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Sans Année

Rodez: non una sorpresa, ma una piacevolissima conferma

Come se ce ne fosse bisogno, aggiungo. D’altronde, Ambonnay è un territorio magico e i soli 10 produttori RM presenti nel Grand Cru si muovono su un livello...
di Alberto Lupetti

Recensione champagne Eric Rodez Cuvée des Crayères

Come se ce ne fosse bisogno, aggiungo. D’altronde, Ambonnay è un territorio magico e i soli 10 produttori RM presenti nel Grand Cru si muovono su un livello tra l’eccellente e lo straordinario. Tra quelli di quest’ultimo caso va annoverato senza dubbio Eric Rodez, autentico personaggio, ma soprattutto vigneron di indiscutibile abilità. Dopo essersi formato in Borgogna ed aver lavorato da Krug al fianco del mitico Henri (“il mio mentore”), Eric – oramai affiancato stabilmente da suo figlio Mickael – ha ripreso il domaine di famiglia nel 1984 e, dopo quattro anni di osservazioni e riflessioni, si è concentrato sulle vigne (poco più di 6 ettari, tutti ad Ambonnay), con progressiva apertura alle pratiche ‘bio’ (attualmente certificati AB, Demeter, ma già nel 2012 è stato tra i primissimi a ricevere la certificazione HVE), sebbene Eric parli di “viticoltura attiva”, quindi in funzione dell’annata, il che significa agire con intelligenza e non seguire con miopia sempre le stesse regole. In cantina, invece, la fermentazione avviene soprattutto in barrique con la malolattica tendenzialmente non svolta. Impressione lo stock dei vins de réserve, stabilmente su 8 annate diverse, con i vari vini conservati in legno per i primi due anni e successivamente in cuve.

La produzione di Champagne Rodez è sulle 50.000 bottiglie annua, suddivise su quattro diverse linee, tutte con bottiglia proprietaria e dal 2023 con nuova etichetta e QR code per sapere tutto dello specifico vino.

Eric Rodez
Eric Rodez, grande personaggio, raffinato pensatore della Champagne e, soprattutto, vigneron di eccezionale abilità. Come dimostrano le sue creazioni…

Nell’ultima edizione della guida Grandi Champagne trovate il celeberrimo Blanc de Noirs, il sofisticato Grand Vintages (già Cuvée des…) e il parcellare Les Beurys. Avremmo voluto pubblicare assolutamente anche la Cuvée des Crayères, ma il limite dei tre champagne ci ha costretti a una scelta non facile. Poco dopo l’uscita della guida, un aperitivo natalizio con amici ha visto casualmente e nuovamente in campo la Cuvée des Crayères al fianco di altri champagne e la bevuta, che ha lasciato tutti di stucco, mi ha fatto dubitare (lo confesso…) della bontà della scelta fatta per la guida… Già, allora ho pensato fosse assolutamente necessario parlare di questo champagne qui nel sito!

La Cuvée des Crayères è lo champagne d’ingresso di Rodez, il classico brut sans année possiamo dire, e fa parte della linea ‘Champagne d’Auteur’, che secondo il produttore rappresenta “l’espressione dell’assemblaggio”, con il Pinot Noir giustamente prevalente e una serie di annate che spazia dalla 2019 (annata base, soltanto al 20%) fino alla 2015, per quattro vendemmie come riserve a quotare il 22% con la 2018, il 29% con la 2017 e il 29% restante tra 2016 e 2015. Infatti, più che mai in questo caso, non dovremmo parlare di mero sans année, ma di autentico multimillésime in quanto lo schema di assemblaggio non prevede l’annata più giovane in quota maggioritaria poi corroborata dalle riserve, ma un vero e proprio assemblaggio di diverse annate!

La fermentazione nel complesso è avvenuta in legno per la quasi totalità dei vini con la malolattica svolta soltanto in minima parte. Dopo tre anni sui lieviti, lo champagne è stato dosato a 2 g/l (con MCR). È certificato – in controetichetta – AB e Demeter.

Cuvée des Crayères

Bottiglia Eric Rodez Cuvée des Crayères60 Pinot Noir, 40% Chardonnay
dég. apr. 2023 – Questo champagne, sebbene sia il gradino d’ingresso al mondo Rodez, ci ha sempre entusiasmato e pure stavolta sembra destinato a confermarsi, nonostante un legno che al momento sempre più presente del solito. Lo è, comunque, sulle tostature, non sull’essenza vera e propria. A parte questo, comunque, il naso è tanto intenso, quanto articolato, tanto fitto quanto tendente a una certa vinosità: spazia dal frutto (susina e pesca bianca) alla freschezza del sottobosco, dal thè verde a una florealità bianca veramente profumata, dalla scorza di bergamotto fino ai richiami balsamici, senza mancare, con l’attesa, di richiami al caffè. Inoltre, è nettamente verticale e già l’olfatto dà la netta sensazione di asciuttezza. La bocca è tesa e molto asciutta, quasi secca. E, dopo cotanto naso, stupisce per la trama sottile, legata a note di lime, con il loro carattere amaricante, e la mineralità,  che sembra quasi esaltare una freschezza tale da toccare addirittura la menta. Il carattere molto secco, quasi tannico, però, finisce per limitarne la distensione, almeno al momento della degustazione, con neanche 6 mesi post dégorgement. Considerando le incredibili capacità di invecchiamento, infatti, siamo pronti a scommettere sul fatto che almeno un altro anno di cantina donerà il giusto equilibrio e la giusta espressività a questo champagne. Come è peraltro avvenuto con la bottiglia dell’aperitivo natalizio di cui sopra, che rappresentava l’assemblaggio precedente…
Voto: 90(92)/100

Una volta, un vecchio champenois mi disse “per capire all’istante il valore di un produttore, devi assaggiare il vino di ingresso!” e questa frase tuttora me la ripetono altri grandi personaggi della Regione. Ebbene, questa affermazione è di una verità dirompente, per questo ho detto all’inizio che Rodez, nel caso la sua Cuvée des Crayères, non è una sorpresa, ma una conferma…

QR Code capsula
Il QR Code sulla capsula permette di avere la scheda dettagliata del vino. Purtroppo, sarebbe stato meglio metterlo in controetichetta, perché la posizione rende spesso difficile, se non impossibile, la corretta lettura del codice da parte dello smartphone.

Gli Champagne Rodez sono distribuiti da:
Capagio – Tel. 0521/786243 – www.capagio.it

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2 risposte a “Rodez: non una sorpresa, ma una piacevolissima conferma”

    • Ottimo! Ha una bella vinosità, ma non rinnega la sua anima champenoise. Bisogna ricordare che è uno Chardonnay di Ambonnay, non della Cote des Blancs, altrimenti si rischia di non capirlo fino in fondo…
      Saluti

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