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Sans Année

È finalmente tornata la Special Cuvée! Quella di una volta…

Non vorrei passare per un ‘laudator temporis acti’, ma ci sono alcuni champagne del passato (peraltro neanche tanto remoto…) il cui gusto porterò sempre con me e che...
di Alberto Lupetti
Champagne Bollinger Special Cuvée
Dal 1911 la Special Cuvée rappresenta lo champagne più importante per Bollinger e anche nel XXI secolo, dopo una piccola evoluzione, riveste questo ruolo da protagonista.

Non vorrei passare per un ‘laudator temporis acti’, ma ci sono alcuni champagne del passato (peraltro neanche tanto remoto…) il cui gusto porterò sempre con me e che con le evoluzioni attuali della medesima etichetta non ho più ritrovato. O meglio, pensavo di non ritrovare più, invece… Ebbene sì, ci sono state almeno due sorprese clamorose che mi hanno riportato a quegli champagne che mi mancavano da tempo e una di queste è senza dubbio la Special Cuvée di Bollinger. Per carità, da qualche anno questo champagne è tornato a recitare stabilmente un ruolo di primo piano nel panorama dei grandi sans année, ma… è cambiato. Buono, buonissimo, però diverso da quello di un tempo. Insomma, mi ero rassegnato a questa evoluzione, anche perché in Bollinger hanno fatto senza dubbio un gran bel lavoro per ‘aggiornarlo’ senza rinnegarlo, rendendolo ancora più piacevole nel suo essere contemporaneo, però… Così, con questa predisposizione mentale l’ho riassaggiato nel corso della mia ultima visita due settimane fa, sicuro di ritrovarlo sulla falsariga delle ultime due edizioni della guida Grandi Champagne, invece… stupore! Ma andiamo con ordine.

Vini di riserva Bollinger
Il segreto di questo champagne sono le celebri ‘bombe aromatiche’, i vini di riserva conservati in magnum.

Una quindicina di anni fa, i sans année a contendersi l’ipotetico podio erano sempre loro: il Brut Premier di Louis Roederer, il Brut Réserve di Charles Heidsieck e la Special Cuvée di Bollinger (anche se oggi devono guardarsi da La Cuvée di L-P…).  Ma forse proprio la Special Cuvée vantava un vantaggio sugli altri due in termini di personalità, dimostrandosi complesso e potente, tostato, con un intenso olfatto di biscotto. Era senza dubbio uno champagne da appassionati e, complici gli anni seguenti, che hanno visto Bollinger cambiare il vertice (non più un membro della famiglia), aumentare un po’ la produzione proprio della Special Cuvée (oggi se ne fanno circa due milioni di bottiglie), creare pure l’inedito Rosé (nel 2008), beh proprio la Special Cuvée ha risentito di tutto questo trambusto. Il risultato è che quello che era uno champagne d’eccezione s’è un po’ perso e chi ha le edizioni 2012 e 2014-15 della guida Grandi Champagne avrà visto che i giudizi furono bel al di sotto dello ‘standard Bollinger’. Fortunatamente la maison ha saputo superare brillantemente questi momenti di incertezza e così da 3-4 anni la Special Cuvée è ritornata su livelli di eccellenza, ma a fronte di un carattere meno sofisticato, più fresco e agrumato. Negli anni è senza dubbio diminuita la componente di vini fermentati in legno e i vins de réserve, che quotano ben il 55%, un record tra i non millesimati, sono passati sempre più all’acciaio. Voglio dire che una volta erano tutti in magnum, poi, con il tempo e la modernizzazione del processo produttivo di questo champagne, i vini da magnum si sono man mano ridotti, arrivando al 10% dell’assemblaggio. È comunque molto, ma se una volta questi vini erano la componente principale della Special Cuvée, oggi sono le spezie di una ricetta esclusiva e sofisticata, come ho avuto modo di raccontare dettagliatamente qui. E tutto questo ha certamente contribuito a rendere la Special Cuvée più fresca e immediata, scattante, anche più trasversale. Salvo poi confrontarmi con la bottiglia di qualche giorno fa…

Special Cuvée

Bottiglia di Bollinger Special Cuvée60% Pinot Noir, 25% Chardonnay, 15% Meunier
Oddio, ecco la Special Cuvée di un tempo: naso denso ma mai monolitico, grasso di nocciola, finemente tostato, pervaso da note di brioche, senza dubbio fruttato, minerale, pure agrumato fino alla canditura, perfino piccante di pepe… Non ritrovavo un simile naso da anni, suadente, affascinante, complesso, ma senza mancare di freschezza. La bocca, poggiata sulla ‘solita’ bollicina elegante, sa fondere in un insieme entusiasmante questa ritrovata anima tostato/biscottata con il carattere fruttato del Pinot Noir, ma la spalla acida di stampo agrumata dona quell’allungo, quel dinamismo che rendono il finale trionfale per appagamento. Ma quanto è buono! Bentornato a un grande classico della Champagne, bentornato a un grande champagne.
Voto: 92/100

Ora, però, viene il bello… Perché questa bottiglia era tanto buona e diversa dalle altre Special Cuvée assaggiate negli ultimi 3-4 anni? Non è una bottiglia vecchiotta, visto che il dégorgement risaliva alla fine del 2017; a naso era basata sull’annata 2013, ma questo influisce poco vista la preponderanza dei vins de réserve, allora? Mi toccherà parlarne al più presto con Gilles, lo chef de cave, e cercare di risolvere il mistero…

Gli champagne Bollinger sono distribuiti in esclusiva da:
Meregalli – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it

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21 risposte a “È finalmente tornata la Special Cuvée! Quella di una volta…”

    • Sulla coiffe c’è un codice numerico che indica con i primi numeri l’anno e il mese di dégorgement: fine 2017 dovrebbe essere lo stesso lotto della bottiglia da me assaggiata…

      • Ciao Alberto,incuriosito da questa cosa ed essendo fans di coloro che inserisco la data di sboccatura, che ritengo in dato fondamentale per apprezzare al meglio uno champagne, ho avuto modo di provare alcune bottiglie di special cuvee ultimamente,ma in alcune il numero mi torna,in altre meno, ad esempio ho provato queste:
        L1613104
        L1806701
        L1605100

        L’ultima potrebbe tornare! Ma le altre due come devo interpretarle?

        Un saluto
        Claudio

        • Se non ricordo male, le prime due cifre si riferiscono all’anno, le tre successive al giorno dell’anno in cui la bottiglia è stata preparata…
          Quindi abbiamo due 2016, uno più o meno di febbraio e uno di fine aprile, mentre il terzo (il secondo della lista, il terzo cronologicamente) è marzo di quest’anno.

  1. Ciao Alberto ti seguo molto e spesso vengo influenzato (menomale) dai tuoi giudizi su quelle che sono le etichette di champagne , però volevo farti una domanda , Laurent Perrier lo vedi come un produttore di qualità eccezionale al livello di Pascal AGRAPART e Jacquesson o semplicemente una grande maison che produce champagne per una beva un po’ più standardizzata ?

    • Spero si tratti di… un’influenza positiva!
      Laurent-Perrier? Forse ce ne dimentichiamo troppo spesso, ma è una maison eccellente, con una qualità solidissima ed elevata su tutta la gamma, da La Cuvée fino all’Alexandra. Anzi, proprio La Cuvée devo annoverarla tra i migliori 4-5 sans année in assoluto. Ne parlerò presto, visto che li ho visitati lunedì scorso e ho fatto una bella degustazione con lo chef de cave, il grande Michel Fauconnet…

      • Grazie mille Alberto , proverò a degustare ancora qualche bottiglia allora , ne ho assaggiato solo un calice e forse è difficile giudicare

  2. Salve vorrei delle delucidazioni riguardo una bottiglia di dom perignon che ho acquistato dal belgio. Non ha l’etichetta sul retro e quindi nessun numero seriale è un dom perignon 99. Sulla carta del tappo ha un timpro azzurro. È normale come cosa o puó essere falso o contraffatto?

    • Com’è fatto questo timbro? E la classica Marianna o un qualcosa che fa riferimento al mercato belga?
      E le controeticehtte non sempre sono presenti. Anzi, oggi sempre meno.
      Comunque, a naso, non credo sia contraffatta…

  3. Grandissimo alberto! Mi è capitato di bere un magnum di bollinger veramente buono…. mi hanno riferito che i magnum maturano coi tappi di sughero?? Per quale motivo e hanno dei benefici rispetto al tappo a corona? Grazie mille per le innumerevoli perle che ci dai

    • Le magnum di vins de réserve maturano con il tappo di sughero (bouchon liège), così come, ovviamente, tutti i formati di La Grande Année e RD. Invece, le magnum di Special Cuvée e Rosé maturano con il tappo a corona.
      Il tappo in sughero, valido però a partire da maturazioni sui lieviti di almeno cinque anni, altrimenti i benefici non sono percepibili, dona allo champagne maggiore complessità, per via del processo ossido-riduttivo che si viene a creare, e, anche se può sembrare strano, maggiore freschezza. Mi sbilancio a dire che gli champagne ‘bouchon liège’ sono migliori e l’esempio più tangibile in tal senso sono le 700 DT di Jacquesson: da quando sono passati dal tappo a corona a quello di sughero, gli champagne sono nettamente cresciuti, annata a parte…

  4. Buona sera sig Lupetti,un informazione ho in cantina un louis roederer blanc de blancs 2007,etichetta vecchia.secondo lei,conviene aspettare ancora un pó di tempo,o è meglio goderlo ora?

  5. Io comunque avendo avuto occasione di bere molto Bollinger special cuvee per via di un qualche amico appassionato al brand negli ultimi anni rimango sempre dell’idea perché li bevo regolarmente che Louis Roederer Charles Heidsek Laurent Perrier e aggiungo Philipponat nelle loro cuvee di base ai miei gusti le apprezzo di più e aggiungo pure Taittinger cuvee de prestige.

    • D’accordo sul vantaggio di Roederer e Charles. Meno articolato, ma di certo non meno piacevole, L-P, che segue a breve distanza. Invece trovo più indietro gli altri due, come spero abbia visto in guida.
      PS: Taittinger Prestige è il Brut Réserve con etichetta diversa per il canale Horeca, come accade per altri champagne di simile diffusione…

  6. Poi per carità ho in cantina Rd 96 e rd 2002 è fra le migliori ricordo la gran anne’ 96 e 2002 in rose’ ma la special cuvee non mi è mai andata giù

  7. Gentile Alberto,
    grazie per questa (ennesima) bella recensione. Lo Special Cuvee da un po di anni ormai e’ il mio sans annee preferito, proprio per le ragione da lei esposte, Recentemente ho poi avuto modo di assaggiare il rose, che ho trovoto appagante come pochi.
    Secondo lei ha senso “dimenticare in cantina” qualche magnum di Special Cuvee? oppure meglio consumarle entro diciamo un paio d’anni?
    Qualche consiglio su come approcciarsi alla grande annee 2007? Gia buona da gustare o meglio aspettare un altro po?

    Grazie e buona giornata,
    Cosimo

    • Dipende sempre dai gusti personali quanto far invecchiare uno champagne, ma posso dire che la Special Cuvée ha una finestra temporale che va da uno a dieci anni senza dubbio. La magnum ancora di più. Quindi ‘dimenticarla’ in cantina direi che potrebbe rivelare un piccolo tesoro dopo qualche anno, sì. E, qualora sia abbiamo diverse bottiglie (o magnum…) a disposizione, diventare interessante assaggiarne una ogni tanto, scrivendosi due righe, in modo da apprezzare man mano l’evoluzione.
      Il Rosé? La cosa non mi sorprende, d’altronde si tratta di uno dei migliori rosé non millesimati sul mercato!
      Capitolo La Grande Année 2007: oddio, è talmente buona già oggi che è difficile resisterle. Poi, trattandosi di un’annata da un lato calda (quindi grande maturità = longevità) ma allo stesso tempo acida, il tempo non potrà che essere amico di questo champagne… godurioso.
      Mi faccia sapere

      • Grazie mille per l’esauriente risposta!
        Allora a breve stappero La Grande Année 2007… sperando di trovare un’altra bottiglia da poter invece conservare.

        Cosimo

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