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Sans Année

Oltre il brut sans année con Charles Heidsieck

La tradizione di Charles Heidsieck è sempre stata particolarmente solida sui millesimati, lasciando però il Brut quale entry level della maison, fondata nel 1851. Un vino di immediata accessibilità...
di Alberto Lupetti

Bottiglie di Champagne Charles HeidsieckLa tradizione di Charles Heidsieck è sempre stata particolarmente solida sui millesimati, lasciando però il Brut quale entry level della maison, fondata nel 1851. Un vino di immediata accessibilità che, proprio per questo, mancava un po’ di complessità, soprattutto se rapportato al Millésime e alla eccezionale cuvée de prestige Charlie, che, per inciso, di tanto in tanto rifà capolino come Œnothèque dopo aver lasciato il posto al Blanc des Millenaires. Questa impostazione del Brut, comunque, è durata fintanto che è arrivato come chef de cave il grande – e compianto – Daniel Thibault, che tra il 1985 e il 1990 ha letteralmente rivoluzionato questo champagne sans année, applicando alla sua creazione principi non semplicemente di qualità, ma addirittura di eccellenza. Come? Esaltando l’assemblaggio, investendo massicciamente sui vins de réserve (che hanno iniziato a quotare ben il 40%, finanche il 60% nelle annate minori, e interessare numerose vendemmie, tra le otto e le dieci, tanto che sarebbe giusto parlare di multivintage…), infine allungando il periodo di maturazione sui lieviti. Era nato il Brut Réserve, che dal 1997 guadagnò anche la dicitura Mise en Cave, quindi con l’indicazione dell’anno del tiraggio, dal quale poi si deduce anche la vendemmia alla base dell’assemblaggio, ovviamente. Ebbene, in quel 1997 furono lanciati i Mise en Cave 1992, 1993 e 1994.

Immagine con le cantine della Maison Charles Heidsieck
Le cantine della maison a Reims, basate sulle antiche crayères, si snodano a 25 metri di profondità. È qui che maturano tutti gli champagne, dal Brut Réserve al Charlie-Œnothèque.
Régis Camus, chef de cave di Charles e Piper Heidsieck
Régis Camus, chef de cave di Charles e Piper Heidsieck dal 2002, dopo aver passato otto anni al fianco di Daniel Thibault, papà del Brut Réserve.

Purtroppo la dicitura Mise en Cave ha spesso indotto in errore, tanto da portare molti a confondere questo champagne con il millesimato, il che ne ha anche inficiato le vendite, così dopo alcuni anni la maison è tornata progressivamente alla più tradizionale denominazione di Brut Réserve e basta, non prima di aver spostato la dicitura nella controetichetta e poi eliminandola completamente (l’ultimo Mise en Cave è stato il 2004). E nel frattempo era prematuramente scomparso anche Thibault (nel 2002), ma la sua opera era in mani più che sicure: continuava – e continua tuttora – grazie al suo amico e collaboratore sin dal 1994, il bravo Régis Camus, che da allora è lo chef de cave sia di Charles, sia di Piper Heidsieck. Régis è persona riservata, poco incline alle luci della ribalta, ma degustando con lui in privato si apprezzano non solo le sue qualità tecniche, ma anche la sua grande simpatia. Inoltre, ha vinto il titolo di “Sparkling Winemaker of the Year” consecutivamente negli ultimi cinque anni, dal 2007 al 2011.

Nell’attesa che Régis tolga finalmente il velo all’attesissimo Blanc des Millenaires 1996 e lanci il Millésime 2002, andiamo alla scoperta proprio di quel Brut Réserve che è diventato un po’ il simbolo della maison, tanto da essere considerato uno dei migliori sans année in assoluto. Ancora oggi è finemente cesellato dai migliori vini su una proporzione pari al 33% di Pinot Noir, 34% di Chardonnay e 33% di Pinot Meunier, suddivisi tra il 60% dei vins clairs dell’ultima vendemmia e il 40% di vins de réserve, vecchi fino a 10 anni. Per apprezzare meglio questo champagne, l’ho assaggiato in tre declinazioni diverse insieme al buon Federico Angelini: ecco quanto è emerso.

Champagne Brut Réserve Charles Heidsieck con l’habillage attuale
Il Brut Réserve con l’habillage attuale. Lo champagne ha mantenuto il sofisticato assemblaggio con cui nacque, di fatto, nel 1990.

Brut Réserve
Lo champagne tuttora sul mercato, basato sull’annata 2006. Offre un naso molto fresco e particolarmente legato allo Chardonnay, dalla florealità alla mineralità, fino all’agrume (pompelmo). Sul fondo emerge una nota di frutta matura. L’assaggio colpisce per la polpa, quasi la concentrazione, che porta il vino a insistere a centro bocca più che ad allargarsi. Ed è una bocca sobria, che ripropone sì i riconoscimenti olfattivi, ma lo fa con uno sviluppo composto, ancora sui toni agrumati e minerali. E composta è anche la bollicina, finanche delicata.

Federico non è convinto, trova che sia uno champagne che mediamente ha tutto, ma senza picchi in positivo o in negativo, per questo non lascia il segno pur facendosi bere con spensieratezza. Così, ritiene non possa avere più di un:
Voto: 84/100.

In linea di massima mi trovo d’accordo con lui – l’annata alla base non lo porta a spiccare per personalità – ma è proprio questo il bello del Brut Réserve di CH: essere sempre diverso, di anno in anno, pur essendo stilisticamente sempre uguale a se stesso. E poi, alla fin fine, si fa bere bene da tutti, appassionati e grande pubblico, per questo ritengo che questa bottiglia meriti un voto in più.
Voto: 85/100

Mise en Cave 2003
L’indicazione in controetichetta ci fa capire che questo Brut Réserve è invece basato sull’ottima annata 2002. È uno champagne che si propone al naso più complesso e grasso. Pur sembrando sempre legato allo Chardonnay, ha il sottofondo maturo più evidente, oltre a spunti di miele di castagno. Ma è la bocca a staccarsi nettamente: piena e ricca, succosa e vivace. L’attacco è agrumato, la pienezza fruttata, lo sviluppo minerale, fino al bel finale sapido e asciutto con continui ritorni fruttati che riportano al Pinot. Davvero molto bella la bollicina, setosa e carezzevole. Un ottimo champagne che stavolta conferma la fama di cui gode l’etichetta. Stavolta Federico e io ci troviamo perfettamente d’accordo…
Voto: 88/100

etichetta bottiglia di Champagne Charles Heidsieck del 1998
Ecco, invece, com’era quando lo creò Thibault, con l’indicazione dell’anno del tiraggio (Mise en Cave) in evidenza.

Mise en Cave 1998
Nonostante l’annata non sia stata delle migliori (1997), il naso è immediatamente affascinante per maturità, anche se non molto complesso. È soprattutto giocato sulla mineralità e, in misura minore, sugli agrumi e la florealità, che sembrano un po’ la firma dell’etichetta.
La bocca è invece ben più articolata, decisamente piena, di attacco fruttato quasi dolce, seguito da uno slancio acido che conduce a una terza fase che vede sapidità e mineralità concludere piacevolmente l’assaggio. Piacevolmente e molto pulito, tanto da chiamare continuamente un altro sorso. E, ancora una volta, emerge la bellissima bollicina, fitta e morbida. Champagne che lascia la curiosità di riassaggiarlo tra un altro anno ancora…

A Federico piace, ma non sa se arrivare alla fatidica quota 90. A me piace molto e, pur aspettandomi una maggiore complessità, trovo che la sua maturità sia quasi irresistibile. E poi l’annata principale è stata tutt’altro che lodevole, quindi alla fatica quota ritengo ci possa arrivare.
Voto: 90/100

Degustazione dei tre Brut Réserve Charles Heidsieck
I tre Brut Réserve assaggiati in questa degustazione per verificare non solo la maturazione nel tempo, ma anche le diverse sfumature della personalità di vendemmia in vendemmia.
Gli champagne Charles Heidsieck sono distribuiti in esclusiva da:
Philarmonica – tel. 030/2279601 – www.philarmonica.it

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