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Verticale

Viaggio nel tempo con il Meunier di Bérêche

A breve distanza, eccomi a parlare ancora dei fratelli Bérêche. Che nel 2021 hanno visto l’attenzione degli appassionati italiani crescere in maniera esponenziale. Meritatamente, questo lo affermo con...
di Alberto Lupetti

Verticale Rive Gauche dei fratelli Bérêche

A breve distanza, eccomi a parlare ancora dei fratelli Bérêche. Che nel 2021 hanno visto l’attenzione degli appassionati italiani crescere in maniera esponenziale. Meritatamente, questo lo affermo con la massima serenità, ma con la medesima serenità auspico che questa attenzione non sfoci in quelle esagerazioni che, in altri casi, hanno poi creato miti effimeri. Ma veniamo all’oggetto di questo racconto, ovvero la prima verticale mai fatta sul Meunier in purezza dei Bérêche, il Rive Gauche.

Durante l’anno, mi sono costantemente tenuto in contatto con Raphaël Bérêche per cercare di fare qualcosa insieme contro quella stortura folle e insensata che sono le famigerate VSL (Vignes Semi Larges) e, in tutte le occasioni di scambio di opinioni, gli ho costantemente fatto i complimenti per il loro Meunier in purezza. Al che un giorno Raphaël mi fa: “allora, alla prima occasione utile facciamo una verticale”. Caspita, non vedo l’ora! Passa l’estate, passa la vendemmia, chiudo finalmente in tipografia Grandi Champagne 2022-23 e decido di farmi un giro in Champagne. Avverto Raphaël e gli ricordo la proposta della verticale… il vigneron di Ludes mi dice essere molto impegnato con i dégorgement nei giorni proposti, ma alla fine cede e mi dà appuntamento alle ore 16:00 di lunedì 6 dicembre. Arrivo puntualissimo e, prima di incontrare Raphaël, l’occhio mi cade sulle bottiglie preparate: “accidenti quante sono!” penso sorpreso tra me e me. Arriva Raphaël, allegro e sorridente, gli mostro una copia della guida appena stampata, quindi entrano altre due persone che non conosco. Raphaël mi dice essere il suo importatore svizzero con il suo collaboratore e mi chiede se per me sia un problema la loro partecipazione alla degustazione. Lo rassicuro giusto prima che Raphaël aggiunga: “anche perché ho preparato tutte le annate di Rive Gauche mai prodotte e una verticale del genere non l’abbiamo mai fatta, è la prima volta…”. Doppio accidenti!

Le tre parcelle di Meunier dei Bérêche
Le tre parcelle di Meunier dei Bérêche si trovano nel Cru di Mareuil-le-Port, su un forte pendio che si spinge fino all’interno di Festigny ed è capace di dare uve di grande valore.
Raphaël Bérêche
Raphaël Bérêche durante la degustazione. Insieme al fratello, è l’anima di questa bellissima realtà vigneronne ora salita più che mai alla ribalta.

Rive Gauche è uno dei millesimati di Bérêche ed è, come detto, un Meunier in purezza. Il nome altro non è che quello della porzione della Vallée de la Marne che va da Mardeuil a Courthiézy, ma le vigne dei Bérêche si trovano nel villaggio di Mareuil-le-Port (Autre Cru all’84%), sulla preziosa ‘La côte aux Châtaigniers’ (che si spinge fino a Festigny, dove si trova la parcella di Fabrice Pouillon dalla quale nasce… il suo Meunier in purezza). È una zona fredda, da cui la vocazione al Meunier, che qui popola ben il 75% dei vigneti, con suolo ricco di marne e depositi sedimentari. Qui i Bérêche possiedono tre piccole parcelle, di quasi 50 anni di età, su forte pendenza (35%), per 0,45 ettari complessivi. Inizialmente lo champagne era frutto del solo lieu-dit ‘Les Misy’ (la vigna più vecchia, piantata nel 1969), poi le cose sono via via cambiate e gli ultimi tiraggi sono frutto dell’assemblaggio di ‘Côte aux Châtaigniers’ e ‘Maisoncelle’. Come tutti i millesimati della maison di Ludes, la fermentazione avviene in legno con élevage fino alla primavera successiva, cui fanno seguito il tiraggio bouchon liège, una permanenza in media di tre anni sui lieviti, poi remuage e dégorgement manuali, infine, dosaggio sempre a 3 g/l

Rive Gauche

100% Meunier

Rive Gauche 2017

2017

(dég. nov. 2020, 3 g/l, 4.407 bottiglie)

Annata non facile per le uve nere, non per i Bérêche, che ebbero dei Meunier dall’eccellente stato sanitario, con un bel rapporto zucchero/acidità. E questa positività nel calice si avverte tutta: bel naso, fruttato, di giusta maturità, concentrato e intenso, non denso. Ha una punta di dolcezze, una sensazione di umidità da sottobosco, richiami alla mineralità pietrosa. Bocca ricca, ma non materica, bensì vitale nella sua trama sottile, quindi sa essere tanto ampia e generosa, quanto dinamica. Nota agrumata rossa e vena acidula stimolante, fino al finale sapido e pulito, profondo di mineralità. L’annata si sente, nel senso che i fratelli l’hanno ben gestita, sacrificando una parte di complessità a favore di freschezza e precisione, scorrevolezza e bevibilità. Non sarà un primatista di longevità, ma oggi è godibilissimo, anzi è molto, molto buono.
Voto: 95(96)/100

2016

(dég. nov. 2019, 3 g/l, 4.171 bottiglie)

Splendido champagne per eleganza, cesellatura e freschezza. Conferma perfettamente la guida (Grandi Champagne 2022-23) alla quale rimando per la degustazione dettagliata.
Voto: 96(98)/100

2015

(dég. nov. 2018, 3 g/l, 4.205 bottiglie)

Ha una freschezza insolita, che sembra più richiamare la terra bagnata che il vegetale. È, comunque, un naso di precisione e pulizia, mai solare come l’annata ‘vorrebbe’. La bocca è sottile e affusolata, ma ancora una volta non ha i ‘difetti’ dell’annata molto calda e secca. Tuttavia, per avere questo equilibrio, i due fratelli hanno per forza di cosa dovuto scendere a compromessi, per questo alla fine lo champagne non è un campione di complessità. È preciso e affusolato, senza farsi mai scheletrico, e il suo asso nella manica è la sorprendente bevibilità. Inoltre, potrebbe crescere molto con l’invecchiamento.
Voto: 92(95)/100

2014

(dég. nov. 2017, 3 g/l, 4.197 bottiglie)

Forse prevenuto dall’annata (che non amo proprio), sono stato invece sorpreso dal naso attraente tra note di toffee, moka, nocciola, risultando così veramente goloso. Il frutto è in secondo piano e richiama la prugna. Bocca cremosa, nuovamente a tendere al goloso, stavolta proprio con la nocciola, ma questa impostazione è poi ben bilanciata dall’acidità. Finale intenso di mineralità. Champagne che sa andare oltre l’annata e risulta più persistente che profondo.
Voto: 92(93)/100

2013

(dég. nov. 2016, 3 g/l, 4.200 bottiglie)

L’olfatto si offre fresco e vitale, elegante e fitto, quasi impenetrabile. Meglio, dà nettamente l’idea di trovarsi di fronte a una bomba innescata, pronta a esplodere. Richiama il pain d’épieces e la mandorla, con un ideale punto di maturità e, soprattutto, una brillantezza che esalta l’impronta dell’annata. Bocca sferzante per la freschezza, molto sapida. La gustativa è solida, fluida, concentrata, rocciosa nella mineralità. Nel corso della degustazione è stato definito “atletico”, sì da dare l’idea di una tensione che va ben oltre la sottile freschezza tipica del millesimo. Per questo, è più territorio che varietà, che poi è l’obiettivo dei due fratelli. Grande champagne, dalle enormi prospettive.
Voto: 96(98)/100

2012

(dég. nov. 2015, 3 g/l)

Il primo naso richiama con una nettezza stupefacente… l’acqua dell’ostrica. Soprattutto, ha tutta la ricchezza dei 2012, ma non la maturità. Non solo: ha la concentrazione dei vini dell’annata, ma non la loro potenza. E rivela senza dubbio un grandissimo Meunier, visto che l’espressione è sempre più legata agli agrumi, in scorza. La bocca è… una nuvola, perché ha volume ma non materia, anzi l’impressione è di sottile levigatezza, sempre sui ritorni di agrumi. Più di tutto, è uno champagne completo e intenso, perché ha concentrazione di tutto, risultando così seducente nella sua solidità. E, come i grandi vini, non ti conquista con effimeri fuochi di artificio, ma lo fa mano a mano, nel senso che più lo bevi e più ti piace. Però è chiaramente un vino da dimenticare in cantina…
Voto: 94(99)/100

2011

(dég. dic. 2015, 3 g/l)

Unico champagne della batteria non di dégorgement originale, ma con un anno in più sui lieviti rispetto alla norma. Altra annata difficile, che ha visto i pochi che hanno avuto il coraggio di confrontarvisi mettere in campo champagne non certo da annali, salvo rarissime eccezioni. Tra le quali bisogna annoverare questo Rive Gauche, che si offre con un naso ricco ma ben bilanciato. Non ha le netta maturità dei 2011, anzi è profondo e verticale. E sfaccettato: l’espressione netta e ben definita affianca alla trama agrumata un tocco di frutta secca (arachidi) e note marine, che donano freschezza. L’assaggio è gustoso e setoso all’attacco, con note agrumate che riportano al cedro. Non colpisce per progressione, perché tutto immediatezza, ma questo ‘lampo’ conquista, tanto che la mancanza di messa a fuoco in chiusura passa in secondo piano di fronte a questa esplosività iniziale. Una sorpresa, accidenti, bravi.
Voto: 93(94)/100

2010

(dég. dic. 2013, 3 g/l, 1.800 bottiglie)

Il primo non più frutto di una sola parcella, nonché di un’altra annata che ha dato non pochi grattacapi agli champenois. Non a caso, l’olfatto è pervaso da una certa maturità e da dolcezze che ricordano proprio il Panettone, oltre a spunti scorza di agrumi glassata. La bocca è polposa di frutto, prima dei ritorni di Panettone con i suoi canditi. Ha volume e rotondità, ma non intensità. Raphaël lo adora, io lo trovo troppo, finanche eccessivo in questa ricchezza dolce/matura. Anzi, per me è il meno interessante del lotto…
Voto: 89(89)/100

2009

(dég. gen. 2013, 3 g/l, 1.800 bottiglie) 

L’ultimo fatto con le uve della sola parcella più vecchia, ‘Les Misy’. Approccio olfattivo legato a una plausibile maturità, ma questa non significa un vino di carattere solare, bensì uno della sua età. Forse anche un po’ di più… Tuttavia ha fascino, è molto fruttato, in questo a ricordare la prugna, in maniera un po’ monocorde. Secondo Raphaël è la prova di come il Meunier non ami le annate calde… A me, comunque non dispiace affatto e lo preferisco di gran lunga al precedente. L’espressione olfattiva ha la sua fittezza e la sua profondità, la bocca ha un’ampiezza e un’intensità finanche inaspettate, tanto da risultare generosa e vivace nella bevibilità. Un’altra sorpresa.
Voto: 91(92)/100

2008

(dég. ott. 2011, 3 g/l, 1.800 bottiglie)

Ero veramente curioso di verificare come se la fosse cavata questo champagne con quest’annata… Beh, il naso è di valore, ma non per la potenza, l’energia, no. Invece, è riservato, fatto di finezza, di verticalità, di grande precisione. La trama è fitta, tra frutto e note di cioccolato bianco, quindi con le sue grassezze. Lo trovo complesso e rigoroso, nonché raffinato. La bocca è coerente con quanto ci si aspetta da un 2008, ma non appare mai irruenta. Direi che è perfino aggraziata, perché c’è l’acidità importante, ma questa non è brutale in quanto perfettamente fusa alla materia, pertanto equilibrata, con un bell’intreccio tra frutto e note di cereali. Lo trovo uno champagne di netta concentrazione di energia, che non fa i fuochi d’artificio, ma ti prende insinuandosi, ti conquista e non ti molla più. Più che ‘un’ 2008, è il 2008 dei fratelli Bérêche .
Voto: 96(99)/100

2007

(dég. ott. 2010, 3 g/l, 1.800 bottiglie)

Il primo Rive Gauche è molto 2007, nel senso che ha il naso maturo (ancorché elegante) e la bocca sottile, animata da una bella acidità. È piuttosto fruttato e questo frutto è sempre e anch’esso legato alle maturità, ma, di contro, la trama gustativa è sottile. Non so… Lo trovo un vino interlocutorio, l’unico nel quale l’annata prevale sul territorio. Forse perché è quello del debutto e i due fratelli dovevano ancora ‘tararsi’…
Voto: 90(90)/100

Verticale Rive Gauche dei fratelli Bérêche
Voilà, tutte le annate di Rive Gauche proposte finora. Uno splendido viaggio nel tempo secondo l’interpretazione di un territorio da parte dei fratelli Bérêche.

Il Rive Gauche dei fratelli Bérêche è un grandissimo champagne, prima che un gran Meunier. In quest’ultimo caso, va a sedersi meritatamente al tavolo dei migliori, quindi al fianco delle opere di Eric Taillet, Cédric Moussé, Jérôme Prevost, Francis Egly, anche il summenzionato Pouillon. Però, più che un grande champagne, più che un gran Meunier, è l’espressione di un territorio, poco conosciuto, teoricamente di bassa classificazione, invece di grande valore. Che poi è proprio l’obiettivo di Raphaël e Vincent: racchiudere in bottiglia non uno stile, ma un territorio, grazie a una viticoltura rigorosa e una vinificazione semplice, entrambi di ispirazione borgognona. Quest’ultima, però, senza dimenticare mai l’identità champenoise, ovvero senza eccessi (tiraggi tardivi, legno usato di Borgogna, netta vinosità, ecc), che oggi non è – purtroppo – cosa da tutti. Non posso dire che il Rive Gauche sia il miglior vino dei Bérêche, ma senza dubbio è uno dei migliori e questa verticale me lo ha confermato, mettendo in evidenza la tre qualità di questo champagne: splendida bollicina, spiccata longevità, grande coerenza di millesimo in millesimo. Anche in quelli più difficili. A proposito, 2008 e 2012 sono risultati senza dubbio i migliori, dimostrando quanto affermo da tempo: annate del medesimo valore assoluto, ma con personalità differenti, quindi le due facce della stessa medaglia. Subito alle loro spalle, 2013 e 2016, altri due grandi champagne con più similitudini di quanto si possa pensare.

Grazie ancora, Raphaël, più che una bellissima degustazione, una splendida esperienza!

Con questo articolo si chiude il 2021 di LeMieBollicine. È stato un anno intenso per via delle lavorazioni di Grandi Champagne 2022-23, stavolta talmente complesse da avermi costretto a trascurare un po’ questo sito, ma alla fine la guida ha posto l’asticella ancora più in alto (640 pagine, più produttori, più champagne recensiti, significative migliorie) e i feedback ricevuti dagli appassionati che hanno già in mano le prime copie mi danno la conferma di aver fatto bene.

Il nuovo anno mi vedrà al lavoro su una nuova pubblicazione che svelerò soltanto a fine gennaio, tuttavia prometto di essere più attivo proprio qui sul sito: per iniziare, vi dò appuntamento ai primi giorni del 2022 con la recensione approfondita del nuovo champagne di Egly-Ouriet.

Non mi resta che augurare a tutti Felice Anno Nuovo!

www.bereche.com

Suggerimenti a tema:

4 risposte a “Viaggio nel tempo con il Meunier di Bérêche”

  1. Buongiorno e buon anno.
    Di seguito alcuni appunti che sintetizzo:
    – Bèreche, finalmente su queste pagine….periodicamente, da alcuni anni bevo il Brut Reserve e lo trovo eccellente, anzi Tyson Seltzer in un’unica sua guida di anni fa che posseggo lo giudica tra i migliori in assoluto dei tanti e più costosi prodotti dai vigneron…..
    – A Natale mi hanno regalato l’ Assemblage 2009 di Bruno Paillard.
    Cercata avidamente la recensione su tutte le guide Grandi Champagne, l’ho trovata solo sulla 2^ edizione 2014/2015, come anche del millesimato….. perchè??
    -Ho riassaggiato dopo alcuni anni gli champagne di Andrè Jacquart, ben recensiti, ottimi come sempre Nature e Vertus, pur con dègorgement più recenti, mentre massima delusione per il millesimato 2011….l’ho trovato scontato e banale con una nota dominante di fondo rigida….possibile che la bt. trasparente (le detesto) mi abbia influenzato a tal punto?
    Vorrei riassaggiarlo, certo che la 2012 sarà un’altra musica!
    Grazie come sempre e saluti

    A

    • Piacere di rileggerla! E buon anno.
      rispondo per punti:
      – prima o poi dovevo colmare il vuoto! Il Brut Réserve? Paradossalmente è il meno convincente dei fratelli, ma in bottiglie. Perché, invece, in magnum (tirato ‘liège’) è molto buono. Questione di gusti, ovviamente.
      – Oddio… l’Assemblage 2009 è nella scorsa edizione della guida, a 93/100
      – annata e bottiglie trasparente. Ci può stare. Ricordo che a noi piacque, ma forse fu assaggiato al debutto e nelle migliori condizioni. Il 2012 è un’altra cosa… Tutta un’altra cosa.

      Saluti

  2. Buongiorno Alberto, potrei chiedere un suo parere, naturalmente se l’ha già assaggiato, per il rive gauche 2018. Grazie

    • No, non ancora. Devo tornare dai fratelli Bereche, ma, oramai, credo a inizio del prossimo anno. A ogni modo, il Rive Gauche difficilmente sbaglia…

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