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Millésime

Piper-Heidsieck: una maison da tenere d’occhio

Oggi non parlerò della storia plurisecolare di questa maison (tra le più antiche, tra le primissime a essere quotate in borsa, tra i fondatori di quella che oggi...
di Alberto Lupetti

Alberto Lupetti con il Vintage 2014 Piper-Heidsieck

Oggi non parlerò della storia plurisecolare di questa maison (tra le più antiche, tra le primissime a essere quotate in borsa, tra i fondatori di quella che oggi l’UMC…), bensì della sua svolta qualitativa. Già, per quanto gli champagne Piper possano essere apprezzati da tempo, ritengo che stiano conoscendo da qualche anno a questa parte una vera e propria svolta che non può più essere considerata un exploit. Oddio, non che in passato i Piper siano stati champagne mediocri, no, solo che la successione di diversi chef de cave di comprovata bravura, se non addirittura mitici (Daniel Thibault, Régis Camus, Séverine Frerson), non ha mai visto la quadra, ossia non ha portato al perfetto compimento degli champagne della gamma. È come se ciascuno abbia iniziato un’opera nel tentativo di migliorare gli champagne Piper, ma non sia mai riuscito a completarla…

Emilien Boutillat
Emilien Boutillat, da ottobre 2018 chef de cave di Piper-Heidsieck. Il suo lavoro sta portando i propri frutti, che significa ricollocare la maison di Reims sugli elevati livelli che le furono storicamente consoni.

Invece, credo proprio che lo champenois (è figlio di vigneron) Emilien Boutillat, che riveste questo prestigioso ruolo da ottobre 2018, sia stato capace di raccogliere quanto fatto dai propri predecessori, sintetizzarlo e dargli il tanto sospirato, perfetto compimento.

Complici anche la nuova proprietà e il rinnovato management, questo è fuori discussione.

Certo, è vero che su alcuni champagne Emilien è fino a ora intervenuto soltanto a livello di scelta del momento ottimale per il dégorgement e della composizione della liqueur (quindi non è solo una questione di minore quantità di zucchero), peraltro rendendo ben percepibile la sua mano anche con questi dettagli, ma è altrettanto vero che gli champagne interamente firmati da lui sono rimarchevoli. Posso dirlo avendo assaggiato più volte il non millesimato di casa, il suddetto Brut, nonché diverse novità.

Essentiel
Le novità più significative, quasi delle rivoluzioni, sono nella linea Essentiel, con un extra-brut profondamente rivisitato e una cuvée inedita.

Nel dettaglio, il sans année di Piper è da sempre uno champagne iconico, tuttavia trovo che fino a cinque anni fa questo champagne fosse piuttosto deludente. Credo per via di una liqueur che ne limitava la migliore espressività, perché, avendolo assaggiato come pas dosé in diversi assemblaggi succedutesi nell’arco di una ventina d’anni, ha sempre dimostrato un’ottima base. Ebbene, prima con la sola scelta della liqueur (base 2017), poi con un assemblaggio con più vins de réserve (base 2018 e 2019, per il momento), questo champagne è prima diventato molto buono e poi ha definitivamente decollato. Non ho alcuna remora a rivelare che a casa mia non manca mai una bottiglia di Brut di Piper, così come a casa di tanti amici che assaggiano con me (Vania, Federico, Marcello…), proprio perché ne abbiamo scoperto la piacevolezza nel corso delle degustazioni delle ultime due edizioni della guida Grandi Champagne, nonché… della prossima edizione, che anticipo sarà profondamente rinnovata nella struttura (ne riparleremo).

Provare per credere, considerando anche che è tuttora uno dei pochissimi sans année de maison che si colloca ancora su un livello di prezzo estremamente competitivo, ossia al di sotto dei 40 euro a scaffale. L’unico rammarico è la distribuzione in Italia non all’altezza del valore di questi champagne e spero che a Reims se ne rendano finalmente conto. Un esempio su tutti, a tal proposito: all’ultimo Modena Champagne Experience, il banchetto di Piper era presidiato unicamente da una sommelière che si limitava a servire gli champagne al pubblico e basta. Vi sembra possibile? A me no ed è pazzesco che a Reims non se ne siano accorti! Roba da matti…

Tra gli inediti di Emilien, poi, anche un Rosé Sauvage meno… ‘sauvage’ (rimando nuovamente alla prossima edizione di Grandi Champagne), ma per questo non certo carente di personalità, e l’Essentiel, che è stato rivoluzionato: non sarà più il Brut con diversi invecchiamento e liqueur, ma un assemblaggio ad hoc. Debutterà in autunno e la prima presa di contatto mi sembra molto interessante. Il diverso assemblaggio va a donare a questo champagne quella incisività che fino a ora gli è mancata e che, a mio avviso, lo ha tenuto sempre dietro al Brut da cui deriva(va). Arriverà anche un terzo Essentiel (oltre al classico e al blanc de blancs, dunque), totalmente inedito, ma per il momento non posso dire di più, salvo che potrebbe perfino essere il più coinvolgente dei tre. Ne riparleremo.

Ecco, questo è quanto è emerso nel corso di un intero pomeriggio passato da Piper la scorsa settimana insieme a Vania e Federico, con Emilien Boutillat che si è prodigato per farci scoprire gli champagne di quella che sarà la gamma della maison intesa come tale, nonché le Rare 2013 e 1988 (anche per queste rimando alla prossima edizione della guida Grandi Champagne in uscita a fine anno). La gamma di Piper significa anche il millesimato, che non è una novità (era già in Grandi Champagne 2022-23, come anteprima, ma con dégorgement di settembre 2020), ma è con tutta probabilità uno degli champagne che ci ha maggiormente coinvolto in questa sessione di assaggio. Mi riferisco al Vintage 2014, che abbiamo stavolta provato con un anno abbondante di dégorgement (nello specifico fine 2021), il che lo ha veramente completato, così come la liqueur messa a punto da Emilien. Dopo gli eccellenti 2008 e 2012, vista anche l’annata, non era facile, invece…

Ricordo che, come tutti i millesimati della maison, il Vintage è “la perfetta fotografia delle grandi annate secondo lo stile Piper” ed è sempre assemblato attorno al bilanciamento tra Pinot Noir e Chardonnay, con il primo leggermente prevalente. Le uve sono selezionate soprattutto (qui per l’87%) in villaggi Grand e Premier Cru, tra i quali sempre Verzy e Avize, pilastri dello stile della maison, comunque per un totale di 19 Cru. Dopo quasi 7 anni sui lieviti, lo champagne è stato dosato a 7 g/l, quindi notevolmente meno che in passato per questa etichetta. Infine, da qualche anno su tutta la gamma Piper (quindi Rare esclusa) è stato adottato il tappo tecnico.

Bottiglia Vintage 2014 Piper-Heidsieck

Vintage 2014

55% Pinot Noir, 45% Chardonnay
Basta accostare al naso al calice non solo per rimanere colpiti dal livello raggiunto da questo champagne, ma soprattutto da quanto è migliorato, diventando veramente attraente! È speziato e tostato, con una nettissima vena di guscio d’ostrica. Di più: è intenso e profondo ma, allo stesso tempo, preciso, insinuante, sempre più ricco di ricordi di cedro, timo limonato, anche croccante alla nocciola e torrefazione. Insomma, conquista, è avvincente. Non è da meno la bocca: ricca e cremosa all’attacco, si distende poi sottile ma intensa sulla mineralità di craie. Rimane sempre fresca e nitida, soprattutto non difetta mai di eleganza e di equilibrio, risultando però avvincente nel complesso, che poi altro non significa se non richiamare continuamente la beva. Va ben oltre l’annata e il tempo lo renderà uno champagne rimarchevole.
Voto: 93(95)/100

(hanno partecipato alla degustazione Vania Valentini e Federico Angelini)

www.piper-heidsieck.com

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6 risposte a “Piper-Heidsieck: una maison da tenere d’occhio”

  1. Buongiorno,
    seguo da anni questo sito vedo con dispiacere che calano gli articoli pubblicati e soprattutto i commenti che spesso trovo utili per un confronto e per trarre spunti.
    Che sia il caso di fare qualche modifica e/o aggiornamento?
    Colgo l’occasione per ringraziare per tutti gli articoli che in questi anni hanno alimentato la mia passione per lo champagne.

    • È vero, ha ragione. E me ne scuso. Negli ultimi tempi i troppi viaggi, prima il libro e poi le degustazioni per la guida, infine lo sbilanciamento (ahimè necessario) su Instagram mi ha portato a trascurare il sito. Prometto di rimettermi piano piano in carreggiata!

  2. Buonasera Alessandro,
    purtroppo è una considerazione che volevo fare anch’io…
    Trovo sia un peccato aver diminuito le recensioni sul sito e lasciare che venga via via abbandonato, perchè se non si tiene viva la discussione poi è questo ciò che accade.
    Alberto, so che hai molti impegni, però qualche minuto in più al sito, a mio avviso, varrebbe la pena dedicarlo, anche come ricchezza culturale, perchè i contenuti sono sempre estremamente interessanti.
    Un caro saluto

  3. Signor Lupetti, chiedo scusa per il totale off topic. Tra qualche giorno festeggio un evento importante in una struttura che ha nella sua carta vini poche etichette. Tra un Dom perignon 2012, Cristal 2014 e la grand dame 2006 quale mi consiglia? Considerando che le persone con cui lo condividerei sono del tutto inesperte. Grazie mille

    • Ah, bella domanda! Il DP 2012 lo terrei ancora in cantina, la Grande Dame la terrei per stupire gli amici che sono titubanti sulla qualità della Maison, quindi, a esclusione (!), andrei sul Cristal…
      Mi faccia sapere

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