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Millésime

Lanson Gold Label 1999

Champagne ingiustamente poco conosciuto e non solo all’interno della gamma Lanson. Si tratta, infatti, di un’etichetta sempre di eccezionale valore e con una straordinaria capacità di invecchiamento. Credo...
di Alberto Lupetti

Champagne Lanson Gold 1999Champagne ingiustamente poco conosciuto e non solo all’interno della gamma Lanson.
Si tratta, infatti, di un’etichetta sempre di eccezionale valore e con una straordinaria capacità di invecchiamento. Credo che, ancor più delle stupende Noble Cuvée, rappresenti evidentemente la capacità di Jean-Paul Gandon, entrato in Lanson nel 1972 come responsabile dei vigneti, da dove man mano inizia un’ascesa fatta unicamente di bravura che lo porta a diventare chef de cave nel 1988, carica che ricopre ancora oggi. Come tutti i Lanson, anche i vini di questo 1999 (50% Pinot Noir, 50% Chardonnay) non hanno svolto malolattica, mentre la maturazione sui lieviti si è protratta addirittura per 10 anni. Dopo il dégorgement lo champagne è stato dosato a 9 g/l.

È un vino sicuramente elegante, addirittura nobile, disegnato da un naso innanzitutto mineral-gessoso, freschissimo, ma anche complesso tra gli spunti di frutta secca, grassezze e florealità da Chardonnay, fini dolcezze, spunti di tabacco biondo. Un grande che si conferma puntualmente al palato, nel quale la carbonica elegantissima evidenzia ritorni che esaltano quanto riscontato al naso, con un’eleganza per certi versi ancora maggiore e uno sviluppo aromonico retrolfattivo di suggestiva persistenza. Per questo, però, è anche elitario: non è una bottiglia per tutti, ciò nonostante può essere per i più un prototipo di riferimento per scoprire quello che è un grande Champagne. Il giudizio estremamente positivo assume, poi, ancora maggior valore se si pensa che si tratta di un “semplice” millésime e non di una cuvée de prestige.

Voto: 92/100

Nota: è stato da poco lanciato il 2002, ma ritengo sia un errore non conoscere da vicino questo eccellente millesimato. È una bottiglia in grado di far capire a tutti e immediatamente cosa significa “grande champagne”.

Lanson JP Gandon
Lanson JP Gandon

Jean-Paul Gandon, Chef de caves di Lanson

Gli champagne Lanson non svolgono mai la malolattica perché voglio favorire l’espressività del frutto, del corpo, dell’energia

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0 risposte a “Lanson Gold Label 1999”

  1. verissimo. aggiungiamo inoltre l’eccezionale rapporto prezzo/qualità. Non dimentichiamo che come qualsiasi altro prodotto di consumo, anche il vino non deve lasciar “il magone” per i soldi spesi. Quindi deve costare meno di quel che vale ovvero valere più di quanto costa. salutoni. silvio

    • Caro Silvio,
      ha perfettamente ragione, il rapporto qualità/prezzo – inteso, però, nella più positiva accezione del termine e non come prodotto “economico” – deve diventare sempre più importante per il vino, soprattutto visti i tempi che corrono…
      A ogno modo, lo champagne appare spesso “caro”, ma bisogna considerare l’enorme lavoro che c’è dietro una bottiglia (di cui gran parte manuale: immagini solo i cantinieri che accatastano e dopo qualche anno tirano giù centinaia di migliaia di bottiglie…) e, ancor più, il capitale immobilizzato per 3, 4 o più anni. Nel caso del Lanson addirittura 8-10 anni, il che dona ancor maggior valore a questo champagne, lo ripeto, ingiustamente poco conosciuto.
      A.L.

  2. Buongiorno, di recente, cliccando su champagne, ho scoperto questo blog.
    Ne sono entusiasta, perchè mentre sul vino fermo ce ne sono e di validi, sullo champagne non ne avevo mai visti.
    Profitto di questo spazio per chiedere gentilmente un vostro parere sui vini di Ulysse Collin, vinificati e affinati in legno.
    Va da sè che sono champagne particolari, molto diversi dagli altri,, sia il blanc de blanc che il blanc de noir.
    Di recente ho avuto occasione di berli enrambi, ma nonostante la fama che circonda questo produttore allievo di Selosse, non li ho assolutamente amati, probabilmente la sboccatura è troppo recente, ma resta il fatto che il legno cambia, e non di poco, le carte in tavola…..
    Sono io che non li ho capiti?
    grazie e saluti

    • Gentile Marco,
      innanzitutto grazie dei complimenti, che fanno sempre piacere! E confermano che ho visto giusto con questo sito: nel panorama vinicolo si parla marginalmente e con poca cognizione di causa di champagne, così, se me lo permette, ho deciso di condividere la mia esperienza.
      Ma veniamo a Collin. Come dice lei, sono champagne molto particolari, quasi estremi, soprattutto il blanc de noir, pertanto, come tali, possono anche non piacere. Quindi, non è che non li ha capiti, più semplicemente non le sono piaciuti in questo primo approccio. Pertanto, visto che mi sembra un appassionato, ritengo ci debba ritornare con calma. Se non sbaglio, siamo alla quarta uscita del BdB e alla seconda del BdN e gli ultimi mostrano una nota legnosa molto meno evidente. Quindi, il buon Olivier ci sta prendendo la mano. E poi, questi champagne guadagnano moltissimo col passare del tempo, pertanto penso che se li riprova, avendo la pazienza di aspettare un paio di anni da dégorgement, sono sicuro che li apprezzerà in tutta la loro bontà. Già, perché soprattutto il BdB è un grande champagne.
      A meno il suo genere di champagne sia tutt’altro, prediligendo vini freschi e minerali, vivaci e croccanti: in tal caso, al gusto personale non si comanda…
      Infine, sulla questione del legno nello champagne penso sia il caso di parlare approfonditamente sul sito, mi metterò al lavoro.
      A presto

      • Me l’aspettavo, anche se in cuor mio speravo in una semi condivisione sul BdN….
        Seguirò il consiglio.
        Comunque, a parità di gamma medio alta e di investimento in denaro – aspetto purtroppo non secondario se si vuole uscire dalla banalità – non esiterei davanti all’eccellenza di un Gosset millesimato o di un Eagly Ouriet.
        Cordiali saluti

        • Marco, la semi condivisione sul BdN gliela ho data tra le righe quando dicevo “soprattutto il BdB…”. Il BdN, infatti, è quello che ha sofferto maggiormente al debutto e, comunque, Olivier Collin ritengo si trovi maggiormente a proprio agio con lo Chardonnay.
          A ogni modo, dicevo che alla fine il gusto personale comanda, quindi se preferisce gli ottimi Gosset Grand Millésime (il 2004 è eccellente) o qualche Egly-Ouriet ben venga! Ma se riesce a fare il “test” di Collin potrebbe divertirsi, budget permettendo.
          Mi sembra di capire, per concludere, che lei preferisca il Pinot Noir, allora, come avrà visto sul sito, provi anche Guy de Forez e Alain Réaut, entrambi BdN e dal prezzo molto interessante.
          Mi tenga aggiornato.
          A presto

          • Caro Lupetti, il primo impatto del BdB Collin risale a diverso tempo fa, quindi vedrò di ordinarlo e lo testerò (senza appello).
            Pensavo tra l’altro che il colore ramato scuro del BdN sia dovuto a una breve macerazione prefermentativa del mosto, è ipotizzabile?
            Guy de Forez, Alain Reaut (una bontà), ben li conosco questi RM, come quasi tutta la batteria presentata a Colorno.
            Fortunatamente il mio “enotecaro” non dorme sugli allori e procura sempre nuovi champagne, tutti RM, dal rapporto qualità/prezzo molto interessante…..
            Li alterno a quelli che io chiamo i classici – da L. Bernier a Legras, da G.Chiquet (adoro il suo Carte Verte) a Bara, Jacquesson ecc.. dei quali ogni tot devo stappare una bottiglia.
            A proposito di Jacquesson, attendo con impazienza il n° 736 annata 2008 che avete qui recensito, le ultime 2 bottiglie del 735 non sono state all’altezza delle prime, e mi si dice che il 736 è migliore.
            Tornando ai RM, ultimamente è arrivato questo Michel Lenique nelle tre versioni Brut tradition, BdB e BdN, che il nostro riesce a vendere a 25 euro, come e anche meno di tanti Franciacorta; in più è buono per cui è in perenne riordino!
            E poi Tanazacq, la sua riserva, di una ricchezza straordinaria è, assieme a La Closerie di J.Prevost ( 100% Meunier) uno degli champagne più buoni che ho bevuto.
            Come vede, non ho preferenze di base Pinot o chardonnay; solo agli esordi, provenendo da svariati anni di vino, rosso in particolare, evitavo i BdB temendo mancassero di struttura e…….il bello è che proprio perchè stanco di vini sovraestratti e legnosi, mi sono perso nell’accattivante mare dello champagne….
            Perdoni la chiacchiera, ma se comincio a parlare di vino……è una passione!!
            m.

          • Caro Marco,
            allora, andiamo con ordine.
            1) Il colore. Per quanto si eviti il contatto con le bucce, all’uscita dalla pressa il mosto del Pinot Noir ha un colore tendente al ramato. Poi, alcuni produttori più tecnici lo rendono il più giallo possibile, altri più “rustici” sono meno attenti a questo dettaglio. Ma in termini di gusto è ininfluente.
            2) Vedo che è un appassionato di tutto rispetto…
            3) La 736 dovrebbe appena essere arrivata nelle enoteche e, sì, credo sia la migliore Cuvée 7xx mai fatta da Jacquesson.
            4) In champagne ci sono circa 5.000 produttori imbottigliatori, quindi non possono conoscerli tutti. Confesso, dunque, di non conoscere né Lenique, né Tanazacq… Ma sono regolarmente importati? Non si finisce mai di imparare.
            5) Non tocchiamo l’argomento Franciacorta e Champagne, potremmo alzare troppe polemiche…
            6) La Closerie, così come Collin, non sono champagne facili, come dicevamo, ma chi sa apprezzarli li trova straordinari, come nel suo caso. Nella fattispecie, La Closerie credo sia il miglior Blanc de noirs da solo Pinot Menuier sul mercato e sembra avere un’ottima costanza di qualità nonostante la produzione ridotta.

            Infine, sì, il bello dello champagne è che non ci sono limiti e le numerose sfaccettature rendono questo vino interessantissimo, divertente, versatile e ci sono dei Blanc de blancs che hanno fatto storia, tipo Salon e, soprattutto, Comtes de Champagne di Taittinger, costo a parte…

            Ben vengano le chiacchierate tra appassionati, allora!
            A presto

  3. Buongiorno,
    dunque, Lenique, come altri vignerons fanno parte della collection fier ce fit (www.fiercefit.fr) con sede a Reims e da qui vengono direttamente gestiti, quindi non c’è un importatore; qui a Milano c’è un magazzino di stoccaggio e distribuzione.
    Di questo catalogo ho assaggiato anche Moussé Fils mill. 2006 della serie special club, Meunier in purezza, che metteri subito dopo La Closerie, il migliore sono d’accordo con lei.
    Altri, come Guy de Forez, Alain Reaut hanno importatori di piccole dimensioni.
    Salon, Selosse, Comtes de Champagne e altri top gamma naturalmnente…….mi viene in mente -poltrone e sofà, beato chi ce l’ha –
    Finora, di questi ho all’attivo solo un Winston Churchill 1999, grande in (a) tutti i sensi, direi anche troppo perfetto, si possono avere emozioni spendendo molto meno.
    Forse il prossimo sarà appunto un Comtes de Champagne, me lo consiglia?
    Il Franciacorta l’ho tirato in ballo solo per paragonare dei prezzi; e mi fermo qui.
    In questo sito si parla di Ferrari e a ragione direi perchè, a partire dai Perlé, fa degli eccellenti prodotti.
    Cordialmente

    • Gentile Marco,
      lei mi dirà “ti piace vincere facile”, parafrasando un noto spot, ma ritengo che le grandi cuvée delle grandi maison siano imbattibili. Insomma, non c’è storia, prezzo a parte… Certo, poi ci sono tante altre cuvée buone o anche ottime di produttori più piccoli ed è questo il bello della Champagne! In proposito, mi fa piacere scoprire che ci sia qualcosa di molto interessante non ancora importato.
      Il Churchill di Pol Roger è uno degli imbattibili cui accennavo e forse quel non arrivare al 100% di emozioni che lamenta, quel non averla colpita al cuore dipende solo dalla gioventù di questo champagne (la 1999 è comunque l’ultima annata). Sì, è una seccatura doverli aspettare questi benedetti grandi champagne, ma se siamo disposti a farlo con un grande Bordeaux, un grande Bourgogne, o un grande Barolo o un grande Brunello perché non dobbiamo farlo anche con sua maestà lo champagne? Mi creda, qualche anno in più e quel Churchill l’avrebbe conquistata eccome!
      Purtroppo, il discorso si fa simile con il Comtes de Champagne che, sì, consiglio caldamente. Ha visto la recensione del 2000 sulla guida Grandi Champagne o del 2002 su questo sito?
      Poi, naturalmente, ci sono champagne più accessibili in termini di tempo, di attesa, vivaddio, ma non siamo su questi livelli.
      Infine, concordo pienamente su Ferrari, ma lunedi vedrà su queste pagine una bella sorpresa targata Franciacorta. E dico sorpresa perché tale è stata prima di tutto per me…
      A presto

  4. Dr. Lupetti, mi è arrivata la vostra guida, che spero nella prossima edizione di trovare in libreria al pari delle altre guide vini.
    Da una prima occhiata, m’è parso evidente l’alto numero di rosé inseriti….
    Ora, al netto della mia avversione per rosati e rosé – ho bevuto solo un Serge Mathieu rosé faticando ad arrivare in fondo – ugualmente ho trovato strana questa scelta, anche alla luce di quanto lei stesso sostiene nel sito e cioè che non è facile trovare champagne ben fatti declinati in questa tipologia….( a proposito della recensione sul Cabochon Rosé).
    Manca poi qualche nome di spicco – De Sousa – ma forse non è importato.
    Però A. Gratien (Cuvée Paradis) sì e per es. Drappier che potrebbero prendere il posto che so, di C.Cazals e Lonclas….
    Qualche punteggio poi lo trovo carente o esagerato, come quel 89 a Beaufort… champagne che ho trovato quasi imbevibile – dal gusto di cetriolo!!!
    E non è che ami solo champagne tipo Deutz e affini, per es Agrapart, Leclapart La Closerie sono champagne particolari, eppure sono eccellenti…
    Solo critiche?? No ovviamente, sarà uno strumento utilissimo e soprattutto aggiornato ( ho una guida di Michel Mastrojanni molto ben fatta ma risalente ad alcuni anni fa).
    E poi attingo dalle riviste, in particolare Spiritodivino che si occupa spesso e volentieri di champagne con articoli e degustazioni – credo che lei conosca tutto lo staff ed infatti ringrazia tra gli altri Andrea Grignaffini.
    Cordialità

    • Che dire? Mi trova d’accordo praticamente su tutto, ma andiamo con ordine.
      Distribuzione. Per la seconda edizione ci organizzeremo molto meglio. La prima ha certamente sofferto di errori di gioventù, ma a una pubblicazione di ottimo livello (spero che questo aspetto sia evidente) realizzata totalmente in proprio da un gruppo di amici penso che questi “errori” si possano perdonare…
      Rosé. Negli anni, sempre più produttori hanno sformato rosé e, anzi, a breve vedrà novità clamorose in tal senso. Moda? Anche, ma non solo. Poi anche io sono straconvinto che fare un ottimo rosé sia difficile e farne di eccellenti un impresa, tanto che si contano sulle dita di una mano. Poi, alcuni piacciono a qualcuno, altri a qualcun altro, giusto?
      Per quanto riguarda la guida, tra rosé e blanc, le etichette sono frutto di una nostra selezione, quindi è normale che ce ne siano alcune e non altre. Ma nella seconda edizione faremo di meglio anche in questo e troverà belle soprese.
      Beaufort, per concludere. È un capitolo molto spinoso… È uno champagne estremo, anzi estremissimo, che ha molti estimatori. A me personalmente non piace, qualcuno cade a terra come un fico maturo al solo sentirne il nome, mah. Il rosé, Marco Dallabona, patròn di quella squisita meta gastronomica che è il ristorante Stella d’Oro di Soragna (PR), lo definisce simpaticamente “la Fortana dei ricchi”, per il suo alternare acidità e dolcezza. I punteggi in guida, se non ricordo male, sono dovuti a bottiglie molto fortunate (il grande problema di Beaufort è l’incostanza da bottiglia a bottiglia e forse a lei è capitata proprio una di queste) che hanno dimostrato un fascino innegabile e un’ottima capacità di abbinamento. Quindi, pur non piacendo, quando si degusta per una guida bisogna saper andare oltre il personale per dare una valutazione oggettiva.
      A presto

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