Bollinger R.D.: buon compleanno con l’anteprima del 2002
Non ho mai nascosto la mia ammirazione, la mia predilezione per l’R.D. di Bollinger. Anzi, è stabilmente tra i miei champagne preferiti, spesso accompagnato da La Grande Année da cui deriva. Perché, lo ricordo, tutti gli R.D. sono stati Grande Année, ma non tutte le Grande Année saranno R.D.. Infatti, quest’ultimo champagne altro non è che il primo tenuto maggiormente sui lieviti. A ogni modo, del Bollinger R.D. ho avuto modo di parlare di dettaglio, ma stavolta torno sull’argomento non solo per presentare in anteprima la nuova annata, la 2002, ma anche per celebrare il 50° anniversario di questo champagne eccezionale, un traguardo raggiunto proprio con il 2002.
Era il 1967 quando esordivano sul mercato inglese le prime bottiglie di R.D. 1952, al termine di qualche esitazione sul nome tra LateDisgorged, Late Disgorged Réserve e, finalmente, R.D. (Récemment Dégorgé). Questo nuovo champagne fu voluto dalla stessa M.me Bollinger come cuvée de prestige della maison e le prime prove in tal senso furono effettuate nel 1963 sul mercato americano, lanciando alcune bottiglie di “Réserve 1947”, con dégorgement tardivo, per contrastare i più celebri top champagne delle altre maison. Così, sono passati giusto 50 anni tra la prima e l’ultima vendemmia di R.D. e oggi questo champagne è diventato giustamente un mito. E lo ha fatto grazie a tre fattori che la maison sottolinea giustamente: temps, rareté e audace. Quindi, il tempo che è un fattore essenziale affinché lo champagne sviluppi la sua ricchezza, la rarità perché si tratta di una riserva, prodotta in quantità limitata e interamente a mano, infine audacia perché la nascita dell’R.D. fu un’intuizione di M.me Bollinger, nonché una vera innovazione. Nella storia dell’R.D. dobbiamo poi ricordare che con la vendemmia 1999 sono nati anche magnum e jeroboam, mentre nella 2000 è stato prodotto unicamente in jeroboam in edizione speciale. Fino a oggi, le annate di R.D. prodotte sono state: ’52, ’53, ’55, ’59, ’61, ’64, ’66, ’69, ’70, ’73, ’75, ’76, ’79, ’81, ’82, ’85, ’88, ’90, ’95, ’96, ’97, ’99 e, quindi, 2000 e 2002.
R.D. 2002
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay; dosage 3 g/l
dég. 22 ott. 2013 – Non appena metti il naso nel bicchiere, la prima, netta impressione è di brillantezza, di solarità, ma poi ecco un vino vivace, fresco, con le tipiche note dei millesimati Bollinger e, man mano, tostature, panificazione, frutta secca, scorza di agrume in canditura, finanche miele e, naturalmente, mineralità, in un insieme molto dinamico e avvolgente. Insomma, uno champagne freschissimo e complesso. Pure la bocca è freschissima, addirittura potente ancorché fine, nettamente agrumata e minerale. Ecco, però questo R.D. 2002 ci sembra giovanissimo… Ha una bollicina da manuale, tanta mineralità e una sferzante acidità che danno uno sviluppo asciutto, finanche spunti balsamici, ma sembra mancare non solo della consueta grassezza, ma soprattutto di un’ottimale integrazione, complice un legno ancora avvertibile, che ne tradiscono tanto la vicinanza al dégorgement, quanto il grandissimo potenziale di miglioramento. Fermo restando, beninteso, che ha una vivace chiusura sapida e lunghissima. Insomma, un grandissimo R.D. comunque, che, però, oggi va dimenticato in cantina. Allora, saprà stupirci!
Voto: 95/100
Un R.D. sorprendente, forte di un’acidità notevole – tra l’altro assolutamente inusuale per un 2002 – che alla fine si dimostra più elegante e pulito che opulento. Non a caso, il buon Federico Angelini lo definisce “fin troppo asciutto e salatino, tanto da desiderare un po’ di dolcezze di frutto a riequilibrare il tutto” e credo che abbia ragione, quantomeno nell’ottica del fil rouge dell’etichetta. Rimane il fatto che anche in questo momento è talmente buono che ne berresti non un’intera bottiglia, ma addirittura una magnum!
Meregalli Giuseppe – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it
Ho bevuto di recente, assieme ad un caro amico, una bottiglia di 97, annata che in champagne non ha di certo lasciato il segno, tant’e’ che molte grandi Maison non hanno millesimato… Non avevo assolutamente dubbi sulle capacita’ di Bollinger che stimo e apprezzo da anni e ho affrontato la degustazione con la convinzione che, se avevano millesimato tale annata, senza dubbio avevano le loro buone ragioni… e cosi’ e’ stato, e’ stata una bottiglia entusiasmante e, soprattutto, fresca e ancora in piena “accelerazione”… questa nuova 2002 sicuramente andra’ a fare compagnia nella mia cantina alle 90, 96 e altra 97 che conservo gelosamente!!
Sì, la 1997 non è stata eccezionale, ma chi l’ha bene interpretata alla fine si è trovato nona semplicemente con buoni champagne, ma spesso e volentieri con ottimi. È il caso di Bollinger, che prime fece molto bene con La Grande Année 1997 e poi ancora miglio con l’R.D. 1997.
Il 2002 sarà ancora meglio, ma deve avere pazienza di lasciarlo ancora qualche anno in cantina, mentre vedo che le manca l’R.D. 1999, che era veramente strepitoso. Non a caso, nella prima edizione della guida Grandi Champagne conquistò ben 97/100!
Santé
Volevo dire al sig. Roberto che, se non l’ha già fatto, dovrebbe bere il ’90 che ha in cantina. Quella annata di Bollinger RD “era” buona ma ora l’ho trovata scarica. Ne avevo serbate 3 bottiglie che ho aperto l’anno scorso in momenti diversi: tutte e 3 un po’ troppo avanti. Il Krug 1990 invece è ancora una roccia incrollabile.
Buone bevute a tutti
Il Krug 1990 è un capolavoro, ma in quell’annata – anche se preferisco la ’88 – tutti i grandi champagne sono stati – e sono – eccezionali. Strano, dunque, che sia rimasto deluso dall’RD: che data di dégorgement aveva? La stessa per tutte e tre le bottiglie?
Sig.Roberto in merito all R.D vorrei un consiglio su tre grandi annate 88,90,96.vorrei acquistarle, quale mi consiglia e se i prezzi che ho trovato possono essere corretti: R.D 88 prezzo 230 euro circa.R.D 90 sbocc.2003 prezzo 210 euro circa. R.D 96 sbocc.2006 prezzo 150 euro circa.
Grazie
Glielo dico in una sola parola: corra!
Ottimi prezzi, davvero, se le bottiglie sono ben conservate è un affarone.
Auguri
Naturalmente la domanda era per il sig. Alberto Lupetti e non come erroneamente scritto per il sig. Roberto.
Grazie gentilissimo come sempre…avevo bisogno di una ”spinta” decisiva per acquistarle.
Auguri felice anno nuovo.
Buon Anno a lei!
Ed è finalmente arrivata anche nella mia cantina (ma sono un Giacomo diverso dal precedente), dove andrà a far compagnia al Brut d’Autrefois di Corbon, alla Cuvée Sir Winston Churchill ’02, Nicolas Francoise ’98, Clos de Goisses ’99, alla Grande Dame ’04 e alla Cuvée 736 di Jacquesson.
Gran bella cantina, fatta di splendidi champagne…
Sabato ho avuto l occasione per poter stappare RD 2002:
Favoloso al naso con una crosta di pane e lievi sentori di legno. In bocca bolla fine e lunga persistenza.
Abbiamo abbinato funghi Ovuli crudi, affettati abruzzesi e scamorza alla brace.
La classica cena che non si vorrebbe finire mai.
Le piace vincere facile…
🙂
Buona sera Alberto, mi riattacco a questo vecchio articolo: ho la possibilità di degustare in un noto ristorante milanese un R.D. 2002 ad un prezzo molto interssante….
il menu alla carta è composto sia da piatti di pesce che di carne, nella ultima guida Grandi champagne leggo che lei abbinerebbe RD 2004 ad un cubo di carne wagyu all griglia…. ma con questo caldo io gradisco maggiormente la cucina di pesce. Che ne pensa di RD 2002 abbinato a cucina di mare ?
Al di là degli abbinamenti che possiamo suggerire nella guida, alla fine il gusto personale comanda sempre. Ciò premesso, l’R.D. 2002 potrebbe pure accompagnare la cucina di mare, a patto che questa non sia improntata alla delicatezza, altrimenti il gusto dello champagne finirebbe per sovrastare i piatti. Quindi… dipende (dalla cucina)!
Buonasera ..per prima cosa complimenti e sono un suo fan …lavorando anche con molti vini le chiedo un consiglio riguardante RD2002 e DP P2 2002…..differenze in quando li dovrò portare in degustazione….grazie
Grazie!
Beh, sono completamente diversi! Energico e molto minerale il DP, pieno e potente il Bolly, ma entrambi con grande eleganza.
Personalmente, li trovo ancora bisognosi di cantina, ma… mi dirà!
Buongiorno, ho avuto la fortuna di bere questa Domenica una bottiglia di RD 2002, devo ammettere che sia io che gli altri commensali non ne siamo rimasti folgorati, a parer nostro mancava cremosità, grassezza e la bolla era meno vivace del solito (non so se per problemi di conservazione). La mia domanda è visto il degorgement risalente al 2016, quanti anni dovrebbero passare per provare questa bottiglia al suo apice?
Grazie.
Più che un problema dell’etichetta in sé (fermo restando che, a causa del tiraggio ‘bouchon liège’, ci possono essere delle variazioni da bottiglia a bottiglia), è un problema di annata. Ho scritto più volte che la 2002 è stata esageratamente sovrastimata e se oggi sembra non aver ancora raggiunto la piena espressività, c’è il rischio che questa nona orrivi mai. Insomma, le variabili sono ben due, anzi tre, visto che lei dubita delle perfetta conservazione, giusto?
D’altronde, con 4 anni abbondanti di dégorgement, la bottiglia sarebbe dovuta essere splendida…
Vabbè, propendiamo per la bottiglia sfortunata, ma se vorrà dargli una seconda possibilità… personalmente andrei su un R.D. 2004!
Bevuto oggi il R.D. 2002 deg 5/17. Fantastico. Perfetto per i miei gusti. Elegante, abbastanza complesso ed invecchiato ma non troppo, bolla fine ma non aggressiva, potente, basso dosaggio. Il maggior rimpianto è che sia finito e non è facilissimo trovare altre bottiglie ad un prezzo non esorbitante. Esperienza ottima. PS grazie per i suoi utilissimi consigli e per le sue utilissime guide.
Non può che farmi piacere!
Santé
Buongiorno Alberto,
ho acquistato (entrambi in magnum) GA2007 Rosè e RD2002. Al di là dei gusti personali a livello tecnico fino a quando è possibile tenerli in cantina per poi gustarli al massimo della loro espressione? (ipotizzando ovviamente condizioni di conservazione ottime). Vorrei evitare di arrivare al punto di tenerli a riposare per troppo tempo (che ovviamente è ancora ben lontano) e superare il limite dopo il quale iniziano a “perdere” qualcosa.
Grazie mille,
Andrea
P.S. Ho acquistato “La mia Chamapagne” e devo farle i miei più grandi complimenti!
Grazie dei complimenti!
Il decidere quanto fare invecchiare uno champagne dipende sostanzialmente da due fattori: il gusto personale (c’è chi preferisce maggiore freschezza, chi maggiore evoluzione) e… la capacità di resistenza (stappo o non stappo?). In linea di massima, possiamo ipotizzare post dégorgement 2 anni per un non millesimato, 5 un millesimato e fino a 10 per una top cuvée.
Ciò, premesso, farei sottostare a questa ‘regoletta’ la LGA 2007 Rosé, mentre l’RD, essendo un 2002, proverei ad attenderlo ancora un bel po’…
Bevuto qualche giorno fa.
L’attesa ha portato i benefici sperati. Il frutto è comparso (una bellissima albicocca) e ho trovato tutto al suo posto, come dev’essere. Magnifico, magnifico champagne.
Evviva! Aspettare con i grandi champagne porte sempre belle soddisfazioni…