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Cuvée de Prestige

Tarlant e un’inusuale Cuvée Louis, ma… accidenti!

Il legame tra lo champagne (e la stessa Champagne…) e la famiglia Tarlant è indissolubile e non meno antico, visto che già nel 1687 Pierre fu il primo...
di Alberto Lupetti

Tarlant Cuvée Louis 1996

Il legame tra lo champagne (e la stessa Champagne…) e la famiglia Tarlant è indissolubile e non meno antico, visto che già nel 1687 Pierre fu il primo vigneron di Gland (nell’Aisne) e nel 1780 Louis arrivò a Oeuilly, dove piantò le prime vigne e dove vivono tuttora i suoi discendenti. Sarà un altro Louis, più tardi, al termine della I Guerra Mondiale, a diventare produttore e creare il primo champagne Tarlant, non prima di aver svolto un ruolo di primo piano nella ‘rivolta’ del 1911 ed essere stato sindaco del villaggio, classificato ‘solo’ come Autre Cru all’84%. Oggi Tarlant significa Benoît in vigna e in cantina e la sorella Mélanie a occuparsi invece di PR e commerciale. Comunque, senza nulla togliere al padre Jean-Marie, illuminato vigneron e figura autorevole per anni all’interno del Syndicat Général de Vigneron, è stato Benoît a far decollare questa piccola maison della riva sinistra della Vallée de la Marne, grazie a un maggiore accento sulla viticoltura naturale, a un’abile vinificazione, a una drastica riduzione dei dosaggi (oramai la gamma Tarlant è quasi tutta a zero), a una serie di champagne fortemente territoriali.

Champagne, il villaggio di Oeuilly
Il villaggio di Oeuilly, sulla meno pregiata riva sinistra. E meno pregiata è anche la classificazione nella ‘Echelle des Crus’, ma questo non fa che valorizzare ancor più il savoir-faire di Tarlant.

Nonostante Benoît abbia creato nuovi champagne anche molto prestigiosi, a mio avviso la punta di diamante di Tarlant rimane la Cuvée Louis, creata da Jean-Marie nel 1982 per omaggiare il suo bisnonno primo produttore di champagne in famiglia. È un assemblaggio di annate (da 2 a 4 a seconda delle stesse annate), ma sempre frutto di un solo vigneto, il lieu-dit ‘Les Crayons’, molto vicino a La Marne e piantato nel 1946 metà a Pinot Noir e metà a Chardonnay, che poi è proprio l’assemblaggio esatto dello stesso champagne. Che è fermentato in barrique usate senza svolgere la malolattica e con regolare bâtonnage, cui segue una lunghissima (in media una quindicina d’anni!) maturazione sui lieviti, mentre il dosaggio va poi dall’extra-brut allo zero a seconda di assemblaggio e dégorgement. Sul mercato è da poco arrivato l’assemblaggio base vendemmia 2000 (più 1999, 1998, 1997 e 1996), che troverete in Grandi Champagne 2018-19, ma nel corso dell’ultima visita, proprio questa settimana, Benoît mi ha fatto assaggiare la futura Cuvée Louis, degorgiata à la volée (uscirà tra più di un anno e l’ho trovata ancora in piena evoluzione, giustamente, quindi per ora non mi sembra giusto parlarne) e un’altra, sempre degorgiata al momento da Benoît. Un’altra molto particolare, perché in occasione di quella vendemmia il padre decise di non assemblare più annate insieme, ma millesimare la Cuvée Louis in via del tutto eccezionale, Come eccezionale, anzi estrema, fu quella vendemmia, la 1996…

Benoît Tarlant
Benoît Tarlant, vigneron e chef de cave della maison di famiglia, ruoli nei quali sta dimostrando un’abilità eccezionale. Ecco ritratto nel corso della mia ultima con la bottiglia di Cuvée Louis 1996 appena degorgiata.

 

Cuvée Louis 1996

Bottiglia Tarlant Cuvée Louis 199650% Pinot Noir, 50% Chardonnay
Metti il naso nel bicchiere e capisci immediatamente di avere a che fare con uno champagne eccezionale. Il naso, infatti, è coinvolgente, giocato sulle torrefazioni, su spunti di panettone, sulle spezie, ma c’è pure un tocco di agrume candito, il tutto con un’affascinante maturità in secondo piano, quasi a fare da regista. Ma a un certo punto ti rendi anche conto che c’è altro, c’è un’energia incredibile, una vitalità che proprio non ti aspettavi. Però è in bocca che l’eccellenza di questo champagne si rivela del tutto: tesa, pulita, succosa, soprattutto caratterizzata da un equilibrio perfetto. Infatti, se è vero che della 1996 questo champagne ha l’acidità, la vibrante freschezza, è anche vero che questa è perfettamente integrata a una materia assolutamente vitale, molto gustosa tra i ritorni di frutto e agrumi. Chiude molto lungo e, soprattutto, appagante in questo suo essere assolutamente champagne e irresistibilmente piacevole, veramente molto gustoso, tanto da richiamare un nuovo sorso senza soluzione di continuità. Champagne molto complesso e in forma straordinaria a prescindere dal dégorgement ‘in diretta’, tanto che, zitto zitto, si colloca tra i migliori 1996.
Voto: 98/100

Un piccolo produttore molto bravo è rimasto piccolo ma ha meritatamente conquistato un posto al sole tra i migliori produttori di champagne in assoluto. Sia perché in guida è cresciuto edizione dopo edizione, sia perché in quest’ultima visita mi ha veramente impressionato. Insomma, bravo Benoît. Già, perché se al termine della degustazione sono rimasto veramente colpito da questo champagne, poco prima mi avevano parimenti stupido lo Zéro base 2008 e il prossimo La Vigne d’Antan, il 2004, di cui vi parlerò prossimamente. Così gli ho fatto i complimenti e l’ho addirittura adulato per questo 1996, al che lui si è schernito rispondendomi “non sono bravo io, questo champagne l’ha fatto mio padre…” e io, ancora “sì, però hai deciso tu quando degorgiarlo!”, nel senso che volevo comunque testimoniargli il mio apprezzamento. M’è sembrato doveroso…

www.tarlant.com

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15 risposte a “Tarlant e un’inusuale Cuvée Louis, ma… accidenti!”

    • Per ora no, perché si tratta di una Cuvée Louis molto particolare, ma l’ho buttata lì a Benoit e l’ho visto interessato all’idea: vedremo…

  1. Buongiorno ho comprato giusto oggi la guida 18/19 e, su tutte le dieci copie presso la Mondadori di pzza duomo a Milano, nonchè su quella fatta arrivare da Roma presso un’altra libreria è balzata subito evidente la mancanza di Pommery……
    Non che sia uno champagne in cima ai miei desideri, ma, caspita!
    Si tratta di un refuso, o c’è un’altra ragione?
    Ho guardato e riguardato, ma nulla.

    • Buongiorno e… grazie! Spero che le sia piaciuta.
      Beh, mi permetta, ma se manca un produttore su una copia, è ovvio che poi manchi su tutte!
      Ciò premesso, i produttori presenti in guida sono frutto di una mia scelta (soprattutto qualitativa…) e in questa edizione non ho ritenuto opportuno dover inserire Pommery.

  2. Bravo, mi complimento, meglio una Doyard (non un Collin, non sono un talebano…) in più e un Pommery in meno……ma comunque non avrei mai immaginato, specie da parte Sua e data la caratura storica della Maison una scelta del genere!!
    In particolare – ripeto – da Lei che con le grandi maison e le loro cuveè d’inngresso è sempre stato di manica larga…. (fin troppo a parer mio).
    Lo stanno a dimostrare gli 89 assegnati a Muum e a Veuve Clicot, sono così tanto migliorati?
    Quasi quasi li riassaggio!!
    La guida è ricca e gli champagne eccellenti sono tanti, anche troppi per le tasche di un comune mortale…

    • I sans année delle grandi maison, o cuvée d’ingresso, come dice lei, sono nettamente migliorati, sì. Fermo restando che sono champagne volutamente trasversali, anzi universali, nel rispetto dello stile di ciascun produttore. E considerando che tutto questo avviene su larga, spesso larghissima, scala, beh, mi sembra giusto premiarlo con votazioni prossime all’eccellenza. Poi, come detto più volte, potranno pure non piacere per gusto personale, ma dal punto di vista della fattura sono ineccepibili.

  3. Due righe di seguito a parziale rettifica.
    Sì, mi sono lasciato un pò trascinare dalla sorpresa, ma poi ho pensato che una guida dovrebbe riportare quanti più champagne (o vini) presenti sul mercato possibile – che rispettino ovviamente dei requisiti qualitativi minimi; andranno poi giudicati singolarmente senza sconti in sede di assaggio.
    Ciò, tanto più ove si tratti di aziende di primaria importanza.
    grazie

    • Lo spirito della guida è proporre una selezione, pertanto gli champagne migliori (o più interessanti) presenti al momento sul mercato. Tutto qua. Tragga le sue conseguenze…

      • In altra occasione mi ero permesso di segnalarle gli champagne di Ruppert-Leroy, vigneron biodinamico nell’Aube, in particolare il blanc de blancs nature Martin Fontaine ricavato dall’omonima parcella.
        S’era ripromesso di assagiarli….
        Sono certissimo che questo produttore sarebbe di diritto entrato nella guida, magai al posto di Tsarine, e con 91 invece che 85……
        Mi dispiace sinceramente, non sono un “grande” appassionato nell’accezione che da lei del termine ma un appassionato sì.
        A Natale ho riprovato il L-P la Cuvée brut, ben fatto, buono, tutto perfetto, ma….perdoni, che emozioni danno ormai questo tipo di champagne?

        • Sì, sì, sono diversi gli champagne che dovrei assaggiare (giustamente…), ma è una corsa continua. Accidenti.
          E scegliere cosa mettere in guida e cosa no, mi creda, non è per niente facile…
          La Cuvée di L-P: è un sans année prodotto in qualche milione di bottiglie, pertanto deve incontrare i gusti di tutti. Uno champagne assolutamente universale, insomma, che piaccia a chi non beve abitualmente champagne e pure agli appassionati. Sì, forse non emoziona (e credo che neanche voglia farlo…) ma sfido chiunque, compresi lei e il sottoscritto, a non finire la bottiglia in un lampo. Champagne è anche questo…

  4. Buongiorno Alberto, dopo l’ottima Louis ora in commercio base 2000, sei al corrente di quando dovrebbe uscire la prossima? Sarebbe base 2002 giusto? Quindi tu mi insegni che si preannuncia uno champagne straordinario…
    Grazie mille
    Marco

      • Ops, sì, m’era sfuggito. La prossima Louis, che, sì, sarà base 2002, l’avevo assaggiata in anteprima, come ho scritto, e avevo detto che sarebbe uscita dopo più di un anno. Quindi, parliamo dell’inizio del 2019…

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