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Sans Année

Tutto quello che vorreste sapere sul nuovo Collection di Roederer

Molto acutamente, l’amica Sophie Claeys, in occasione del lancio ufficiale del nuovo champagne di Louis Roederer, aveva scritto: “Le Roederer Brut Premier est mort, vive Louis Roederer Collection!”....
di Alberto Lupetti

Champagne Louis Roederer Collection 242

Molto acutamente, l’amica Sophie Claeys, in occasione del lancio ufficiale del nuovo champagne di Louis Roederer, aveva scritto: “Le Roederer Brut Premier est mort, vive Louis Roederer Collection!”. Infatti, venerdì scorso, la maison ha ufficialmente svelato il nuovo champagne, che non è il Brut Premier con un nome diverso, neanche una sua evoluzione, ma uno champagne completamente diverso che va a sostituire proprio il celeberrimo sans année di Roederer. Una rivoluzione, vero? Beh, ora vi racconto una storia che non sa ancora nessuno…

Il 3 maggio scorso, avevo appuntamento alla Maison Particulière Roederer con lo chef de cave Jean-Baptiste Lécaillon per una cena insieme. Ci vediamo alle 18:30 per l’aperitivo, nel consueto salone. Séverine ci serve i calici di champagne e da lontano non faccio molto caso alla bottiglia, che mi sembra quella del Brut Premier. Tra me e me penso: “accidenti, ‘soltanto’ un calice di Brut Premier in bottiglia? Strano…”. Quindi assaggio e non mi sembra il Brut Premier, ma prima che possa dire qualcosa, il buon Jean-Baptiste vede la mia faccia perplessa e mi dice: “non è il Brut Premier”. Io: “ah, quindi è la sua evoluzione, una sorta di ‘super’ Brut Premier di fascia più alta” (come hanno fatto altri… N.d.A.). E lui: “no, basta Brut Premier. Questo è il futuro, il Brut Premier non ci sarà più!”. Lo guardo trasecolato e così Jean-Baptiste inizia a spiegarmi…

Per quanto abbia cercato negli anni di rendere il Brut Premier un ‘mini-vintage’ ero frustrato. Grazie a una viticoltura dei nonni e in parte al clima, Roederer sta tornando a fare vini di suolo, per questo non volevo più parlare di Pinot Noir, di Chardonnay o di Meunier e di annate, bensì di terroir. Da vent’anni in Roederer stiamo facendo tanto sulla viticoltura, sul bio, sulla vinificazione, sulla selezione delle parcelle per i nostri champagne, quindi non potevo lasciare il nostro non millesimato fuori da questa nouvelle vague. Dovevo cambiarlo, portarlo all’interno di questo nuova dimensione della Louis Roederer. Posso dirti che tutto è iniziato con la vendemmia 2002, una che so non ami… Stavo facendo l’assemblaggio del Brut Premier e non riuscivo a venire a capo dell’assemblaggio finale. Per, rispettarne lo stile, ero costretto a cercare vini meno intensi per bilanciare la ricchezza dell’annata: beh, per me era una cosa insopportabile! Ero frustrato dal fatto di dover abbassare la qualità per rispettare la regolarità. Ecco, da quel momento ho iniziato a riflettere e sono giunto al Collection 242

Il mio primo calice assaggiato del Collection 242
Il mio primo calice di Collection 242, assaggiato il 3 maggio scorso insieme a Jean-Baptiste.

E Jean-Baptiste entra nel dettaglio: “un giorno ho detto a Frédéric Rouzaud che dovevamo cambiare, dovevamo creare qualcosa di nuovo facendo una cosa esattamente opposta a quanto facevamo d’abitudine con il Brut Premier. Dovevamo sintetizzare quanto stavamo facendo da vent’anni in vigna e per questo raggiungere la massima qualità ogni anno, liberandoci dai legami dell’idea tradizionale di brut sans année. Allora gli ho chiesto l’autorizzazione a stravolgere l’assemblaggio e farlo ogni anno in funzione dell’eccellenza. Con la réserve perpétuelle quale pilastro”.

Réserve perpétuelle? Già nel 2012 Lécaillon aveva iniziato a costruire questo tipo di riserva per fare degli esperimenti, metà Pinot Noir e metà Chardonnay, senza malolattica, selezionando appositamente i vini da quel momento in poi sulla sola base dell’assaggio. A partire dal 2015, inizia a utilizzare questa riserva in ragione del 10% nel Brut Premier e dal tiraggio del 2018 la réserve perpétuelle è finalmente pronta per costituire il pilastro del nuovo Collection. Anzi, in questo champagne quota ben il 35% (unione di vini dal 2012 al 2016, di cui lo chef de cave ne preleva la metà per ogni assemblaggio e poi la ‘rinfresca’ con i vini dell’ultima vendemmia) più il 10% (il 12% per la precisione, del 2009, 2011, 2013, 2014, 2015 e 2016) di vins de réserve tradizionali, quelli tenute in botte. Questi ultimi una sorta di ‘sale e pepe’ per completare l’assemblaggio. Quindi il totale dei vins de réserve del Collection è 45%, contro il 30% circa del Brut Premier. Perché fare questo? “Perché molti – confessa Jean-Baptiste – all’uscita di ogni nuovo Brut Premier si lamentavano del fatto che fosse troppo giovane, allora ho pensato di dare un ‘boost’ di generosità, di larghezza di gusto, senza perdere di freschezza, perché la réserve perpétuelle ha grande equilibrio e una freschezza impensabile”. Ma non è tutto, perché chiedo a Jean-Baptiste dell’annata base e lui: “no, non si può più parlare di annata base, perché pesa soltanto per il 55%, pochissimo per un non millesimato. Ma non è tanto questo il punto. A partire dalla vendemmia 2017, per le uve acquistate (utilizzate soltanto nel sans année, tutti i millesimati sono fatti con uve di proprietà; N.d.A.), abbiamo cambiato tutti i contratti di fornitura con i vigneron e non ci siamo più basati sulla quantità, ma sulle parcelle. Pertanto, dal vigneron Alberto di Cramant, ad esempio, non acquistiamo più 2 marc di uve, ma le sole parcelle X e Y. Parcelle, sulla cui conduzione veglia un agronomo della Roederer, visitando il vigneron tre volte l’anno, fino alla vendemmia. Questo significa avere il vero ‘cœur de terroir’. E, per questo motivo ‘territoriale’ non parlo più di Chardonnay o Meunier, ma di territori. L’assemblaggio è costruito attorno ai suoli e non più attorno alle varietà. Il Collection è dunque ‘vin de sol’, visto che il suolo è l’unico elemento che non cambia mai… e il pilastro di tutto questo è la réserve perpétuelle” (concetto lanciato a suo tempo da Anselme Selosse con il Substance: la perpétuelle cancella l’annata e porta alla ribalta il suolo, N.d.A.).

Jean-Baptiste Lécaillon
Il nuovo Collection rappresenta forse la più grande sfida vinta da Jean-Baptiste Lécaillon, ma è anche la sintesi di un lavoro incredibile fatto in Roederer lungo i 22 anni come chef de cave fino a oggi. E non è ancora finita…

Una rivoluzione, vero, ma il bello deve ancora venire. Infatti, lo chef de cave mi spiega che “con il Collection 242 ho voluto dare nobiltà e libertà all’assemblaggio, che acquisisce così un’importanza mai avuta prima. Inoltre, non sarà mai uguale a se stesso. Già, cambierà ogni volta in funzione dei territori. La 2017 è stata un’annata da Chardonnay? Bene, questa varietà è stata maggioritaria nel Collection 242 (comprese le parcelle del Cristal, visto che nel 2017 non è stato fatto… N.d.A.). Invece, la 2018, essendo stata un’annata da Pinot Noir, il territorio della Montagne sarà prevalente nel Collection 243 e così via. Prima avevo fatto in modo che, man mano, il Brut Premier arrivare a far ‘sentire’ un po’ l’annata di tiraggio in tiraggio, ora non più: ogni anno porterà una zona territoriale a essere protagonista. Finisce l’era del ‘goût Roederer’ e nasce la libertà dello stile Roederer, per sorprendere con la massima qualità possibile ogni annata”.

Rimango stupito dal coraggio avuto nel pensionare un’eccellenza come il Brut Premier e domando perché non tenere i due insieme, su due livelli diversi. Mi risponde Jean-Baptiste che nel 1983 il Brut Premier aveva soppiantato il Brut Roederer e da allora questo è migliorato ogni anno fino a raggiungere il vertice di categoria, “allora, come sarebbe stato possibile dire oggi ‘no, fermi, c’è qualcosa di meglio’? Inoltre, dai tempi della nascita del Brut Premier la Champagne è cambiata molto, nel clima e nel nostro modo di lavorare, quindi era necessario voltare pagina…”. A questo punto fermo Jean-Baptiste e fuori dai denti gli dico: “ma chiamandolo Collection 242 non rischi che poi ti dicano di aver copiato Krug?”. Prontamente mi risponde: “se me lo dicono, allora rispondo che Krug ha copiato Jacquesson! A ogni modo, sì, posso pure aver fatto come loro, ma su una scala ben diversa, perché con i loro champagne parliamo di poche centinaia di migliaia di bottiglie, mentre io di Collection ne faccio tre milioni!”. Incalzo Jean-Baptiste chiedendogli: “va bene, ma visto che si tratta di una vera rivoluzione, perché non iniziare dal numero 1?”. La risposta è interessante: “nella storia della Louis Roederer, sin dall’inizio, l’assemblaggio del non millesimato è sempre stato un terzo Montagne, un terzo Vallée de la Marne, un terzo Côte des Blancs e il Collection è un ritorno a questo: 242 sta a indicare la duecentoquarantaduesima vendemmia dalla fondazione, mentre il nome Collection l’ha ideato Frédéric Rouzaud, che voleva sottolineare come lo champagne fosse una collezione di suoli e di vini di riserva”.

Concludo con la scheda tecnica dello champagne e alcune impressioni di degustazione, ma per le note dettagliate rimando a Grandi Champagne 2022-23

Controetichetta Louis Roederer Collection 242
La controetichetta Roederer è sempre più ricca di informazioni e scansionando il codice QR si scopre veramente tutto del vino.

Collection 242

Bottiglia Louis Roederer Collection 2421/3 Vignoble de la Montagne, 1/3 Vignoble de la Rivière, 1/3 Vignoble de la Côte
22% Meunier, 36% Pinot Noir, 42% Chardonnay
45% vins de réserve, circa 4 anni sui lieviti, dosaggio 8 g/l

Naso ricco, bocca elegante e fresca. Ecco in estrema sintesi il Collection, che sorprende proprio per lo stacco tra naso e bocca: pensi a un vino addirittura opulento all’olfatto, invece in bocca rimani sorpreso dalla freschezza e dell’anima salina, nonché dalla profondità della gustativa. Ha materia, volume al palato, ma pure grande finezza, però è la grande freschezza a stupire, veramente incredibile, a un livello che il Brut Premier non credo abbia mai avuto… Completano il quadro i frutti dello Chardonnay con il giusto punto di maturità, un tocco di nocciola e uno spunto fumé. Più che altro, è un vino mai complicato, nel senso che sa essere gourmand, però con una spiccata bevibilità. Lo definirei intenso. Comunque, va oltre il concetto di brut sans année per proporsi come una vera rivoluzione. Appunto.
Voto: 93(95)/100

Bravo Jean-Baptiste, veramente. Hai osato e hai vinto!

E bravo Frédéric per aver avuto il coraggio di dare questa libertà al tuo chef de cave

Ecco la storia del Collection, tutto il resto sono chiacchiere prive di fondamento.

PS: esiste un Collection 241, ma ha rappresentato una sorta di prova generale e non è stato commercializzato.

Gli champagne Louis Roederer sono distribuiti in esclusiva da:
Sagna – tel. 011/8131632 – www.sagna.it

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35 risposte a “Tutto quello che vorreste sapere sul nuovo Collection di Roederer”

  1. Buongiorno Alberto,
    ho sempre apprezzato il brut premier anche se tra i sans annee gli preferisco il brut reserve di charles heidsieck.
    Sono rimasto stupito da questa rivoluzione e sinceramente non vedo l’ora di assaggiare il nuovo collection.
    Quando sarà presente sul mercato italiano o acquistabile on line?
    In che fascia di prezzo si collocherà?
    Grazie per gli articoli sempre interessantissimi da cui spesso e volentieri prendo spunto per approfondire il meraviglioso mondo dello champagne.

  2. Ciao Alberto,
    strano che abbiano mantenuto lo stesso habillage del brut premier, ma immagino che il mercanto non sia sempre pronto per le “rivoluzioni” su alcuni prodotti che conosce da sempre. 🙂

    • Stessa cosa che gli ho fatto notare. Mi hanno detto che è previsto anche un restyling estetico, ma per ora il debutto sul mercato è con l’etichetta simile (troppo…) a quella del Brut Premier…

  3. Buonasera sig.lupetti
    Pensa che il louise roederer brut premiere MAGMUM,possa acquistare valore nel corso del tempo ? Oppure no? Essendo un “non millesimato”

    • I non millesimati non sono champagne da ‘investimento’, diciamo così. Poi, poiché il Brut Premier non sarà più prodotto, magari qualcosa in più andrà a valere, ma consideri che stiamo pure sempre parlando di uno champagne prodotto in tre milioni di bottiglie…

  4. Definitivamente sancito i 2 capisaldi del nuovo corso in champagne : solera e SA sempre meno base è sempre più preziosi. benissimo direi.

    • Il cosiddetto brut sans année è lo champagne che è più cresciuto dal punto di vista qualitativo negli ultimi trent’anni. Effettivamente grazie a una visione che porta la vendemmia ‘base’ in maggiore evidenza (i primi in tal senso sono stati i fratelli Chiquet di Jacquesson) e alla réserve perpétuelle, ora sempre più diffusa.

  5. Salve sig.lupetti
    Secondo lei è’ possibile che le bottiglie magnum di louise roederer
    Brut premier possano acquistare valore nel corso degli anni , avendo dichiarato che non sarà’ più commercializzato ? Oppure no, non essendo un millesimato ? Grazie

    • Come dicevo poc’anzi, è un non millesimato prodotto in tre milioni di bottiglie, quindi è difficile che cresca di valore più di tanto. Però, essendo un riferimento del settore, essendo targato Louis Roederer ed essendo non più prodotto, magari… chissà

    • Caro Maestro,
      grazie per questo “update” completo come sempre. Appena possibile testerò. Spero anche in una Masterclass Roederer (magari a Buttrio…)

      • Premesso che non dirigo orchestre… aspetto con curiosità un commento dopo averlo provato.
        Con Michele abbiamo in programma qualcosa verso fine anno, sperando che sia la volta buona…

  6. Completamente in disaccordo, chi capisce di champagne sa benissimo che la spiegazione è tantissima fuffa.
    Se il brut premier era accusato di essere troppo giovane bastava farlo uscire più tardi ad esempio.
    Anche questo concetto che vino e annata non sono importanti lascia molto il tempo che trova.
    Io credo che le maison siano diventate tali giustamente perchè esiste un “gout” di ognuna di loro, per far “leggere” le annate sono sempre esistiti i millesimati. E’ qualcosa di rassicurante ma anche e soprattutto customer friendly perché io posso comprare a scatola chiusa un prodotto che non avrò mai sorprese.
    Il prodotto non dubito sarà buono, ma trovo la scelta discutibile

    • Fuffa no, almeno sa si conosce come sta lavorando la maison da qualche anno. Invece, più che ‘ scelta discutibile’ direi rischiosa, perché il Brut Premier era oramai un riferimento della categoria. In effetti, si poteva allungare il tempo tanto di cantina, quanto, ancor più post dégorgement, ma passare da 3 anni + 6 mesi post a, diciamo, 42 mesi + 1 anno post non è una cosa che si fa dall’oggi al domani, ma è un’operazione da fare man mano nell’arco di 10 anni, come sta facendo Billecart nel passaggio da 30-36 mesi a 42-48 mesi.
      Nel caso del Collection, mi creda, c’è proprio una scelta diversa, volta a rivoluzionare tanto l’idea media di non millesimato, quanto di gusto Roederer. Se ci saranno riusciti lo sapremo nel giro di un paio di anni, nel frattempo, come dice lei, lo champagne è molto buono.
      In Champagne, gli altri non parlano affatto di fuffa con Roederer, anzi alcuni dicono che JBL stia ‘giocando con il fuoco’ perché sta effettivamente percorrendo una strada ben diversa. Però… chi non risica, non rosica.

      • Bevute due bottiglie ieri sera in occasione della partita dell’Italia.
        Nonostante l’esito della partita : – ) il vino non ha convinto quasi nessuno.
        Naso molto statico e un po’ pesante, io l’ho sentito dominato da zafferano, risotto allo zafferano per la precisione. Anche in bocca è più seduto che agile.
        Spero in prossime uscite più fortunate!

        • Accidenti! Ho avuto finora solo commenti estremamente positivi, quindi sono sorpreso. È vero che non a tutti può piacere lo stesso champagne, ma una bocciatura piuttosto netta mi sorprende. Soprattutto per la ‘stanchezza’ e la forte nota di zafferano. È certamente più pieno e mediamente più ‘pronto’ (per non dire maturo…) del Brut Premier, ma addirittura a questo livello… accidenti!
          Se ne prova un altra bottiglia, mi fa sapere? Scrive due righe di degustazione qui sul sito?

  7. Buongiorno sig. Lupetti,
    avendo possibilità di acquistare sia la 241 (MG) che la 242, quale delle due collection consiglierebbe?
    Grazie mille

    • Sono due champagne completamente diversi (al netto del formato), che poi è la caratteristica del Collection. La 242 è un po’ legata allo Chardonnay, la 241 al Pinot…

      • Scusi Alberto, ma come fa a fare “circa 4 anni sui lieviti” se la base è la vendemmia 2017? Il tiraggio sarà stato effettuato a primavera 2018 e la sboccatura del Collection 242 che si trova in commercio è gennaio 2021 (ne ho comprate 2 bottiglie e sono andato a controllare la “storia” sul sito attraverso il codice in retroetichetta).
        Quindi direi che ne fa 3 scarsi, altro che 4…

        • Roederer degorgia per lotti, quindi le prime bottiglie avranno circa 3 anni, le ultime 4 pieni. È successa una cosa simile con gli ultimi Brut Premier, dove le prime bottiglie avevano 30 mesi e le ultime quasi 40.
          In questo caso specifico, però, il lancio del Collection è stato anticipato, da cui il primo lotto con una permanenza minore. Diciamo che l’idea era di mettere fuori bottiglie con 42-48 mesi, poi il mercato ha costretto la maison ad accelerare…
          Succede, soprattutto ora che il mercato ha conosciuto un’impennata imprevista e quasi tutti i produttori si trovano sprovvisti di bottiglie ‘pronte’…

          • Buonasera Alberto, grazie per la spiegazione. Certo, a questo punto mi chiedo che senso abbia per un appassionato comprare oggi il Collection 242, a parte la legittima curiosità di assaggiarlo. Non è meglio godersi ancora per un po’ il Brut Premier e aspettare un annetto le sboccature “ritardate” del nuovo nato?
            A prosito, approfitto della sua disponibilità per chiederle un parere: recentemente ho fatto una degustazione alla cieca con amici mettendo a confronto i 2 prodotti. Ci è sembrato che il Collection fosse più “rotondo” in bocca, mentre nel Premier l’acidità era più presente. Ha avuto anche lei questa percezione?

          • La vostra percezione è esatta ed era proprio… l’obiettivo di Roederer. In effetti, il rischio è che gli appassionati rimpiangano fin troppo il Beur Premier e ho diversi amici che ne stanno facendo adeguata scorta.
            Il Collection non è solo alla prima uscita, ma questa uscita è anche molto recente, quindi aspetterei un annetto e la seconda uscita prima di dare un guidizio più equilibrato.
            Una cosa è certa: gusti personali a parte, lo champagne è molto ben fatto e Lécaillon ha avuto un gran coraggio. Il resto lo vedremo…

  8. Grazie come sempre per le sue utilissime valutazioni. Ho provato il collection 242 e per quanto fossi ben predisposto a consideralo benevolmente, in realtà ho rimpianto il brut premier. Possibile che l’annata 2017 non sia certo la migliore per un confronto oltretutto spostando verso lo Chardonnay l’assemblaggio. Lo riproverò con fiducia in versione 243 che a quello che leggo forse mi soddisferà di più. Al momento resto però scettico su questo cambiamento.

    • È il problema di molti appassionati che amavano il Brut Premier… Il Collection 242 è un ottimo champagne, ma non è il Brut Premier. Anzi, non c’entra nulla. Quindi ci sta, a livello personale. Però la fattura è ineccepibile.

  9. Buonasera, perchè dice che la 241 non è mai stata messa in commercio? Mi sono imbattuto in diversi siti che vendono la 241 solo in versione magnum. E’ una bufala? Grazie mille per il chiarimento.

    • La 241 è stata una sorta di prova, proposta solo in magnum, in quantità limitata e solo in alcuni paesi. Il Collection del debutto è stato di fatto il 242.

  10. Buongiorno Alberto, ho notato una grande differenza tra la votazione del Collection 242 qui sul sito e quella data in guida (91/92). Ritengo, a mio gusto, più corretta quella sulla guida (che, oltretutto, mi sembra sia successiva). Cosa puoi dirci a riguardo?

    • Giusta osservazione! Vale quanto detto per il Brut Réserve di Charles Heidsieck: il primo assaggio alla maison può far ‘peccare’ di generosità per via dell’onore dell’anteprima, dell’entusiasmo del momento… poi in guida l’assaggio è fatto con maggiore concentrazione e, soprattutto, uno spirito più critico e meno da appassionato.
      Voi appassionati mi perdonerete, a volte, questo dualismo…

  11. Lupetti buongiorno e Buon Anno,
    ci siamo conosciuti a Bologna e oggi Le porto la mia esperienza sul 242:
    freschezza finezza complessità equilibrio, senza ombra di dubbio uno dei miglior champagne base assaggiati.
    w le rivoluzioni !

    • Magari il tempo sta iniziando a giovare a questo champagne, come peraltro sostiene Lécaillon, che altrimenti ha destato finora più di una perplessità…
      A ogni modo, se le piaciuto il 242, le piacerà ancor più il 243! Credo…

  12. Buongiorno,
    premetto che non ho assaggiato il collection 242 visti anche i vari dubbi che ho sentito a riguardo, pochi giorni fa però ho assaggiato il 243 e ne sono rimasto davvero colpito.
    Sicuramente non ha nulla a che vedere con il vecchio brut premier (che non ho mai amato) e francamente mi sembra di un altro livello.
    Ho trovato uno champagne di una certa complessità, la ricchezza dell’olfatto mi ha stupito, notevole progressione al palato e soprattutto estrema gradevolezza… in sintesi se ne avessi avuta un’altra bottiglia l’avrei bevuta più che volentieri…

    • Purtroppo, io ancora rimpiango il Brut Premier. Come al solito, infatti, c’è chi lo rimpiange come me e chi no.
      Ciò premesso, le dò ragione: il 243 è molto più buono del 242, che ha destato più di una perplessità…
      E il 244 sarà ancora migliore.

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