Louis Roederer: i nuovi Vintage 2006 e Cristal 2005 in anteprima
Avevo annunciato l’anteprima dei nuovi millesimati Louis Roederer, ebbene ho avuto modo di incontrare brevemente presso la maison Jean-Baptiste Lécaillon (chef de cave e direttore generale), che mi ha fatto assaggiare in anteprima tre nuove annate: Blanc de blancs 2006, Vintage 2006 e Cristal 2005. Che saranno commercializzate via via nei prossimi mesi con il non facile compito di non far rimpiangere le precedenti (2005 per i millesimati e 2004 per il Cristal, tutti recensiti con risultati a dir poco straordinari nella guida “Grandi Champagne 2012”).
La degustazione ha inizio con il Blanc de blancs 2006, etichetta criminalmente poco conosciuta ma di una stoffa eccezionale. Certo, la produzione è contenuta, ma accaparrarsi qualche bottiglia (e magari farla invecchiare: diventa magnifica!) ritengo sia una mossa vincente in quanto questo champagne è l’ennesimo esempio delle capacità di Louis Roederer e della qualità dei loro 214 ettari di vigneti di proprietà, siti nelle migliori zone della Regione.
Mentre stappa le bottiglie, Jean-Baptiste mi racconta che la 2006 non è stata un’annata facile (prima piovosa e poi calda) ma, grazie al loro grande lavoro in vigna, sono riusciti a ottenere vini eccellenti. Infatti, hanno diradato (vendemmia verde) per ben il 50%, vista la dimensione dei grappoli (“enormi” ricorda), e poi hanno avuto il coraggio di raccogliere leggermente in anticipo, cinque giorni prima. In proposito, ricorda come tutti abbiano aspettato e aspettato per ottenere una maturità ottimale ma, visto l’andamento dell’annata, questo ha poi comportato il crollo dell’acidità. Quindi, per Jean-Baptiste, alle fine l’annata 2006 è stata molto buona in Roederer, a livello di 2004 e 2005 per quanto riguarda la qualità e la quantità della uve (“une année monstrueuse”), che alla fine lo chef de cave classifica come “annata vinosa, di stampo borgognone”.
Ma torniamo all’assaggio del Blanc de blancs, che denota proprio un naso fresco e fruttato, molto da “vino Chardonnay”. La bocca è cremosa, di volume, coerente con il naso, poi pervasa da uno slancio acido che porta in coinvolgente progressione a un finale minerale che ricorda tanto la craie, il “gesso” della Champagne. Davvero una bottiglia gustosa, soprattutto perché sa essere un gran vino, anche fresco per via della sorprendente acidità. Insomma: fine e concentrato.
Voto: 90/100
Passiamo al Vintage 2006, assemblaggio di 70% di Pinot Noir di Verzenay e 30% di Chardonnay; ben il 40% dei vini (quindi un po’ di più rispetto alla media di Roederer) ha fermentato in legno. Inoltre, nel villaggio Grand Cru della parte nord della Montagne de Reims il Pinot Noir acquisisce un carattere particolare, molto minerale sui toni del “gesso”.
E il Pinot segna la degustazione, perché l’approccio olfattivo è molto fruttato, quasi dolce su una base speziata, tanto che sembra un blanc de noirs rispetto all’eccellente predecessore (2005) recensito in guida. È, insomma, caldo e avvolgente. L’assaggio è vinoso all’attacco, con la materia gustosa, rotonda, piena. Ritorna evidente il frutto ma, quando pensi di trovarti di fronte a uno champagne pesante, ecco invece un’acidità addirittura pulente che dà slancio e profondità. Per un vino, dunque e come il Blanc de blancs, cremoso e “leggero”, con una splendida vena minerale. Chiude così, molto persistente e sapido, al punto da invogliare sempre un nuovo sorso.
Una bottiglia sorprendente, interlocutoria al naso (ma è pur sempre molto giovane), splendida in bocca. Per Jean-Baptiste è caratterizzato da “un frutto compatto mai ossidato”.
Voto: 91/100
Chiusura trionfale con il Cristal 2005, un’annata da Chardonnay per lo chef de cave, che ha scelto un assemblaggio di 55% di Pinot Noir e 45% di Chardonnay. Ricordo che, a differenza di quanto si crede comunemente, il Cristal è invece molto legato all’uva scura e l’unica annata che ha visto lo Chardonnay prevalere (con il 52%) è stata la 1988.
Si offre al naso fitto fitto, concentrato, ma bisogna quasi addentrarsi nella sua trama giocata tra florealità, dolcezze di miele d’acacia, frutta matura, una nota – invero – un po’ curiosa per un Cristal giovane. La bocca propone immediatamente una materia strepitosa: levigata, tesa, succosa. È un vino molto bilanciato nelle beva, con ritorni di note mature in secondo piano rispetto alla personalità dello Chardonnay, molto evidente nella mineralità, negli spunti agrumati (limone) e nella spalla acida che dona profondità e freschezza. Chiusura molto elegante e incredibilmente persistente sui toni ancora di frutto e mineralità, con la bocca fresca e ancora succosa.
Devo dire che il primissimo sorso mi ha lasciato un attimo spiazzato per via della nota mielosa e del fondo maturo. Allora ho aspettato un po’, ho riassaggiato il Vintage 2006 e poi son tornato sul Cristal con maggiore attenzione. E stavolta ho apprezzato in pieno la sua grandezza: rispetto al pur ottimo Vintage, la materia è notevolmente più concentrata, non nel senso di sovraestrazione, ma di fittezza, di ricchezza, valorizzata da una bollicina probabilmente perfetta, setosa e finissima. Jean-Baptiste mi dice che per lui ha uno “stile ricco, vinoso e certamente maturo, ma mai pesante”. Inoltre è un “vino di territorio che evidenzia la qualità dell’uva”, tanto che Michel Bettane gli ha fatto i complimenti definendolo un vino che “ti dà esattamente quello che ti aspetti da un grande champagne e un grande Cristal”. Appunto.
Voto: 94/100
Nota: tutti e tre i vini non hanno svolto la malolattica e il dégorgement è avvenuto a ottobre 2011.
Considerazioni personali: etichette di questo spessore dovrebbero essere godute almeno a un anno dal dégorgement, ma, se il buongiorno si vede dal mattino, ci troviamo di fronte a un’altra prova di forza della Louis Roederer. In termini di punteggio, infatti, prevedo un margine di miglioramento di 1-2 punti su 100 per tutti e tre, rassicurato sulla longevità dei due 2006 sia dall’acidità – tra l’altro perfettamente integrata al vino – sia dalle parole di Jean-Baptiste. Ecco, lo chef de caves. Penso che stia addirittura esaltando le idee di conduzione della maison introdotte a suo tempo da Jean-Claude Rouzaud (oggi presidente onorario), con una valorizzazione degli eccellenti vigneti e una perfetta trasposizione di questo valore in bottiglia. Trovo che quando si beve uno champagne millesimato della maison, quindi prodotto esclusivamente con uve di proprietà, si avverte uno spessore della materia, una qualità delle uve di tale nettezza, una evidente territorialità che neanche i migliori récoltant riescono a raggiungere. Come dire che in Roederer sanno coniugare al meglio la costanza e la perfezione della grande maison con la forte impronta del terroir propria dei vigneron, per un risultato d’eccellenza. Non credo che nessun altro in Champagne riesca a sfoderare questa qualità sull’intera gamma, che in Roederer conta ben nove etichette.
Sagna – tel. 011/8131632 – www.sagna.it
Dalla terra i migliori frutti dai migliori uomini che con amore la coltivano da secoli. Il”Generale” dirige il clima e le stagioni mettendo alla prova gli artigiani della Champagne. Il tempo che passa potrà solo esaltare le grandi annate se avremo la pazienza e il luogo adatto per conservare questo prezioso nettare. Santè ! Louis Roederer è una certezza che esalta il sogno. T.M.
Che pensiero poetico, Tomaso, per ben descrivere la realtà inimititabile della Champagne!
Roederer, poi, penso che oggi sia sia al top per eccellenza e completezza: tutte le cuvée sono eccellenti, dal non millesimato al Cristal, passando per gli ingiustamente poco conoscuiti millesimati. Nessun altro al momento riesce a bissare una “prestazione” del genere…
Santè
Buonasera,
mi hanno regalato una bottiglia di Cristal 2006. Vorrei sapere cortesemente se si tratta di una buona annata e come posso conservarla al meglio, nel caso non la beva.
Quanto può valere una bottiglia nel suo imballo integro naturalmente?
Vi ringrazio.
Cordiali saluti
Stefania
Annata buona, certo, non eccellente, ma buona. E non così indietro nel tempo da far parlare di valore superiore a quello di mercato. Quindi, siamo sui 180-200 euro.
Buongiorno, semplicemente per comunicarle la mia parziale delusione in esito al consumo, in due serate, di una bottiglia di b.de b. Roederer 2007.
Bocca dominata da un lato da una marcata acidità, direi eccessiva soprattutto perchè contrapposta e non amalgamata dall’altro a una evidente morbidezza e dolcezza (ci sono tutti i 9 g/l. del dosaggio).
In una parola: bocca disequilibrata, identica anche la sera successiva, quando in genere il vino si armonizza maggiormente.
Da molto tempo non avvertivo questa acidità in uno champagne – componente che tra l’altro, sia detto per inciso, apprezzo particolarmente…
Questo vino è stato preceduto e seguito da altri due b.de b.: Lunelli G.F. 2002 – perfetto, e Adam Jaeger, champagne sans année prodotto in quel di Berru e distribuito da F.ce Fit, altrettanto perfetto.
Mi colpisce questa delusione, innanzitutto perché si tratta di un Roederer (maison che non sbaglia mai…), quindi perché si tratta di un’ottima etichetta. La sua analisi, comunque, è perfetta e già dà una risposta. Mi spiego.
I millesimati Roederer non svolgono la malolattica, quindi hanno bisogno di qualche anno in più rispetto a quelli che la svolgono per diventare pienamente godibili. Non solo, un millesimato che passa cinque anni sui lieviti ha bisogno almeno di un anno e mezzo/due perché il dosaggio possa integrarsi. Insomma, sommando tutto, siamo di fronte a uno champagne ancora troppo giovane: lo trovammo tale noi negli assaggi della guida, lo trova tale lei ancora oggi.
Ma gli dia tempo, allora si troverà di fronte a un capolavoro: invecchiando, i BdB di Roederer diventano magnifici, straordinari, irresistibili.
Lei mi chiederà: allora: perché in Roededer commercializzano champagne così giovani?
È il “concetto di chateaux” introdotto a suo tempo da Jean-Claude Rouzaud, che, tra l’altro, vuole che gli champagne Roederer vadano invecchiati qualche anno nella propria cantina. Proprio come una bottiglia di Bordeaux…
Allora, provi a tenerne una bottiglia e la riprovi tra 3-4 anni, mi saprà dire!
Grazie della risposta: intendiamoci, ho parlato di “parziale” delusione, ci troviamo infatti davanti ad un vino importante che ha materia da vendere, ma proprio per questo è un vero delitto che non sia anche più “pronto”.
Ho letto la recensione del 1990 e so bene che tra qualche anno anche il 2007 sarà un capolavoro….sì, proprio come i Bordeaux – non sono beninteso assolutamente un conoscitore di questi vini – ma so che affinchè siano non solo ottimi, ma addirittura bevibili, bisogna attenderli anni.
E ciò – mi consenta – pone al consumatore finale non pochi problemi….ma sarebbe un discorso lungo!
Già, un discorso lungo e complicato… Comunque, tornando a Roederer, l’eccesso di gioventù sembra affliggere maggiormente proprio il BdB. Non a caso, il Vintage e lo stesso Cristal sono molto più godibili da giovani, pur migliorando tantissimo anch’essi con il tempo. Diciamo che il BdB è assolutamente un vino da invecchiamento…
Salve Alberto un giudizio sul cristal 2006…e che voto darebbe?
Era nelle precedente edizione della guida. Non ce l’ha? Ahi, ahi, ahi…
Scherzo. Un eccellente Cristal, all’epoca, assaggiato in anteprima, lo quotammo 96/100!
Gentile Lupetti, per colpa sua sto spendendo tutto in champagne! Aahahhha… A parte gli scherzi questa settimana ho in programma una cena con amici e porterò un blanc de blancs…. Mi consiglia di portare Pol roger 2002 o Roederer 2006? Dato che non li ho ancora assaggiati non so a che punto della loro evoluzione siano….
Le chiedo anche come mai in italia è poco diffusa l’usanza dei commercianti di vino che trattano le annate più vecchie? Mi riferisco al confronto con il mercato inglese dove si riescono a trovare bottiglie come quelle che le ho citato sopra…
Grazie!
Ahia… Per la non facile domanda, meglio Ferrari o Porsche? Andiamo sull’annata: visto che c’è di mezzo la 2006, che si sta rivelando fin troppo ‘gourmand’ nel carattere, andrei su quella, lasciando invece ancora un po’ di tempo alla 2002.
In Italia si è ancora legati all’idea di vendere di volta in volta l’annata corrente in praticamente tutta la disponibilità, lasciando solo poche bottiglie per la cantina aziendale, quindi per degustazioni particolare e, raramente, anche per piccole vendite successive a clienti particolari. D’altronde, conservare vini di annate precedenti è un impegno finanziario e di spazio.
Questo in linea generale, perché c’è sempre qualcuno che tende a fare cantina, ma queste realtà sono ancora troppo poche e cantina la fanno poi le enoteche (anche in questo caso alcune) o i ristoranti (pochissimi).