Grandi Champagne 2018-19: il maestro, l’allievo, il figlio…
Siamo nel pieno delle degustazioni della nuova edizione (2018-19) della guida Grandi Champagne, che uscirà in anteprima alla fine del mese di ottobre. Tante le novità previste, perché, oltre al solito ‘pacchetto’ fatto di anteprime esclusive (solo Grandi Champagne è in grado di presentare con largo anticipo la prossima annata di tante importanti cuvée) e un ulteriore aumento di pagine (siamo passati dalle 260 della prima edizione alle 450 dell’ultima, in un crescendo costante che continuerà ancora…), ci sarà un ulteriore ingresso di produttori inediti, ma ci saranno anche un nuovo formato, più grande, e una rivisitazione della grafica finalizzata a un maggior numero di informazioni, a fronte, lo diciamo subito a scanso di equivoci, di un inevitabile ritocco del prezzo di copertina. Ma siamo sicuri che, alla fine, il rapporto qualità/prezzo del prodotto risulterà addirittura rafforzato…
D’altronde, possiamo dire di essere rimasti più che soddisfatti dal fatto di aver esaurito tutte, ma proprio tutte le copie della seconda (2014-15) e della terza edizione (2016-17) e di questo vi ringraziamo. Tutti, dal primo all’ultimo, che avete creduto in noi, nella nostra passione, nella nostra professionalità, nella nostra competenza!
Per questo motivo, abbiamo pensato di allestire una tiratura limitata di copie da collezione, con copertina rigida e personalizzazione che sarà venduta esclusivamente su prenotazione e attraverso il canale diretto di LeMieBollicine: potete cliccare qui per avere in esclusiva la versione Limited Edition della Guida Grandi Champagne 2018-19, più i bonus riservati ai più veloci!
Altre novità? Certo, a cominciare dalla doppia sede di degustazione (il ristorante Mamma Mia a Roma e la Stella d’Oro a Soragna), l’ingresso nel panel di quattro figure autorevolissime quali Vania Valentini, Marco Dallabona, Marcello Bergonzini e Daniele Agosti, poi… vabbè, le altre le sveleremo man mano. Non prima di aver ricordato che il bicchiere utilizzato in tutte le degustazioni, anche le eventuali fuori sede, è l’oramai collaudato (e inarrivabile) ‘Champagne Wine Glass’ di Riedel, ma quest’anno c’è stata una novità pure in tal senso. A quello canonico della linea Veritas s’è aggiunta, in corso d’opera, la versione più pregiata Fatto a Mano, caratterizzata dallo stelo colorato: stesse caratteristiche tecniche, ma con un tocco di vivacità.
Cosa è emerso finora dalle degustazioni? Che qualche nuovo nome degno di interesse ancora si trova, non sono molti, ma ci sono e ve li proporremo in dettaglio come nostra abitudine. Poi che la qualità media degli champagne si è oramai stabilizzata molto in alto, a ulteriore testimonianza della posizione primeggiante dello champagne nel panorama mondiale del vino. In quest’ottica, il famigerato riscaldamento globale finora è stato visto come un vantaggio e non come un ostacolo, visto che storicamente nella Champagne il problema è stato il raggiungimento di un’ottimale maturità delle uve e non certo la carenza di acidità. Ci siamo fatti anche un quadro più realistico dell’annoso capitolo del dosaggio: i pas dosé crescono anche per via di questa superiore maturità delle uve, ma senza isterismi e, peggio, mode effimere. Anzi, ci siamo resi conto più che mai che certi champagne hanno bisogno della loro liqueur, anche se sulla carta questa può avere un contenuto di zucchero elevato. Insomma: prima di bocciare a priori, è bene assaggiare.
Discorso analogo per il ‘bio’: il risultato che conta è la bottiglia. Quindi, prima assaggiate e se poi scoprite che è anche ‘bio’ meglio, ma mai invertire questa equazione, perché si rischia di far passare per capolavori champagne evidentemente difettati. Con il risultato di rimanere quantomeno delusi. Ancora una volta, comunque, i produttori che hanno avuto un approccio prammatico a questo tipo di coltura hanno ottenuto i risultati migliori, gli estremisti, invece, continuano a sfociare pericolosamente nell’improbabilità.
E l’annosa contrapposizione maison-vigneron? Preferiamo vederla come diverse facce della stessa medaglia, senza partigianerie a priori, fermo restando che a certi livelli arrivano sempre e solo i ‘mostri sacri’. Attenzione, abbiamo detto ‘mostri sacri’, non grandi o piccoli, perché, in questa categoria top, al fianco di Louis Roederer, Bollinger, Dom Pérignon, eccetera troviamo pure qualche vigneron, gente del calibro di Laurent Champs, Erick De Sousa e Anselme Selosse…
Ecco, il grande Anselme, celebre e celebrato, anche criticato (ingiustamente), amato o odiato. È il prezzo del successo, è sempre così. A noi piaceva ed è piaciuto come appassionati, ci aveva convinto e ci ha ancora convinto come critici, nonostante il cambio di stile intrapreso qualche anno fa appaia a volte un po’ forzato a dispetto della maggiore universalità degli champagne, paradossalmente al fianco di una personalità sempre più forte, quasi protagonista. Però Anselme fa quasi storia a sé e, come notò giustamente a suo tempo Pierre Larmandier (“Anselme è stato il primo a dimostrare che un vigneron poteva fare grandi vini”), è stato non solo il capostipite, ma il capofila di una categoria di piccoli-grandi produttori. Per non parlare del fatto che Selosse significa massima naturalezza in vigna, in cantina e in bottiglia, ma senza regole, senza schemi prefissati, senza certificazioni: i ‘talebani’ ci riflettano su…
Insomma, ancora una volta gli champagne di Selosse hanno dimostrato… di essere Selosse, soprattutto una non comune capacità di appassionare, di far parlare.
E poi è un caso se, nel giro di qualche giorno, sono capitate in sequenza le degustazioni di Ulysse Collin, Jacques Selosse e Guillaume S., quindi, rispettivamente, l’allievo (Olivier), il maestro (Anselme) e il figlio (Guillaume), tre espressioni simili ma diverse di un certo modo di vedere e fare vino, seppure a fronte di terroir profondamente diversi: Congy per Collin, i migliori Grand Cru (non si può più parlare della sola Avize…) per Selosse padre, Cramant per Selosse figlio. Il risultato è stato un vero e proprio viaggio nell’evoluzione di una certa Champagne iniziata nel 1980 con Anselme, evolutasi con lo stesso nei successivi 35 anni, poi ramificatasi con i suoi allievi a partire dai primi anni 2000 e ora a guardare al futuro con la generazione più giovane. Veramente interessante…
E non abbiamo citato un altro talentuoso allievo di Anselme, forse il più talentuoso (Jérôme Prévost) solo perché ci siamo mossi nel solco dello Chardonnay, altrimenti…
Buongiorno !
La seguo con interesse da parecchio tempo ( ho acquistato le 2 ultime guide e ho intenzione di comperare anche la prossima) e trovo molto stimolanti i diversi spunti e commenti anche per un dilettante come me.
Volevo giusto chiedere, per una maggior chiarezza (ma senza alcuna intenzione polemica, mi creda!) come vengono scelti gli champagnes che poi esaminate e valutate e se le bottiglie sono fornite “à titre gracieux ” dalle Maisons o se vengono acquistate in enoteche o da grossisti.
La ringrazio sin d’ora per una sua risposta e per l’interessante blog che continuerò a seguire.
Cordialmente
Grazie della fiducia, allora!
Domanda lecita. In prima battuta le bottiglie sono fornite direttamente dal produttore, anche per avere anteprime o dégorgement recenti, nonché a garanzia della miglior ‘forma’ possibile dello stesso vino. In seconda battuta, magari per policy del produttore, vengono fornite dall’importatore, ma si tratta di meno del 30%. In terza battuta, a fronte di bottiglie veramente in super anteprima, si va ad assaggiare in gruppo direttamente dal produttore.
Saluti
La ringrazio per la sua veloce e chiara risposta!
Ne approfitto per dirle che uno dei champagne che prediligo è la “Cuvée Paradis” di Gratien , che spero ritrovare nella prossima edizione della guida.
Un caro saluto.
buonasera , complimenti come sempre per l’ articolo , non vedo l ora di leggere e studiare la nuova guida , ma sopratutto di sapere le vostre valutazioni su Guillaume e sul suo champagne, perchè adoro Cramant e lo volevo inserire nella mi enoteca . ovviamente senza spoiler da guida potrebbe darmi qualche informazione in più , nel senso se ne vale la pena e se rispecchia il territorio di Cramant . grazie e buon lavoro
Lo champagne di Guillaume è un po’ meno ‘selossiano’ di quelli del padre, per certi versi elegante, certamente sofisticato. Soprattutto in piena evoluzione…
La ringrazio per la risposta celere e completa , il fatto che sia in piena evoluzione era proprio la risposta che Cercavo . l eleganza penso che sia data dai suoli di Cramant e anche da Guillaume .
Cramant è pur sempre Cramant, anche se l’esposizione a nord o a sud porta a caratteri ben diversi, mentre al buon Guillaume… diamogli tempo!
Buongiorno sig.Lupetti,
La contatto per sapere il Suo parere e impressioni su uno champagne che ho recentemente acquistato, il Sapience 2007 di Marguet. Secondo Lei si tratta di uno champagne che aumenterà il suo valore in futuro?
Grazie della disponibilità,
Cordiali saluti
Andrea Lorenzo Vanzulli
Per quanto sia uno champagne di pregio, anche un piccolo capolavoro per come è nato, non credo che possa diventare uno champagne in grado di crescere di valore nel tempo…
Buongiorno,
Quando sarà disponibile la versione digitale?
Saluti
Dario
È già disponibile l’app Top Champagne (per iOS e Android), che è una versione aggiornata dell’edizione 2016-17 della guida Grandi Champagne.
Saluti