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Rosé

È la volta del rosé per Ulysse (Olivier) Collin. E che gran bel rosé!

Per molti appassionati, il nome di Ulysse Collin rappresenta un vero e proprio mito. Grazie al giovane Olivier Collin, questa piccolissima maison ha saputo imporsi in un mercato...
di Alberto Lupetti

maison Ulysse Collin

Per molti appassionati, il nome di Ulysse Collin rappresenta un vero e proprio mito. Grazie al giovane Olivier Collin, questa piccolissima maison ha saputo imporsi in un mercato molto affollato e non meno combattuto per via di champagne dalla fortissima personalità. Forse non per tutti, ovvero non facilissimi, ma certamente coinvolgenti per chi sa apprezzare questo stile. Uno stile per alcuni “selossiano”, visto che Olivier ha ‘studiato’ dal grande Anselme, ma a mio avviso nient’affatto un clone di questi, perché il giovane vigneròn ha poi sviluppato un’idea, una filosofia di champagne tutte sue. Forse, Olivier è giustamente stanco di sentirsi ancora e sempre collegare a Selosse, così mi dice che “Anselme è il passato, ora ci sono io con la mia personalità, la mia sensibilità, il mio terroir”, ma lo fa senza la benché minima traccia di seccatura, anzi con serenità sorridendo, spalancando i suoi occhioni azzurri.

Olivier Collin
Olivier Collin, piccolo produttore di champagne bravo, appassionato, coinvolgente.

Già, perché in occasione del mio ultimo viaggio in Champagne ho avuto finalmente modo di conoscerlo di persona e, nonostante la vendemmia, Olivier mi ha accolto calorosamente. Siamo nel piccolissimo villaggio di Congy, pochi chilometri fuori dalla Côte des Blancs propriamente detta, verso sud-ovest. Qui il terreno è diverso, con un leggero strato di argilla sotto il quale troviamo uno blocco di Silex (Sìlice): per Olivier è questo il segreto del villaggio. Qui a Congy, comunque, i Collin coltivano la vite addirittura dal 1703 (!), ma poi hanno sempre venduto le proprie uve ai négociant. Fino al 2003, quando Olivier è rientrato dopo il soggiorno alla corte di Anselme Selosse. Per carità, parte delle uve Olivier le vende ancora, perché, molto onestamente, confessa che “non è possibile fare grandi vini da tutti i miei 8,70 ettari, quindi mi concentro solo sul meglio”. E mi spiega come man mano si sia concentrato sulle parcelle… Non a caso, il suo Blanc de blancs originario si è evoluto nel giro di 4 anni in due champagne parcellari (Les Pierrières e Les Roises), sempre 100% Chardonnay, ovviamente, che tanto ci hanno colpito nelle degustazioni della guida Grandi Champagne 2014-15 e a questi si è anche aggiunto un Blanc de noirsLes Maillons.

A proposito di vigne, i talebani del vino eleggono Ulysse Collin a bandiera della viticoltura naturale, così decido di approfondire e chiedo a Olivier se il suo modo di gestire la vigna sia effettivamente tale. La sua risposta mi spiazza: “la mia viticoltura è pragmatica, nel senso che coltivo la vigna per me”. Capito cosa significa? Che fa quello che è necessario per ottenere grandi uve e, in proposito, aggiunge: “lavoro molto in vigna, così poi devo lavorare meno in cantina, dove lascio i vini esprimersi naturalmente”. E mi fa l’esempio del genitore che educa i figli (le sue tre parcelle…): “non bisogna intervenire su di loro, ma ‘accompagnarli’ nel percorso della vita, poi ciascuno seguirà naturalmente il suo cammino”. Geniale!

lavorazione champagne pressa
La pressa tradizionale di Oliver, catturata proprio ‘al lavoro’ durante la vendemmia.

Per la cronaca, la pressa è tradizionale da 1 marc, le fermentazioni, anzi le “trasformazioni” avvengono naturalmente in barrique e tonneaux con élevage per 12 mesi, seguono l’imbottigliamento senza filtrazioni e la maturazione sui lieviti per tre anni. Immagino che Olivier venda la taille, invece la sua risposta mi lascia ancora di stucco: “no, non la vendo, ma la uso. Perché se la cuvée dona verticalità al vino, la taille dà invece larghezza…”.

Infine, mi svela il suo nuovo champagne, un rosé de saignée che porta lo stesso nome (quindi è frutto della medesima vigna…) del blanc de noirs. Oltre allo Chardonnay, infatti, Olivier coltiva il Pinot Noir: è una vigna molto vecchia, di quasi 50 anni, piantata dal nonno, e per Olivier in questa zona la bacca nera si comporta molto bene perché beneficia dell’età delle piante per esprimere la potenza e della composizione del terreno per la mineralità.

botti champagne

Rosé de saignée “Les Maillons”

100% Pinot Noir; dosage 2,4 g/l
Rosé de saignée “Les Maillons”dég. 03 apr. 2014 – Naso da vino rosso Pinot Noir, ma anche particolare per le singolari – e invitanti – note di caramella al lampone. Invitanti perché l’espressione non è mai sdolcinata, ma tesa, asciutta, verticale, finanche elegante. E, dopo una minima attesa, ecco anche spunti di chinotto che ti fanno definitivamente esclamare “wow!”. La bocca è rotonda e gustosa, ma anche fine e verticale, quindi la matrice vinosa sembra idealmente bilanciata dall’anima minerale, dalla tensione dell’essere champagne, dalle sue finissime bollicine. In altre parole, la fruttosità del vino Pinot Noir è presente nel gusto, ma non nell’eccesso di materia (né nel tannino), così la beva risulta equilibratissima e molto, molto pulita. Un bellissimo rosé, davvero interessante, coinvolgente, imprescindibile a tavola con le carni, ma non facile, ovvero non per tutti. D’altronde, Olivier ne produce veramente poco…
Voto: 92/100

Chiudo con una riflessione personale, oltre l’intrinseca bontà di questo rosé (e degli altri champagne Ulysse Collin…). Lo champagne è fatto da un mosaico di produttori, molto diversi tra loro per stile e carattere, e tra questi si stanno facendo largo non semplicemente i vigneron, ma soprattutto quelli votati ai cosiddetti ‘vini naturali’, nonché quelli della giovane generazione, anche se spesso e volentieri le due categorie coincidono. Purtroppo, tutti questi non sempre fanno centro, ciò nonostante, nel nome del ‘diverso a tutti i costi’, vengono comunque osannati da alcuni, che vogliono far passare a tutti i costi per buono un messaggio invece di profonda improbabilità, per non dire di peggio. Li bevano loro certi vini e la smettano di prendere in giro la gente!

Per fortuna, Olivier è un vigneron concreto, nel senso che i suoi champagne sono certamente di forte personalità (più che semplicemente ‘diversi’), ma anche coerenti, autorevoli, godibilissimi. Insomma, segue un certo tipo di viticoltura e di enologia, ma lo fa per se stesso e non per far parlare a vanvera i talebani. Inoltre, Olivier come persona è assolutamente eccezionale e lo ascolteresti per ore. Lo trovo quasi un poeta dell’art champenoise, ma nel senso che crede in quello che fa, che è la passione più pura ad animarlo, e questa passione la racconta, te la fa vivere. Insomma, non è una caricatura, un venditore di fumo, ma esattamente l’opposto.

Ecco, forse in questo essere votato appassionatamente al fare vino Olivier è simile ad Anselme, questo sì…

Bravo Olivier!

Gli champagne Ulysse Collin sono distribuiti in esclusiva da:
Moonimport – tel. 010/314250 – www.moonimport.it

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0 risposte a “È la volta del rosé per Ulysse (Olivier) Collin. E che gran bel rosé!”

  1. Buongiorno Sig. Lupetti,

    Articolo molto interessante, come al solito d’altra parte, riguardo ad un produttore che segue uno stile per così dire ” non convenzionale” (mi passi il termine), ma i cui vini hanno la piacevolezza e la bevibilita di cui un vino deve avere.
    Concordo pienamente sul fatto che “diverso” ultimamente sta conquistando una certa fascia di pubblico (talebanesperti) senza che la qualità dei vini sia però degna di nota e possano questi essere annoverati tra le sorprese enologiche che talvolta capita di scovare.

    Tornando al vino, in questo rose’ la parola “difficile” usata e’ per via del fatto che è destinato a palati”allenati”, o per via dell’influenza seppur minima della scuola a Selosse che a non tutti , allenati o meno, piace?

    Cordialità

    Marco

    • Mi fa piacere trovarla d’accordo. Poi, no, non parlerei di stile “selossiano” anche sul rosé, quello di Anselme è ben diverso, qui c’è maggio tensione, maggiore asciuttezza. Proprio questo, oltre al fatto che siamo quasi di fronte a un rosso di Borgogna con le bollicine, può spiazzare i più, quindi ho parlato di “difficile”…
      Saluti

  2. Buongiorno Alberto, è sempre un piacere leggere ed imparare cose nuove di quel fantastico mondo che è quello dello champagne!

    Mi chiedevo.. ho avuto l’occasione di assaggiare il vino di un plurincensato produttore integralista come Andrè Beaufort, che mi pare di aver capito che sia un po’ il paladino dei “talebani”, uno champagne potente, con tanta materia.. ma.. mi ha lasciato proprio un po’ perplesso: ossidato, non maturo, proprio come dicevano i vecchi: “marsalato”.
    Ora la mia conoscenza del vino e dello champagne in particolare èancora troppo scarsa e quindi non vorrei cascare in fallo ma sono rimasto molto perplesso, è a certi eccessi come questo che si riferisce?

    • Grazie!
      Su Beaufort siamo perfettamente d’accordo, ma, per fortuna, Ulysse Collin è completamente diverso.
      Quindi lei non è affatto caduto in fallo, tranquillo.
      Visto che dice di avere una conoscenza ancora limitata dello champagne, allora provi a fare un percorso: assaggi un rosé di grande diffusione, uno di un nome blasonato e uno di un bravo vigneron, poi vedrà che piano piano le si aprirà un mondo…
      Mi faccia sapere

      • Organizzerò allora la comparazione!
        Poco tempo fa ho bevuto una bottiglia di rosé de saignée di Ernest Remy. Gran vino, un colore veramente stupefacente, tantissima frutta ed una sapidità molto spiccata, devo dire che ha completato perfettamente un aperitivo a base di fiori di zucca fritti (dell’orto della suocera ovviamente). Ora però mi mancano i riferimenti con gli altri produttori!
        … mannaggia aquando mi è scoppiata la mania dello champagne..

        • Benvenuto… nel club!
          Ernest-Remy e Ulysse Collin sono completamente diversi: più dolce il primo, più secco il secondo. Ma se si è divertito a tavola con il primo, impazzirà con il secondo…

  3. Buonasera Signor Lupetti,
    non vedo l’ora di assaggiare il rosé di collin però mi permetto di dissentire almeno un po’ su Beaufort , il 96 ambonnay che ho bevuto era un grande champagne , estremo ma veramente ottimo .

    In attesa di notizie sul corso di champagne
    Saluti

    • Salve,
      beh, se le piace Beaufort ben venga. Io ho detto che è troppo estremo, troppo fuori dai canoni dello champagne, e che c’è troppa discontinuità di produzione, anche all’interno dello stesso cartone da 6…
      Poi, piace? Bene. Anche a me, quando capita una bottiglia valida, lo trovo interessante, nel senso che almeno una volta va provato, ma da qui a osannarlo a grande capolavoro come fanno alcuni (non è il suo caso, però) ne passa!
      Mi faccia sapere di Collin…

  4. Buongiorno Lupetti,
    in attesa del Rosé di Collin, volevo un suo parere sul vigneron Laherte Freres ed il suo Rosé de Saignee, il Les Beaudiers, 100% Pinot Meunier, prodotto che ho trovato particolare, estremamente convincente e decisamente su un altro piano rispetto ad altri Saignee. È da talebani, alla stregua di un Beaufort? Sicuramente siamo di fronte ad un piccolo produttore (70000 bottiglie circa) e quindi soggetto a variazioni nella produzione ma le assicuro, i miei assaggi di questo vino (sinceramente mi viene da chiamarlo così) sono stati estremamente positivi. Spero mi possa rispondere, nel frattempo ancora congratulazioni per la Guida 14/15 che ho acquistato da tempo e per gli articoli che settimanalmente mi informano e mi “illuminano” (consenta il termine). In attesa di averla magari a Prato per una serata… cordiali saluti.
    Luca Livatino

    • Un bel produttore, Laherte, che con i fratelli Thierry e Christian sta abbandonando lo stile un po’ rustico del passato in favore di uno basato sulla precisione. Il Rosé de saignée, prodotto per la prima volta nel 2004, è frutto di 3 parcelle selezionate, molto vecchie. Il vino non svolge la malolattica e per questo è a mio avviso interessante in quanto mantiene una certa tensione. Quindi sì, sono d’accordo con lei, è molto buono. E, di certo, non così “estremo”, anzi particolare come quello di Beaufort, che il mio amico Marco Dallabona (Stella d’Oro a Soragna) definisce molto acutamente “la Fortana dei ricchi”…
      Grazie per i complimenti per la guida, ora bisognerà… fare di meglio l’anno prossimo!

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