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Degustazioni

Il racconto di una giornata a dir poco memorabile da Bollinger: 1969-1830!

Ci son cose che capitano, forse, una volta nella vita. E capitano a pochissimi fortunati. Ecco, nel mio (fortunato) caso mi riferisco all’evento che Bollinger ha organizzato la...
di Alberto Lupetti

Bollinger

Ci son cose che capitano, forse, una volta nella vita. E capitano a pochissimi fortunati. Ecco, nel mio (fortunato) caso mi riferisco all’evento che Bollinger ha organizzato la settimana scorsa e che, se permettete, ve lo racconto, sperando di non suscitare cattivi pensieri nei miei confronti…

Facciamo un passo indietro nel 2010, quando in Bollinger, a seguito della scoperta di una cantina di cui si era persa memoria, anche perché allagata, si rendono conto di avere un patrimonio di bottiglie che sarebbe a dir poco un peccato perdere. Anche perché queste bottiglie, tra la suddetta cantina, un’altra che era la privata di M.Me Bollinger e altre ancora, erano conservate senza razionalità. In altre parole, alla maison di Aÿ mancava una vera e propria vinothèque. Così, due figure a mio avviso fondamentali per la ‘new age’ di Bollinger quali Jérôme Philipon (Presidente) e Gilles Descôtes (chef de cave) decidono di varare un progetto in tal senso. Il progetto prevede proprio lo sviluppo di una, anzi due vinothèque, partendo dalla catalogazione delle bottiglie, quindi separandole tra vins de réserve in magnum e champagne (ecco perché due vinothèque), proseguendo nel 2012 con il controllo dello stato di conservazione, ritappando, dopo l’assaggio da parte di un enologo dello staff di Gilles (lo stesso Denis o il giovane e talentuoso Guillaume Gallois) con tappo e graffa o muselet a seconda dei casi quelle a rischio, per circa 4.000 sul totale del patrimonio.

Jérôme Philipon
Il Presidente di Bollinger, Jérôme Philipon, illustra il progetto sin dalle prime mosse del 2010.

Jêrome Philipon ricorda che l’ultimo controllo sulle vecchie bottiglie fu fatto nel 1969 con la cantina privata di M.Me Bollinger e tre anni più tardi con l’intero stock della maison per iniziativa di Christian Bizot, ma senza quella razionalizzazione alla quale si è invece mirato oggi. E, a proposito di tappi, in Bollinger fanno notare che, qualora possibile, le bottiglie non sono state toccate e lasciate come in origine (alcune sui lieviti, altre degorgiate circa 45 anni fa, come detto), ma altre sono state doverosamente ritappate per non perderle. Fa notare Denis Bunner (vice chef de cave), che fino al 1930 i tappi erano un solo pezzo di sughero, mentre da quell’anno e fino al 1970 sono addirittura diventati una composizione di nove pezzi: entrambi non garantiscono la migliore tenuta com’è stato, invece, con i tappi ancora in uso (2-3 rondelle e il corpo superiore in agglomerato), per questo si è perso circa 1 bar di pressione ogni 10 anni nelle bottiglie più vecchie. Comunque, proprio l’attento lavoro di esame dei tappi e di sostituzione quando necessario ha permesso di salvaguardare quello che è un tesoro, anzi una vera e propria memoria storica della Champagne e dello champagne!

Alla fine, per celebrare tutto questo enorme lavoro, ecco una settimana di festeggiamenti che ha visto coinvolti i più accreditati critici del settore a livello mondiale, alcuni top sommelier di Francia, gli importatori di Bollinger nel mondo, gli ‘amici’ della maison. Ai quali è stata data via via la possibilità di assaggiare alcune di queste bottiglie…

vinothèque Bollinger
La visita ha inizio con la prima delle due ‘vinothèque’, quella dedicata ai vecchi vini di riserva in magnum e battezzata, appunto, La Réserve.

La Réserve

È il nome della vinothèque destinata ai vecchi magnum di vins de réserve. O meglio, a magnum e bottiglie, perché fino alla fine degli anni ‘30 i vini erano conservati tanto in magnum quanto in bottiglia ed è più o meno in questo stesso periodo che Bollinger inizia ad affiancare a questi contenitori in vetro i tini in cemento, oggi sostituiti dalle cuve in acciaio. Poiché durante l’operazione di recupero lo staff della maison si è accorto di trovarsi di fronte a un’incredibile collezione di magnum sin dalla fine dell’800, hanno giustamente deciso di creare un’apposita vinothèque anche per questi vini, vera anima, anzi ‘bombe aromatiche’ della Special Cuvée. Ricordo che ogni anno entrano nell’assemblaggio circa 80.000 magnum di queste riserve su un totale di 700.000 e questi vini possono essere vecchi anche 15 anni rispetto all’ultima vendemmia.

Bollinger Pinot Noir e Chardonnay
Vi sono conservati vini da Pinot Noir e da Chardonnay fino al 1893, in magnum ma anche in bottiglia, perché fino a ridosso dell’ultima Guerra si utilizzava anche questo formato più piccolo.

Ne La Réserve hanno dunque trovato posto circa 3.000 magnum più alcune bottiglie di Pinot Noir di Aÿ, Verzenay (entrambi pilastri di ogni assemblaggio Bollinger) e Tauxières, più Chardonnay di Cuis, Le-Mesnil e Avize, con la più vecchia datata 1893 e la più giovane del 2002. Questi vini non saranno più utilizzati nell’assemblaggio della Special Cuvée, ma rimarranno libreria vivente di Bollinger.

visita e degustazione Bollinger
A seguire, ecco l’altra ‘vinothèque’, più preziosa…
Denis Bunner
Denis Bunner apre in cancello della ‘Galerie 1829’: stiamo per entrare fisicamente nel passato di Bollinger!

Galerie 1829

La ‘vera’ vinothèque, se mi si passa il termine, ben 65 annate tra il classico millesimato (Année Rare/La Grande Année), l’R.D. e il Vieilles Vignes Françaises su circa 7.500 tra bottiglie, magnum e pure jéroboam, scrupolosamente catalogati e divisi per tipologia e annate, circa la metà degorgiate e ritappate per via dello stato del tappo di cui ho parlato prima e l’altra metà ancora ‘originali’. Al loro fianco pure alcune bottiglie di vino rosso, l’originario Bouzy Rouge che dal 1934 è diventato Côte aux Enfants, il celebre vigneto di 4 ettari acquistato parcella dopo parcella da Jacques Bollinger e finalmente diventato ‘monopole’ nel 1931. Tra i pezzi più pregiati, dieci bottiglie di 1830, primo millesimato di Bollinger (la maison è stata fondata nel 1829…), due magnum di 1886 (il formato magnum è nato nel 1885!), due bottiglie di Bouzy Rouge 1895, il primo vino rosso prodotto da Bollinger. In realtà, la maison ha ritrovato anche altre 8 annate oltre le 65 di cui ho detto, ma non è riuscita a identificarle… Spiego: le annate più vecchie erano semplicemente identificate da un codice, ma nei libri dell’archivio non tutti questo codici erano riportati. Così, se hanno potuto scoprire che CB14 stava per millésime 1830, arrivando a identificare 65 millesimi, altri sono purtroppo rimasti un mistero. Almeno per ora.

evento-bollinger-7

Bollinger Galerie 1829
Ecco la ‘Galerie 1829’, 65 annate tra VVF, R.D. e il classico millesimato.

Bene, dopo la visita a La Réserve e alla Galerie 1829, alcuni di questi superbi vini ci sono stati fatti assaggiare in un’indimenticabile degustazione guidata dall’ottimo chef de cave Gilles Descôtes, presenti anche il suo vice Denis Bunner e, ovviamente, quel distinto signore, quell’abilissimo manager, quell’autentico champenois qual è il presidente Jérôme Philipon.

bottiglie bollinger
Durante il controllo di ogni singola bottiglia, quelle con il tappo ancora in buone condizioni sono state lasciate così com’erano, le altre, circa la metà, sono state stappate, assaggiate e opportunamente ritappate.
Autentici tesori Bollinger, champagne del 1800
Il cuore della ‘Galerie 1829’ custodisce autentici tesori quali il primo millesimato (1830), il primo magnum (1886) e il primo vino rosso (Bouzy, 1895).
Degustazione degli champagne guidata dallo chef de cave Gilles Descôtes.
Dalle parole ai fatti: inizia la degustazione, guidata dallo chef de cave, l’ottimo Gilles Descôtes.

 

 Vin de réserve en magnum

Vin de réserve en magnum

(100% Pinot Noir, Verzenay, bouchon liège, 1,5 atm.)

2002
Bellissimo, elegante e affumicato, piacevolmente acidulo, freschissimo, speziato e ricco di erbe aromatiche, oltre a note di sottobosco. Bocca addirittura giovane per via di un’incredibile freschezza. Sembra maggiormente giocata sulle erbe aromatiche, per questo motivo sul finale si fa piacevolmente amaricante.

1999
Sempre fresco al naso, ma più denso e a virare verso la torrefazione e le tostature, con una mineralità di polvere pirica. Bocca in forma straordinaria: fresca, polposa, pulita, tesa, giocata sugli agrumi scuri, anche in fiore, con una bella chiusura minerale. Vino addirittura gustoso, per buona pace dell’annata calda…
Per lo chef de cave è il prototipo del vin de réserve in magnum in Bollinger.

1992
Naso sempre di una freschezza straordinaria, ma piuttosto chiuso sulle prime. Man mano si fa nettamente minerale, pure grasso ma sempre teso, con note di miele e frutto in marmellata. Bocca simmetrica: freschissima, ovvero pervasa da una nettissima acidità, quindi ancora minerale e con un frutto delicato sul finale. Oltre a una leggera tannicità.

1985
La freschezza si ripropone invariabilmente, stavolta a fronte di nette note di fiori di agrumi, macchia mediterranea e affumicature, ma pure frutta secca. La bocca appare un po’ magra, ma sempre fresca, tra aromi di agrumi scuri e mineralità. Vino d’eleganza più che d’impatto.

 

 

Champagne de la Galerie 1829

Vieilles Vignes Françaises 1969

Vieilles Vignes Françaises 1969

100% Pinot Noir
(dégorgement dic. 2012, dosage 4 g/l)
Il primo VVF della storia ha un favoloso naso di fungo e sottobosco, con queste ultime note a rafforzare la sensazione di freschezza. Sa di spezie dolci e frutta secca, soprattutto è profondo e vitale. Bocca straordinaria: scura nell’anima, luminosa nell’espressività, finissima nella bollicina, fruttata, agrumata, speziata, anche orientaleggiante, in altre parole di straordinaria complessità. Ma è clamoroso come sia uno champagne che non dimostra affatto l’età, essendo non semplicemente vitale, ma assolutamente perfetto in ogni sua parte. Finale di frutta secca pulito, asciutto e lunghissimo. Incredibile, un sogno. E lo dice chi non ama i blanc de noirs
Voto: 100/100

 

champagne Bollinger R.D. 1952

R.D. 1952

75% Pinot Noir, 25% Chardonnay
(dégorgement 1967, dosage 13 g/l)
Un altro primo della serie, prodotto per il mercato americano (da cui il dosaggio alto…) per rispondere alle altre cuvée de prestige che vi avevano già debuttato.

Olfatto di eccezionale frutto, dolce verso il mango, ma anche di toffee, quindi ecco pure la crostata di frutta. Attenzione, però, perché l’insieme risulta tutt’altro che sdolcinato, bensì veramente goloso, quindi tremendamente invitante. Bocca cremosa e assolutamente integra, equilibrata, levigata e rotonda, finissima nella bollicina, con un bel supporto acido. Il risultato è uno champagne raffinato e piacevolissimo, assolutamente incredibile per la sua età perché non ha la benché minima traccia di maturità. Molto, ma molto vicino alla perfezione.
Voto: 99/100

 

Champagne Bollinger Vintage 1945

Vintage 1945

57% Pinot Noir, 43% Chardonnay
(11 Cru tra i quali Aÿ, Bouzy, Verzenay, Cramant e Cuis; collezione privata M.me Bollinger, dégorgement 1969, dosage 11 g/l)
Il naso va verso una certa maturità, con le note di frutta secca che sembrano pervaderlo, ma, in secondo piano, ecco un bel frutto tendente al dolce. Però, ancora una volta, colpisce la vitalità, l’integrità di questo vecchio champagne. Bocca leggera, o meglio, elegante, fine, con una bollicina appena accennata e un’acidità un filo protagonista che tende a mettere in secondo piano i ritorni di frutta secca. Ma accidenti quanto è in forma! Impossibile dire abbia 71 anni…
Voto: 97/100

 

champagne Bollinger Vintage 1937

Vintage 1937

Pinot Noir, Chardonnay
(16 Cru tra i quali Aÿ, Bouzy, Verzenay e Avize; collezione privata M.me Bollinger, dégorgement 1969, dosage 11 g/l)
Naso ricco, fitto, polposo, più di frutta gialla matura che di frutta secca, quindi a dimostrare una vitalità encomiabile, per non dire incredibile… È uno champagne nobile, che vuole essere scoperto pian piano più che concedersi facilmente e immediatamente. Così, lo aspetti affinché si faccia più complesso e articolato, soprattutto ‘profumato’, ovvero floreale. Bocca perfettamente simmetrica, fresca, polposa all’attacco, ma poi un po’ a sfumare sul finale, Ecco, questo è il suo unico limite, se mi si permette il giudizio. Finale asciutto con note di agrumi scuri. Ancora uno champagne incredibile per l’età, perfettamente integro – accidenti! – a mio avviso veramente a un soffio dalla perfezione, a prescindere dall’età…
Voto: 99/100

 

champagne Bollinger Vintage 1924

Vintage 1924

Pinot Noir, Chardonnay
(16 Cru tra i quali Aÿ, Bouzy, Verzenay, Venteuil e Le-Mesnil; collezione privata M.me Bollinger, dégorgement 1969, dosage 10 g/l)
Olfatto sulle prime evidentemente legato alle note della pasta di pane in lievitazione, poi ecco il frutto, giallo e luminoso, la frutta secca ancora, le spezie dolci e, a costo di ripetermi per l’ennesima volta, una vitalità, un’integrità che ti spiazzano. In bocca la bollicina è praticamente scomparsa, ma il vino è animato da un’acidità sorprendente che lo tende, gli dona profondità, freschezza. Non è molto articolato sul finale, che, anzi, va quasi a sfumare, ma, permettetemi di dirlo ancora una volta, è incredibile come questo, anzi questi champagne non sfidino, ma siano amici del tempo!
Voto: 98/100

 

Champagne Bollinger Vintage 1914

Vintage 1914

Pinot Noir, Chardonnay
(23 Cru tra i quali Aÿ, Bouzy, Verzenay e Cramant; collezione privata M.me Bollinger, dégorgement 1969, dosage 5 g/l)
Champagne dal significato molto importante: è il frutto dell’ultima vendemmia prima che la I Guerra Mondiale portasse la distruzione quasi totale ai vigneti di Champagne. E… accidenti! Primo naso di rosmarino, poi trionfo di erbe aromatiche, al fianco di una vitalità che, per quanto possa sembrare incredibile, va addirittura oltre gli altri assaggiati. Dà la netta sensazione di setosità, che poi si ritrova in bocca, giocata sulla frutta secca e animata da un’acidità perfettamente integrata che lo fa distendere con souplesse, fino alla chiusura asciutta, gustosa, sapida. E che lunghezza! Essi Avellan e Richard Juhlin parlano di perfezione, io, da rompiscatole, vorrei qualcosa in più per parlare di perfezione… Sempre a prescindere dall’età, beninteso!
Voto: 99/100

 

champagne Bollinger Vintage 1830

Vintage 1830

Pinot Noir, Chardonnay
(dégorgement 2014, dosage 0 g/l)
Il colore e il naso sono assolutamente incredibili per un vino così vecchio! Non ha tracce di ossidazione, ma solo di maturità (!), con note di frutta secca, di funghi, di spezie dolci, ma più d’ogni altra cosa ha ancora una freschezza impensabile. Bocca rotonda, levigata, quasi interamente sostenuta dall’acidità, ora sì con tracce di maturità (frutta secca nettissima), ma è un vino maturo, non un vino ossidato, è un vino con tanti anni sulle spalle ma tutt’altro che morto. Così, alzi il sopracciglio quando ti trovi di fronte a un finale addirittura asciutto. Lo so, dare giudizi a vini del genere non è facile, perché l’emotività gioca giustamente un ruolo non trascurabile, ciò nonostante credo che una vitalità del genere vada senza alcun dubbio premiata. Anche perché se il Perrier Jouët 1825 fu un’esperienza più che un assaggio, questo è stato invece capace di metterti di fronte a una vera degustazione!
Voto: 100/100

Alla fine di questa degustazione posso dire di essere rimasto veramente impressionato. Oddio, conosco benissimo la qualità, anzi l’eccellenza degli champagne Bollinger, ma non mi aspettavo proprio di trovarmi di fonte a una tale, incredibile vitalità nelle vecchie bottiglie, con 47, 102 e perfino 186 anni! Per questo, con una degustazione del genere non si può proprio parlare di ‘necrofilia’ (come fa qualcuno), ma di assaggi assolutamente corretti. Già, perché a differenza di tutti gli altri vini e di moltissimi altri champagne, qui il tempo non rappresenta meramente il fattore con il quale confrontarsi, ma l’elemento che permette al vino di migliorarsi e raggiungere un’espressività impensabile. Chapeau!

champagne Bollinger
Dalla prima annata prodotta di Vieilles Vignes Françaises al più vecchio millesimato della maison: che straordinaria esperienza!
Bollinger R.D. 1973 in jéroboam e Bouzy Rouge 1928
Dopo la degustazione, a pranzo nel giardino di M.me Bollinger, R.D. 1973 in jéroboam e Bouzy Rouge 1928, tanto per non farsi mancare nulla…

Non mi resta che ringraziare dal più profondo del cuore il Presidente Jérôme Philipon, che, di fatto, mi ha invitato, nonché tutto lo staff di Bollinger e l’importatore italiano Meregalli. Perché posso dire: io c’ero, Grandi Champagne c’era!

Gli champagne Bollinger sono distribuiti in esclusiva da:
Gruppo Meregalli – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it

 

Suggerimenti a tema:

6 risposte a “Il racconto di una giornata a dir poco memorabile da Bollinger: 1969-1830!”

    • Sì! Mi è capitato di fare degustazioni di vecchie annate, ma trovare questi Bollinger in una forma a dir poco strepitosa mi ha veramente colpito…

  1. Bellissimo articolo, per non parlare delle bottiglie stappate;
    già un 1969 è uno champagne unico ma se poi arriviamo al vintage 1830, beh io sono rimasto senza parole! Uno champagne invecchiato 186 anni che si esprime ancora oggi… dev’ essere stato proprio un’ assaggio di quelli che non si scordano più.

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