Il bel biglietto da visita di Tarlant (oltre ogni moda…)
A dispetto della classificazione non al top (Autre Cru all’84%), il villaggio di Œuilly (rive gauche della Vallée de la Marne, 139,30 ettari, di cui oltre il 50% a Meunier) riesce a esprimere eccellenti champagne grazie alla passione e al savoir-faire della famiglia Tarlant. Oggi rappresentata da Benoît per quanto riguarda la parte tecnica e da sua sorella Mélanie per il commerciale e la comunicazione. Nel corso della mia ultima visita (novembre dello scorso anno) avevo riassaggiato gran parte della gamma e goduto di alcune chicche gentilmente riservatami da Benoît, come un paio di anteprime molto interessanti e una dir poco strepitosa Cuvée Louis 1996. Ciò nonostante, l’assaggio più piacevole nella sua immediatezza, nel suo risultare gradevolmente bevibile senza elucubrazioni, beh è stato lo Zéro, il più quotato dei sans année di questo bravo vigneron e il piatto forte (con quasi il 60% della produzione) di Tarlant. Nel corso della visita, Benoît ha stappato due bottiglie, una basata sulla vendemmia 2008 e una basata sulla 2010 ed è al primo che mi riferisco, mentre il secondo, peraltro recensito in Grandi Champagne 2018-19, è chiaramente bisognoso di tempo. Ritengo, infatti, che sia stato non tanto la differenza di annata (che in parte ha senza dubbio pesato, ma in parte…), quanto, piuttosto, il tempo ad aver giocato a favore del primo, mentre il base 2010 saprà farsi valere più avanti.
Dubbi sul fatto che ritenga poco influente la differenza di annate? Beh, considerate che Benoît impiega un bel po’ di vins de réserve nell’assemblaggio dello Zéro, ben il 40% delle tre vendemmie precedenti la base, quindi 2007, 2006 e 2005, il che permette di avere un vino più omogeneo e senza dubbio poco influenzato dall’annata più giovane e preponderante. Che poi è la chiave dei sans année, almeno di quelli che sanno riproporsi anno dopo anno senza banalizzarsi, ma, invece, rassicurando gli appassionati dell’etichetta con un vino sempre all’altezza della situazione. A ogni modo, la fermentazione dei vini dello Zéro avviene interamente in barrique e, dopo il tiraggio (indicato in controetichetta, maggio 2009) lo champagne è rimasto la bellezza di 7 anni sui lieviti! Pertanto, il non dosato in casa Tarlant non è frutto di una rincorsa delle mode, ma una pratica seguita con ratiocinio, che significa vini di elevata qualità e lunghe maturazioni. Non a caso, oggi la quasi totalità della gamma Tarlant è pas dosé, a conferma della mano di Benoît tanto in vigna (viticoltura organica, scevra da certificazioni…), quanto in cantina.
Zéro
33% Pinot Noir, 33% Chardonnay, 34% Meunier
dég. lug. 2016 – Naso di una freschezza e una pulizia rimarchevoli, che non nascondono affatto la bella materia con cui è fatto questo champagne. Una materia ricca che significa polpa fruttata, netta componente di agrumi che esalta ulteriormente la sensazione di freschezza, spezie piccanti a dare vivacità, un tocco floreale e, infine, tanta mineralità di craie. Inoltre, come accaduto con altri assaggi di questo champagne, è molto difficile dire che sia un non dosato e solo la suddetta, evidente pulizia può far sospettare in tal senso. Per quanto riguarda la bocca, potrei cavarmela dicendo che è la fotocopia dell’olfatto, ma farei un torto a Benoît… Questa bocca è bellissima, rotonda ma tesa, ancora di una pulizia e una freschezza travolgenti, non perché irruenti, ma perché piacevolmente succosa, piacevolmente salina nello sviluppo, fino alla chiusura che si fa anche sapida. Così, questo champagne non solo piace, ma conquista, facendosi bere un sorso dietro l’altro per il puro piacere di farlo. Insomma, uno straordinario non dosato, di raro equilibrio e lontano da ogni forma di durezza. Bravo!
Voto: 91/100
Una bellissima sorpresa questo Tarlant Zéro… o dovrei dire una bellissima conferma? Così, non resta che auspicare che questi ottimi champagne, lo stesso Zéro ma anche gli altri della gamma Tarlant, possano finalmente contare su una distribuzione in Italia più solida e autorevole…
Eh Tarlant mon amour incominciai a conoscere il produttore in una serata da un amico con la Matinale e ne rimasi rapito , poi ancor di più dalla cuvee Louise , fino a circa un mese fa quando sempre da amici si beve fra gli altri un Zero con già qualche annetto sulle spalle !!!! Ora in cantina ci sono diverse bottiglie di Zero con base 2008 e base 2010 .
Bravisismo vigneron, ma l’aspetto più confortante è che è in continua crescita!
Come dicevo, 2008 oggi perfetto, 2010 da attendere ancora un po’…
E aggiungo che secondo il mio modesto parere e’ stato un po’ basso con il voto ma lei sicuramente lo sa 😉
91/100 per un non millesimato è un punteggio altissimo! Quasi da vertice di categoria…
Io in cantina ho ancora 3 bottiglie di base 2008 ed ora ne sto per acquistare 6 di Louis che non ho mai assaggiato, che credo e spero sarà davvero strepitoso…ottimo Tarlant
Buona Pasqua e buonissime bevute a tutti
Marco
Louis grandissimo champagne. Soprattutto l’ultimo, quello recensito in guide, per capirci.
Zéro 2008 al top in questo momento, come avrà capito…
Buona Pasqua
Grazie mille Alberto, si si intendevo proprio la cuvée Louis recensita in guida che ha fatto 15 anni sui lieviti, non vedo l’ora di assaggiarla. Sono champagne molto diversi leggendo la guida, ma ti confesso che sono stato un po’ indeciso con Fleury extra brut 2004, poi alla fine ho scelto Tarlant
Buon fine settimana
Marco
Senza nulla togliere a Fleury… ottima scelta!
Santé
Tarlant usa lieviti indigeni ?
Sì