Una grande annata (1998) in Champagne e le due declinazioni di Dom Ruinart
Ho già avuto modo di dire che apprezzo molto l’annata 1998 in Champagne e che personalmente l’avrei valutata cinque stelle e non quattro come è stato fatto. Anche perché è un’annata un po’ tipo la 1995: non molto espressiva all’inizio, rivelerà il suo vero valore alla lunga, non prima di vent’anni. A proposito di quest’annata, una mia recente visita alla Ruinart, con tour privato e particolareggiato delle sempre splendide crayères (monumento nazionale dal 1931) prima della degustazione con lo chef de cave, l’oramai mitico Frédéric (Fred) Panaïotis, ha rafforzato in me questa idea dell’annata. Infatti, la degustazione è iniziata con gli immancabili vins clairs frutto della vendemmia 2014, è proseguita con il simbolo della più antica maison de champagne, il celeberrimo Blanc de blancs, quindi è culminata nel gran finale con una piccola verticale di Dom Ruinart, affiancando blanc e rosé. Ecco, di questa vorrei raccontare proprio i due 1998…
Ma prima vediamo cos’è il Dom Ruinart. È la cuvée de prestige della maison, nata come blanc de blancs nel 1959 al fine omaggiare Dom Thierry Ruinart, zio del fondatore. Ma anche per ribadire allo stesso tempo il forte legame di Ruinart con lo Chardonnay. Questo grande champagne è assemblato selezionando uve soltanto 100% Grand Cru della della Côte des Blancs (Avize, Cramant e Le Mesnil-sur-Oger), più fini e dal carattere fresco di mineralità, ma anche della parte nord della Montagne de Reims (Sillery e Verzenay), che donano invece particolare concentrazione e vinosità. Si tratta, dunque, di un vero e proprio ‘esercizio di stile a tema Chardonnay’. Nel 1962, nel pieno rispetto dell’identità del Dom Ruinart, questo champagne concede il bis e si tinge di rosa, sulla base di un’idea semplicissima: aggiungere del vino rosso all’assemblaggio del bianco. Nella fattispecie, il vino rosso è anch’esso Grand Cru, frutto del Pinot Noir dei villaggi di Sillery e Verzenay macerato per 9-10 giorni, mentre lo Chardonnay con il tempo è diventato non proprio lo stesso del blanc in quanto proviene anche dai villaggi Cramant e Le-Mesnil, anch’essi classificati 100%, naturalmente. Entrambi i Dom Ruinart maturano in media una decina d’anni sui lieviti o, almeno, è stato così finora…
Dom Ruinart 1998
100% Chardonnay (66% Côte, 34% Montagne); dosage 7,5 g/l
dég. mar. 2011 – Il bicchiere rivela immediatamente la nobiltà di questo grande champagne, ricchissimo e non meno elegante. L’olfatto rivela inizialmente uno spunto di miele che, ben presto, lascia il posto a frutta a pasta bianca e agrumi in canditura, fini tostature e note di torrefazioni in un quadro evidentemente fresco, ma soprattutto affascinante. L’assaggio conferma il grande valore di questo champagne perché ci mette di fronte a una bocca perfetta: rotonda ma solida, non semplicemente e ancora ricca, ma intensa, gustosamente distesa tra ritorni agrumati, mineralità e una bellissima sapidità fino al lunghissimo finale.
Champagne con un gusto di una tale opulenza al quale è impossibile resistere, complici straordinarie freschezza ed eleganza. E ha ancora tanto da dire…
Voto: 95/100
Dom Ruinart Rosé 1998
15% Pinot Noir in rosso, 85% Chardonnay; dosage 5 g/l
dég. mag. 2011 – Champagne piuttosto raro, addirittura per me si tratta del primo assaggio! Se non ricordo male, questo Rosé non è mai arrivato in Italia, complice anche una tiratura insolitamente limitata ed è per questo che, probabilmente, all’epoca è rimasto un po’ schiacciato tra il precedente 1996 e il successivo 2002… Peccato, perché si tratta di uno champagne di rara eleganza, nonostante l’innegabile fittezza, e spiccata freschezza già al primissimo naso, articolato su intense note agrumate scure, di sottobosco, uno spunto selvatico che riporta evidentemente al Pinot Noir, una solida mineralità di fondo, quasi di origine ferrosa. La bocca è rotonda e gustosa, lontana da potenze e concentrazioni, ovvero molto fine, delicatamente avvolgente sui ritorni agrumati e minerali. Chiusura a sfumare su queste sensazioni, ma anche appena tannica, al punto da rendere questo rosé molto interessante nell’abbinamento con i grandi salumi. Come, ad esempio, la ‘Coppa della Bassa’ del Salumificio Squisito. In conclusione, un rosé improntato alla grande finezza, forse un filo meno coinvolgente del fratello blanc, ma straordinariamente bevibile e anch’esso con una lunga strada davanti.
Voto: 94/100
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Mi chiamo Cristian Boetto e devo purtroppo correggere il fatto che il Dom Ruinart Rosè non sia mai arrivato in Italia! Fatture alla mano é stato importato dalla Philarmonica srl ed ho avuto il pregio di gustarlo al calice con i miei amici oltre che all’ostinata voglia di servirlo ai miei migliori clienti!
Un saluto Cristian Boetto
3499005471
Nessun purtroppo per la sua utile ed esuberante – addirittura fatture alla mano… – osservazione, d’altronde avevo detto di non ricordare bene… Allora, ne arrivarono pochissime bottiglie e non fu troppo “pubblicizzato”.
Saluti
Diamo ragione al sig. Cristian Boetto. Noi l’abbiamo tutt’ora in vendita nella ns. enoteca (PI DUE di San Colombano al Lambro), conservato perfettamente in un ambiente a temperatura e umidità controllata, al buio e senza rumore.
Noi in cantina abbiamo ancora il 1997…in ottimo stato….fantastico
È sicuro si tratti del Dom Ruinart? Perché nel 1997 non mi sembra proprio che fu prodotto…
Gentile Sign. Lupetti potrebbe indicarmi tre champagne che non dovrebbero mancare nella cantina di un estimatore di questo genere di vini, diciamo mantenendoci in una fascia di prezzo che non superi i 200 euro.
La ringrazio in anticipo.
Restringere solo a tre senza conoscere i gusti del singolo non è facile… Anche nella fascia di prezzo che mi ha indicato.
Ciao Alberto, potresti dire quali altre cantine utilizzano il bouchon liège per la sosta sui lieviti?
ciao e grazie
sempre il n.1
Divese! La lista sarebbe lunga…
La più nota è certamente Bollinger (LGA, RD, VVF), poi DP per P2 e P3, Moet per i Vintage Collection, Alfred Gratien per il Millésime, Philipponnat per gli LV, Lallier per l’Ouvrage, Ruinart per i Dom Ruinart dal 2010 in poi. Nel caso dei vigneron, l’elenco è ancora più lungo…