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Millésime

Ritorna il clos di Jacquesson: è la volta del 2002!

Buon 2016 a tutti! Bene, inizio il quinto anno di LeMieBollicine con una maison a me particolarmente cara: Jacquesson. E inizio raccontando una bottiglia molto particolare di questa bellissima...
di Alberto Lupetti

Champagne Jacquesson Le Clos 2002

Buon 2016 a tutti!

Bene, inizio il quinto anno di LeMieBollicine con una maison a me particolarmente cara: Jacquesson. E inizio raccontando una bottiglia molto particolare di questa bellissima maison, una bottiglia ahimè molto rara che ha rappresentato una sorta di esperimento per i fratelli Chiquet. Mi riferisco a Le Clos, di cui ho avuto modo di parlare dell’annata 2000 un anno e mezzo fa, con la promessa di raccontare in altro momento la seconda e ultima annata di questo champagne, la 2002. In realtà, aspettavo l’occasione giusta per assaggiarlo, poi capita che per la fine dell’anno viene a Roma l’amica e grandissima appassionata Alessia Occhipinti: sapendo che è una fan della maison di Dizy, ho pensato che fosse l’occasione giusta per assaggiarlo insieme. Appuntamento, dunque, all’Enoteca al Parlamento di Roma, il cui ristorante ha da poco ricevuto l’ambita Stella Michelin, coinvolgendo ovviamente il patròn e amico Daniele Tagliaferri, membro del panel di degustazione di Grandi Champagne. Daniele è un grande palato, ma, soprattutto, non ama il Meunier, quindi sarebbe stato perfetto per il test di questo champagne, rappresentando un po’ il bastian contrario…

A proposito, ho detto Meunier e non Pinot Meunier perché il nome di questa varietà è stato definitivamente cambiato, per questo d’ora in poi parleremo di Meunier e basta.

Vigneto maison Jacquesson
Il vigneto adiacente alla Jacquesson, che, essendo racchiuso da mura, è di fatto un ‘clos’.

Ma torniamo a Jacquesson e al suo particolare champagne. Chi ha visitato la maison avrà certamente notato il vigneto ad essa adiacente, un vigneto racchiuso da mura e, pertanto, un clos. Prima di ripiantarlo (a Pinot Noir, N.d.A.), però, i fratelli Jean-Hervé e Laurent Chiquet decidono di fare un esperimento e, in occasione di due vendemmie, la 2000 e la 2002, come detto, selezionano parte di queste uve e le vinificano separatamente per farne due millesimati unici. Unici non solo perché successivamente non sono stati più prodotti, ma anche perché si tratta dell’unico esempio di champagne ‘clos e Meunier’. La vinificazione è avvenuta in botte, nel più puro stile Jacquesson, e l’imbottigliamento senza filtrazione; quindi, lo champagne ha maturato ben 11 anni sui lieviti prima di essere dosato a 3,5 g/l (extra-brut, come tutti i Jacquesson). Curiosamente, di questo 2002 sono state prodotte solo 946 bottiglie, quindi circa 300 in meno del 2000.

Jean-Hervé Chiquet
Jean-Hervé Chiquet guida con abilità, insieme al fratello Laurent, la Jacquesson dal 1988.

Le Clos 2002

Bottiglia di Jacquesson Le Clos 2002100% Meunier
dég. 28 nov. 2012 – Naso intenso, profondo ed elegante, piacevolmente in evoluzione sul frutto e, più evidentemente, sulle note di miele e di frutta secca. Ben rappresenta la varietà e lo fa con una stile croccante e appena maturo, quindi né troppo denso, né troppo ossidativo. Bocca tesa e incredibilmente fresca, valorizzata da una bollicina carezzevole. E se inizialmente l’assaggio sembra insistere su una certa maturità della materia, basta avere un minimo di pazienza per veder emergere un frutto di susina gustoso e naturalmente dolce. Bello lo sviluppo, teso, levigato e fresco, forse non molto profondo, ma con il vantaggio di lasciare una bellissima bocca, pulita, nuovamente fresca, più di tutto piacevolissima. Una delle più belle e, soprattutto, eleganti espressioni del… Meunier!

Voto: 92/100

Ad Alessia questo champagne è piaciuto molto, a Daniele un po’ meno, complice anche la sua idiosincrasia per il Meunier. E a me? Devo ammettere che sono d’accordo con Daniele quando dice che difetta un po’ di allungo, però devo allo stesso modo ammettere di essere rimasto colpito dalla brillantezza, quasi dall’energia di questo champagne. Che non risulta mai troppo vinoso, mai troppo morbido, mai ossidativo e, anzi, sfodera un’acidità sorprendentemente sferzante che, complice un’insospettabile eleganza, rende questo champagne estremamente piacevole. Insomma sì, anche a me è piaciuto, molto, soprattutto per come è stato interpretato il Meunier. D’altronde non è un mistero che gli Chiquet siano bravissimi…

Controetichetta champagne Jacquesson
Come di consueto, le controetichette Jacquesson sono una miniera di informazioni.

Nota: come già anticipato, questa degustazione, così come le altre che verranno, è stata effettuata con l’oramai celebre bicchiere Riedel Veritas Champagne Wine Glass, tra l’altro entrato a far parte anche della prestigiosa dotazione dell’Enoteca al Parlamento…

Gli champagne Jacquesson sono distribuiti in esclusiva da:
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net

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8 risposte a “Ritorna il clos di Jacquesson: è la volta del 2002!”

  1. Buongiorno, vorrei chiederle di cosa ne pensa di una bottiglia di Dom Perignon Vintage 1964 conservato sempre in cantina ma purtroppo non ho altre informazioni riguardo la conservazione. Guardando l’interno della bottiglia si possono notare delle piccole particelle solide che si sono per la maggior parte depositate sul fondo. Le allego qualche foto dello stato della bottiglia, se lei sapesse darmi qualche informazione, se la bottiglia fosse bevibile.
    Grazie, Riccardo

    • Buongiorno,
      dalle foto che mi ha inviato, la conservazione sembra molto buona, con calo di livello nella norma. Purtroppo, con bottiglia molto vecchie, la certezza non c’è mai, quindi l’unico modo di scoprire l’effettiva bevibilità è… stapparla. Anche nel migliore dei casi, però, tenga presente che si troverà di fronte a uno champagne molto maturo che avrà preso quasi totalmente le bollicine…
      Mi faccia sapere

        • Bella domanda… È una bottiglia che sarebbe costata sui 130 euro, ma essendo rara in futuro potrebbe aumentare sensibilmente di valore.

  2. Sentendo il parere di un sommelier fisicamente, mi ha fatto notare che essa è ossidata con chiara perdita di valore (quasi pari a zero, mi disse) a causa del colore “giallo intenso”. Anche in questo stato consiglia di tenerla per il futuro oppure stapparla ed assaggiarla?

    • Se questo signore avesse visto il PJ 1825 che ho avuto l’onore di assaggiare cosa avrebbe detto? O il DP 1947 della verticale alla Pergola di cui ho parlato su questo sito? Ovvio che il colore è più carico, è pur sempre un vino imbottigliato nel 1965 e degorgiato nel 1972!
      Stiamo parlando di uno champagne molto vecchio che chissà quante ne ha passate (ovvio che uno che non si è mosso mai da Epernay sta molto meglio) e come tale può essere buono, potabile o andato… È una roulette russa, ma da qui a sminuirlo proprio no! Naturalmente, per apprezzarla, ammesso che stia bene, come abbiamo detto, bisogna avere una certa dimestichezza con gli champagne molto vecchi, sia chiaro.
      Che dirle? Una mia carissima amica mi ha fatto dono di una bottiglia identica in condizioni simili: beh, al prossimo incontro con Richard Geoffroy la porterò con me e la aprirò con lui!

  3. io quel clos l’ho visto di persona , se passa nuovamente all’enoteca del parlamento mi saluti Massimo Viglietti la stella michelin mio concittadino.
    saluti.

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