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Cuvée de Prestige

Charles Heidsieck: bentornato Champagne Charlie!

I grandi appassionati ricordano (e rimpiangono…) il Charlie, la vera cuvée de prestige di Charles Heidsieck (il Blanc des Millénaires non è mai stato propriamente tale, più un...
di Raffaello Tolfa

Charles Heidsieck Charlie

I grandi appassionati ricordano (e rimpiangono…) il Charlie, la vera cuvée de prestige di Charles Heidsieck (il Blanc des Millénaires non è mai stato propriamente tale, più un ‘super’ blanc de blancs). Il Charlie fu creato con la vendemmia 1979 dallo chef de cave Daniel Thibault ed era caratterizzato da sole uve Grand Cru, un assemblaggio sempre intorno al 50/50 tra le due uve Pinot Noir e Chardonnay, lunga maturazione sui lieviti e bottiglie speciale, più panciuta. Onorava, evidentemente, lo stesso fondatore della maison di Reims, quindi Charles-Camille Heidsieck, attraverso il nomignolo che si era conquistato Oltreoceano. Dopo il Charlie 1979 del debutto, lo champagne fu fatto ancora nel 1981, 1982, 1983 e 1985. Poi basta, nonostante fosse uno champagne straordinario. Perché? Si dice che fosse ‘troppo buono’, pertanto metteva in ombra Krug (all’epoca nello stesso gruppo Rémy-Martin di cui facevano parte anche Charles e Piper Heidsieck). Altri dicono che, invece, era uno champagne troppo sofisticato, quindi non fu capito (i tempi erano ben diversi rispetto a oggi…) e, pertanto, le vendite stentavano. A ogni modo, dopo il 1985 non fu più prodotto e bisogna aspettare il XXI secolo per vedere tornare sulla scena il Charlie: nel 1999, dovendo presentare qualcosa di speciale con l’arrivo del nuovo millennio, la maison degorgia diverse bottiglie di Charlie rimaste ancora sui lieviti e le ripropone con un habillage diverso nell’ambito della linea ‘Œnothèque 2000’. Stavolta l’accoglienza è ben diversa e quei Charlie diventano bottiglie di culto. Come meritano.

I due Champagne Charlie
Il Charlie in versione originale e, a destra, come dégorgement tardif nell’ambito della linea ‘Œnothèque 2000’.

Conosciamo la storia di Charles Heidsieck a seguire, così come il suo rilancio da parte della nuova proprietà (EPI Group dal 2011), nonché l’arrivo di uno champenois di grande esperienza come Cyril Brun nel 2016 in qualità di chef de cave e, dulcis in fundo, lo straordinario lavoro fatto in Italia da Philarmonica, che ha finalmente dato agli champagne Charles Heidsieck il successo che meritavano nel Belpaese. Arriva anche un nuovo champagne, nel frattempo, a completare la linea dei non millesimati e ribadire il legame con lo Chardonnay (Blanc de Blancs), ma il Charlie resta un ricordo che la nuova offerta di vecchie annate (‘Collection Crayères’) non riporta in auge a causa del quasi esaurimento delle bottiglie in cantina.

Personalmente, ho trovato strano tanto il pensionamento del Charlie, quanto il fatto che il rilancio della maison non prevedesse la rinascita di questo champagne. Anni fa, sarà stato il 2019, ricordo che affrontai l’argomento con Cyril Brun, il quale inizialmente si dimostrò reticente, poi, di fronte alle mie insistenze, cedette e mi confessò che avevano rifatto il Charlie: era nelle Crayères a maturare pazientemente e mi promise l’anteprima, quando sarebbe venuto il tempo. Bisognava soltanto aspettare. D’altronde, i grandi vini esigono tempo.

Arriviamo così al 2022, anno del bicentenario della nascita (1822) dello stesso Charles-Camille Heidsieck: il momento migliore per reintrodurre il Charlie dopo ben 37 anni di assenza. Per la cui anteprima Cyril mi invita in maison, con l’obbligo di tenere la bocca chiusa fino alla presentazione ufficiale. Cosa avvenuta la scorsa settimana negli USA, paese che Charles-Camille visitò ben 4 volte in 10 anni e dove i suoi champagne divennero popolarissimi.

La prima presa di contatto con il ritrovato Charlie è confortante: la bottiglia è la stessa del primo (hanno utilizzato il medesimo stampo), così come l’habillage, salvo qualche piccolo aggiornamento estetico. Colpisce la mancanza dell’annata, invece c’è quella della ‘mise en cave’: 2017, ma è scritta in inglese. Quindi, se in precedenza il Charlie è stato sempre millesimato, ora no. Cyril mi spiega che è un progetto nato da un foglio bianco e la decisione di non millesimare è stato presa per ragioni di libertà: ogni anno a venire, il Charlie sarà una libera interpretazione ispirata alla personalità dei millesimati del tempo. Uno champagne di “freschezza, intensità aromatica, finale salino e trama setosa, capace di andare oltre la singola annata…” per dirla come Cyril. Per far questo, lo chef de cave ha utilizzato una quantità impressionante di vins de réserve, ben l’80%, vecchi fino a 25 anni! Più che un ‘multimillesimato’, è un monumento al pilastro della storia della Champagne, i vini di riserva, appunto, nei quali il 20% dei vini del 2016 serve invece a dare quella spina dorsale di energia capace di far sì che l’assemblaggio fosse ‘pronto’ per la festa del bicentenario. Almeno questo primo ‘Mise en Cave 2017’. Cha ha maturato un po’ più di 4 anni sui lieviti, prima di essere dosato a 7 g/l.

Bene, com’è questo benedetto, ritrovato Charlie? Ecco le impressioni dell’assaggio fatto il 9 maggio scorso a ‘Le Pavillon’, insieme a Cyril, Stephen Leroux, Direttore Generale di Charles Heidsieck, e l’amica Sophie Claeys, giornalista champenoise. I calici utilizzati sono stati di Grand Champagne 45 della serie Jamesse Prestige di Lehmann.

Cyril Brun
Cyril Brun, chef de cave di Charles Heidsieck, durante l’anteprima concessami per scoprire il nuovo Charlie.
Etichetta
Non è un millesimato, il nuovo Charlie, e in etichetta si trova soltanto l’anno del tiraggio, scritto curiosamente in inglese.

Champagne Charlie

48% Pinot Noir, 52% Chardonnay
dég. ott/nov. 2021 – Naso elegante e sofisticato, molto floreale. A tratti richiama il confetto, più per la mandorla che per lo zucchero, e ha un’affascinante punta di giusta evoluzione. L’agrume vien fuori alla lunga, sempre più intenso, sul mandarino. Ha una trama fine e fitta, è sofisticato anche grazie ai tenui spunti orientali, alla lunga emerge pure la torrefazione. È molto champagne e sono la ricchezza e un tocco ‘d’antan’ a dargli importanza. Ma questo si palesa soltanto in un secondo tempo. Già, perché non è uno champagne che ti fa saltare subito sulla sedia. No. Anzi, ti costringe a immergerti nella sua profondità mano a mano, insinuandosi. La bocca si apre con una bollicina elegantissima, che sostiene una complessità raffinata, mai gridata. È nobile e ha una freschezza integrata, che dona levigatezza. Sembra rallentare a centro bocca, per via della concentrazione di frutto (tropicale e fresco), ma poi si distende intenso per chiudere su belle note amaricanti. Colpisce il suo essere denso senza essere monolitico, è, pertanto, masticabile e leggero al tempo stesso.

Ci vuole pazienza, ma alla fine lo capisci e lo apprezzi, perché Cyril è riuscito a plasmare uno champagne giovane, se non proprio moderno, ma capace di richiamare uno ‘vecchio’. Meglio: è un ‘instant classic’ e chi amava il Charlie lo ritroverà. Non è uno champagne facile e neanche immediato, perché ha bisogno di tempo (secondo Cyril, quando sarà lanciato a fine settembre sarà perfetto), resta tuttavia uno grande champagne di spiccata personalità.
Voto: 93(97)/100

capsula Charlie

Gli champagne Charles Heidsieck sono distribuiti in esclusiva da:
Philarmonica – tel. 030/2279601 – www.philarmonica.it

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6 risposte a “Charles Heidsieck: bentornato Champagne Charlie!”

  1. Ciao Alberto, non vediamo l’ora di averlo sul mercato per assaggiare anche noi questa cuvee storica. Che prezzo pensi avrà sul mercato italiano?

    • Si parla di un prezzo ufficiale di 900 euro, che è non solo molto superiore a quello ufficiale francese (600 euro), ma anche troppo alto, a mio avviso. Con tutto il rispetto per lo champagne, veramente sofisticato, è altino, quantomeno per il debutto…

  2. Sull’ultimo libro dei Grandi Champagne non viene menzionato. Volutamente o perché uscito dopo o in prossimità della stampa?

    • Perché all’epoca era ancora sotto embargo, non potevo assolutamente parlarne prima della presentazione ufficiale…

    • Ottimo champagne. È stato riproposto come Collection Crayères e si trova a più di 1.000 euro, ma il valore delle bottiglie originali dell’epoca si attesta sui 500-600…

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