Gosset Brut Excellence: semplicemente piacevole. Per tutti
Qualcuno mi dice che parlo troppo (e spesso…) di champagne top, alcuni al limite dell’inarrivabile, altri comunque di altissimo livello. Bene, eccone uno per tutti, un grande classico che si colloca al di sotto dei 40 euro a scaffale, è piacevolissimo ed è a firma di un nome di primissimo piano: Gosset. Che è anche il più antico produttore di vino in Champagne (datato 1584), anche se poi allo champagne è arrivato curiosamente solo nel 1946. Ma poco importa, perché questa maison da circa un milione e mezzo di bottiglie oggi è considerata tra le eccellenze della Champagne grazie all’opera degli attuali proprietari (la famiglia Cointreau, quella del ramo che possiede lo straordinario Cognac Frapin), che l’acquistarono nel 1992. Costoro, soprattutto Jean-Pierre Cointreau, sono stati capaci di farla crescere in quantità (dalle originarie 350.000 bottiglie al suddetto milione e mezzo di oggi) e in qualità. Un’impresa quasi miracolosa, se si considera che Gosset possiede un solo ettaro di vigneto e, quindi, acquista praticamente tutte le uve da circa 200 vigneron, anche se da vigneti con una classificazione minima del 95% nella scala dei Cru.
Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie allo chef de cave Jean-Pierre Mareigner, per certi versi personaggio, ma anche uomo riservato, quasi d’altri tempi, che ha una sensibilità eccezionale prima nel selezionare i vins clairs e poi nell’assemblarli rispettando lo stile di ogni cuvée. Tra l’altro, è curioso come Gosset, nonostante sia nata ad Aÿ, sia invece fortemente legata allo Chardonnay, presente in maniera importante in ogni assemblaggio. Mareigner spiega che la varietà a bacca bianca “dona equilibrio e freschezza, risultando così la spina dorsale dello stile della maison”. Tra l’altro, Mareigner è stato dotato recentemente di una nuova cantina, moderna ed efficiente, nella quale attua una vinificazione tradizionale delle uve, sempre separate per parcelle, alla quale fa seguito l’élevage in barrique per i vini migliori; la malolattica è accuratamente evitata per esaltare la freschezza, mentre dopo l’imbottigliamento è perseguita una lunga maturazione sui lieviti. Rémuage e dégorgement, poi, sono rigorosamente manuali, anche per via dell’impiego della bottiglia riproduzione di quella storica impiegata da Jean Gosset nel XVIII secolo, e dopo il dosaggio, gli champagne Gosset riposano rigorosamente per non meno di tre mesi.
Tutto ciò, però, ha un’eccezione proprio e paradossalmente nel sans année di casa, il Brut Excellence, l’unico champagne della gamma Gosset a svolgere la malolattica ed è anche l’unico ad adottare la classica bottiglia champenoise. Le uve provengono da 30 Cru e nell’assemblaggio vengono impiegati non meno del 20% di vins de réserve di un’annata, in questo caso la 2010 (pertanto è basato sulla vendemmia 2009). Seguono non meno di 30 mesi sui lieviti, mentre in quest’ultimo tiraggio il dosaggio è sceso da 11 a 10 g/l. Un paio di anni fa, infine, è stato rivisto pure l’habillage, più moderno – ma indubbiamente ben riuscito – anche se ben diverso dal resto della gamma.
Brut Excellence
45% Pinot Noir, 36% Chardonnay, 19% Pinot Meunier
Beh, sarà pure il gradino d’ingresso al mondo Gosset, ma il naso di questo champagne è veramente bello: certamente classico, esprime una grassezza di nocciola, lievi tostature, spunti di panificazione e un accenno di mineralità, tutto ben amalgamato ed equilibrato, tra l’altro in un quadro di confortante freschezza. Che poi è quanto si ritrova in bocca, in un contesto, dunque, di spensierata leggerezza, fatta di un’anima agrumata e una sottilissima mineralità. Rispetto al passato, si è fatto meno polposo e maturo, ma, proprio per questo, è diventato ancora più bevibile…
Voto: 84/100
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