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Sans Année

Olivier Collin e la (sua) rivincita con il Pinot Noir

Non devo certo presentare ancora una volta Olivier (Ulysse) Collin, uno dei più talentuosi allievi del grande Anselme Selosse che poi, nell’arco di una quindicina d’anni, ha saputo...
di Alberto Lupetti

Ulysse Collin Les Maillons

Non devo certo presentare ancora una volta Olivier (Ulysse) Collin, uno dei più talentuosi allievi del grande Anselme Selosse che poi, nell’arco di una quindicina d’anni, ha saputo imporsi sulla scena mondiale grazie a champagne dalla personalità e dal fascino sempre più forti. Non solo: Olivier ha dimostrato che anche da terroir teoricamente meno pregiati (come i Coteaux du Petit Morin, dove si trova la sua Congy) si possono fare grandi vini.

Da sempre protagonista di questo stesso sito e di tutte le edizioni della guida Grandi Champagne, Olivier sta man mano evolvendo le sue cuvée (anche grazie a una cantina via via più razionale ed estesa), che quindi sono passate dall’essere millesimati non dichiarati a sans année più articolati e sofisticati ed è questo aspetto, a mio avviso, ad aver apportato maggiore complessità ai vini di Olivier, anche se rimango con la sensazione che a volte tenda un po’ a strafare, cosa di cui non ha proprio bisogno!

Olivier Collin
Olivier Collin: questo ragazzone simpatico e sempre sorridente nasconde l’anima di un vigneron eccezionalmente ispirato. E abile.

A ogni modo, se i blanc de blancs, oggi ben tre, si muovono sempre in una dimensione tra il molto buono e l’eccellente, sono invece gli champagne a base di Pinot Noir a non aver convinto in passato. O meglio, è il blanc de noirs ad avermi lasciato sempre perplesso e la cosa è curiosa perché le uve dello stesso vigneto (Les Maillons) hanno sempre dato vita a un eccellente champagne se vinificate in rosa. Proprio con questa idea sono tornato a gennaio da Olivier (insieme a Vania Valentini e Alessia Occhipinti), soprattutto per portargli la nuova edizione della guida. L’occasione ci ha permesso di visitare la rinnovata cantina e, naturalmente, di riassaggiare tutta la gamma, che ha dimostrato molte meno incertezze rispetto agli assaggi per l’edizione 2018-19, questo va detto! Anzi, proprio i due classici Les Pierrières e Les Roises sembrano essere cresciuti maggiormente, sicuramente grazie al nuovo assemblaggio sviluppato da Olivier, che prevede una quantità di vins de réserve preponderante rispetto all’annata base e, nello specifico, con i vini delle tre annate precedenti maturati rispettivamente un anno e due anni in barrique, un ulteriore terzo anno in botte il più vecchio. Invece, il l’ultimo nato degli champagne di Olivier, Les Enfers, anch’esso un blanc de blancs, ha ora l’80% di vini d’annata e il 20% di riserve tenute in barrique. Insomma, nella prossima edizione della guida assisteremo a un notevole passo in avanti di Ulysse Collin, anche perché la sorpresa del giorno è stato proprio quel blanc de noirs che fino ad ora non era mai riuscito a convincere… Les Maillons è il lieu-dit che Olivier possiede a Barbonne-Fayel, una trentina di chilometri a sud-ovest di Congy, nei Sézannais. Le viti, più che quarantennali, sono piantate su un suolo costituito da 80 cm di argilla rossa, molto ricca di ferro, prima del profondo strato di craie. Lo champagne assaggiato era frutto della vendemmia 2013 più il 50% di vini delle due precedenti, tutta barrique; poi poco più di due anni sui lieviti e dosaggio a 2,4 g/l.

Les Maillons

Les Maillons100% Pinot Noir
Sorprendente al limite dello spiazzante il naso di questo champagne in questa sua ultimissima declinazione! È ricco e teso, incisivo ma mai aggressivo, energico e verticale, mai troppo scuro o cupo, anzi disegnato da un floreale di lavanda con agrumi e spezie orientali, spunti fumé e un fondo rinfrescante di macchia mediterranea. Soprattutto, questo naso è talmente confortante da dare finalmente ragione d’essere a questa etichetta. Ma è la bocca il vero capolavoro: vibrante, succosa, fine e asciutta, vivace e saporita. Ha una complessità legata a doppio filo a un’anima di mineralità pietrosa e culmina in un finale ampio e molto, molto lungo. È un Pinot Noir senza dubbio inusuale, ma forse è questa la sua forza. Più d’ogni altra cosa, ha perso le incertezze del passato per sfoderare una bella personalità e una piacevolezza alla quale non si può proprio dire di no…
Voto: 93/100

Il solo dato del punteggio, se paragonato a quello della degustazione di cinque anni or sono, ma anche ad altre più recenti di cui non ho parlato, fa capire quanto sia cresciuto questo champagne. Forse perché i migliori ‘strumenti’ a disposizione hanno permesso al suo creatore di esprimersi finalmente al meglio: bravo Olivier!

Gli champagne Ulysse Collin sono distribuiti in esclusiva da:
Moonimport – tel. 010/314250 – www.moonimport.it

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2 risposte a “Olivier Collin e la (sua) rivincita con il Pinot Noir”

  1. Si, peccato che oramai si possa bere solo in quei locali che hanno l’assegnaziaone. Che per politica devono tenere il prezzo entro certi parametri. I 500 e più euro a cui usualmente sta un substance semplicemente ne impediscono la fruizione. Nel senso che è una cifra insulsa per una bottiglia che ho sempre pagato 50/70 euro…. A quel punto meglio andare a cena da Pino Cuttaia (p.e.) e pagarla 350, con il plus che se non è perfetta me la cambia pure. Sic transit gloria gaynor

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