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Millésime

La Grande Dame 2015 rilancia in rosa!

Dopo una La Grande Dame Rosé 2012 semplicemente strepitosa, probabilmente tra le migliori di sempre (se non addirittura una delle tre migliori: vedasi la nuova edizione della guida...
di Alberto Lupetti

La Grande Dame Rosé 2015

Dopo una La Grande Dame Rosé 2012 semplicemente strepitosa, probabilmente tra le migliori di sempre (se non addirittura una delle tre migliori: vedasi la nuova edizione della guida ‘Grandi Champagne’…), è la volta della 2015, che segue a distanza di un anno la sorella bianca. A tal proposito, lo chef de cave Didier Mariotti mi ha spiegato: “ci siamo resi conto che la Rosé ha bisogno di più tempo rispetto a La Grande Dame tradizionale, quindi abbiamo stabilito che l’uscita delle due debba avvenire sempre con almeno un anno di differenza, a favore della Rosé. Questo perché il vino rosso aggiunto ha bisogno di più tempo per integrarsi, per armonizzarsi”.

Didier Mariotti
Didier Mariotti, chef de cave, durante la presentazione one-to-one con il sottoscritto de La Grande Dame Rosé 2015. Abbiamo assaggiato lo champagne in due calici diversi, con un evidente vantaggio di quello più ampio.

La Grande Dame Rosé fu creata da Jacques Péters con la vendemmia 1988 (in concomitanza con l’adozione della nuova bottiglia, l’attuale) e oggi più che mai sintetizza tutto il savoir-faire di Veuve Clicquot costruito nei decenni: è l’erede del primo rosé d’assemblaggio, è altresì l’erede del primo champagne dichiarato come millesimato, è frutto dei soli migliori vigneti (oggi Grand Cru) tra quelli acquistati a suo tempo da Madame Clicquot e, naturalmente, è la cuvée de prestige della Maison. L’idea di Péters fu semplicissima: aggiungere del vino rosso alla medesima La Grande Dame. Ma un vino rosso particolare: quello del solo ‘Clos Colin’, storica parcella di Bouzy (1,3 ettari, acquistata a partire dal 1741) che la Maison utilizza soltanto per questo champagne (dopo una macerazione di sette giorni) e per alcune (pochissime) bottiglie di Coteaux Champenois Rouge. Naturalmente, essendosi La Grande Dame evoluta con la vendemmia 2008, anche la Rosé ha seguito la medesima strada, fermo restando l’aggiunta di vino rosso, naturalmente.

Questa La Grande Dame Rosé 2015 vede in campo le uve dei Grand Cru di Aÿ, Ambonnay, Bouzy e Verzenay/Verzy (questi ultimi due Grand Cru della parte nord della Montagne de Reims rappresentano il ‘cuore’ dell’assemblaggio di questo champagne, in particolar modo Verzy) per quanto riguarda il Pinot Noir in bianco, mentre lo Chardonnay è targato esclusivamente Avize e Le-Mesnil. Poi fermentazione in acciaio, malolattica svolta, sette anni sui lieviti e dosaggio a 6 g/l. In teoria, La Grande Dame viene proposta agli appassionati almeno 6 mesi dopo il dégorgement, ma poi sono in realtà le bottiglie arrivano sul mercato con 9 mesi/un anno effettivi.

La Grande Dame Rosé 2015

Bottiglia Veuve Clicquot La Grande Dame Rosé 201590% Pinot Noir, di cui il 13% in rosso, 10% Chardonnay
dég. mar. 2023 – Come avvenuto con La Grande Dame 2015, il primo aspetto che caratterizza questa Rosé 2015 è la freschezza. Il che sorprende se si pensa alle caratteristiche dell’annata (molto calda e secca). Il risultato è una notevole scorrevolezza di beva, che beneficia proprio di questa grande freschezza. Ma si tratta solo della primissima impressione, perché è uno champagne che richiede pazienza, tanto in cantina (La Grande Dame Rosé è austera da giovane perché è un vino che invecchia benissimo per via dei Pinot Noir del nord della Montagne, che sono un po’ più contratti), quanto nel calice. Che, possibilmente, dovrebbe essere ampio, da vino rosso. Anzi, con Didier siamo passati da un calice classico a uno molto più generoso, allora lo champagne si è ‘aperto’ oltre la suddetta freschezza, altrimenti quasi protagonista. L’olfatto denota eleganza e tensione, su note agrumate (arancia sanguinella), speziate (pepe) e floreali (viola e rosa). La bocca è verticale, ancora animata da una freschezza che non è acidità, ma energia, sempre su un carattere di finezza fatto di ritorni agrumati sui toni rossi, un frutto che richiama la fragola, la mineralità e una distensione sapida e ancora fresca, con una lieve e stimolante vena amaricante in chiusura.
Voto: 93(96)/100

È uno champagne che al momento gioca sull’eleganza e sulla delicatezza, da scoprire piano piano nel suo essere un po’ misterioso. Non è immediatamente pazzesco come La Grande Dame Rosé 2012 in quanto più austero e ‘intellettuale’, ma è senza dubbio un rosé molto buono. Tuttavia, sebbene ne consigliamo l’invecchiamento e una temperatura di servizio non troppo bassa, lo riteniamo uno champagne più da godere da solo che a tavola, in tutti i casi da servire in calici ampi da vino rosso. Solo una lunga sosta in cantina potrebbe renderlo più incline all’accostamento gastronomico…

Confezioni griffate dall’artista Paola Paronetto.
Come accaduto con La Grande Dame 2015, anche la corrispondente Rosé 2015 è griffata (etichetta e confezione) dall’artista Paola Paronetto.

Gli champagne Veuve Clicquot sono distribuiti in esclusiva da:
Moët Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it

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2 risposte a “La Grande Dame 2015 rilancia in rosa!”

  1. Tanto improponibile il carte jaune e tanto pazzescamente buona la vedova…simile dicotomia nella produzione solo da DeSousa: base base imbarazzante (ma non così,ad esser sincero) e top da commuoversi.
    La grande dame poi ha dalla sua il fatto di essere tra le più elitarie cuvée de prestige, e per numeri, ma soprattutto per annate. Credo Veuve sia quella che millesima più raramente in tutta la champagne!
    Ps
    Per salvarmi in corner: Ammetto di aver provato l’ultimo CJ di Veuve non meno di 8-10 anni fa: magari il riscaldamento globale ha fatto l’ennesimo miracolo 😉

    • Se si tratta di 8-10 anni, la cosa non mi sorprende, altrimenti mi sarebbe sembrato strano. Infatti, Dominique Demarville (il precedente chef de cave) ha letteralmente stravolto il Carte Jaune, tanto che oggi vanta circa il 50% di vins de réserve con un profondità anche di vent’anni! Poi, lo stile dello champagne potrà anche non piacere, perché il gusto personale comanda sempre, ma la fattura è impeccabile. E se lo lascia invecchiare un po’, lascia di stucco.
      Purtroppo, la Maison in Italia soffre dell’immagine di champagne da supermercato, ma se si supera questo preconcetto…
      Sì, VCP millesima solo in alcune annate. Ad esempio, La Grande Dame della decade precedente sarà solo 2012, 2015, 2018 e 2019 e lo stesso dovrebbe essere per il Vintage.

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