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Sans Année

Tarlant e l’evoluzione (riuscita) di un ottimo champagne

La Tarlant è un’antichissima (1687) famiglia champenoise che in epoca moderna ha saputo recitare un ruolo di primo piano nel mondo di questo fantastico vino. Jean-Marie Tarlant, ad...
di Alberto Lupetti

Tarlant Zéro

La Tarlant è un’antichissima (1687) famiglia champenoise che in epoca moderna ha saputo recitare un ruolo di primo piano nel mondo di questo fantastico vino. Jean-Marie Tarlant, ad esempio, è stato presidente del Syndicat Général des Vignerons nonché membro di una commissione tecnica del CIVC, mentre i suoi figli Mélanie e Benoît hanno fatto compiere alla realtà familiare un netto salto di qualità. È innegabile, infatti, il fatto che oggi Tarlant non sia soltanto uno dei nomi più convincenti tra i vigneron RM, ma anche che sia stato capace di innovare rispettando al tempo stesso la migliore tradizione. Ne sono prova la ricerca decennale sugli champagne non dosati (oggi tutta la gamma di Tarlant è a dosage zéro) e l’attenzione prestata nell’adattare le varietà a un territorio molto meno legato alla craie rispetto alla parte più orientale della Vallée de la Marne (Œuilly è, tecnicamente, Rive Gauche). Da cui la valorizzazione delle vecchie varietà: non una moda, neanche una riscoperta, ma, più semplicemente, continuare sulla falsariga di quanto faceva il nonno di Mélanie e Benoît. Però, chi pensava che l’eccellente (e, ahimè, raro) BAM! restasse il solo champagne di Tarlant fatto con i cosiddetti ‘cépages oubliés’ dovrà ricredersi, perché i due fratelli hanno esteso queste varietà anche al loro cavallo di battaglia: il brut sans année!

Mélanie e Benoît Tarlant
Mélanie e Benoît Tarlant durante la nostra ultima degustazione, lo scorso mese. I due fratelli sono stati capaci di far compiere alla maison di famiglia un nettissimo salto di qualità.

In passato, i Tarlant producevano un classico non millesimato che si chiamava Réserve, secondo il canonico schema di un terzo ciascuno delle tre uve tipiche della Champagne. Partendo da questa base, ovvero creandone una sorta di selezione, una ventina di anni fa Benoît ha iniziato a proporre la versione non dosata, che si chiamava (e si chiama) semplicemente Zéro. Beh, nel corso degli anni, questo champagne (fermentazione in legno senza malolattica, 40% di vins de réserve su tre annate, almeno quattro anni sui lieviti…) è diventato uno splendido vino, capace di andare ben oltre la sua natura di non dosato. Anzi, questo aspetto si rivelato più che mai non l’obiettivo, ma la naturale conseguenza. Però ai Tarlant non deve piacere riposarsi sugli allori, perché ecco lo Zéro evolversi, arricchendosi dell’esperienza fatta con il BAM! Quindi, l’assemblaggio del ‘rinnovato’ Zéro vede proprio il Pinot Blanc, l’Arbanne e il Petit Meslier affiancare i classici Pinot Noir, Chardonnay e Meunier. Al momento, le tre antiche varietà rappresentano soltanto un tocco, ma non è escluso che negli anni crescano in percentuale, visto l’amore e la passione con la quale Mélanie e Benoît le valorizzano. Le uve provengono tutte da vigne di oltre 40 anni nei vari possedimenti dei Tarlant, quindi non solo a Œuilly, ma anche a Boursault, Celles-lès-Condé e Saint-Agnan. La fermentazione è tutta in legno senza malolattica e la quota di riserve (l’annata base è la 2014) è sempre al 40% su tre annate. Tirato a luglio del 2015 senza che i vini siano stati filtrati o chiarificati, lo champagne è rimasto sui lieviti per la bellezza di 6 anni! (ricordo che il minimo legale per un sans année sono 15 mesi…) Poi, naturalmente, nessun dosaggio. Se ne fanno circa 60.000 bottiglie l’anno.

Zéro

Tarlant Zéro32% Pinot Noir, 32% Chardonnay, 32% Meunier, 4% Pinot Blanc, Arbanne e Petit Meslier
dég. 5 luglio 2021 – Quello che, come detto, era già un ottimo champagne, tonico, energico, schiettamente convincente, ci sembra già di primo acchito addirittura migliorato. L’olfatto offre un perfetto punto di maturità, ossia con quest’ultima che c’è ma non eccede, e questa coinvolgente maturità è tutta sul frutto (pesca soprattutto), che si mantiene sempre integro. Il frutto è una sorta di ‘zoccolo duro’ del naso, perché poi questo si arricchisce di agrumi e richiami calcarei, tali da rendere l’espressione pulita, netta, decisa. La bocca attacca rotonda, salvo farsi a seguire un’autentica fucilata, perché si fa sapida, tesa, netta, profonda. Chiusura sui ritorni minerali e sulla pulizia, ma, come accade oramai da anni con questo champagne, non si direbbe mai che non sia dosato… Bravi!
Voto: 92(93)/100

(ha partecipato alla degustazione Vania Valentini)

Comunque non è finita, perché torneremo presto a parlare di Tarlant con delle novità… spumeggianti!

Gli champagne Tarlant sono distribuiti da:
Teatro del Vino – tel. 055/8811394 – www.teatrodelvino.it

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