resa di 10.200 Kg/ettaro, ha dato uve eccezionali: grappoli da 120 g, sani, con equilibrio rimarchevole tra zuccheri e acidità. E il timore di pH elevati non si è verificato, anzi, chi ha lavorato bene in vigna è andato addirittura poco sotto i 3,00.

vins clairs
I primi vins clairs del 2019 che ho assaggiato sono quelli di Pierre Gimonnet, il 4 febbraio insieme a Didier Gimomonnet: livello veramente molto elevato, ma, soprattutto, armonia ideale. Quest’annata lascerà il segno.

Lo scorso febbraio, Jean-Baptiste Lécaillon mi ha detto che per lui la 2019 è stata un’annata da “winemaker”, mentre la 2018 era stata da “vigneron”. Intendeva che nel 2019 la natura ha fatto tutto, miracolo compreso, quindi poi l’uomo doveva lavorare bene in cantina per non diminuire il valore di tutto questo ben di Dio, mentre la 2018 è stata un’annata nella quale l’uomo ha dovuto lavorare in vigna per evitare la sovrabbondanza. Purtroppo, in pochi l’anno fatto, così buona parte dei vini del 2018 sono diluiti. Invece, quelli del 2019, come ho avuto modo di toccare con mano con i primi vins clairs, iniziando con Didier Gimonnet, sono veramente eccellenti. Non vorrei dire perfetti, ma senza dubbio ricchi e profondi, rotondi e complessi, con un’acidità molto buona. Tra gli champenois, qualcuno si è sbilanciato a dire di non aver mai visto vini simili, qualcun altro ha perfino trovato similitudini con la 1996…

Ci sarà di divertirsi!

 

Aggiornamento: appena finite le degustazioni dei vini e gli assemblaggi, Jean-Baptiste Lécaillon ha dichiarato: “l’annata combina l’intensa freschezza dei nostri suoli (calcarei, N.d.A.) con la densità e la texture proprie di quest’annata“…

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8 risposte a “L’annata 2019 e… ‘le miracle champenois’”

  1. Ciao Alberto,

    quando parli di annata da rivalutare vuoi lasciar intendere che ne debbano uscire ottimi millesimati? Non credi che, per quanto riguarda i récoltant manipulant, questo possa influire sulla qualità dei sans année?
    Come si organizzano in questi casi?

  2. Buongiorno Alberto,

    mi permetto di darti del tu e vorrei ringraziarti per le storie e le informazioni dettagliatissime che ho trovato nella tua guida e che mi stanno aiutando a costruire la mia cultura nel mondo champagne.

    Se mi permetti vorrei farti alcune domande e chiederti un consiglio.

    Attualmente sto costruendo la mia cantina partendo dai base SA delle grandi maison (Bollinger, Roederer, Heidsieck, Lanson, Perrier Jouet, Laurent Perrier, Billecart Salmon, Paillard, Philipponnat…)
    Inoltre conosco il piccolo produttore Francois Girard di cui ho acquistato tutta la gamma dai SA ai millesimati – ps. Lo conosci?

    Cosa mi consigli di acquistare come prossimi passi?
    Rimanendo sempre intorno a un range di prezzo abbordabile ? (un giorno spero di potermi permettere KRUG e Dom Perignon)

    Ho inoltre tutta la gamma dei SA di Billecart di cui ho letto molto bene nella guida, dal Brut Reserve all’Extra Brut, al Rose al Brut Sous Bois e il BDB, di Billecart ho anche 2007 e 2008 che se non sbaglio hai recensito con ottime valutazioni.
    Riguardo questa maison hai qualche consiglio su cosa aprire subito e su cosa lasciare riposare in cantina? O cosa acquistare delle cuvée de prestige?

    Ultima domanda sui metodi classici italiani che amo molto: consigli su bottiglie da non perdere in Franciacorta, Trento Doc e Alta Langa?
    (Il Giulio Ferrari e la Riserva Lunelli li ho 😉 )
    (E in Franciacorta ho provato tutta la gamma di Monte Rossa)

    Grazie mille per la gentilezza e la competenza.

    Un saluto
    Matteo

    • Prego! È la mia missione…

      Veniamo alle risposte.
      1) ottima scelta, direi il meglio della maison. Girard, invece, non lo conosco, no. Mi spiace.
      2) Qualche millesimato della maison citate, ma anche un po’ di sans année di vigneron, in modo da farsi un quadro più dettagliato del panorama champenois.I topo arriveranno a seguire…
      3) Tolto il BdB, che nell’arco di un paio di anno migliora non poco, tutti i non millesimati posso essere goduti. Sui millesimati si può attendere, certo, ma… come resistere al gusto travolgente del 2008? È dura… Cosa provare d’altro? Dovendo fare un solo nome tra i top, la Cuvée Elisabeth.
      4) non conosco l’Alta Langa. A Trento, Ferrari svetta, su tutta la gamma. Prova il Perlè Rosé, che trovo un rosato d’eccezione. Franciacorta: se hai pazienza, i millesimati di Ca’ del Bosco, nel senso che esigono qualche anno di cantina. Poi, Cavalleri, Il Mosnel, Quadra e Uberti lavorano molto bene.

      Soddisfatto?

  3. Preciso e dalla encomiabile competenza Alberto, argomento interessante che mi incuriosisce (come sempre) ed invita alla piacevole attesa per future degustazioni di grandi bottiglie…sarà un’annata più simile al 2008 o a quella “sottostimata” del 2005? Chissà…non ci resta che attendere:-)

  4. È la stessa cosa che ho pensato anch’io: magari si millesima di più e si usano più vins de réserve per i nuovi sans année?

    • Di solito, di fronte alle grandi annate si usano più vins de réserve al fine di non far emergere troppo il carattere dell’annata. In linea generale, perché c’è chi invece si muove su una percentuale fissa (ad esempio Jacquesson e Roederer) in quanto l’annata un minimo deve essere percepibile di tiraggio in tiraggio…

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