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Millésime

L’evoluzione vincente di Jean-Baptiste Geoffroy

Conosco Jean-Baptiste Geoffroy da tempo, condividendone l’amicizia con Fabrice Gass. Tra l’altro, gli champagne di Jean-Baptiste avevano ben figurato già nell’edizione 2016-17 della guida Grandi Champagne, ma poi...
di Alberto Lupetti

Champagne Geoffroy Empreinte 2014

Conosco Jean-Baptiste Geoffroy da tempo, condividendone l’amicizia con Fabrice Gass. Tra l’altro, gli champagne di Jean-Baptiste avevano ben figurato già nell’edizione 2016-17 della guida Grandi Champagne, ma poi una serie di vicissitudini indipendenti dalle nostre volontà e sulle quali mi consentirete di sorvolare, ci avevano un po’ allontanati. Nel frattempo, comunque, non erano mancati alcuni incontri a casa di Fabrice, in occasione di degustazioni alle quali Jean-Baptiste aveva sempre portato un suo champagne. Poi, il 2020 che, sebbene sia stato un anno a dir poco complicato, è stato anche quello che mi ha fatto ritrovare Jean-Baptiste e i suoi ottimi champagne, complice anche un provvidenziale cambio di distribuzione per quanto riguarda l’Italia. A ogni modo, durante quest’anno sono riuscito a visitare Champagne Geoffroy già quattro volte, riscoprendo questa bella realtà, conoscendola ancora più approfonditamente, apprezzandone l’innegabile crescita qualitativa.

Sede Champagne Geoffroy
L’imponente struttura che dal 2008 è la sede di Champagne Geoffroy. Si trova nel pieno centro di Aÿ e, oltre a garantire ampi spazi, permette di lavorare interamente per gravità.

Molto rapidamente, Champagne Geoffroy, già Champagne René Geoffroy (il mitico papà di Jean-Baptiste), affonda le proprie radici nella tradizione di una famiglia di vigneron attiva a Cumières da quasi quattro secoli! Il passaggio a produttori avviene negli anni ‘50 con Roger, la cui scomparsa prematura costringe René a prenderne le redini prima del previsto. Ma lo fa con abilità innata, tanto che è lui a gettare le fondamenta della realtà odierna e a rivestire un ruolo di primo piano in seno all’associazione dei vigneron (SGV). Alle fine degli anni, ‘80, al termine degli studi, Jean-Baptiste affianca il padre e inizia man mano quella trasmissione generazione che ha portato all’evoluzione come Champagne Geoffroy e al trasferimento, nel 2008, da Cumières ad Aÿ, in sede non solo di prestigio, ma con spazi decisamente più ampi e, soprattutto, con la possibilità di lavorare interamente per gravità. Nel frattempo, Jean-Baptiste ha messo a frutto il proprio innato savoir-faire e ha sviluppato una gamma di champagne di valore alla quale si affiancano tre eccellenti Coteaux Champenois Rouge (a mio avviso, il rosso millesimato da Pinot Noir è l’unico del genere capace di dare del filo da torcere a quello mitico di Francis Egly). Jean-Baptiste non è semplicemente un RM, ma è un Vigneron Indépendant, a sottolineare la sua totale autosufficienza dalla vigna alla vendita e il suo punto di forza è, a mio avviso, il saper unire alla perfezione tecnica e passione. È molto preparato, Jean-Baptiste, ma è anche uno che non si vieta nulla, nel senso che non ha regole prefissate, facendosi pertanto guidare dall’esperienza, certamente dall’intuito, ma anche dall’amore per quello che fa. Anzi, forse una regola ce l’ha: il grande vino si fa in vigna. Sembra una banalità, eppure in Champagne non tutti l’hanno ancora capito, purtroppo. A proposito di vigneti, la proprietà si estende su 14 ettari, la maggior parte dei quali a Cumières, ma anche a Hautvillers, Damery, Fleury-La-Riviere, per un totale di 35 parcelle, piantate per il 42% a Pinot Noir, per il 34% a Meunier e per la restante parte a Chardonnay. La coltivazione prevede rigorosamente composti organici e lavoro del suolo.

Vallée de la Marne
I 14 ettari di proprietà si trovano sui coteaux di quattro villaggi della Vallée de la Marne, soprattutto Cumières, di dove è originaria la famiglia.

In cantina, come detto si lavora per gravità, a cominciare dalla due presse tradizionali, poi débourbage al livello sottostante e fermentazione in piccole cuve o in legno di varia caratura, dalla barrique alle botti da 10 hl. Importante: i vini non svolgono mai la malolattica. Gli assemblaggi sono fatti unicamente in base all’assaggio da parte di Jean-Baptiste, nei sans année i vini di riserva sono rappresentati da una réserve perpétuelle iniziata da René (senza dubbio un precursore) che conta circa 40 anni (!); a seguire, lunghe maturazioni sui lieviti (3-12 anni) e dosaggi oggi bassissimi, se non nulli.

Jean-Baptiste Geoffroy
Jean-Baptiste Geoffroy, vigneron, enologo, appassionato champenois.

Voilà, ecco in estrema sintesi, Champagne Geoffroy, del quale vorrei oggi presentare il classico millesimato, battezzato Empreinte. Fino al 2012, questo champagne è stato un assemblaggio di Pinot Noir in forte prevalenza più Chardonnay (70/30), con uve da vigne di almeno 30 anni di rigorosa selezione parcellare e fermentazione della sola cuvée in larga parte in legno (80% tra botte e tonneaux). Un ottimo champagne, vorrei aggiungere, estremamente identitario dell’annata (ricordo, ad esempio, un gustosissimo 2007, un intenso 2008 e un giustamente maturo 2009) e sempre capace di valorizzare il territorio di Cumières, ma nel 2014 Jean-Baptiste, nel suo costante desiderio di fare sempre meglio, cambia tutto. Sulla falsariga di quanto aveva fatto già nel 2010 con il Volupté (assemblaggio a prevalenza di Chardonnay diventato blanc de blancs), decide di passare a una sola varietà in purezza e lo fa con il Pinot Noir, al fine di evidenziare ancora più nettamente il terroir di Cumières. Lo champagne, solitamente tirato in circa 16.000 bottiglie, ha visto la produzione ridotta a sole 8.000 bottiglie, che hanno maturato quattro anni e mezzo sui lieviti prima di essere dosate a 1 g/l. Infine, come tutti gli champagne Geoffroy, è dedicato a una delle figlie di Jean-Baptiste e Karine, nel caso a Sacha, la secondogenita.

Cantina Champagne Geoffroy
La cantina dei legni, dove si affiancano barrique, tonneaux e botti, mentre le piccole cuve si trovano al livello inferiore.

Empreinte 2014

Bottiglia Geoffroy Empreinte 2014100% Pinot Noir
dég. gen. 2020 – A mio avviso ha fatto bene Jean-Baptiste a far evolvere sul solo Pinot Noir questo champagne. Non che prima non fosse uno champagne valido, anzi in alcune annate ha saputo addirittura far saltare dalla sedia, ma ora lo trovo molto più identitario, espressivo, coinvolgente. Del territorio e della lettura che di questo ha saputo dare Jean-Baptiste, avendo saputo interpretare perfettamente la personalità ‘calda’ di Cumières. Non è uno champagne che grida, anzi il naso si propone quasi delicato tanto è elegante, con il frutto freschissimo e goloso senza raggiungere la benché minima dolcezza. Ha note fumé e un’ombra di tostatura che lo rendono intrigante, ma soprattutto dà sensazione di precisione, energia, brillantezza. Ma è la bocca la vera rivelazione: l’attacco tra tensione, succosità e pulizia è una sorta di banco di partenza di una gustativa che si coordina e poi scatta come una fionda, tesa e concentrata, tremendamente sapida, in armonico equilibrio tra frutto e agrumi scuri, nettamente minerale in chiusura. È ‘l’altro’ blanc de noirs, diverso, tutt’altro che scontato, ovvero mai vinoso, mai scuro, mai saturante sul frutto. Insomma, gustosissimo. Da provare assolutamente, anche perché si candida autorevolmente al podio di categoria.
Voto: 94/100

Oggi stesso, nel momento in cui leggerete questo articolo, si sta presentando a pubblico e appassionati Apoteca, la nuova realtà che distribuisce, tra gli altri, Champagne Geoffroy in Italia. Invece, per quanto riguarda le altre novità (Volupté 2012 e Terre 2008) nonché l’ottimo sans année Expression, pubblicherò via via le schede, a partire dalla fine di questa settimana, sulla piattaforma ‘Club LeMieBollicine’, (LINK) dove troverete anche le schede dell’edizione 2016-17 della guida.

Tappi champagne Geoffroy

Gli champagne Geoffroy sono distribuiti in esclusiva da:
Apoteca – tel. 0721/538250 – info@apotecaclub.it
(nuova distribuzione da settembre 2020)

Suggerimenti a tema:

10 risposte a “L’evoluzione vincente di Jean-Baptiste Geoffroy”

  1. Adoro gli champagnes Geoffroy e conosco Jean-Baptiste da parecchi anni, grazie giustamente al Salon des Vignerons Indépendants (ogni volta facciamo delle belle chiacchierate). Ero felicissimo della sua meritatissima entrata in guida e sorpreso della sua uscita (ma poi ho saputo che la qualità dei suoi vini non c’entrava affatto!).
    Due anni fa gli ho chiesto se mi poteva vendere un vecchio millésime. Mi ha dunque portato al Salon un Empreinte 1988, veramente buonissimo (mentre alcuni 88 di altri vignerons non erano a quel livello)… La prova comunque che anche i RM che lavorano come si deve possono fare vini da lungo invecchiamento. L’anno scorso invece ho acquistato un Volupté 1990 che sono impaziente di degustare! Grazie mille per questo articolo che ho letto con grande piacere!

  2. Buonasera Alberto,
    Ho appena acquistato una bottiglia di “Nuance Blanc des Noir” di Geoffry , bottiglia che però non vedo indicata nel sito del produttore.
    Forse è una nuova uscita ?
    Grazie
    Saluti
    Riccardo

    • No. Era un’etichetta fatta per il vecchio importatore, che voleva uno champagne ancora più economico. Infatti, era fatto unicamente con la taille… Se le piacerà, si figuri gli altri, cioè quelli di normale produzione!

  3. Alberto, leggendo l’ultima guida e le recensioni sul sito, mi pare di capire che, ad oggi, la sua classifica personale dei blanc de noirs (100% pinot noir) sia:
    1- Egly – Ouriet, Blanc de Noirs;
    2- André Beaufort, Lieu-Dit “Le Clos” 2013;
    3- Geoffroy, Empreinte 2014.
    Giusto?
    E appena fuori dal podio chi ci mette?

    • Sì, più o meno ci siamo. Da non dimenticare la Cuvée Garance di Thiénot, il nuovo VZ15 di Bollinger e, soprattutto, Benoit Lahaye…

  4. Buongiorno Alberto,
    seguo con grandissimo interesse gli articoli che pubblica su questo sito e che trovo sempre ben fatti e soprattutto utili per chi come me si sta addentrando con passione nel mondo dello champagne.
    Ho iniziato un percorso con un caro amico partendo dai franciacorta e trentodoc per poi passare da un annetto a questa parte allo champagne, che ormai mi ha letteralmente conquistato.
    Così, prendendo spunto dai suoi consigli, nel weekend appena trascorso ho assaggiato l’Empreinte 2014 di Geoffroy, gran bel naso con il frutto in primo piano, bollicina gradevole con freschezza e sapidità, ma a mio avviso al palato domina la spalla acidità tipica del pinot nero.
    Sebbene abbia avuto conferma della mia personale preferenza per lo chardonnay sul pinot nero in purezza, ho apprezzato questo champagne che si è accompagnato benissimo a tartine di vari gusti e farciture, tra cui roast beef, speck e spezie come la curcuma.
    Ma ciò che mi ha davvero stupito è stato l’abbinamento col dessert, nel nostro caso una tenerina al cioccolato, ho trovato fantastico l’abbinamento di questo champagne con il cacao.
    Ne approfitto per chiedere un suo parere sul complicato abbinamento champagne/dessert.
    Grazie.

    • Allora, innanzitutto grazie dei complimenti! Poi mi fa piacere che abbia apprezzato questo champagne che mi ha sorpreso da subito. Anche io, come gusto personale, sono più per lo Chardonnay, ma questo champagne mi ha colpito proprio per la sua tensione, la sua freschezza, invece dei più caratteristici (per il genere) frutto e vinosità.
      Per venire all’abbinamento tra champagne e dessert, la cosa più semplice è farlo per concordanza, quindi con demi-sec o doux. Però, viste la due categoria sempre più in disuso, in Champagne si stanno accostando i dessert (soprattutto se di frutta o al cioccolato) con i rosé. Ora, un blanc de noirs non è poi così lontano da un rosato, ma sono piacevolmente sorpreso dal fatto che l’Empiente 2014 (più nervoso e secco di un rosé) si sia comportato così bene! Ben venga, allora…

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