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Cuvée de Prestige

Egly e la massima espressione del Pinot Noir

Nel corso delle degustazioni per l’edizione 2016-17 della guida ‘Grandi Champagne’, quando si trattò di fare la sessione dedicata a Egly-Ouriet ci imbattemmo in un Blanc de Noirs...
di Alberto Lupetti

Egly-Ouriet

Nel corso delle degustazioni per l’edizione 2016-17 della guida ‘Grandi Champagne’, quando si trattò di fare la sessione dedicata a Egly-Ouriet ci imbattemmo in un Blanc de Noirs VV che aveva poco più di due anni di dégorgement. Beh, quella non fu una semplice degustazione, ma una vera e propria esperienza perché quello champagne ci donò a tutti quanti delle sensazioni che altri con minore tempo post dégorgement, per quanto eccellenti, non erano mai riusciti a dare. Da quel momento, per fortuna, di Blanc de Noirs VV ne ho assaggiati tanti altri, ma mai con più di un anno dopo il dégorgement. Almeno fino all’8 dicembre dello scorso anno, quando Francis Egly mi ha portato nella sua cantina di famiglia, insieme ai figli Clémence e Charles, per assaggiare qualcosa di ‘vecchio’. Le sensazioni dei vari assaggi le avrete viste nel mio post di Instagram pubblicato oggi stesso, ma al capolavoro della giornata ho voluto dedicare maggiore spazio qui sul sito… Mi riferisco al Blanc de Noirs VV fatto per il 60% con uve della vendemmia 2009 e per la restante parte della 2008. Poi 6 anni sui lieviti e dosaggio molto basso, a 2 g/l.

Come nasce questo grande champagne? Nel 1990 Michel Bettane è in cantina con Francis ad assaggiare i vini dell’ultima vendemmia (1989). Arrivati al vino di un vigneto particolare, il lieu-dit ‘Les Crayères’, il celebre critico fa notare al vigneron di Ambonnay che quel vino aveva tali finezza e concentrazione che non aveva bisogno di essere assemblato ad altri vini. La sua perfetta maturazione e il suolo inusuale (la craie, quando di solito il Pinot Noir predilige l’argilla) lo rendevano unico. Insomma, meritava l’assolo. E questo fu una decisione dettata unicamente dalla degustazione, cosa che fa tuttora Francis: ogni scelta è frutto soltanto della degustazione. Nasce così il primo blanc de noirs (all’epoca non esistevano, almeno non ufficialmente sul mercato) e il primo parcellare (i clos fanno categoria a parte, naturalmente) della Champagne.

Charles Egly
Charles Egly mentre stappa questo meraviglioso champagne, credo tra i più buoni, più coinvolgenti che io abbia mai bevuto…

Il lieu-dit ‘Les Crayères’ si trova nella parte orientale di Ambonnay, verso Trépail, dove il suolo è di craie e non di argilla, com’è, invece, nella parte occidentale, verso Bouzy. Gli Egly possiedono una parcella di 1,8 ettari sui cinque totali ed è molto vecchia, essendo stata piantata tra il 1946 e il 1947 con materiale di seleziona massale.

Ecco, dunque, il Blanc de Noirs Vieilles Vignes ‘Les Crayères’, che rimane millesimato non dichiarato fino al 2007, quando diventa assemblaggio di due annate consecutive, la più giovane leggermente preponderante. Questo per dare regolarità al vino ed evitare l’alternanza, per via dell’annata, tra uno strepitoso e un altro un po’ meno coinvolgente. Ecco il perché della scelta di Francis delle due annate. Per carità, le differenze da un assemblaggio all’altro ci sono, ma diventano sfumature… Nel frattempo, Francis ha evoluto il suo modo di fare vino: fermentazione in legno dal 1995 e stop alla malolattica dal 1999.

Egly-Ouriet in cantina

Blanc de Noirs Vieilles Vignes ‘Les Crayères’

Bottiglia Blanc de Noirs Vieilles Vignes ‘Les Crayères’100% Pinot Noir
dég. ott. 2016 – Olfatto animato, finanche pervaso da una freschezza di origine minerale che ha dell’incredibile. L’espressione è netta e precisa, tanto da apparire perfetta. Bocca tesissima e levigata, energica nel suo incedere, ma mai potente perché ha classe, finezza. Ha concentrazione e nobiltà, quindi autorevolezza, e tutto questo finisce per attrarti, catturarti. Non solo: maschera la sua natura, nel senso che lo prenderesti quasi per un grande Bourgogne Blanc, salvo poi farsi sempre più presente la florealità tipica dei grandi Pinot Noir in rosso. La bollicina è delicatissima, per questo stuzzica la gustativa più che animarla proprio. E fitto non materico, carezzevole più che denso, comunque gustosissimo. La bocca chiude asciutta sulla tipicità della craie. Ecco, come dice giustamente Francis “è un grande vino bianco ma da Pinot. Pinot sulla craie” O, se preferite: è un Pinot-Chardonnay di inusitata finezza. E questo può succedere solo in Champagne. E solo con un artista come Francis… Comunque, è uno di quegli champagne con i quali non devi chiederti “cos’ha?”, ma “cosa gli manca?”. Allora scopri che non gli manca proprio nulla (struttura, eleganza, ampiezza, verticalità, gusto, persistenza), quindi è perfetto. Appunto. E allora ne chiedi ancora un sorso e un altro ancora, perché vorresti non finisse mai…

Voto: 100(100)/100

Gli champagne Egly-Ouriet sono distribuiti da:
Famiglia Cotarella – tel. 0744/9556 – www.famigliacotarella.it

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6 risposte a “Egly e la massima espressione del Pinot Noir”

  1. Buongiorno Alberto, dopo aver assaggiato il Brut Grand Cru di Egly-Ouriet, che ho trovato meraviglioso, forse il migliore che ho assaggiato dopo Cristal, Krug e il Winston Churchill di Pol Roger, sto cercando di procurarmi il resto della gamma per farmi un’idea più precisa. Ho in cantina il Les Premices e il Les Vignes De Bisseil, in attesa che maturino ancora un poco e dovrebbe arrivarmi a breve un Les Vognes De Vrigny. Per il Millesimato e il Blanc De Noirs, aspetto di recarmi in Champagne a maggio, per visitare qualche enoteca sperando di trovare qualche buon affare. A tal proposito avrei due domande: il V.P. non lo ha mai inserito nelle guide; c’è un motivo particolare o non le è proprio piaciuto? Inoltre, tornando alla mia visita in Champagne a maggio; Egly-Ouriet non è visitabile ma sembra che si possa fare acquisti direttamente in cantina. Conferma e lo ritiene conveniente? Grazie come sempre.

    • Il VP lo ritengo lo champagne più ‘difficile’ della gamma. Perché passa 7-8 anni in cantina, quindi va goduto almeno due (meglio tre) anni dopo il dégorgement. Come minimo.
      Ufficialmente gli Egly non fanno visite, ma se uno capita da loro e non non impegnati, una rapida visita e l’acquisto di un paio di bottiglie è possibile. I prezzi per il pubblico, però, sono allineati a quelli delle locali enoteche… (giustamente)

      • Buongiorno Alberto, bevuto ieri il Les Vignes De Vrigny, degorgement july 2020; veramente un ottimo meunier in purezza. Ho trovato però di poco superiore in piacevolezza, il Rive Gauche di Bereche et Fils. Questione di gusti, immagino…

  2. Buona sera Alberto,
    rileggevo questa recensione e la confrontavo con quella di Vania di più o meno 10 anni fa, sempre su VV les crayeres. Allora Vania, pur non celando l’entusiasmo per il bel bicchiere, diede un 90/100. Oggi merita un 100 secco. A mio parere tutta la produzione di Egly è enormemente migliorata, ma il salto quantico lo hanno fatto i SA. E non credo che il merito sia da attribuire solo al cambio climatico ;-)))

    • Champagne eccezionale, forse all’epoca Vania fu troppo conservativa. Nella scorsa edizione ha sfiorato il massimo punteggio, in questa lo raggiunge. Anche perché lo stesso Francis mi ha detto a settembre: “credo che questo sia il migliore che ho fatto finora”…

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