Il Pinot Noir secondo Ferrari
“Non è facile essere un mito e continuare a esserlo, annata dopo annata, per oltre un secolo”. Così si apre la brochure informativa di Ferrari e, personalmente, sono d’accordo. D’accordo nel senso che, come ho già avuto modo di dire in occasione della mini verticale dell’ottimo Riserva Lunelli, trovo che la cantina di Trento, guidata con abilità dalla famiglia Lunelli, possa guardare dritto negli occhi la magica terra di Champagne e i suoi vini eccezionali senza timori reverenziali. E, in questo, mi assumo tutte le responsabilità nel dire che è senza dubbio la capofila tra le pochissime cantine italiane che possono permettersi tanto. D’altronde, non è un caso se pure gli eventi ufficiali dello Stato Italiano sono sempre sugellati da un calice di Ferrari…
Tutto questo discorso, però, non va inteso come un desiderio da parte di Ferrari di scimmiottare lo champagne, no, bensì nel senso di esprimere le caratteristiche di un territorio e i tratti di una propria personalità, magari tendendo come modello ideale allo champagne, questo sì. Già, perché ogni paragone tra champagne e altri vini spumanti è fuori luogo per questioni di teroir e di storia, quindi evitiamo improbabili confronti solo perché entrambi hanno le bollicine, per favore! E poi nessuno si sognerebbe mai di paragonare i vini di Bordeaux a quelli, per esempio, di Bolgheri solo perché entrambi son fatti con Cabernet e Merlot…
Torniamo a Ferrari, che storicamente è legata allo Chardonnay e, non a caso, con questa varietà dà vita a bottiglie esemplari come il Giulio Ferrari e il summenzionato Riserva Lunelli. Ciò nonostante – e qui sta la bravura della famiglia Lunelli – man mano la cantina trentina si è cimentata anche con il Pinot Noir, prima nel non facile terreno dei rosé e, più recentemente, addirittura interpretando questa varietà in purezza in bianco. Ma andiamo con ordine.
In Italia le bollicine in rosa non sono facili da produrre e, nonostante il mercato ne sia sempre più invaso, quelle buone “made in Italy” secondo me si contano sì e no sulle dita di una sola mano. Tra queste, il Perlé Rosé merita sicuramente il podio per via della sua eleganza, del suo equilibrio, del suo essere rosé puro, senza improbabili forzature, e, infine, per la sua sorprendente capacità di invecchiare. È nato con la vendemmia 1993 ed è prodotto con sole uve di proprietà; matura 5 anni sui lieviti.
Con la vendemmia 2002, invece, i Lunelli decidono di osare e provano a declinare il Pinot Noir in solitario vinificandolo, come detto poc’anzi, in bianco. Così, sul finire del 2008, debutta sul mercato l’inedito Perlé Nero, “l’altro Ferrari” per Marcello Lunelli, visto che dopo un secolo di Chardonnay in purezza arriva anche questa varietà a bacca scura in espressione monovarietale spumantizzata. È uno Metodo Classico, ovviamente, realizzato con sole uve di proprietà provenienti dai vigneti più alti (oltre i 400 m slm) di Villa Margon, Maso Orsi e Maso Valli; dopo l’assemblaggio matura 6 anni sui lieviti.
Così, il Perlé Nero va ad arricchire la gamma Ferrari, che ora è veramente completa, articolata in maniera tale da soddisfare ogni gusto in fatto di bollicine mantenendo sempre il fil rouge di casa Ferrari.
A questo punto è ora di conoscerli entrambi nella loro ultimissima annata…
Perlé Rosé 2006
80% Pinot Noir in rosa, 20% Chardonnay
Che bello! Ecco cosa ti viene da pensare non appena accosti il naso al bicchiere, avvolto da morbide sensazioni fruttate, rosse e appena dolci, sentori di panificazione, una soffusa freschezza di fondo che mantiene il vino vivace nonostante l’abbondante e soffice materia. Soprattutto, è inequivocabilmente rosé.
L’attacco in bocca si muove su questa falsariga ma, quando ti aspetti i morbidi ritorni, ecco invece un bel nerbo, una succosa tensione che tiene in perfetto equilibrio acidità, mineralità, note agrumate.
Sviluppo pieno e fresco, fino al pulitissimo finale segnato da ritorni di frutto. Proprio buono, tanto, al punto che alla fine vorresti anche qualcosa in più…
Voto: 87/100
Perlé Nero 2005
100% Pinot Noir
Gran bel naso, poco “italiano” se mi si passa il termine e, soprattutto, molto tipico nel senso di blanc de noir. Ha una ricca e profonda trama fruttata, né dolce, né morbida, bensì croccante e vivace per via di note di erbe aromatiche e un leggero fondo minerale. Più che altro, dà una netta impressione di potenza e finezza.
Al palato appare levigato e succoso, simmetrico con l’olfatto ma con un maggiore accento sulle erbe. Più d’ogni altra cosa, però, colpisce la gustosissima bevibilità nonostante sia un vino complesso e con una bella progressione sulle ali della sapidità. Chiusura elegante di frutto e ritorni minerali, straordinariamente persistente.
Insomma, è migliorato così tanto che sono convinto possa appagare diversi appassionati del genere blanc de noir. Di Champagne, ovviamente…
Voto: 88/100
Da un lato e da champagnista incallito devo confessare che sono sempre più sorpreso dal livello sul quale quali si muovono i Ferrari, dall’altro, però, sono ben conscio delle capacità di questa cantina, che nel passaggio dal sior Giulio ai Lunelli non solo ha mantenuto rigorosamente il proprio fil rouge, ma è addirittura migliorata. E a fronte di una produzione non trascurabile. Che dire? È l’ennesimo esempio di come i risultati arrivino quasi naturalmente quando tradizione, terroir vocatissimo e abilità della proprietà si fondono insieme alla perfezione. Bravi.
Che ne dici dell’abbinamento Perlé rosé e tartufo nero autunnale?
Diciamo che è un’ottima idea e, anzi, vi invitiamo a provarlo in prima persona a “Urvinum”, il primo summit dedicato alle Famiglie del Vino, questo weekend, 29 e 30 settembre, nelle sale di Palazzo Ducale ad Urbino. Nel corso della kermesse vinicola si terrà infatti il Premio “Vino e Tartufo”, un’iniziativa voluta dal comune di Urbino, dalla provincia di Pesaro e Urbino e dalla Confcommercio per valorizzare l’abbinamento tra i prestigiosi vini in degustazione e il tartufo del Montefeltro.
Vi aspettiamo come sempre numerosi!