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Sans Année

Lo champagne di piacere secondo Erick De Sousa

In questi giorni complicati, di confino a casa, sto cercando di confrontarmi con gli appassionati con uno strumento in più: le dirette su Instagram. Nel corso di queste,...
di Alberto Lupetti

Champagne De Sousa Caudalies

In questi giorni complicati, di confino a casa, sto cercando di confrontarmi con gli appassionati con uno strumento in più: le dirette su Instagram. Nel corso di queste, la domanda più frequente è cosa penso di questo o quello champagne (l’importante è che piaccia a voi, non a me!), che spesso si trasforma nella fatidica “qual è il migliore champagne?”. La risposta è difficile e le ho dedicato un paragrafo del mio prossimo libro La Mia Champagne (che sta man mano progredendo), però credo che sia più giusto, più interessante scoprire quali sono gli champagne più piacevoli… no? Ecco, allora stavolta di parlo di uno degli champagne che bevo con maggiore piacere, approfittando anche del fatto che è da poco uscito il nuovo tiraggio rispetto a quello recensito in Grandi Champagne 2020.

Erick De Sousa
Il grande Erick De Sousa, appassionato vignaiolo, illuminato e abilissimo ‘bio’, talentuoso vinificatore. E grande amico: a presto, Erick!

Ho sempre detto che trovo De Sousa non semplicemente un piccolo, grande produttore, ma un produttore d’eccellenza in assoluto. Uno dei grandi della Champagne e del suo vino, a prescindere dal numero di bottiglie prodotte. Non solo. De Sousa è l’esempio lampante di come si possa essere rigorosi ‘bio’ (è certificato tanto biologico quanto biodinamico da Demeter) senza fare vini difficili o, peggio, strampalati. Invece, gli champagne De Sousa sono e sono sempre stati precisi, puliti, coinvolgenti per via di un’innegabile piacevolezza. Erick De Sousa gode di una grande reputazione presso gli altri produttori, vigneron e chef de cave, sia per il suo carattere affabile, sia per le sue capacità in vigna e in cantina. È riflessivo Erick, ti ascolta, ci pensa su, prova, valuta e poi decide, ma non è mai pago. La sua voglia di fare, di sperimentare è incredibile e questo poi si riflette sulla gamma, che conta regolarmente nuove entrate, sia come una tantum (ad esempio il Blanc de Noirs, ma potrebbe tornare presto), sia in pianta stabile, come, ad esempio, Avec le Temps, di cui ho parlato a inizio anno su questo sito. Nel frattempo, Erick ha visto i figli entrare man mano nella conduzione attiva del Domaine e oggi che ne sono parte integrante Erick e sua moglie Michelle possono non dico ritirarsi, ma assumere un ruolo più defilato (“sono solo il direttore tecnico”, mi ripete ultimamente). Ora, Charlotte ha assunto un ruolo gestionale, Julie (che da un annetto ha acquistato due cavalli, di cui si occupa quotidianamente in prima persona) segue le vigne e Valentin è lo chef de cave. Ho visto Erick contento, soddisfatto, quasi commosso di questa perfetta integrazione dei tre figli e il merito è senza dubbio suo e di sua moglie, che hanno messo su una famiglia felice, armonica, unita, animata da una grande passione per il vino. E questa operazione di coinvolgimento dei tre figli è iniziata diversi anni fa, quando Erick ha loro passato le vigne, il che ha poi comportato il cambiamento di status da RM a NM (di fatto, l’azienda De Sousa acquista le uve da Charlotte, Julie e Valentin, quindi deve essere un négociant). Una modifica meramente sulla carta, ma che ha anche permesso a Erick di acquistare di volta in volta partite di uve particolarmente interessanti.

Cantina De Sousa
Una delle due cantine De Sousa: in primo piano ‘l’uovo’ dedicato al 3A, in fondo si riconosce la botte per il Mycorhize, mentre la réserve perpétuelle della Caudalies è in acciaio.
Cavalli De Sousa
De Sousa è stato tra i primissimi a introdurre il cavallo per la lavorazione di alcune parcelle, ma a questo ricorreva da un ‘prestateur’. Invece, l’anno scorso Julie De Sousa, ora responsabile dei vigneti, ha acquistato due cavalli tutti suoi.

E veniamo alla linea Caudalies, nata nel 1995 e sintesi di quelle innovazioni apportare da Erick a partire dal 1986. Caudalies, che comprende tre champagne (un non millesimato, un top vintage e un rosé), significa vecchie vigne, anzi le più vecchie di De Sousa, e fermentazione in barrique, di cui una parte nuova. Il tutto finalizzato a champagne di particolare complessità, visto che il nome fa riferimento alla misura della persistenza gustativa di uno champagne: 1 caudalie = (quasi) 1 secondo. Alla base della linea, quello champagne di straordinaria piacevolezza di cui vorrei parlare, battezzato semplicemente Caudalies, sottotitolo Grand Cru Blanc de Blancs. Questo champagne è fatto con uve di Avize, Oger e Le-Mesnil da vigne di oltre 50 anni, poi fermentate in barrique, di cui circa il 10% nuove. Quest’ultima Caudalies è basata per il 50% sull’annata 2014 e per l’altro 50% su un assemblaggio di 19 precedenti vendemmie, quindi dalla 2013 e fino alla 1995 (!), tutte insieme come come réserve perpétuelle. A differenza di altre réserve perpétuelle De Sousa (3A e Mycorhize), però, quella della Caudalies è conservata in acciaio e non in legno. Dopo il tiraggio, questa Caudalies base 2014 ha maturato esattamente 4 anni sui lieviti (tiraggio 11 maggio 2015) ed è stata poi dosata a 5 g/l. 

Controetichetta Champagne De Sousa Caudalies
La controetichetta riporta la filosofia alla base di questo champagne e, soprattutto, data di tiraggio e dégorgement, più dosaggio.

Caudalies

Bottiglia Champagne De Sousa Caudalies100% Chardonnay
dég. 6 mag. 2019 – M’è sempre piaciuto, questo champagne, tanto, e ‘temo’ che anche stavolta sia così, visto che già il primissimo naso ti mette di fronte a uno champagne in grado di fondere alla perfezione freschezza e densità. E, a pensarci un attimo, stupisce la perfetta gestione del legno, visto che non c’è alcuna traccia boisé. Al limite, questo naso è grasso e finemente tostato, ha una bella componente di frutta secca e pure le spezie, oltre agli agrumi (sebbene più tendenti al rosso che al giallo) e una sfumatura floreale. È un naso sfaccettato, anzi ricco per via della sia fittezza, ma questo suo essere ricco non sfocia mai nell’eccesso, non è mai saturante, al contrario, è energicamente concentrato. Per questo, invita alla beva: bocca gustosa, con una tale freschezza che spiazza in quanto non te l’aspettavi proprio. È verticale, legata a doppio filo alla mineralità, è sostenuta da un’acidità che le dona tensione e levigatezza e chiude asciutta sulle note di craie tanto sulla lunghezza, quanto sulla persistenza. E, a proposito di asciuttezza, stupisce come il vino abbia perfettamente integrato il dosaggio. Buonissimo!
Voto: 94/100

Complessità e piacevolezza, nonché mano: quanti altri champagne in ‘Solera’ possono vantare una simile assenza di maturità? O avere tale freschezza, se preferite. Ricordo che dentro questa bottiglia ci sono 20 annate (!), con la più vecchia che data la bellezza di 25 anni al momento dell’assaggio… Non è da tutti raggiungere un simile risultato, senza contare il fatto che parliamo di un vino che vanta anche la certificazione biodinamica delle vigne dalle quali nasce e sfodera una piacevolezza alla quale è impossibile dire di no. Tra l’altro, con una costanza degna del miglior regolarista: è uno champagne che nelle mie degustazioni si è sempre mosso sui 93/100, salvo salire a 94/100 tanto con quello recensito in Grandi Champagne 2020-21, quanto con questo. E con il prossimo, che sarà base 2015, potrebbe addirittura superarsi. Anche perché sarà per la prima volto proposto pure in magnum… Vedremo. In ogni caso, è uno splendido champagne!

Gli champagne De Sousa sono distribuiti in esclusiva da:
Sarzi Amadè – tel. 02/26113396 – www.sarziamade.it

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8 risposte a “Lo champagne di piacere secondo Erick De Sousa”

  1. Toccherà iscriversi ad instagram per seguire le dirette 🙂 …sto attendendo il momento propizio per bere un tiraggio del 2010, degorgiato nel 2015!! Penso di trovarlo più tostato e con sensazioni maggiorate di frutta secca.
    Comunque base 14, l’ho trovato già irresistibile all’uscita.
    Un grande che secondo me per piacevolezza gli si avvicina, forse un filo più maturo del caudalies, è il memoire di Huré Freres, come ho avuto modo di scoprirlo in guida Grandi Champagne.
    Grande anche la reserve oubliée di Pierre Peter, purtroppo un po’ più inaccessibile… che ne pensate di questo vino?

    • La Caudalies è un bellissimo champagne e, a mio avviso, migliorerà costantemente, vista la sempre maggiore complessità della réserve perpétuelle. Fermo restando che un minimo l’annata base incide, visto anche che pesa il 50% dell’assemblaggio. Quindi il tiraggio 2010 era basato sulla ‘calda’ 2009…
      Molto interessante il Memoire di Huré, certo, ma a mio avviso non al livello della Caudalies.
      Infine Pierre Péters. Ero costantemente in contatto con Rodolphe, poi ci siamo persi e non saprei dirle perché. Quindi non assaggio i suoi champagne da qualche anno. Dovrò rimediare…
      Saluti

  2. Buongiorno…..già, Pierre Péters, anch’io volevo chiederle il motivo per cui non è mai apparso sulle guide G.C.
    Tempo fa, l’enoteca presso cui mi servivo, dietro richiesta di alcuni clienti, dovette tenere i suoi champagne; mi fu detto che in Francia è un produttore molto quotato e anche il critico australiano Tyson Stelzer nella sua The Champagne Guide 2014/2015 che acquistai, gli assegna punteggi molto alti in compagnia di D.P., De Sousa, Pol Roger, Jacquesson.
    Ricordo che comprai la bottiglia più accessibile, ma ricordo anche un b.de b. abbastanza convenzionale….
    grazie

    • In effetti è molto portato sugli scudi. L’ultima volta che l’ho assaggiato non mi ha colpito più di tanto, sebbene fosse stata un’ampia degustazione fatta in sede. A mio avviso stava prendendo una deriva un po’ ‘estrema’, ma dovrei rifare una verifica…

  3. Buongiorno,
    sabato scorso ho bevuto il caudalies con tiraggio luglio 2017 e degorgement marzo 2020, avevo altissime aspettative ma sono rimasto un po’ deluso.
    Grande freschezza e densità al naso, acidità molto ben integrata, ma ahimè scarsa persistenza, ho trovato la chiusura un po’ troppo immediata, mi aspettavo più complessità… insomma non mi ha emozionato come invece mi è successo con il delamotte blanc de blancs 2012 che ho acquistato assieme al caudalies più o meno alla stessa cifra.
    Forse un annetto in più sui lieviti avrebbe giovato o forse la bottiglia non era perfetta…

    • In effetti, la riduzione del tempo sui lieviti di De Sousa non sta ‘funzionando’ con tutte le etichette. È una scelta del produttore, che consiglia una maturazione post dégorgement. Avendo assaggiato da loro diversi vini in questa condizioni, penso che possano pure avere ragione (!), il problema è che andrebbe spiegato agli appassionati.
      Da parte mia farò il possibile…

  4. Buonasera Lupetti, ho acquistato una bottiglia di De Sousa Chemin des terroirs; non conoscendolo e non trovando alcunché su internet, chiedo a lei se può darmi qualche nozione a riguardo. Grazie e saluti!

    • Il nuovo ‘base’ di De Sousa, simile al Tradition, ma molto meglio riuscito. Da vigne ancora in conversione ‘bio’. Metà Chardonnay, poi Pinot Noir e Meunier. Gradevolissimo. È nella nuova edizione della guida…

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